Una donna Una donna

Una donna

Letteratura italiana

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Questo romanzo di Sibilla Aleramo è del 1906. La sua immediata fortuna in Italia e nei paesi in cui fu tradotto segnalò una nuova scrittrice, che in seguito avrebbe fornito altre prove di valore. Ma soprattutto essa richiamò l'attenzione per il suo tema: si tratta infatti di uno dei primi libri femministi apparsi da noi. Lo si ripropone certi che questa narrazione autobiografica rimanga una testimonianza esemplare e attualissima sulla condizione femminile.



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Una donna 2021-02-13 23:47:57 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    14 Febbraio, 2021
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IL DIRITTO DI UNA DONNA DI AMARE

La scrittura elegante e poetica della Aleramo ci conduce per mano attraverso il racconto della prima parte della sua vita, un testo che pone al centro della storia , come viene sottolineato dal titolo, la figura di una donna.
E' un romanzo autobiografico che l'autrice dedica al figlio, perché vuole che il suo bambino attraverso le sue parole possa capire le sue scelte.
Questo libro è straziante per quanto sia stata drammatica la vita della Aleramo, il racconto parte da quando era un adolescente, lei era più legata al padre rispetto alla madre, ma poi le cose sono cambiate è anche i suoi sentimenti verso i genitori.
A tredici anni inizia a lavorare come impiegata nella fabbrica che gestiva il padre, inizialmente lei si sente felice ma poi succede qualcosa di forte, subisce violenza da un suo collega, la Aleramo però decise di non raccontare a nessuno quello che le è successo.
E alla fine sposa quest'uomo, lei crede che sia l'unica scelta che ha in quel momento, l'unica opzione per una donna nella sua epoca, non c'era altro che poteva fare. In un certo modo, questo terribile gesto, viene visto dall'autrice quasi come un atto d'amore.
Il matrimonio non è facile, il rapporto con il marito peggiora sempre di più, lui continua a farle violenza sia fisica, spesso la picchia, ma soprattutto la sta distruggendo a livello psicologico. Questa situazione la porta alla depressione, la stessa malattia di cui soffriva la madre e più volte si interroga se questo sia il destino delle donne, non riuscire mai a raggiungere la felicità. In queste pagine però c'è di più, è un testo ricco di punti di riflessioni, si chiede anche perché le donne non possono avere una relazione con un partner, che possa essere appagante sia dal punto di vista psicologico sia da quello più intimo.
"Amare e sacrificarsi e soccombere! Questo il destino suo e forse di tutte le donne?"
Nel corso del libro conosciamo la grande passione della Aleramo per la scrittura, questa la porterà a collaborare con alcune redazioni di Roma.
E' un testo molto profondo, crudo, spiazzante ma anche autentico dove l'autrice scava nel profondo del suo animo e nei sentimenti che prova, sul ruolo che una donna debba avere nella società e all'interno della famiglia.
La Aleramo con la sua scrittura si chiede anche se l'unico scopo e il fine della vita di una donna debba essere sposarsi e fare dei figli, la donna non può amare, provare passione e desiderio come gli uomini?
Non può essere indipendente?
Il suo matrimonio ha rappresentato, per lei, una gabbia per molti anni e la Aleramo capisce che le uniche soluzioni sono: soccombere o resistere e scappare cambiando vita.
Emotivamente è un romanzo molto difficile per i temi trattati, il finale è spiazzante, emozionante e tragico.
Assolutamente da leggere!

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Una donna 2020-07-03 14:52:33 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    03 Luglio, 2020
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SPETTA ALLA DONNA RIVENDICAR SE STESSA

“Amare e sacrificarsi e soccombere! Questo il destino suo e forse di tutte le donne? (...) tutto era vano, la gioia e il dolore, lo sforzo e la ribellione: unica nobiltà la rassegnazione”.

Scritto tra il 1901 e il 1904, “Una donna” è un’opera che definire autobiografica è riduttivo. È una analisi spietata dell’animo di una donna che scopre progressivamente la propria dignità sotto i colpi del dolore e della sofferenza.
Scritto in prima persona, l’opera presenta due fili che, prima lontani, si avvicinano profondamente e si intrecciano: la storia dell’autrice e quella di sua madre.
Un romanzo doloroso, scritto alla luce del disincanto del mondo e della consapevolezza della necessità di essere una donna libera dalle ipocrisie e dalle paure, una donna consapevole della propria dignità e della propria femminilità anche se sposa e madre.

Nelle prime pagine la Aleramo ricorda se stessa come una bambina amata e coccolata soprattutto dal padre, della madre ricorda la dolcezza e la remissività, e sin da allora avvertiva disarmonia nel matrimonio dei genitori :

“Cogli occhi meno ansiosi, distinguo anche ne’miei primissimi anni qualche ombra vaga e sento che già da bimba non dovetti mai credermi di essere interamente felice”.

Dal ricordo dell’infanzia all’arida vita coniugale con l’uomo che l’aveva sedotta quindicenne, dal quale avrà un bambino, il libro è un susseguirsi di pensieri, di pochi avvenimenti importanti nella sua giovane vita: la sua frigidità negli abbracci del marito, il non sentirsi amata e compresa, il tentativo di suicidio e poi primi scritti, le prime collaborazioni con riviste femminili, la gelosia del marito, i pochi intimi amici.
Fa impressione leggere i lucidi ed aspri giudizi sul matrimonio “un feticcio a cui si sacrificano le creature umane” e pensare che vengono dalla coscienza di una ventenne!
“Dicevo che quasi tutti i poeti nostri hanno finora cantato una donna ideale, Beatrice è un simbolo e Laura un geroglifico, e che se qualche donna ottenne il canto dei poeti nostri è quella ch’essi non potettero avere: quella ch’ebbero e che diede loro dei figli non fu neanche da essi nominata. Perché continuare ora a contemplar in versi una donna metafisica e praticare in prosa con una fantesca anche se avuta in matrimonio legittimo? (...) Un’altra contraddizione, tutta italiana, era il sentimento quasi mistico che gli uomini hanno verso la propria madre, mentre così poco stimano le altre donne”.

“Spetta alla donna rivendicar se stessa” e liberarsi dall’atavica schiavitù maschile. Un libro che contiene anche i primi fermenti femministi. Purtroppo la mia edizione (Aliberti) non è ben curata, non ho trovato indicazioni sui luoghi e sulle persone che hanno influito sulla nostra scrittrice (Saffi, la Negri) ed ho trovato moltissimi refusi.


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Una donna 2016-08-11 00:02:29 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Agosto, 2016
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Perché nella maternità adoriamo il sacrifizio?

“Una donna” è l’alter ego di Sibilla Aleramo, autrice spesso indicata come vessillo del femminismo italiano d’inizio secolo XX. “Una donna” è anche la dolorosa, autobiografica storia di una persona sulla quale si stampano le tristi esperienze dei genitori – un padre forte, ma anche infedele; una madre esaurita (“Oh la voce di mia madre, già diversa, che diceva cose incoerenti!”) e propensa al suicidio - e le ombre inquiete di un matrimonio senza amore.

Il percorso dell’autocoscienza si compie attraverso un’infanzia trascorsa in una città di provincia sul mare, una gioventù passata a Roma, infine una maturità raggiunta a Milano: ogni luogo è teatro dei tradimenti, delle violenze fisiche e degli stereotipi culturali che relegano la donna in ruolo supplice e subordinato. O in posizione di debolezza e svantaggio.

La ribellione di Sibilla, tuttavia, non può attuarsi pienamente (“Rispondere anche a nome dei fratelli: va’, mamma va’!”), perché la legge e la mentalità proteggono il prepotente: la protagonista non riesce ad affrancarsi come vorrebbe perché cede di fronte alla paura che le venga sottratto il figlioletto (“Sembrava un Sigfrido in miniatura”), unica vera ragione di vita (“Egli era il mio solo compagno”) pur in una mutata e più consapevole concezione della maternità (“Perché nella maternità adoriamo il sacrifizio?”).

“Una donna” è un diario intimo e un documento storico, ma rimane anche oggi una lettura che induce a riflettere su natura (“Per quello che siamo, per la volontà di tramandare più nobile e più bella in essi la vita, devono esserci grati i figli, non perché, dopo averli ciecamente suscitati dal nulla, rinunziamo all’essere noi stessi…”), ruoli e opportunità che troppo spesso vengono incredibilmente, arcaicamente negati.

Bruno Elpis

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Una donna 2012-02-01 17:42:47 macchiolina
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macchiolina Opinione inserita da macchiolina    01 Febbraio, 2012
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Il destino di nascer donna

Perchè un libro che ha compiuto 105 anni è ancora attuale?Perchè la donna dopo tante lotte,dopo tante conquiste non è ancora pari all'uomo?Perchè non riusciamo a liberarci dalle catene del dovere?E' la maternità?L'umanità in noi innata?Dove ci hanno portato i cambiamenti sociali ed economici di un secolo intero?Le catene che ci legano ci vengono imposte soltanto o nascono anche dentro di noi? Siamo ancora costrette a rinunciare per poterci affermare.Dobbiamo dimostrare sempre qualcosa in più per poter pretendere qualcosa. Senza libertà non c'è felicità..ma la donna non è ancora libera,e anche l'uomo in apparenza più moderno beneficia per consuetudine di questa disuglianza senza capire che beneficerebbe molto di più della totale uguaglianza. Leggiamo questo libro con un occhio al presente. _"Ed ero più che mai persuasa che spetta alla donna di rivendicare se stessa,ch'ella sola può rivelar l'essenza vera della propria psiche,composta,sì,d'amore e di maternità e di pietà,ma anche,anche di dignità umana."

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Per contrasto ma anche affinità Grazia Deledda
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