Tony Pagoda e i suoi amici
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Tony è tornato!
Dopo il libro “Hanno tutti ragione”, Paolo Sorrentino ha deciso di scriverne un altro su Tony Pagoda, il suo alter ego per eccellenza.
Tony Pagoda è un cantante napoletano arrivato al capolinea, è un uomo che ne ha passate di cotte e di crude e siccome ha appreso molto ha deciso di fare un altro libro.
Si tratta di una raccolta di tredici racconti nei quali il protagonista incontra alcuni personaggi famosi come: Maurizio Costanzo, Venditti, il mago Silvan e tanti altri.
Con questo libro ci svela alcune abitudini di questi vip e del perché ora alcuni di questi si sono eclissati.
Il tono del libro non è né polemico né rassegnato, anzi Tony tende a giudicare con ironia e spensieratezza le stranezze che vede.
L’idea di mettere uno specchio sulla copertina è stata davvero geniale perché ognuno cerca di vedere all’interno della proprio IO cosa gli sfugge della vita.
Tutto ciò è riferito soprattutto ai vip i quali vedono la loro immagine sparire sempre di più dalle riviste e dai programmi televisivi ed entrano in un circolo vizioso e malinconico che talvolta porta alla depressione.
Un libro veloce, sono solo 156 pagine, ma al tempo stesso è ironico e sa far riflettere.
Non si tratta di un libro di spessore, ma se volete passare un’ora in modo piacevole vi invito a leggerlo.
Indicazioni utili
Sempre meno Pagoda, sempre più Sorrentino
Tony Pagoda invecchia, ma lo fa con stile. Sempre meno Pagoda, sempre più Sorrentino.
Se il primo libro può definirsi un'opera di pancia, quest'ultimo viene invece dal cuore, ed è al cuore che punta dritto.
Pagoda sembra aver fatto pace con Dio e col mondo, o almeno abbastanza da permettere alla malinconia di prendere il posto della rabbia.
Ironia e tristezza si stemperano a vicenda, c'è meno livore, meno turpiloquio, si ride di più e ci si emoziona, ma l'esaltante contatto con una penna intelligente e arguta è sempre lo stesso.
Puntare i riflettori su personaggi dello star system un po' dimenticati, e tratteggiare luoghi e persone note sfidando i cliché, è una scelta coraggiosa e azzeccata, perché spiazza il lettore.
Mai avrei pensato, ad esempio, che la figura del mago Silvan potesse suscitare il benché minimo interesse, eppure quelle dedicate a lui sono tra le pagine più ispirate: “Sopra la sua testa, il mondo sta morendo, ma lui se ne fotte, ha capito finalmente come far volare un pianoforte e crede che quando porterà questa novità dinanzi al mondo, esso rinsavirà”.
Il baule dei ricordi può riservare molte sorprese, e ogni tanto vale la pena darci un'occhiata, indugiando su vecchie cose che, a ben guardare, vecchie non diventeranno mai, perché vi hanno impresso il loro marchio le emozioni più genuine.
Emozioni di “ragazzi senza pensieri”, forti della capacità di ridere, vivi in un mondo autentico e fugace, lontani dalle ansietà bugiarde dell'età adulta: “Questo è il guaio. Questa è l'inaudita, vergognosa vigliaccata. Farsi adulti. E morire di colpo, continuando a passeggiare di domenica”.