Narrativa italiana Romanzi Un arancino della Cina
 

Un arancino della Cina Un arancino della Cina

Un arancino della Cina

Letteratura italiana

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Chiacchieravano all’ombra di una magnolia carica di fiori bianchi e carnosi, in un angolo tranquillo della Villa. No, erano seduti sulla sabbia a godersi il sole del tramonto e il sollievo dell’acqua gelida sulle caviglie. No, passeggiavano sul lungomare, davanti allo Stretto, e lei per un attimo si era fermata, poggiando le mani sulla ringhiera, e gli aveva offerto il profilo del viso. Una storia del Sud, ambientata agli inizi degli anni '50, un'infanzia raccontata con i colori, i sapori, gli odori del Sud, e con la nostalgia di una favola. La grande casa coi balconi sullo "Stretto", una famiglia vivace ed eterogenea, per cultura e provenienza, genitori che si erano conosciuti da studenti sul ferry-boat, prima che la guerra li separasse, derubandoli della giovinezza: lei splendente e appassionata, lui schivo e assorto. Forse per questo i "grandi" tessono intorno alla piccola principessa una rete magica, che la protegga dalla sofferenza. Ma le magie non sempre riescono e comunque non possono durare per sempre. Dubbi e timori cominciano ad insidiare le sue certezze, aprire smagliature nella rete, crepe nei muri del castello. Lei si rende conto che prima o poi è inevitabile affrontarlo, il dolore, e questo nodo cruciale della vita che è la separazione. Perché il "luogo delle origini" ha le sue radici più profonde nel cuore: bisogna perderlo, per ritrovarlo. Partire, per ritornare.



Recensione della Redazione QLibri

 
Un arancino della Cina 2013-07-06 14:53:52 C.U.B.
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4.5
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    06 Luglio, 2013
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Profumo di Sud

Caotica bottega di un antiquario, disordine e polvere.
Imponente la testiera di un letto abbandonata al muro, il bronzo fregiato di rose e di carezze dalle mani di una bambina.
Mi sento come di fronte ad un laghetto profondo , la superficie tranquilla mi invita.
Potrei avere tra le mani una vecchia spilla d'oro di mia zia, una perla l'abbellisce in un ghirighori d'altri tempi, non si usano piu' le spille.
Lancio il monile nell'acqua e mentre il gioiello affonda i ricordi affiorano dolcemente in cerchi concentrici di armonia, di malinconia.
Emergo, il corpo intinto nell'acqua dei mari del Sud, le dita si asciugano nel venticello di un poggiolo che guarda lo Stretto, le avvicino alle narici e profumano di mandarino appena sbucciato, le unghie bianche di salsedine, tra i capelli il verde del basilico , una marionetta mi sorride sbirciando dal teatrino.

Una storia nata a meta' del secolo scorso in Sud Italia, dai connotati vaghi e incerti. Generica la collocazione, tratteggiati i perimetri dei personaggi, non ben definita la prospettiva di narrazione, sfuggente a tratti il soggetto.
Se credete io abbia appena messo in fila indiana i tarli di questo romanzo, sbagliate. In realta' la configurazione blanda e' un punto di forza del libro, ne accresce il fascino rafforzandone la traiettoria indefinita.
Del resto un ricordo d'infanzia non e' meno bello, seppur sfocato.
Del resto un sogno appollaiato tutta la notte sul nostro guanciale non e' meno intenso, se al mattino ne possediamo solo un'ombra.

Di Anna D'Andrea su internet si trova ben poco, chissá chi e', chissá se e' solo uno pseudonimo. Sia chi sia, il suo lavoro e' estremamente particolare ed evocativo, perfetto per gli animi sensibili e per chi ama fissare le parole impresse sulla carta e leggere momenti , attimi, assaporare la polpa di un frutto del passato anche senza una trama definita, profumi, colori, il verde incedere di una rosa che si arrampica sul muro rincorrendo il gelsomino.

" Il moccoletto di cera bruna s'era consumato, il mandarino, ormai spento, s'era svuotato di tutti i suoi visitatori incantati ; ma rimaneva il profumo,dolce con una nota amarognola. E quel profumo era Natale".

Dirvi che mi e' piaciuto tanto e' superfluo, allora investo le ultime righe sottolineando anche il buon lavoro della Casa Editrice, il volume e' una delizia.
Buona lettura.

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