Narrativa italiana Romanzi Sostiene Pereira
 

Sostiene Pereira Sostiene Pereira

Sostiene Pereira

Letteratura italiana

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Lisbona, un fatidico agosto del 1938, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia. Un grande romanzo civile. Due premi nazionali come il Viareggio-Repaci e il Campiello e il Prix Européen Jean Monnet. Ventidue traduzioni all'estero. Una memorabile interpretazione cinematografica di Marcello Mastroianni. Una storia che continua a suscitare il fascino e la meraviglia delle opere destinate a durare nel tempo.



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Sostiene Pereira 2023-05-12 19:59:11 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    12 Mag, 2023
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Sorprendente

“Sostiene Pereira” è uno di quei romanzi che ti orbitano intorno, che ti trovi così spesso davanti agli occhi da dire a te stesso che dovresti leggerlo, prima o poi, ma per qualche motivo finisci sempre per rimandare. Ma poi finalmente il momento arriva e, nel caso di Tabucchi, è stato una vera e propria rivelazione.
“Sostiene Pereira” è un romanzo bellissimo, che spicca su tanti altri per diversi motivi. In primis per lo stile che, seppur particolare e non semplicissimo (in certi tratti ricorda un po’ quello di Saramago, soprattutto per la gestione dei dialoghi e la scrittura “corposa”), è molto ben strutturato e si adatta perfettamente alla narrazione, ruotando intorno a Pereira e aiutandoci a percepirne i cambiamenti in maniera sensibile. È oltretutto uno stile che, se letto ad alta voce, si presenta ritmato e musicale, oltre che chiaro; vi consiglio infatti di ascoltare la versione in audiolibro letta da Sergio Rubini, davvero molto bella.
Considerazioni stilistiche a parte, “Sostiene Pereira” è un opera pregna di significato, che porta a riflessioni di diverso genere e inquadra molti dei diversi tipi d’uomo che emergono nel periodo dell’affermazione dei movimenti nazionalisti, poco prima dell’esplosione della catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Tabucchi è molto abile nel delineare tantissimi tipi di personalità proprie dell’epoca, e la sua maestria sta nel farlo anche con delle brevissime apparizioni: basti pensare a personaggi come Padre Antonio, classico appartenente al clero che non condivide le idee del Vaticano ma non osa opporsi all’autorità; il direttore del Lisboa e capo di Pereira, classico galoppino delle alte sfere ormai completamente assoggettato e influenzato dalla violenza dei suoi superiori, senza scrupoli, arrogante. Questi personaggi bucano le pagine e, in fin dei conti, non appaiono che per una o due scene. E se Tabucchi riesce a creare personaggi così interessanti in breve tempo, potrete immaginare quanto siano approfonditi e interessanti i protagonisti, in particolare il dottor Cardoso e Pereira, veri cardini su cui ruota tutta la storia.
Pereira è il prototipo dell’uomo che vive nella propria bolla, che si adagia sulle proprie convinzioni di una vita e non riesce a rendersi conto che il mondo intorno a lui sta cambiando, almeno fino a quando il mondo non lo prende a schiaffi costringendolo a una presa di coscienza, all’emergere prepotente di una delle anime della sua confederazione, che come gli dice il dottor Cardoso, smania per diventare il suo io egemone, la sua personalità portante, contro la quale non può nulla. Deve elaborare il lutto, Pereira, deve lasciarsi il passato alle spalle pur non dimenticando, così da far fronte a un mondo che sta cambiando, in peggio.
Una gradita sorpresa.

“E a quel punto a Pereira venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. Monteiro Rossi sorrise e disse che gli sembrava una bella definizione per le due discipline.”

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Sostiene Pereira 2020-12-28 22:37:18 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    29 Dicembre, 2020
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Forse la letteratura dice la verità

“Sostiene Pereira che da un po' di tempo aveva preso l'abitudine di parlare al ritratto della moglie. Gli raccontava quello che aveva fatto durante il giorno, gli confidava i suoi pensieri, chiedeva consigli. Non so in che mondo vivo, disse Pereira al ritratto, me lo ha detto anche padre António, il problema è che non faccio altro che pensare alla morte, mi pare che tutto il mondo sia morto o che sia in procinto di morire. E poi Pereira pensò al figlio che non avevano avuto”.

Le mie lacune letterarie si presentano , agli occhi della mia coscienza , come un vuoto spaventoso soprattutto quando mi capita di imbattermi in titoli considerati capolavori della letteratura mondiale che non ho ancora letto. “Sostiene Pereira” fino a qualche giorno fa mi era totalmente sconosciuto, sapevo solo dell’ambientazione: l’atlantica Lisbona in pieno regime salazariano. La fama precede il libro e questo è un problema, perché le aspettative sono altissime e si rischia di rimanere delusi. Mi è molto piaciuto il libro e, riascoltarlo nella voce del Rubini è stato splendido. Il protagonista, nella sua mitezza, nella sua semplicità, nelle sue manie conquista il lettore che non tarderà ad affezionarglisi. Tuttavia, non sono rimasta entusiasta, mi aspettavo i fuochi d’artificio.

Pereira è un giornalista portoghese che cura la pagina culturale di un quotidiano pomeridiano della città, “Lisboa” e, in particolare, predispone in anticipo necrologi per letterati ed intellettuali, in modo da non essere colti impreparati all’occorrenza. Da quando è morta la moglie di tisi, è ossessionato dalla morte, dal pensiero di essa e della questione della resurrezione dell’anima -ma, si badi, non della carne-

“Tutto quel lardo che lo accompagnava quotidianamente, il sudore, l'affanno a salire le scale, perche? dovevano risorgere? No, non voleva piu? tutto questo, in un'altra vita, per l'eternita?, Pereira, e non voleva credere nella resurrezione della carne”

Le sue precarie condizioni di salute (cardiopatia, leggera obesità) non contribuiscono a tenere lontano questo triste e malinconico atteggiamento nei confronti della vita. Evidentemente, come gli farà notare il dottor Cardoso che diventerà poi anche suo interlocutore privilegiato per parlare di anima ed io egemone, Pereira non è riuscito ad elaborare il lutto e proprio per questo non si apre alla vita, non getta via la zavorra del passato per affrontare il futuro con una nuova progettualità.

La sua vita abitudinaria, fatta di necrologi, traduzioni di autori francesi dell’800, brevi colloqui col ritratto della moglie da cui non riesce a staccarsi e che porta sempre con sè anche quando si farà ricoverare per una decina di giorni in una clinica talassoterapica, subisce una curvatura quando entrerà nella sua vita il giovane Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta.
Entrambi sono dei dissidenti al regime di Salazar e girano per il Portogallo con passaporti falsi, ma questo Pereira lo scoprirà dopo aver assunto il giovane come “praticante” nella stesura dei necrologi, dedicati ad autori non tanto consoni al regime . Nonostante l’inutilità dei lavori di Monteiro, Pereira non gli negherà mai i compensi, anzi, davanti alla confessione delle difficoltà finanziarie del giovane, gli anticiperà denaro senza riserve. Anche quando scoprirà la ragione di queste difficoltà, Pereira, dimostrando un coraggio che sorprenderà il lettore, non esiterà ad aiutarlo rischiando la propria incolumità.

La prosa del Tabucchi è fluida, incalzante e, come quella del Saramago, fa larga economia di segni di interpunzione. Le descrizioni sono quasi assenti, con pochi aggettivi rende vivida l’immagina di Lisbona, immersa nella luminosità e nella calura estiva, a volte rinfrescata dalla brezza atlantica. Brevissime anche le descrizioni dei personaggi, delineati invece dai loro discorsi, dalle loro parole.
Ambientazione storica precisa, senza voler essere un romanzo di genere, personaggi realistici, precisi messaggi sul valore della letteratura:

“La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.”

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Sostiene Pereira 2020-02-29 19:21:53 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    29 Febbraio, 2020
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Un'anima bella

Pereira è un letterato vedovo, cardiopatico, infelice, che ama la letteratura francese, che è ossessionato dalla morte e che è, soprattutto, un’anima bella. La vicenda raccontata è intrisa di malinconia e ci trasmette appieno questa caratteristica intrinseca della cultura portoghese. La percepiamo nel lento trascinarsi del protagonista, nei suoi dialoghi con il ritratto della moglie, nei suoi pensieri intimi con se stesso. Fondamentale nel libro è il rapporto con la morte, perché la limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione da parte nostra del valore della vita. Queste pagine sono inoltre intrise di riferimenti letterari, culturali, storici. Un libro dal ritmo lento, piacevolissimo da leggere, con un protagonista dal carattere mite, schivo e solitario, di cui non puoi non innamorarti.

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Sostiene Pereira 2020-01-19 18:16:35 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    19 Gennaio, 2020
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Indimenticabile Pereira

Pereira è un giornalista, per molti anni si è occupato di cronaca, adesso dirige la pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio, il “Lisboa”. Siamo in un afoso e luminoso agosto del 1938, a Lisbona. In Europa si aggirano le inquietanti ombre del fascismo e del nazismo e nella vicina Spagna si combatte una feroce guerra civile fra repubblicani e nazionalisti.

Pereira è stanco, solo, vedovo, è grasso, ed il suo essere grasso è solo l'esteriorizzazione di un suo disagio interiore. Pereira non ha elaborato il lutto della morte della moglie e in generale della sua vita passata, della sua giovinezza. Vive in un eterno passato ed uno dei suoi pensieri ricorrenti riguarda la morte: sarà forse eretico se non crede nella resurrezione della carne?
Ma in quell'agosto portoghese, sospeso tra caldo opprimente e brezze atlantiche, tra un'omelette alle erbe aromatiche ed una limonata, si verifica un evento.

«Bisognerebbe che conoscessi meglio gli ultimi mesi della sua vita, disse il dottor Cardoso, forse c'è stato un evento. Un evento in che senso, chiese Pereira, cosa vuol dire con questo? Evento è una parola della psicoanalisi, disse il dottor Cardoso, non è che io creda troppo a Freud, perché sono un sincretista, ma credo che sul fatto dell'evento abbia ragione senz'altro, l'evento è un avvenimento concreto che si verifica nella nostra vita e che sconvolge e turba le nostre convinzioni e il nostro equilibrio, insomma l'evento è un fatto che si produce nella vita reale e che influisce sulla vita psichica, lei dovrebbe riflettere se nella sua vita c'è stato un evento. Ho conosciuto una persona, sostiene di aver detto Pereira, anzi, due persone, un giovanotto e una ragazza.»

Pereira dunque conosce un giovane, Monteiro Rossi, e la sua fidanzata, Marta. Il ragazzo si è laureato in Filosofia con una tesi sulla morte e Pereira pensa di assumerlo come praticante al “Lisboa” per fargli scrivere necrologi di scrittori scomparsi. Monteiro Rossi in realtà non ha la stessa passione di Pereira per la morte: fin dal primo colloquio mette in chiaro che a lui interessa la vita. Da quel momento l'esistenza di Pereira comincia lentamente a cambiare, l'anziano giornalista non riesce più a sostenere la sua posizione di cauta neutralità nei confronti di ciò che sta avvenendo in Europa ed in Portogallo: non può più evitare di prendere una posizione netta e di pagarne direttamente le conseguenze. La sua idea era già in lui, ma adesso non è più possibile metterla a tacere soffocando l'insoddisfazione e il senso di colpa in una limonata piena di zucchero o nel triste parlare con il ritratto della moglie morta. Nella confederazione delle anime che governano il suo io sta cambiando l'anima egemone che guida tutte le altre. Non c'è nessun'altra possibilità.

Incredibilmente bello questo romanzo di Tabucchi, finito di scrivere il 25 agosto 1993, da leggere e rileggere con rinnovato apprezzamento, stupore, meraviglia. Tabucchi, con il suo capolavoro, ci consegna una storia che sa parlare alla nostra coscienza civile e sociale, risvegliandola, e allo stesso tempo sa rivolgersi anche alla nostra umanità, facendoci immedesimare nel disagio, nella voglia di reagire e di vivere, nella determinazione e nel coraggio dell'indimenticabile Pereira.

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Sostiene Pereira 2019-08-30 16:28:03 Martina248
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Martina248 Opinione inserita da Martina248    30 Agosto, 2019
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Noi non facciamo la cronaca, noi viviamo la Storia

Ogni libro cela una domanda; quelle di questo libro sono molte e ne ho amata ognuna:
La cultura ha un ruolo civile o è fine a se stessa?
È correlata al mondo o estemporanea?
Chi è l'intellettuale?
Cos'è l'anima? Ma soprattutto, è unica?
È preferibile vivere nel passato o forse nel presente?
Affascina di più la vita o la morte?

Non si può leggere questo libro e non innamorarsi della singolare figura di Pereira e del suo rispettivo opposto, Monteiro Rossi.
L'uno, anziano giornalista che, paradossalmente, ignora il presente e vive nel passato, amante di limonate e scrittori francesi, attirato dalla morte; l'altro, giovane laureato, fiducioso nel presente ed insito nella storia ma soprattutto amante della vita.
E come possono, due storie così diverse intrinsecarsi per dipendere l'una dall'altra?

Ma questo libro è anche critica ai regimi totalitari e un elogio a tutti coloro che hanno il coraggio di opporsi, di scrivere, senza remore, il proprio nome in basso a destra, alla fine di testi che parlano di verità.

Degno di nota è anche il brillante stile di Tabucchi, denso di melanconiche ripetizioni che immergono nella nostalgica figura di Pereira.

E voi? Cosa aspettate a scoprire cosa sostiene Pereira?

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Sostiene Pereira 2019-04-17 08:12:48 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    17 Aprile, 2019
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Mah

Non mi convince Pereira. Certo è un libro fresco, interessante, scritto in modo originale seguendo quasi uno schema in cui le parole chiave si ripetono all'interno delle frasi, le frasi si ripetono all'interno dei capitoli e le stesse parole troncano subito qualsiasi slancio immaginario o memorie involontarie del personaggio perché "non centrano nulla con la storia che il libro si propone di narrare". Quest'ultima cosa, ovviamente voluta se no non avrebbe accennato a quei germi di fantasie e emozioni personali rispecchia l'idea stessa del libro: no alle idee e alle opinioni personali che vanno in contrasto con il regime salazarista, l'io non conta più nulla nell'estate del '38, no alla propria identità.

Una cosa è certa: Pereira, giornalista appassionato di letteratura, pingue e buffo, buono e riservato, riuscirà a conquistare le simpatie del lettore e si assisterà a un suo cambiamento che comporterà anche le relative sue azioni. Perché non mi convince allora? Diciamo che ho letto libri ben più intensi sull'argomento dei regimi bui alla vigilia e durante la seconda guerra mondiale e a confronto questo è una passeggiata di salute. E' anche vero che in questo libro descrive gli inizi di questo regime e magari per quello lo trovo più blando, non so ma nel complesso, pur riconoscendo che ne vale la pena leggerlo mi lascia una sensazione di incompletezza.

Ambientato a Lisbona, tra colori, caffè letterari e brezze marine, dove l'accenno a Pessoa e altri grandi scrittori non manca, è un libro che si fa leggere velocemente e con piacere, senza però essere un capolavoro.

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Sostiene Pereira 2019-03-23 20:12:08 leogaro
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leogaro Opinione inserita da leogaro    23 Marzo, 2019
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Dalle limonate alle barricate

Il romanzo è ambientato a Lisbona nel 1938, durante il regime dittatoriale di Salazar; l’Europa, piegata ai totalitarismi, è pronta ormai alla guerra.
Il dottor Pereira è un giornalista che ha abbandonato la cronaca nera per curare la pagina culturale di un modesto quotidiano del pomeriggio, il “Lisboa”. Quieto, solitario e apolitico, è dedito alla letteratura e al tenero ricordo della moglie. Terrorizzato dalla morte, vive in modo abitudinario, rimpinzandosi di omelettes e limonate iperzuccherate.
Un giorno Pereira, leggendo un articolo, rimane impressionato da come il giovane autore Francesco Monteiro Rossi affronta la tematica della morte. Decide così di contattarlo per offrirgli un posto come collaboratore nella sua pagina culturale. Il giovane accetta, iniziando in prova a scrivere bizzarri necrologi, impubblicabili in quanto totalmente ostili al regime politico.
I giorni passano, l’escalation di violenza contro ebrei e socialisti aumenta ma Pereira, chiuso nel suo mondo culturale, quasi non se ne avvede. E’ combattuto tra il desiderio di aiutare Monteiro Rossi e quello di evitare ritorsioni ma, giorno dopo giorno, Monteiro Rossi lo coinvolgerà nella sua esperienza di fiancheggiatore della resistenza spagnola.
Su consiglio del suo medico, Pereira si ricovera nella clinica di Parede per curare la cardiopatia legata all’obesità. Lì, conosce il dottor Cardoso, appassionato di letteratura: tra i due nasce una profonda amicizia. I dialoghi con Cardoso e la frequentazione con Monteiro Rossi, gradualmente, risvegliano qualcosa nell’apatico Pereira che giungerà, inaspettatamente, a compiere un gesto eroico che lo condurrà all’epilogo della storia.

Memorabili alcune frasi: “La limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita” - ”La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.” – “Non c'è niente di cui vergognarsi a questo mondo, se non si è rubato e se non si è disonorato il padre e la madre.” - “Le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io” - “L'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni… noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, noi siamo gente del Sud, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda.”

Un libro graffiante, sempre gradevole, con un ritmo blando ma non lento, quasi ad evocare le atmosfere sonnolente di una Lisbona oppressa dalla calura estiva.

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Sostiene Pereira 2017-10-28 21:44:43 P.P.
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P.P. Opinione inserita da P.P.    28 Ottobre, 2017
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Sosteneva Pereira

Sostiene Pereira, scrive Tabucchi. Suggerendo che questo Pereira sia qualcuno che può a buon diritto sostenere qualcosa, e che abbia qualcosa da sostenere.

Nel nostro tempo ognuno può scrivere ciò che vuole, non importa se sulla Treccani, su di una rivista o su facebook, dato che ormai la filosofia dell'uno vale uno sembra essere stata accolta alla lettera, quando si parla di opinioni. Ma c'è stato un tempo, ed è di questo che Tabucchi racconta, in cui sostenere un'idea, non era cosa da poco, anzi aveva un alto, altissimo prezzo e richiedeva tanto, tantissimo impegno.

Il tempo è il 1938, e Pereira, il dottor Pereira, è il redattore della colonna culturale del Lisboa, un giornale come tanti nella LIsbona di Salazar. Un uomo ordinario, si direbbe, cardiopatico appesantito dalle smodate abitudini alimentari, che rendono le sue passeggiate uno sforzo immane, e dal suo passato.

"... lei ha bisogno di elaborare un lutto, ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel presente, un uomo non può vivere come lei, dottor Pereira, pensando solo al passato"

Ecco, ciò che sostiene Pereira, e Tabucchi con lui raccontandone la storia, è che bisogna vivere il presente. Con ciò intendendo non rinunciare alla propria presenza in una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente. Ed è quello che, timidamente, Pereira cerca di fare, traducendo e pubblicando racconti di autori francesi che criticano la dittatura, nel momento in cui la dittatura opprime LIsbona.

"Sostiene Pereira" è un romanzo di impegno civico, certo, ma non è una storia d'eroici uomini politici o di impavidi partigiani. Non è un esasperato invito alla resistenza, uno sbandierare e urlare valori da difendere e idee da esprimere. E' la storia di Pereira, e del Portogallo con lui, incastrati nel loro passato, e terrorizzati ad affrontare il proprio presente. E' la storia di quanto la letteratura, pubblicata su un giornale in questo caso, ma soprattutto stampata nella mente di chi la legge e ascolta, possa essere un atto di coraggio. E' un invito, a riconsiderare, guardando ad una storia del passato, non vera, ma veritiera, l'importanza di essere presenti nel proprio tempo.

"La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità"

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Sostiene Pereira 2016-01-01 13:47:42 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    01 Gennaio, 2016
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Romanzo storico e di formazione

Indimenticabile, umano, coraggioso Pereira. Coraggioso, si, anche se il coraggio giunge come scelta conseguente a una sofferta presa di coscienza della realtà storica e politica del suo tempo.
Il romanzo e il personaggio sono inscindibili. La storia di Pereira é la storia del Portogallo di Salazar, é la testimonianza di come si possa disinformare e condizionare l’opinione pubblica e di come un intellettuale onesto possa infine trovare sottili stratagemmi per riuscire a comunicare ciò che il regime impedisce che venga divulgato.
Non é né arbitrario né esagerato definire “Sostiene Pereira” un romanzo storico: la storia qui conferisce maggiore dignità alla narrativa, fa da sfondo realistico alla vicenda, generando un componimento misto di invenzione e realtà che si avvicina al concetto di fiction. Se si pensa a “I viceré” di De Roberto, a “Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, o anche a “La storia” della Morante, per citarne solo alcuni titoli, vediamo con quanta efficacia e con quale successo realtà e immaginazione insieme abbiano prodotto opere indimenticabili.
Sono gli eventi, inscindibili dall’epoca, a determinare quella crescita ideologica del personaggio Pereira. Il suo incontro con Monteiro Rossi, il crescente disprezzo verso la portinaia informatrice della polizia, l’influenza esercitata su di lui dal medico Cardoso, il rapporto sempre più critico con il direttore del suo giornale, in linea con i dettami del regime, e infine la violenza subita da chi avrebbe dovuto rappresentare lo Stato trasformano Pereira da testimone sensibile alle sopraffazioni, ma non attivo nell’impegno civile, nel partecipe e consapevole giornalista che mette la sua penna al servizio della causa per la libertà. Raggirare la censura e rendere noti i fatti delittuosi a cui ha assistito, é un’operazione astuta e efficace, che costituisce una rottura definitiva con il passato, che lo aveva costretto a una specie di sopravvivenza, a una parvenza di vita.
Importantissimo é il titolo del romanzo per un duplice motivo: da una parte sottolinea che la narrazione è in terza persona, affidata ad un narratore esterno alla vicenda, che raccoglie la testimonianza del personaggio-protagonista, dall’altra getta una luce di ambiguità e problematicità, sulla interpretazione dei fatti così come ci vengono presentati. Il “Sostiene” diviene in questo senso quasi un appellativo, un attributo del protagonista, il simbolo di un’epoca di incertezze.

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Sostiene Pereira 2015-09-24 07:33:15 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    24 Settembre, 2015
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L'uomo delle limonate

Durante la lettura di questo testo mi sentivo come un'osservatrice che dall'alto valutava tutto quello che Pereira sosteneva. Per tutta la lettura, ma direi anche giunta alla fine, una sensazione di perplessità mi accompagnava. Avevo letto così tanto bene di questo libro e poi mi ritrovavo a leggere la telecronaca indiretta dell’uomo delle limonate.

Finché dopo un paio di giorni, dalla conclusione della lettura, è come se davanti ai miei occhi si fosse diradata la nebbia e si fosse presentato il vero messaggio dell’uomo delle limonate.

Pereira, come avrete capito, pur essendo un tantino fuori forma, non riusciva proprio a rinunciare a una buona limonata fresca con tanto zucchero. Siamo a Lisbona, nel 1938 e da poco il nostro protagonista è diventato il direttore della pagina culturale del “Lisboa”, un giornale del pomeriggio. E’ un uomo solitario, parla con il ritratto defunto della moglie e la sua vita va avanti intervallata da omelette aromatiche e ovviamente limonate. Pereira sostiene di definirsi così:

“sono solo un oscuro direttore della pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio, faccio qualche ricorrenza di scrittori illustri e traduco racconti dell’Ottocento francese, di più non si può fare….

Gli venne in mente la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come se fosse già morto. Da quando era scomparsa sua moglie lui viveva come se fosse morto”.

Finché un incontro con la morte, con l’anima, con un uomo, una donna o un dottore, cambiano definitivamente la sua vita.

Tabucchi ci racconta con gli occhi di Pereira come il popolo portoghese si stava preparando alla seconda guerra mondiale e come seguiva le vicende della Spagna. La censura, le soffiate, la diffidenza e la “follia” di un uomo che rinuncia alla normalità per tornare a vivere.

Un libro molto riflessivo, a cui tuttora penso, che non mi ha subito preso ma che una volta diradata la nebbia mi ha proprio conquistata.

Lo consiglio.

Buona lettura!!

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