Terre rare
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Paladini is back
Lo avevamo lasciato tra le pagine di Caos Calmo, tra amplessi consumati selvaggiamente, solitarie panchine fuori dalla scuola di Claudia sua figlia ed infinite liste di tutto e di niente.
E rieccolo il Paladini, addio a Milano e benvenuto a Roma, al nuovo equilibrio bastano poche ore per tramutarsi in miraggio; quando il mondo inverte la rotazione, chi lo ferma piu'. Nella sventura l'uomo cambia, o crolla, o si redime.
Le terre rare sono un nocciolo prezioso ed esclusivo il cui accesso non e' immediato o banalmente raggiungibile, bisogna distruggere il contenitore per sfiorare il nucleo, la faccenda non e' indolore.
Sandro Veronesi mi e' sempre piaciuto, anche se talvolta le controindicazioni non sono mancate. La sua prosa e' scorrevole, padroneggia un umorismo sfrontato ma efficace, riesce ad essere realistico e toccante all'occorrenza.
Certo a Terre Rare bisogna essere preparati, il gergo non e' esattamente compatibile col protocollo da collegio di monache svizzere che non ho mai frequentato, Pietro Paladini gia' lo conoscevamo, esemplare di maschio ben radicato in quel non muto cameratismo che spesso plasma gli uomini all'incedere di una femmina di determinati attributi.
Narrativa da intrattenimento, carente di bon ton, essa propone uno humor che si sofferma sui controsensi della societa', bighellonando nelle vicende tragicomiche del nostro protagonista. E fin qui troviamo esattamente quello che ci aspettavamo.
Purtroppo poi pero' il racconto e' spesso dilatato in monologhi ed elucubrazioni che rallentano il ritmo oltre la soglia della noia, senza contare quella zecca tra le pagine che mortifica piu' del resto: una bestemmia in un libro e' un elemento inaccettabile, a mio avviso. Sebbene l'improperio fosse lecito e compatibile a quel frangente, di male parole ce ne sono fin troppe, uno scrittore dovrebbe avere la capacita' ed il buon gusto di virare su qualcosa di tollerabile. Io la chiamo decenza e su questo punto sono irremovibile, non mi sento di bocciarlo ma non lo ricomprerei affatto. Peccato.
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Pietro e le sue avventure
Un libro di 400 e passa pagine che si legge tutto d'un fiato, cosa che mi succede raramente e quindi ennesima dimostrazione della capacità scrittoria da parte di Veronesi, vincitore dello Strega 2006, che ritorna con lo stesso protagonista di allora, Pietro Paladini. Se nel libro "Caos Calmo" Paladini è fermo su una panchina a rimuginare sulle sue vicende familiari, in questo romanzo all'opposto è talmente frenetico il protagonista che non solo riesce a narrare di disavventure incredibili accadutegli nell'arco di una sola giornata(gli ritirano la patente, perde il telefonino, la guardia di finanza gli perquisisce l’ufficio, la figlia diciottenne scappa di casa, litiga con fidanzata e perde il lavoro etc) allo stesso tempo a livello cerebrale e di pensiero è capace di affrontare tematiche sia personali che sociali delle più svariate(la perdita dell’innocenza, la rimozione della morte e del dolore, il rapporto padri-figli e figli che diventano padri, la conoscenza di sé etc).Concludo estrapolando un passaggio in cui Pietro rimugina su un episodio accaduto al figlio piccolo della sua nuova compagna, scampato a un incidente stradale durante una gita:
""Il punto, per me , rimane il sollievo provato nel momento sbagliato, e cioè non quando il dottore mi ha riconsegnato Kevin sano e salvo bensì un'ora prima, quando ero ancora in macchina e tutto lasciava presagire che una tragedia potesse averlo inghiottito e mi sono sentito così fortunato al pensiero che non fosse figlio mio. Un piccolo orrendo segreto che mi accompagna per ricordarmi quanto esagerato e violento possa diventare l'amore per i propri figli -senza che questo serva a generare più felicità quando le cose vanno bene, mentre semina una quantità assolutamente spropositata di dolore quando le cose vanno male"".. Molto intenso e scorrevole, bravo Veronesi
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Terre rare di Sandro Veronesi
Vuole essere quasi un viaggio dentro sé stessi questo romanzo di Sandro Veronesi (ultimo della serie su Pietro Paladini). Un romanzo che non mi ha particolarmente colpita, anzi: in alcune parti ma ha persino annoiata. Il linguaggio è quotidiano, semplice e fluido, anche se in alcune parti un po' scurrile (ma lo avevamo già notato in Caos Calmo). Un Paladini attivo, vivo e non immobile, a cui succedono un gran numero di guai, che hanno il compito di riportarlo al fulcro di sé. Lo fanno indagare sui suoi veri sentimenti e sui suoi desideri, riportando la sua vita a Milano, pronta per essere vissuta, forse, per la prima volta. La figlia Claudia ormai è maggiorenne e vuole vivere la propria vita lontana dal padre che, pur avendo sacrificato molti anni della propria vita a farle da padre e da madre, l'ha fatta molto soffrire. Nel romanzo troviamo il declino della ricchezza del mondo occidentale, la nostra dipendenza da internet e dai cellulari, la continua crescita di comportamenti anti-etici e amorali come comportamenti diffusi. Insomma: solo la messa in primo piano dell'amore, quello vero, può salvarci dall'imbarbarimento al quale siamo sottoposti, ogni giorno della nostra vita. Anche se, a mio avviso, non è il romanzo dell'anno, probabilmente merita di essere letto, almeno dai lettori di Caos Calmo, che vedranno le nuove avventure di Pietro Paladini.
La frase che mi ha maggiormente colpita è : "È l'occasione che genera il desiderio..."
Sembrava una vita tranquilla
Chi è Pietro Paladini? L’uomo integro, rispettoso delle regole e delle persone, amorevole, l’uomo a cui affidarsi e di cui fidarsi, sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà, a capire, a perdonare oppure l’uomo che ha sempre mentito, facendosi passare per l’uomo corretto e sincero anche quando non lo era, l’uomo che per la sua pace interiore non ha voluto vedere ciò che gli stava succedendo intorno, si è accontentato di un amore coatto e di un lavoro senza pretese?
Difficile dirlo perché anche lui, come ognuno di noi, non è tutto bianco o tutto nero, ma ha le sue belle, e tante, contraddizioni. Viene da un passato agiato, rispettato, tutto casa e lavoro. Troppo per essere vero. Solo verso la fine si scopre che quel matrimonio perfetto era l’unione di due infelici ed è per questo che Pietro non ha mai provato la mancanza di Lara, sua moglie, quando questa è morta. Per il semplice fatto che non l’amava, non l’aveva mai amata, a dispetto delle apparenze. E ha sempre represso quel fuoco, che una volta l’aveva bruciato, che lo attirava verso la sorella di Lara, Marta.
E’ un padre a tutto tondo, soprattutto dopo la morte della moglie, questo sì. Per Claudia, è padre, madre, amico, giullare, è tenero, affettuoso, comprensivo, ma nonostante questo non riesce a capire il “grande dolore” di sua figlia e ha bisogno che sia lei a raccontarglielo.
Il racconto è pieno di colpi di scena, ironico e sarcastico, con un inizio piano e poi in continuo crescendo, come quelle partiture che ci avvincono e insieme ci spiazzano, in un climax che, per fortuna, si risolve in pianti liberatori e confessioni represse da anni nel fondo della coscienza.
A rendere la cosa più accattivante c’è perfino l’incursione della Finanza nel salone di macchine usate di cui il Paladini è socio con tanto di sequestro, fuga dell’altro socio, bande di rumeni e pensionati delinquenti. Per un po’ l’autore ci tiene sulla corda: Paladini sarà arrestato? Finirà in galera? Sarà perseguitato dai rumeni in libertà? Per fortuna, il nostro eroe si salva la fedina ma dovrà vedersela con i suoi problemi di coscienza, con i fantasmi del passato che riaffiorano e con la nuova vita da imbastire.
E qui Pietro Paladini dovrà affrontare la prova più dura: ritrovare se stesso e da lì ripartire.