So che un giorno tornerai
Letteratura italiana
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Un amore indimenticabile
Luca Bianchini pubblica So che un giorno tornerai: un libro giovanile, fresco, intenso ed accattivante, anche se torna indietro nel tempo.
Una storia che ritorna ai mitici anni Sessanta, in una Trieste particolare, terra di confine:
“Trieste era una città di frontiera dove le barriere venivano continuamente abbattute liberando ogni sorta di freno inibitorio.”.
Lì vivevano i Pipan:
“I Pipan abitavano in una casa su due piani- non collegati tra loro- in via della Bora, dietro il campanile di Santa Maria Maggiore. Le camere di Angela e dei suoi fratelli erano al piano superiore, mentre la cuna, il bagno e la camera da letto dei genitori si trovavano al piano di sotto. Per accedere alle stanze dei ragazzi bisognava passare da una scala esterna, il che rendeva l’abitazione un po’ scomoda ma anche utile se si voleva uscire indisturbati. Angela era la star della famiglia. La ragazza più bella di San Giusto, e una delle più belle di Trieste. I suoi fratelli erano da sempre orgogliosi di lei, la proteggevano, la spiavano mentre si provava gli abiti e pendevano dalle sue labbra.”
Ed Angela, ora è in preda alla disperazione più assoluta: è diventata madre, ma di una bambina. Non del maschio che poteva essere riconosciuto. E il nascituro non ha un padre. Già il padre. L’amore assoluto di Angela, peccato che costui sia già sposato. Pasquale, infatti, è:
“uno dei primi”jeansinari” del mercato di piazza Ponterosso. Era venuto su dalla Calabria e aveva trovato a Trieste la mecca con cui arricchirsi: vendeva jeans Rifle a centinaia di jugoslavi che inondavano ogni giorno le vie del borgo teresiano per accaparrarsi quel simbolo tanto desiderato dell’Occidente. Era il più bravo a trattare i prezzi, e il rischio era la sua forza. (…) Pasquale aveva conosciuto Angela alla pasticceria La Bomboniera, dove lavorava come commessa, e se n’era subito innamorato, come fanno i latin lover quando ci mettono un po’ di cuore. “.
Angela si assume le sue responsabilità, ma ben presto capisce che non ce la fa. E’ sola, giovane, e ha tanta voglia di vivere. E poi ha conosciuto Ferruccio, originario di Bassano del Grappa. Non è proprio il suo amore vero, ma le offre una scappatoia liberatoria. E lei l’accetta, abbandonando la piccola Emma nelle mani della famiglia Pipan, ben sapendo che sarà ben accudita. Emma viene circondata dall’affetto, libera ed anticonformista. Ma un giorno il confronto emette una amara sentenza:
“Ma che razza di madre sei? (…) Tu ei stata una madre veramente mediocre, lasciatelo dire. Ossessionata da te stessa…. E mi hai abbandonato qui. A me non fregava niente che tu venissi facendo la splendida portandomi i regali. Io volevo solo te. Volevo il tuo calore, le tue sgridate. Tu invece mi permettevi tutto solo perché ti sentivi in colpa ed è un miracolo che io ce l’abbia fatta lo stesso. “.
Un bel libro che raccoglie tanti temi di riflessione: l’amore e le sue differenti angolazioni, il primo amore, gli amori che non si dimenticano mai, l’evoluzione nel corso del tempo…. Una storia che sa di famiglia, di sentimenti. Si sente profonda la dolce malinconia dell’autunno, quella stagione che incanta con i suoi colori, preludio dell’inverno che sta per arrivare, un qualcosa di indefinito che ancora non è, e qualcos’altro che non è più. Una storia che parla al cuore dei lettori, che esalta i sentimenti, con ironia e poesia in ugual misura. Una narrazione ben articolata e congegnata, personaggi indimenticabili, forti e ben descritti, una prosa soave e leggera che conquista.