Ternitti
Letteratura italiana
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LU TERNITTI PERICOLO FATALE
Cosa dire di un romanzo che si vola pagina dopo pagina, che ti fa conoscere i suoi personaggi che ti fa vivere le loro sofferenze e le loro soddisfazioni e ti infonde pura energia.
L’energia interiore e la determinazione sono le doti che ha sviluppato la protagonista Mimì che sbandiera in faccia al lettore sin dalle prime pagina.
Mimì è una sorta di eroina dei nostri giorni che non teme la paura, la fatica, la bellezza e la sua avvenenza; che non teme le malelingue che la perseguitano, gli uomini che la corteggiano e che non teme neanche la morte che le ruba le persone care: lei continua a vivere per il suo sogno. Mimì sa andare contro corrente, ma ha un cuore generoso, mantenuto vivo dal suo rapporto con le madri, gli antenati e soprattutto da una sincerità di affetti
Questo romanzo è un elogio ad una donna vera, che si trova a vivere come emigrata in adolescenza e che le rimane come una piaga per tutta la vita. La sua famiglia, come tante altre famiglie pugliesi, è emigrata in Svizzera per lavorare nelle industrie dove si produceva lu ternitti: l’eternit, un composto di cemento e amianto.
Lu ternitti ha tolto valore alla vita di tutti coloro che ne sono entrati in contatto segnandone un’inevitabile dolorosa fine. La strage narrata durante il romanzo è storia attuale ed una tragedia che si sta consumando lentamente e Mimì la combatte coraggiosamente.
La Svizzera per Mimì, però, ha significato anche altro perché lì ha conosciuto l’unico suo grande Amore ed ha generato la sua luce Arianna.
Non sappiamo se alla fine Mimì riuscirà a scampare all’inevitabile destino che ha consumato i suoi affetti, ma sappiamo con certezza che riesce a trovare nell’incontro col suo Amore la forza interiore per continuare a combattere serenamente le avversità che si abbattono sul suo popolo.
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Perdita di tempo
Non so dove iniziare: con il fatto che l'autore ha scelto un tema molto più grande di lui (emigrazione), con il goffissimo e troppo ambizioso tentativo di creare un personaggio femminile "alternativo" e forte che risulta poco credibile, con la parte finale (tra le più patetiche che io abbia mai letto)... Se ci penso bene, non inizio affatto. Ho già perso troppo tempo leggendo questa storiella sdolcinata e insensata. Non la consiglierei a nessuno.
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Sei grande Mimì!
Com'è bravo Desiati! Che passione ha saputo mettere in questo suo stupendo romanzo! Solo uno scrittore salentino, che ha vissuto a contatto con la gente e le loro dolorose storie di emigrati in Svizzera a Zurigo nella seconda metà degli anni settanta, dove lavoravano alla produzione dell'eternit, lu ternitti nella storpiatura in salentino, poteva scrivere questo duro e a tratti sognante capolavoro. Come con grande sensibilità ed interesse, descrive la silenziosa ma tragica storia dell'ETERNIT; silenziosa purtroppo, anche nella storia delle tragedie italiane. Il male lento ma inesorabile reso dal mesotelioma dell'amianto, è narrato attraverso le vicende di Mimì Orlando, costretta a trasferirsi, a quindici anni, insieme alla famiglia in un palazzone dalle enormi vetrate, vicino alla fabbrica svizzera che produceva "lu ternitti". Saranno appunto ricordati da Mimì come gli "anni del vetro". Anni duri, vissuti nella più totale promiscuità; dove Mimì iniziera a vedere con i propri occhi la triste metamorfosi causata dall'amianto, sui volti degli uomini, "Uomini con occhi rossi, acquosi". Emigranti, trattati da tali, costretti a frequentare uno squallido bar un solo giorno a settimana perchè a loro emigranti italiani, è dedicato solo quel giorno. E in una situazione di emarginazione, commuove rendersi conto come questa gente in quel giorno riusciva comunque a provare euforia. Un insignificante bar con in sottofondo la musica dei Ricchi e Poveri, in un simile frangente può sembrare il paradiso. Non apprezzi la magia, la gioia di un momento se per te tutto scorre sempre con leggerezza, se i problemi sono ridicoli dettagli. Ed ecco che nella casa di vetro, dove ci si sente smarriti, lontani dal sole del Salento, gli incontri di nascosto tra Mimì ed il suo primo amore Ippazio, vive nella magia segnata semplicemente da fiammiferi accesi e spenti al buio davanti ai loro volti che esprimono smorfie e desiderio l'una dell'altro. Eh! L'amore, un sentimento che annulla tutta la tristezza intorno a Mimì. Lei una donna dalla bellezza prorompente, una donna dal carattere forte, che torna a vivere al Sud contro tutte le meschinerie, le malelingue, ma prodiga ad aiutare chiunque ne abbia bisogno...anche verso chi è ingiusto nei suoi confronti. La ritroviamo nella seconda parte con la figlia Arianna adolescente, molto simile a lei, e come la madre con un a forte personalità. Il carattere di Mimì contro la viltà di molti suoi compaesani, espresso nella seconda parte del libro, rappresentata nello splendore del Salento; dico splendore anche non conoscendo personalmente questa terra, in quanto Desiati fa arrivare, tramite le sue accurate descrizione la magia e la bellezza dei luoghi del Capo, tra Ionio e Adriatico. Spesso presenti nel libro, dialoghi in dialetto che , almeno a me, lo hanno reso ancora più autentico, soprattutto nel far immaginare la figura di Mimì Orlando! Assolutamente meraviglioso... ci saranno delle sorprese, quindi... non posso dilungarmi!
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La magia del Salento e storie d'emigrazione
Si parla di emigrazione, precisamente dalla Puglia in particolar modo dalla provincia di Lecce, un gruppo di persone salgono in Svizzera, a Zurigo, negli anni 70 per lavorare all'Eternit e per cercare di migliorare sia dal punto di vista economico che sociale . Molto ben delineate dallo scrittore le situazioni dell'approccio a questa nuova realtà da parte degli emigranti, le difficoltà iniziali, il vivere di poco e con molto sacrificio. In questo frangente Mimì la protagonista del libro ha una storia con un figlio di altri emigranti leccesi,Ippazio e da questa fugace scappatella nasce Arianna. Da questo momento in poi della narrazione lo scritore è bravo a tenere il lettore attento e curioso su due livelli d'interesse verso le pagine: le vicissitudini personali di Mimì che intanto con la bimba se n'è tornata a Lecce; le battaglie degli operai nei confronti dei responsabili della fabbrica per tanti decessi dovuti all'asbestosi, malattia causata dall'amianto. Su questi due livelli di cui sopra si sviluppa un signor libro e non voglio star qui a svelarvi passaggi importanti e profondi del testo. Desiati ci descrive con poesia e maestria certi paesaggi tra Tricase e zone limitrofe, che sono da brivido a dir poco: scogliere e rocce sul mare, la pietra salentina che al tramonto assume colori unici... le chiese, le case di campagne, gli ulivi, i prodotti tipici del luogo, i racconti e la nostalgia degli emigranti. Stupendo si può dire?Lo dico! Bell'intreccio di storie, bel libro. Saluti
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Certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e
Niederurnen, cantone di Glarus Svizzera, siamo negli anni sessanta, quasi
duemila abitanti dei comuni del Capo di Leuca migrarono per lavorarenell'omonima fabbrica di amianto. "Ternitti" così i lavoratori meridionali,pugliesi e calabresi, chiamavano il terribile eternit che veniva fabbricato in Svizzera.
Molti di questi lavoratori italiani oggi sono morti o, se sopravvissuti, gravemente malati, in sintesi rppresentano la più grande e silenziosa tragedia dell'emigrazione italiana. Questo romanzo è il racconto toccante di questo massacro silenzioso che ha scavato nel profondo le carni di giovani lavoratori, di padri e madri che volevano dare un futuro ai loro figli sensa sapere che stavano condannando se stessi ad una morte lenta e dolorosa. Marco Desiati intreccia la tragedia di questi operai con una combattuta storia d'amore, qualla di Mimì, ragazzina ribelle, di Scorrano in Puglia, guidata nelle sue scelte dalle voci degli antenati (allucinazioni,fantasmi?)e dalla voglia di emancipazione. Nella "casa di vetro" la fabbrica abbandonata dove vivevano come bestie gli emigrati,Domenica Orlando detta Mimì incontra Ippazio, giovane operaio, che salta di vasca in vasca a rimestare eternit, ma in questo mondo canceroso una notte alla luce di un fiammifero accadde che...
di Luigi De Rosa