Storie di angeli
Letteratura italiana
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BUONA SOLO L'IDEA
L’idea è apprezzabile, scrivere una storia con un protagonista che, in base alle scelte fatte, ha davanti a sé infinite possibilità di vita.
Una partita a scacchi con un anziano con i capelli candidi ed occhi neri penetranti, apre la vicenda… Uno sconosciuto per Stefano, eppure il ragazzo ne è stato inspiegabilmente attratto. Le mosse lente e misurate vengono intervallate dalle riflessioni del vecchio:
“ Sai il filosofo indiano che ha inventato questo gioco, intendeva insegnare a meditare su ogni mossa, nel gioco come nella vita, perché una volta effettuata una scelta non se ne possono annullare gli effetti, non si può tornare indietro sperando di trovare la situazione immutata.”
Ed ecco che Stefano brillante giovane, campione di tennis, conosce Lilly la ragazza ideale: dolce, bella, sensibile, innamorata. La scelta per Stefano diventa imperativa, interrompe definitivamente la relazione con Regina, ragazza appariscente, attratta dal denaro e dalla vita facile, e si dedica a coltivare la sua relazione a distanza con Lilly.
Il sogno dura un’istante… Uno schianto mortale manda in frantumi il futuro dei ragazzi. Lilly muore tragicamente.
Il desiderio dell’autore è quello di presentarci le diverse possibilità che ha Stefano davanti a sé. Lo vedremo nei panni dell’attore, del barbone, del campione osannato, del suicida. Ma Fabrizio La Rosa riesce davvero a creare i presupposti per farci viaggiare in mondi paralleli senza scossoni e confusione?
Ahimè direi proprio di no. Il personaggio di Stefano non ha la profondità richiesta per scalare vette così alte, un libro di 287 pagine, non riesce certo a soddisfare il palato e curiosità del lettore. Come non reggono i dialoghi, davvero banali e scontati, come non reggono i vari escamotage trovati per cambiare rapidamente e bruscamente prospettiva.
Inoltre non so come spiegare, ma il racconto è avvolto da una cappa lugubre, pessimistica, impalpabile in alcuni punti, ma non assente, che pesa sulle spalle del lettore e rende il personaggio di Stefano davvero poco godibile.
Sorprendente invece la trovata finale, che riscatta in parte, la debolezza delle vicende e dei personaggi.
Lo stile di scrittura come già accennato è molto semplice, apprezzabile quindi, l’idea di partenza, meno lo svolgimento della stessa.
E poi, datemi un senso logico alla copertina, da storia ideale all'infanzia.....
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