Sorelle Materassi
Letteratura italiana
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Le sorelle
Bel libro degli anni '30 del Novecento italiano di A. Palazzeschi, autore certamente da riscoprire.
Nei pressi di quelle "colline amenissime" che circondano Firenze c'è la dimora delle note e molto ambite ricamatrici Sorelle Materassi, o meglio "come si legge in testa alle loro fatture (...): 'Cucitrici di Bianco-Corredi da Spose' " .
Due sorelle giunte, o quasi, ai 50 anni, "indissolubilmente unite e zitelle" .
Abilissime, ricevono ordinazioni da una clientela variegata : dame aristocratiche, prelati e qualche cocotte.
Veramente, le sorelle non erano due bensì quattro, di cui una defunta con un orfano quattordicenne che sarà l'unico protagonista maschile in quella casa di donne.
Palazzeschi ha una prosa gradevolissima, scoppiettante di humor, capace di rappresentare le attempate signorine con tratti irresistibili, senza tuttavia ridurle a mera parodia : sa cogliere pure l'umanità semplice e complessa di queste singolari figure femminili capaci di trovare un'emancipazione socio-economica fra le rare modalità che l'epoca concedeva alle donne.
Nella loro dignità si troveranno pure coinvolte in momenti inconsuetamente 'moderni' : "'Era la vita, quella, o si recitava una commedia?' . L'una cosa nell'altra: tutte e due le cose insieme" .
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narrativa italiana
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Drammatico e grottesco
Passeggiando tra le amene campagne e colline che circondano Firenze ci si imbatte in un insieme di case che si chiama Santa Maria a Coverciano. Qui l'attenzione è subito attirata da un'abitazione bassa e oblunga, con le sue persiane verdi, gli scalini di pietra, le inferriate bianche e arrugginite e il cancello d'ingresso, niveo e rugginoso anch'esso, che rimane aperto a metà tutto l'anno, sia il giorno che la notte. Ma ciò che più accende la curiosità è il sostare frequente di automobili signorili davanti a questo cancello, e il gran via vai di gente che ne deriva, tutte persone di un certo lignaggio, dalle eleganti signore alle fiorenti fanciulle, fino ai prelati d'alto rango. La giustificazione di questo trambusto è da ricercare nell'attività delle padrone del casolare, Teresa e Carolina, inequivocabilmente indicata nella dicitura in testa alle loro fatture: SORELLE MATERASSI Cucitrici di Bianco - Corredi da Spose. Una vita interamente dedicata al lavoro, anche se in questo caso si potrebbe quasi parlare di arte per la bellezza e precisione delle loro creazioni che le hanno rese famose e le hanno portate fino al Santo Padre. Per le due abili sarte ormai a cavallo dei cinquant'anni non c'è mai stato posto per la vita privata, per un piccolo svago, per una distrazione, per l'amore, se non nei loro sogni e nelle fantasie che si raccontano l'un l'altra durante l'unica sosta settimanale dal cucito e dal ricamo, quando la domenica pomeriggio, agghindate di tutto punto alla loro comica maniera, si affacciano alla finestra che dà sulla via e mentre osservano la gente che passa si abbandonano ad improbabili e fantasiosi ricordi di amori impossibili della loro passata gioventù. A movimentare queste malinconiche esistenze ci pensa il nipote Remo che entra come un raggio di luce in queste vite buie, regalando alle tenere zie una nuova ragione di vita e l'illusione di aver finalmente colmato il loro vuoto. Remo però si rivela ben presto un fannullone, un parassita, un prepotente, un subdolo. Compreso il forte ascendente che ha sulle zie e sulla loro devota domestica Niobe, le sfrutta fino all'osso, le manipola a suo piacimento, le riduce, per dirla a suo modo, allo stato di “scimmie addomesticate”. Spendendo e spandendo fior di quattrini in moto, auto, abiti eleganti e baccanali dilapida in poco tempo tutte le ricchezze accumulate delle donne in anni di duro lavoro, le trascina nei suoi bagordi facendo sì che tutta la stima e il rispetto di cui godevano si trasformino in sdegno e derisione. Ma il loro amore incondizionato, la loro adorazione quasi mistica nei confronti del nipote non cesserà neanche davanti al più bieco sopruso, al più umiliante scherno, al più pesante debito, al più triste abbandono. Ironia e malinconia si fondono in questo bel romanzo di Palazzeschi che disegna un ritratto romantico e divertente dell’Italia di inizio Novecento. Lo stile piacevole accompagna l’alternarsi di scene drammatiche e di situazioni grottesche, le descrizioni sono gradevoli e dettagliate, l’introspezione dei personaggi è profonda e interessante tranne che per Remo, la cui personalità rimane un mistero nascosto dietro un ghigno glaciale e incantatore. Il messaggio potrebbe essere duplice: da un lato c’è la conferma di come il gli affetti non si comprino con il denaro e di come quest’ultimo andrebbe usato con il giusto equilibrio, non accumulandolo senza goderne né sperperandolo senza ritegno; dall’altro si sottolinea quanto sia pericoloso farsi trasportare eccessivamente dai sentimenti, soprattutto quando questi siano unilaterali, ma al tempo stesso quanto sia bello e potente l’amore quando permette di dare senza chiedere nulla in cambio.
Sorelle Materassi
attuale!
La storia delle "Sorelle Materassi" è ambientate nel lontano 1918 eppure è attualissima. La vita delle sorelle Materassi viene sconvolta un giorno dall'arrivo in casa del nipote Remo, loro che avevano una situazione economica eccellente visto che si dedicavano solo al lavoro di ricamo per signore dell'alta società e per la chiesa senza mai intaccare il patrimonio conquistato, non avevano nessuno svago e si sentivano un gradino più alto rispetto agli abitanti del piccolo paese toscano di Settignano. Donne zitelle non sapevano neppure che cos'era l'amore ma poi il nipote arriva e i loro averi piano piano si consumano. Il giovane con le zie fa tutto quello che vuole loro se ne sono completamente invaghite sono alla sua mercè. I soldi finiscono diventano povere senza neanche un pezzo di pane, lui se ne va in America con la moglie Peggy sposata solo perchè pare molto molto ricca....
Il libro è contornato anche da altri personaggi molto interessanti:la serva Niobe (anche lei presa fin nel midollo dal giovane nipote!), la sorella Giselda (che odia con tutta se stessa il genere maschile), Palle (l'amico e l'ombra di Remo), i paesani (pettegoli,invidiosi che assistono alla vicende fino a quando non hanno la loro rivincita personale sulle altezzose sorelle quando cadono in povertà) e i paesaggi toscani (così ben descritti dall'autore). Il motto di Remo secondo me è: "è bene vivere cento giorni da leone che uno da nessuno" a scapito di chiunque gli stia intorno un amore totale solo per se stesso. Le sorelle Materassi nonostante l'amore che non hanno mai provato per un uomo perchè zitelle e atrofizzate come donne lo riversano tutto verso quel nipote che invece con gli amici le mortifica dicendo "sono le mie scimmie ammaestrate"! Un ritratto veramente geniale Palazzeschi è da scoprire e da far scoprire ai giovani che vanno a scuola ancora oggi!
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I paradossi degli affetti familiari...
Un grande classico della letteratura italiana.
Con ironia ed arguzia l'autore ci presenta la vicenda di queste due figure femminili collocate in un'altra epoca, tuttavia non troppo lontana da noi che allevano un nipote e che investono nell'affetto di lui tutte le loro possibilità ed energie...
L'ingrato nipote le spoglierà poi di tutte le loro sostanze, del loro denaro accumulato faticosamente negli anni con il lavoro di ricamatrici...per poi fuggire all'estero con un'ereditiera americana...lasciandole sole e senza una lira in tasca...
Il paradosso dell'affetto sta proprio nel costruire questa storia che prosegue fra luci ed ombre, nel rimpianto, nella nostalgia quando ormai ogni illusione fugge e tutto ciò che si credeva netto e sicuro, ha svoltato inequivocabilmente l'angolo per lasciare posto alla decadenza e alla solitudine...
La lezione di questo libro è proprio questa: non è detto che il dare tutto ci dia la sicurezza di ricevere altrettanto nell'amore, nei soldi, nella sollecitudine, nell'attenzione verso l'altro, si può anche dispensare ogni cosa per ritrovarsi poi in fondo con un pugno di mosche...
Che tristezza...
Storie di questo tipo avvengono anche oggi, in cui parenti avidi
spogliano di ogni ricchezza i poveri vecchietti, tranne parcheggiarli poi in ospedali ed ospizi perchè gli recano noie...
Un elogio quindi per lo spirito innovativo dell'autore che ha saputo raccontare una storia che può essere collocata senza problemi in ogni epoca.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666