Narrativa italiana Romanzi Ti ho vista che ridevi
 

Ti ho vista che ridevi Ti ho vista che ridevi

Ti ho vista che ridevi

Letteratura italiana

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Negli anni `60 un'emigrazione individuale femminile raggiunge dal Sud il territorio delle Langhe, che le contadine stanno abbandonando per trovare la propria emancipazione nelle città. È un'emigrazione matrimoniale, che porta le "calabrotte" all'impatto con una lingua e un sistema di relazioni sociali differenti da quelli dei paesi d'origine. Ti ho vista che ridevi racconta una di queste storie. Dora è costretta ad emigrare da Riace per sposare un contadino delle Langhe e lascia alle cure della sorella il figlio che non doveva nascere. Quando scoprirà la verità, Luigi si metterà alla ricerca delle origini, della propria madre, dell'autenticità della propria biografia. Sarà un bacialé, un ruffiano che combinava questi matrimoni, il mediatore narrativo tra le pagine calabresi e i capitoli ambientati in Piemonte, dove Luigi cerca la propria madre naturale e incrocia una catena di figure femminili che da Dora conduce alla figlia, alla nipote militante No Tav e quindi ad una profuga siriana. Un romanzo corale, nel quale ciascun personaggio attraversa la propria solitudine scoprendo il senso della sua vicenda nella relazione con l'altro. Come scrive Carlo Petrini nella Prefazione: sono sempre gli altri che ci salvano.



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Ti ho vista che ridevi 2017-04-20 17:26:06 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    20 Aprile, 2017
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una storia di immigrazione "nostrana"

L’ultimo lavoro polifonico del collettivo calabrese Lou Palanca, edito dalla casa editrice Rubbettino, riconsegna alla Storia le vicende delle contadine che negli anni ’60 lasciavano la Calabria per le Langhe piemontesi, grazie a matrimoni combinati da abili “bacialè”, intermediari tra famiglie. Ci sono storie di migrazioni interne dimenticate in un Paese come il nostro, alle prese con nuove migrazioni. Storie di uomini e donne che altrove “hanno trovato una vita e ci si sono arrampicati sopra. Un’altra vita. L’unica possibile.”.
Da queste storie nasce Ti ho vista che ridevi.
Si inizia con la narrazione della vita di una giovane di Riace, Dora, che si ritrova incinta. A tessere la trama del racconto è un uomo di mezza età, che alla morte della madre scopre il segreto della sua nascita. Sono storie che hanno una comune sensibilità, che è quella rivolta alla necessità vitale di opporsi ad un sistema di regole coercitivo, che non dà respiro ad una voglia di riscatto individuale e sociale. La via di fuga è quella intrapresa di Dora, formando una nuova famiglia nelle Langhe. Le Langhe, salvate da tante “calabrotte” giunte fin qui attraverso i sensali matrimoniali, con le loro solitudini, i loro sacrifici, hanno salvato le Langhe, come sostiene Carlo Petrini nell’Introduzione, e nuove donne potranno salvare, forse, la Calabria, terra di tanti misteri, di piccoli e grandi segreti mai indagati, mai raccontati. Questi segreti riaffiorano nelle pieghe del racconto, come quello di Ponziano Salerno, rapito e costretto a vivere per diversi mesi in condizioni misere. Un viaggio ai confini della memoria personale e collettiva, ma anche il viaggio interiore di un’esistenza fino ad allora priva di slanci. Un libro commovente e soprattutto riflessivo.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto Melania G. Mazzucco, Vita; oppure Maylis De Kerangal, Lampedusa; oppure Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo.
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