Splendore
Letteratura italiana
Editore
"E davvero accadde. E fu contro natura. E davvero vorrei sapere che cos'è la natura." Avremo mai il coraggio di essere noi stessi? si chiedono i protagonisti di questo romanzo. Due ragazzi, due uomini, due incredibili destini. Uno eclettico e inquieto, l’altro sofferto e carnale. Una identità frammentata da ricomporre, come le tessere di un mosaico lanciato nel vuoto. Un legame assoluto che s’impone, violento e creativo, insieme al sollevarsi della propria natura. Un filo d’acciaio teso sul precipizio di una intera esistenza. I due protagonisti si allontanano, crescono geograficamente distanti, stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi. Nel luogo dove hanno imparato l’amore. Un luogo fragile e virile, tragico come il rifiuto, ambizioso come il desiderio.
Recensione della Redazione QLibri
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Splendore di Margaret Mazzantini
“E davvero accadde. E fu contro natura. E davvero vorrei sapere cos’è la natura”.
È tutto in questo interrogativo il dramma esistenziale e umano di Guido e Costantino, due giovani coetanei, appartenenti a due ceti sociali diversi, che condividono l’infanzia e l’adolescenza e frequentano lo stesso liceo. Tra loro nasce un’attrazione che si trasformerà in amore col passare del tempo. Entrambi vivranno questo sentimento con un senso di colpa che li farà sentire ai margini della società di cui fanno parte. Ed è qui il vero dramma: sono Guido e Costantino stessi a considerarsi trasgressori di quel codice che condiziona i loro principi morali. L’omosessualità è vissuta come peccato e pertanto va tenuta nascosta. Da qui l’esigenza di crearsi un’esistenza di facciata, rispettabile e stimata, per consumare nell’ombra un rapporto clandestino sentito come oltraggio al mondo circostante.
Il vero quesito, dunque, non sembra vertere su cosa considerare secondo natura o contro natura, quanto piuttosto su come fare accettare la propria diversità quando per primi si sente l’esigenza di nasconderla e negarla. C’è chi dell’omosessualità rivendica la dignità, chi la soffoca e la respinge: il dramma del rapporto con la società può essere anche vissuto solo interiormente, al di là dell’aggressività e della violenza esterna.
Nel suo racconto in prima persona Guido descrive l’evoluzione del suo sentimento per Costantino e tra le righe lascia trasparire il suo senso di colpa, in ogni istante, fino al punto da far intendere che in questo rapporto è la trasgressione che alimenta il sesso e non l’amore.
La problematicità dei due personaggi sembra simbolicamente accentuata dalla sterilità di Guido e dalla paternità infelice di Costantino. La loro vita dunque non sembra destinata a perpetuarsi nel tempo, quasi una tacita condanna.
Gli anni dell’adolescenza e della giovinezza dei due ragazzi trascorrono a Roma, sono gli anni dello studio e della cultura classica, delle gite scolastiche in Grecia, mentre la Londra spregiudicata e multietnica accoglie Guido adulto e avviato alla carriera universitaria: l’incontro con Izumi darà un po’ di sollievo alla sua perenne inquietudine.
La violenza del mondo esterno esplode durante il viaggio in Italia, quando colti di notte durante un amplesso in un luogo appartato sul mare tra la Calabria e la Puglia, i due amanti vengono ferocemente aggrediti. Qui sembra si vogliano sottolineare i pregiudizi di una terra ancorata a vecchi principi. In realtà gli unici momenti felici della vita di questi personaggi sono quelli trascorsi in seno alle famiglie tradizionalmente costituite. Lo “splendore”, dunque, intravisto a tratti da Guido e Costantino, che coincide sempre con una visione rasserenante o di un campo di grano dorato o di un panorama, non è altro che un breve bagliore che sfuma repentino come un sogno.
Non siamo qui di fronte a un romanzo che descrive la problematica del rapporto diverso - società, dal punto di vista della sola società, siamo qui di fronte a una problematica ben più ampia che è quella che riguarda la sfera intima del diverso stesso: quest’opera sembrerebbe ipotizzare che c’è ancora molto cammino da percorrere perché sia il diverso stesso ad accettare con dignità e senza vergogna la sua condizione. Lo stesso concetto di diversità sia esso applicato alla sfera sessuale, come a quella sociale, etnica o fisica, dovrebbe essere coraggiosamente abolito anche se il raggiungimento di tale fine richieda a volte un percorso duro e doloroso e non sempre vincente. Mi piace ricordare a questo proposito una bella frase tratta da “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee: "[...] Avere coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda."
La conclusione del romanzo riserva un piccolo colpo di scena, che comunque non cambia molto l’impianto complessivo dell’opera. Le ultime pagine sono certamente le migliori, con poche figure retoriche di cui la Mazzantini fa un uso, a mio parere, eccessivo, nella prima parte del racconto. Il tempo è scandito dagli avvenimenti storici e politici a cui si fa riferimento senza l’ausilio di date, cosa che se certamente evita un noioso susseguirsi di numeri, d’altro lato però richiede un’applicazione suppletiva da parte del lettore per individuare il periodo esatto in cui si svolge l’azione.
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“Niente era più atroce di un ricordo magnifico."
Guido e Costantino.
Da bambini crescono insieme ma distanti.
Guido mi ispira subito abbastanza antipatia, la sua casa, la sua famiglia, la sua domestica, la sua solitudine di bambino “privilegiato” che non vuol aver bisogno di nessuno se non delle persone che non hanno bisogno di lui.
Costantino è il figlio del portiere. Per raggiungere la sua abitazione bisogna scendere di un piano, tuttavia ti guarda da tuo pari, oppure ti ignora, oppure si prende ciò che vuole in quel momento.
Guido sembra lottare per costruirsi una personalità; Costantino idee ed azioni già chiare.
Guido così scortese, poco riconoscente, quasi già traditore. Costantino silenziosamente presente.
“E’ tuo fratello?
No, è un mio amico.
E quella parola mi risuonò così minuscola, così falsa. …”
Poi d’improvviso la tenerezza, il cambio di carattere, di sentimenti, di parole, di movimenti, di suoni, di odori. E’talmente repentino che non sono certa di riconoscerne il momento esatto e neanche chi ne sia l’artefice. Non sono certa che abbia spalle forti per sopportare tutto ciò.
“Vidi Costantino fermarsi e dondolare come se all'improvviso avesse perso l’equilibrio. Allora sentii che era ancora innamorato di me.
Che c’è?
Sei il ragazzo più bello che abbia mai visto.”
Le loro anime erano così trasparenti…
Londra. Dove “divertendoti potevi indagare le tue ossessioni, liberare le tue emozioni. Avevi la sensazione di poter scegliere un’altra identità da quella stabilita.”
Tutto nuovamente succede, tutto nuovamente cambia e anche se sembra impossibile il tempo scorre. E’così fastidioso questo scorrere del tempo.
“Ci guardammo e forse pensammo la stessa cosa.”
“Quello che diciamo non è quello che ascoltiamo. Quello che diciamo e ascoltiamo lo sappiamo solo noi. Perché adesso sento che lui è qui per me, che non è per caso. E se anche uscirà da quella porta, così com'è arrivato, incurvandosi in un taxi e salutando da lontano, io so che è venuto a cercarmi perché come me non ha dimenticato, come me ha avuto paura di morire senza avermi rivisto.
Ci guardiamo, e facciamo un piccolo sorriso nello stesso istante.
Fa quel sorriso ineguagliabile. Il sorriso della mia infanzia, di tutto l’amore dato e perduto, di tutti i capelli, di tutti i lavandini dove ci siamo lavati vicini.
Perché Costantino è stato mia madre, quel giorno quando mi prese e mi disse non guardare nel buio, guarda me, guarda questo splendore.”
Poi il passato ritorna, perché non è mai passato. E’ sempre rimasto lì. Ha atteso. Anche se potrà durare solo un istante, che non è un solo istante. E’ un momento sospeso nel tempo.
E’ crudele la Mazzantini. La conosco. La riconosco.
Sembra voler mettere alla prova la capacità di resistenza. Alti e bassi di felicità e sicurezze e rassicurazioni e porti sicuri ed eterni approdi ed improvvisi cedimenti di disperazione e distanze incolmabili non solo di spazio ma di tempo trascorso lontano e non più recuperabile, che sembra cambiarli, impaurirli, allontanarli. E’ un continuo svuotamento di tutto ciò che era loro. Neanche più la fragilità è bella. È tutto schiacciato da paura e risentimento ed egoismo.
“Quella privazione alla quale non avevo mai pensato adesso definiva la mia omosessualità.”
“Se qualcuno ci avesse visti avrebbe riso di noi, ci avrebbe trovati ridicoli, patetici, finocchi. Ma nessuno sapeva la verità, solo noi conoscevamo quella terribile nostalgia dell’amore, che era la nostalgia di noi stessi, della nostra anima profonda.”
“Dormiremo insieme, è questo che penso, che non c’è alcuna fretta perché dormiremo insieme. Sono millenni che non dormiamo insieme. Che non chiudiamo gli occhi vicini. Immagino una vita, la nostra, docile, accoppiata. Darsi la mano, fermarsi a comprare un po’ di viveri, aspettare la notte. Non voglio dovermi separare mai più. E’assurdo farlo.”
“Voglio essere me stesso, Guido. Adesso posso essere me stesso.”
Non so dire che sensazioni mi ha suscitato questo romanzo. Non piacevoli, non felici, di grande tristezza, di grande abbandono, di grandi rimpianti e di grandi rimorsi. Come vedere scorrere tutto davanti agli occhi e non riuscire ad afferrare più nulla.
Splendore. Potrebbe essere uno splendido splendore. Oppure una terribile prigione quando resta intrappolato dentro di noi e non abbiamo il coraggio di liberarlo e di viverlo…
“Chiedere è vergogna di un minuto, non chiedere è vergogna di una vita.”
“Ciao, ragazzo.
Il mio cuore batte così forte.
Ma tu non vergognarti del viaggio.”
Pensa alla bellezza.
Buone prossime letture.
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AMORE CONTRO NATURA
CONTIENE SPOILER
E’ la storia di un amore , violento, represso e tormentato tra Guido e Costantino, ambientato negli anni 60 sino ai giorni nostri. Dalla voce narrante di Guido, conosceremo i due protagonisti dalla loro infanzia sino all’età adulta e seguiremo la nascita del loro amore.
Guido nato da una famiglia benestante in un quartiere romano, ateo, anticonformista, vive a Londra, insegnando all'università d'arte. Dopo una relazione profonda con Radija sposa una donna orientale di nome Izumi, la quale ha già una bimba nata da una sua precedente relazione.
Costantino di ceto medio-basso, figlio di un portiere di origini pugliesi, vive a Roma con sua moglie Rossana, una figlia (nella narrazione la Mazzantini la nomina a malapena) e suo figlio disabile Giovanni, è un uomo umile, cordiale e di fede.
I due protagonisti si conoscono sin da piccoli cresciuti nello stesso palazzo, inizialmente Guido lo disprezza per la loro diversità sociale ma pian piano finisce per ammirarlo , mentre si percepisce che Costantino ha buoni sentimenti per questo bimbo solitario e taciturno.
Frequentando lo stesso liceo incominciano a studiarsi a vicenda, un pomeriggio Costantino lo invita ad assistere alla partita di pallanuoto in cui lui giocherà e da quel momento in poi tra i due nasce una profonda amicizia.
Dopo il loro primo incontro sessuale in gita scolastica, Guido irritato dall'accaduto allontanerà Costantino a tal punto da ignorarlo,ma con il passare del tempo ritorneranno di nuovo ad essere amici, dichiarando la loro eterosessualità.
Morta la madre di Guido, Costantino torna in licenza dal servizio militare; al fine di distrarre l'amico per la perdita subita trascorrono un pomeriggio gironzolando per le vie in motorino, Guido offuscato dall'alcool e non riuscendo a guidare decidono di appisolarsi in tenda “ E davvero accadde. E fu contro natura. E davvero vorrei sapere che cos'è la natura... Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?"
Da questa frase si evince il tema centrale del libro, l’amore omossessuale per anni nascosto ma che finalmente viene esternato, promettendosi un amore puro, eterno definito da Guido “Splendore”; nonostante ciò si separeranno, si sposeranno e vivranno in due diverse città, avranno incontri fugaci, violenti e passionali, fino a che una notte in spiaggia durante un amplesso verranno aggrediti e da quel momento la loro relazione verrà esposta alla luce del sole.
Guido è pronto ad ammettere la sua diversità affrontando sua moglie, colleghi e amici; esponendosi ad una Londra multietnica e sempre in crescita,diversamente Costantino rifiuta di scontrarsi con una società bigotta tipicamente del sud Italia , si lascia abbindolare dalla sua famiglia e da uomo estremamente devoto rinnega questa sua diversità a tal punto da rinchiudersi in una comunità e iniziare una cura contro questa "malattia"e nemmeno l'amore di Guido riuscirà a portarlo via da tutta questa falsità.
Personalmente questo romanzo mi è piaciuto moltissimo, incluso il finale triste e un pò ambiguo; un tema molto interessante, evidenza le vari opinioni , le differenze culturali ed i vari modi nell'affrontare il proprio destino.Premettendo che questo è il primo libro che leggo della Mazzantini,ciò che non mi è piaciuto è lo stile a tratti indecifrabile e addirittura noioso, avvenimenti storici accaduti in Italia a malapena accennati, così come alcuni dei personaggi;a parte ciò mi ha affascinato tanto e mi ha lasciato un bel ricordo.
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UN CUORE NORMALE
Diversità. Una parola che fa davvero paura, ma in realtà la Mazzantini con questo libro ci ha dimostrato quanto faccia realmente parte di tutti noi.
Guido e Costantino sono due ragazzi da sempre innamorati, in una storia intricata da cose non dette e mai esplicitamente dimostrate, ma che ci sono state e hanno segnato definitivamente la loro indole. Hanno sempre avuto paura di mostrarsi per ciò che sono, nascondendo la loro Essenza per trasformarla in “Es-senza”, adeguandosi ad un gruppo di voci fuori dal coro che non hanno, però, mai avuto l’opportunità di di urlare quanto fosse importante anche quel tipo di Animo, tormentato e soppresso da un gruppo di menti aliene ad ogni tipo di diversità. Guido e Costantino sono l’esempio di due uomini determinati, ma allo stesso tempo arresi. Quest’ossimoro rispecchia tristemente la realtà di oggi: ogni ragazzo/a omosessuale deve avere il diritto di amare chi vuole, come vuole, quando vuole, senza se e senza ma. In questa storia ho avvertito sofferenza e felicità, resa e ripresa, allontanamenti e avvicinamenti, paura e desiderio, eccesso di ybris, blocco mentale. Ma può la mente di una persona sopportare tutti questi sbalzi? E’ giusto farglieli vivere, quando invece dovrebbero essere soltanto sovrappensieri di una persona innamorata o desiderosa di esserlo? Amare ed essere amati per ciò che si è, ci viene dimostrato che non è sbagliato e non è contro natura. Non restare con mani e piedi legati a terra da pesanti ceppi, ma prendere il volo e spiccare verso nuovi ideali, seppur “diversi” (che poi, cosa vuol dire essere diversi?), seppur pochi, seppur silenziosi ma pur sempre importanti in quanto umani.
La Mazzantini , raccontandoci la storia dei nostri due eroi, ha fatto si che ci arrivasse un messaggio, quello di non cedere dinanzi alla grandezza di un qualcosa più potente di noi (la società,) perché c’è qualcosa più grande di quest’ultima e del suo Ego smisurato, e siamo noi stessi. Guido e Costantino siamo tutti noi, che vogliamo lottare per i nostri diritti, per il nostro Amore e per le nostre parole, affinchè siano di esempio a tutti e affinchè ci portino verso nuovi orizzonti.
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Stavolta mi ha delusa
E' complicato giudicare questo libro, che ho impiegato un anno a terminare. La Mazzantini è una grande autrice e su questo nessun dubbio; come sempre i suoi lavori non sono semplici nè leggeri ed anche questa volta non si smentisce. Il tema è, come sempre, molto interessante: la storia di due ragazzi, poi uomini, che si rincorrono per tutta la vita attratti l'un l'altro da un sentimento che tentano di schivare,ma che li rende inseparabili. Entrambi si costruiscono una vita "normale" tentando di allontanare e ignorare quello che provano, senza però riuscirci.
Lo stile con cui il tutto è raccontato è inconfondibile, ma stavolta ho trovato a volte eccessive le descrizioni delle scene di sesso, per quanto necessarie per portare avanti l'argomento trattato.
Detto questo, le 320 pagine sono decisamente troppe per una narrazione che oltre a descrivere l'attrazione fatale dei due, raccontata dalla voce di uno solo dei protagonisti, non presenta grandi caratteristiche. La vita infatti procede in modo assolutamente normale, senza colpi di scena o eventi imprevisti o meglio senza entrare troppo nel dettaglio di tutti gli episodi che non riguardino gli incontri tra i due. Probabilmente si poteva chiudere il tutto in molte meno pagine, soprattutto per un'autrice come la Mazzantini che in forma breve è in grado di trattare esaurientemente argomenti importanti e toccanti (vedi "Il mare al mattino" o "Zorro"). Avendo scelto in questo caso un romanzo, avrei personalmente trovato più interessante e più dinamico, quindi meno noioso, se si fossero alternate le voci dei due protagonisti, invece di lasciare tutta la storia in mano ad una sola. Trattandosi, per giunta, di due persone che affrontano, dall'inizio alla fine, l'attrazione travolgente che provano l'un l'altro in modo completamente diverso. Resta quindi un po' di delusione per un'autrice che rimane tra le mie preferite e più ammirate; purtroppo stavolta ho dovuto portare a termine la lettura a forza, non vedendo l'ora di arrivare all'ultima pagina per terminare, senza alcun rimpianto, il libro.
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Guido e Costantino
Un amore senza fine tra due ragazzi, Guido e Costantino, che stravolge tutti i cliché dei libri romantici a cui siamo generalmente abituati. I due protagonisti abitano nello stesso palazzo,a Roma negli anni 70, in condizioni sociali inizialmente non paritarie, Guido figlio di medio-borghesi, Costantino figlio del portiere vive nel semi-interrato. La storia si sviluppa all'inizio con attrazioni e repulsioni continue tra i due ragazzi, poi complice una gita nell'ultimo anno di liceo, i due si legano e anche se fondamentalmente la frequentazione sarà scarsa, mentalmente e con l'animo non si lasceranno mai più. La forza del romanzo sta proprio, a mio avviso, nel ricordo continuo di uno nei confronti dell'altro dei due protagonisti; le vite di entrambi si divideranno, Guido andrà a vivere a Londra e si sposerà con una orientale, Costantino resta in Italia e andrà avanti soprattutto in funzione dell'accudienza dell'ultimo suo figlio che ha dei problemi. Nonostante la distanza e tutte le vicissitudini che i protagonisti vivranno, il loro legame sarà profondissimo.
La distanza e i legami forti come dicevo sono il leit motiv di questo libro, estrapolo un passaggio che mi ha molto colpito e riguarda l'osservare , da parte di Guido, le domestiche africane del suo palazzo
...""imparai che l'asse da stiro è il regno magico di queste vite, il calore unito all'iterazione del gesto consente loro astensioni totali dal reale, riagganciano il destino interrotto,una palafitta, un lurido mercato di semi e capre. A volte mi mostravano le fotografie dei loro figli, io guardavo quei musi messi in posa, incalliti di povertà""...
Particolare
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Natura
Storia di violenza, violazione, odio e amore.
Guido, benestante eccentrico stralunato, Costantino, proletario mite introverso. Abitano mondi diversi ma vicini, si incontrano e si dividono, si ritrovano e si allontanano. Non possono esprimersi liberamente, devono fare i conti in primis con sé stessi, i giudici più severi e intransigenti, poi con gli altri, spettatori violenti e sprezzanti. Intanto la vita non si arresta, prosegue il suo corso ligia al dovere di consumare gli anni, modificare il corpo e la mente. Gioie e dolori costellano le tappe dell’esistenza, per sopportare meglio le pene e per gustare appieno i piaceri è meglio essere fedeli al proprio Io, ma a volte non si può e non si vuole.
Una penna graffiante, cruda che riempie pagine con ipotetici scenari attuali intenzionata a colpire ed affondare senza contegno, non aggiunge zucchero all’amarezza della dura realtà, non concede sconti, si mostra in tutto il suo splendore, consegna pensieri e parole imbevuti di perfezione, grettezza, umanità e crudeltà. Le conclusioni sono lasciate ai lettori, non prende posizione, descrive egregiamente due visioni e due situazioni opposte, la mentalità aperta e quella chiusa, outing e repressione si scontrano, si annusano e prendono le distanze. Scrittrice colta e sapiente, non sempre chiara e trasparente, quasi incurante della comprensione altrui e disattenta all’impatto devastante e frastornante che avrà su chi la legge. Il finale è al contempo un punto interrogativo ed esclamativo.
Concludendo, una lettura che, a prescindere dal grado di piacevolezza, assai personale, scava dentro e si infila, ci vuole tempo per smaltirla, il pensiero si sofferma a lungo.
“E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos’è la natura, quell’insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo. Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l’espressione più dolce e benevola. Stupiti ci sollevammo, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell’immenso splendore”.
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storia...vera
La storia di una vita intensa vissuta all’ombra di una venerazione quasi mariana di un amore puro e limpido, indistinto, neutro; è la storia di Guido, un giovane e brillante uomo che riesce a svincolarsi dall’inerzia delle contorsioni relazionali di una famiglia appartenente alla Roma Bene per inseguire il suo sogno intellettuale a Londra. Uno sposo alla ricerca di matrimonio, di un unione assoluta ed unica di spirito e carne, dettata dalla sola voglia di impegno reciproco, immaturo e acerbo, senza regole esterne o limiti. Un esistenza raccontata all’insegna dei percorsi storici della rivoluzione omosessuale, descritta dall’autrice nel bivio vivo tra modernità londinese di uno spirito sessuale schiuso, sfaccettato da perversioni, eccessi e riconoscimento civile e sociale del senso più profondo della libertà e bigottismo omofobo italiano, tormentato da sensi di colpa e violenze perpetrate in virtù di una virilità “cattolica del pene". Un romanzo folle, poetico, stereotipato dalle costrizioni sociali tipici del nostro contemporaneo e decorato da un delicato sentimento indistinto verso una donna, un uomo, un padre e una madre. Una valanga che travolge.
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Tutto fa un po' male... e quanti stereotipi!!
Sicuramente il libro più duro della Mazzantini.. duro, nudo e crudo.. anche troppo... a volte, soprattutto nella prima parte, si aggrappa a troppi stereotipi (sesso occasionale, paura del contagio, uso di droghe leggere, pregiudizi della società, eterosessualità simulata..)... la seconda parte è più libera, più lirica... l'esperimento della Mazzantini di assumere il punto di vista degli omosessuali è riuscito in minima parte... Tutto fa un po' male, un po' troppo, troppo è dolore, sofferenza e violenza… non c'è solo questo nella vita dei gay, è stereotipato.. A tratti non mi è sembrato di riconoscere una vita, la mia o quella di chiunque altro, mi è mancato il fiato per una totale e ingiusta mancanza di leggerezza che ha permeato interamente il libro... Cos'è questo accanimento su queste due fragili esistenze? Non vi pare eccessivo? Il tentativo di far apparire i protagonisti come eroi è fallito Margaret... Alla fine l'unico atto di eroismo lo compie Guido ma di certo non come coronamento di una vita di fulgido splendore come l'autrice vuole far credere... Cos'è splendore? Solo qualche morso di felicità in una vita intera? La vita di un omosessuale può essere appagante in modo assoluto cara Margaret, non come nel nefasto quadro da te assemblato nel libro. Poi la donna come figura salvifica è un po' troppo rimarcata proprio come la fatale autodistruzione dei protagonisti. Alla fine il messaggio più nobile sarebbe che siamo tutti angeli senza genere piuttosto che fare abuso di parole come "frocio, invertito, perverso" come l'autrice fa in alcune parti del libro (e in generale nelle sue ultime opere in cui il lessico è spinto oltre il licenzioso ma poi per ottenere che cosa? Avere uno slang che piaccia ai giovani?). I gay sono alieni tormentati agli occhi impietosi dell'autrice che solo raramente sembra avere uno sguardo benevolo verso i protagonisti per niente eroici ma ingiustamente condannati a un calvario insensato (per fortuna l'ambientazione è anacronistica). La rivelazione dell’abuso sessuale vuole essere un colpo di scena a effetto ma si rivela l’ennesimo luogo comune di cui è già pieno zeppo il libro. Discorso a parte per la parte finale del libro in cui Guido ha il suo vero riscatto e decide di perseguire un senso di libertà assoluto, di lottare davvero per il suo amore impossibile, e diventa quindi un personaggio molto più interessante e complesso. Anche il finale senza "lieto fine" non mi è dispiaciuto (era tutta la sofferenza che c'era prima ad essere esagerata!) anche se reputo che il gesto estremo di Guido nell'elemento marino in cui tante volte si era fuso insieme a Costantino (relegato in un altrove quasi ultraterreno) rinforzi ulteriormente un amore immaginato e mai raccontato fino in fondo dall'autrice.
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Splendore di Margaret Mazzantini
“E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos’è la natura…”
Questa frase, a mio avviso, racchiude il senso di questo romanzo.
Un’altra perla di Margaret Mazzantini che, come al solito, scrive con grande maestria e con una scrittura violenta e incisiva, scavando nel profondo dell’animo umano e trattando tematiche attuali, difficili e molto toccanti. In questo caso tratta i temi dell’omofobia, dell’accettazione della diversità, del bisogno di essere sé stessi e di accettare la propria natura e – come sempre – dell’amore, in tutte le sue sfumature (amore romantico, amore filiale, amore carnale e passionale).
Il lettore può essere d’accordo o meno con l’opinione dell’autrice sui temi trattati, ma non si può non prendere atto dello spessore di Margaret Mazzantini e della sua grande capacità di comunicare ed analizzare la profondità dei sentimenti dei suoi personaggi. Anche in questo romanzo, i protagonisti non sono persone perfette, ma personaggi ammaccati e soli, con un grande bisogno di capire chi sono (sono identità frammentate, come le tessere di un mosaico) e cosa vogliono essere. Come negli altri romanzi dell’autrice, anche qui uno dei protagonisti principali è il dolore: stavolta per la scoperta della propria diversità e la difficoltà di accettarsi e di farsi accettare dalla famiglia e dalla società.
Il vocabolario Treccani definisce splendore: luminosità intensa e viva, culmine, magnificenza.
Il vero splendore, nella vita, sarebbe avere il coraggio di essere sé stessi, a dispetto di tutto e di tutti, anche se il percorso per arrivarci è arduo e sofferto.
Nel romanzo troviamo molte dicotomie: morale e libertà, isolamento e famiglia, eros e tanathos, mondo ateo e mondo cattolico, borghesia e proletariato, modernità e provincialismo, che l’autrice ci offre come spunti di riflessione, per capire cosa noi pensiamo a riguardo. Mi piace indugiare fra le pagine dei romanzi di questa superba scrittrice e cercare di immergermi completamente nella storia, a prescindere dalla sua interpretazione personale, per capire cosa io penso delle tematiche trattate. Questo, secondo me, è il senso di un romanzo di questo tipo: quello di pormi degli interrogativi e incitarmi a darmi delle risposte. In questo, l’autrice ha soddisfatto la mia richiesta.
Ciò non toglie che anch’io, come molti altri lettori, sia rimasta un po’ delusa dal finale: avrei preferito un finale diverso, ma sta allo scrittore decidere la trama del suo libro.
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute:
“Amava intensamente mia madre, la guardava come me, allo spasmo di sé stesso: un uccello esotico entrato per errore in quella casa, il tempo di sbattere un po’ tra quelle mura, di toglierci il respiro”;
“Spiate da dietro le persone portano il peso del loro destino, come se nella parte che non possono vedere di sé stesse si addensassero tutte le sofferenze, i pensieri, le speranze individuali e quelle di tutte le generazioni precedenti che paiono accanirsi contro l’ultimo testimone, lo spingono avanti ma intanto sembrano ridere di lui, della sconfitta che egli ripeterà”;
“Ci si innamora quando si fa l’amore, la carne è l’unica spiaggia che le anime hanno”;
“I segreti sono i nostri migliori amanti, i più spregiudicati e tonici. Ci frustano, ci risvegliano di colpo”;
“La strinsi, faticai a trattenere le lacrime. Le sussurrai che lei non era affatto debole, era straordinariamente fragile e potente come tutte le persone forti e profonde”;
“Ma ogni uomo è se stesso sono nel momento in cui smette di ragionare;
“Rivederlo è semplicemente ricongiungermi con la mia vita”;
“Mi sporgevo a guardare il nostro futuro, ma poi arretravo”;
“Io e Costantino non avremmo mai potuto avere un figlio nostro… Sapevo che l’unica persona al mondo con la quale avrei desiderato fare un figlio era lui… E mi sembrava d’ accogliere un urlo molto più profondo, l’impotenza di tutti gli uomini che fanno l’amore e sanno che il loro orgasmo non potrà mai fecondare la creatura che amano”.
Bello, lo consiglio a tutti: soprattutto ai professori delle scuole secondarie di secondo grado, da far leggere ai propri alunni, per iniziare a eliminare l’omofobia delle nostre teste bigotte!
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Amore mio oltre le tempeste e i sogni, amore mio
Già, è tempo di “staccare un lavandino dal muro e spaccare un vetro per fuggire dalla menzogna”. E ancora, “è tempo di andare, di lasciare lo spazzolino da denti al suo dentifricio, il pettine alla sua custodia, l’ordine alla sua follia.” Perché il “quadro” siamo noi. ‘Non smettiamo di cercare il nostro sguardo. L’oltraggio è solo uno, non aver cercato se ne avevi la possibilità. Il coraggio contempla sempre una indecenza, un errore che ti corre incontro per avviarti a una nuova verità.’
Solo nostra, scevra da condizionamenti, schemi e convenzioni.
Perché se “la vita è una lampadina sporca appesa a una fune elettrica il cui unico generatore di corrente è l’amore, come possiamo pensare di definire “recinti sessuali”.
Lo so, non è facile. “L’importante è scegliere, dopo devi solo dare gas.”
Ma “non vergogniamoci del viaggio” perché per dirla con Vasco, “ la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia, per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento, come se fosse l'ultimo”.
Davvero, in tutto il suo splendore.