Narrativa italiana Romanzi Si è fatto tutto il possibile
 

Si è fatto tutto il possibile Si è fatto tutto il possibile

Si è fatto tutto il possibile

Letteratura italiana

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È mattina presto. Un uomo è chiuso nel suo studio di primario, in ospedale. E ricorda. Quell'uomo è Mario Valenti, anestesista, docente universitario e professionista navigato, uno che la vita l'ha "sempre presa in pugno" e tenuta ben salda. Nella solitudine della sua stanza, quell'uomo ricostruisce l'opprimente cadenza degli eventi che l'hanno portato fin lì. La sua vita, a un certo punto, sembra essersi trasformata in un domino le cui tessere si abbattono una dopo l'altra. A mettere in moto la reazione a catena è stato un tragico errore in sala operatoria: l'aver scambiato una fiala e iniettato al paziente un farmaco sbagliato, provocandone la morte. Da allora, il corso della sua esistenza risulta ineluttabilmente alterato. Lui, che pure aveva progressivamente spostato in avanti il proprio limite del giusto, del lecito, del possibile, in nome della carriera, del potere, della soddisfazione personale, adesso è smarrito. E il peso che si è ritrovato addosso lentamente lo schiaccia.



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Si è fatto tutto il possibile 2013-05-31 03:17:54 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    31 Mag, 2013
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Il dramma racchiuso in una frase fatta

“Si è fatto tutto il possibile” è una frase di routine che viene utilizzata in momenti estremi. In sé condensa – così penso io, io che medico non sono - almeno tre istanze del medico che la pronuncia.
1) Il desiderio di far valere un’attenuante generica di fronte a un insuccesso chirurgico: oltre certi limiti, l’uomo non può arrivare; talvolta la natura è così crudele e la malattia talmente cattiva che l’uomo può soltanto esperire un tentativo di strenua opposizione.
2) Lo scrupolo di esprimere l’impegno e l’abnegazione profusa nell’intento di salvare una vita in condizioni disperate; e il rammarico di non avercela fatta.
3) L’ansia di comunicare la propria personale partecipazione a un dolore che colpisce i cari del paziente che è deceduto durante o dopo l’intervento chirurgico.
Questo romanzo narra di un tragico errore medico, perché purtroppo anche questo accade ed “errare humanum est”.
Mario Valenti è primario anestesista ed è un uomo di successo. Purtroppo un giorno – per stanchezza, leggerezza, disattenzione o fatalità - in sala operatoria scambia una fiala e inietta al paziente il farmaco sbagliato.
Lo ritroviamo chiuso nella stanza di primario d’ospedale, a riflettere sulle conseguenze che il suo gesto ha provocato, rivedendo in un drammatico flash back tutta la vita professionale e personale, passata in poco tempo “dalle stelle alle stalle”.
Rimorso, colpa e senso di fallimento hanno il sopravvento su una persona che ha sfidato la vita, alzando sempre più l’asticella e oltrepassando il segno in nome di carriera, denaro e potere.
Ho apprezzato questo testo, che si legge in un attimo perché avvince e perché è narrato con semplicità, per due motivi sostanziali.
Primo: per l’onestà con la quale “uno del mestiere” (l’autore è medico) mette a nudo alcuni meccanismi del mondo ospedaliero e ne demistifica taluni aspetti come il rapporto di “potere”, qualche volta anche arrogante, che si instaura tra medico e paziente.
Secondo: l’epopea di Mario Valenti è tutt’altro che infrequente. Quante volte a un periodo di successo, nel quale ci si sente invincibili, segue un’epoca di buio totale?

Bruno Elpis

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Si è fatto tutto il possibile 2008-12-24 20:24:51 Emiliano Risuglia
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Opinione inserita da Emiliano Risuglia    24 Dicembre, 2008

critica al sig. Bosoni

Volevo Risp. al Sig.Bosoni riguardo la critica feroce fatta su questo libro. Forse il Sig.Bosoni non avrà mai lavorato in vita sua e forse, e dico forse, non ha mai varcato un reparto di Terapia Intensiva, perchè questo libro è di una veridicità disarmante, e per chi come me lavora in questo ambiente aiuta tanto e soprattutto, fa riflettere.

Volevo fare i miei più sinceri complimenti al Sig. Venturino, augurandogli mille di questi libri, perchè se questo è lo spirito di uno scrittore, leggerò ogni suo libro scritto da esso. Per finire volevo ribadire a Sig. Bosoni di andare almeno una volta nella sua vita a vedere un reparto di terapia Intensiva, in modo tale da capire che questo libro gli può solo che aprire la sua mente.

Risuglia Emiliano

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Si è fatto tutto il possibile 2008-11-13 08:28:26 Mauro Bosoni
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Opinione inserita da Mauro Bosoni    13 Novembre, 2008

Un libro inutile

Marco Venturino è un medico che estrae dal cassetto il suo romanzo convinto di aver scritto un capolavoro. E'incoraggiato naturalmente dai familiari e dai colleghi (Umberto Veronesi addirittura)del cui giudizio si bea. Mondadori, in questo clima da bassa epoca, glielo pubblica (18 euro il prezzo!!!!!!)e tutti sono contenti. Tutti tranne il lettore che si trova di fronte ad una ridicola storiella piena di ovvietà e luoghi comuni, dialoghi fragilissimi tenuti insieme con la colla della presunzione, personaggi privi di spessore psicologico mossi da una mano inesperta ma abile nel pasticciare. Il Prof. Valenti non desta alcuna pena, ma antipatia e rabbia per la sua supponenza ed esiguità morale. La stessa rabbia desta il dott. Venturino che ha illuso il lettore il quale si aspettava una storia ospedaliera alla maniera di "COMA" o un onesto racconto come "Nonostante le amorevoli cure" di Maurizio Clerici; invece si è trovato fra le mani una cartacea fiction mal rappresentata e ancor peggio scritta. Tutto questo non è un imbroglio?

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Si è fatto tutto il possibile 2008-10-10 05:58:56 Fabrizio
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Opinione inserita da Fabrizio    10 Ottobre, 2008

Un romanzo tragico

Libro maledettamente crudo e veritiero. Lascia sgomenti l'epilogo, ma nel dipanarsi del racconto, mano a mano che il protagonista si racconta, si capisce che non poteva finire altro così. Un unico appunto: personaggi come il Cesare, che con ogni evidenza l'Autore eleva al di sopra degli alri, per essere l'unico a vivere l'Amore assoluto e perfetto, sono troppo belli per essere veri.

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Consigliato a chi ha letto...
E' uno spaccato spietato e senza scampo di una professione particolare (che condivido con l'Autore) nel suo lato più oscuro e temuto: la morte di un paziente per colpa della disattenzione. Malgrado si creda di aver imparato a convivere con questo rischio, quando succede può saltare tutto. Anche la persona più navigata e abile ("un vincente") può veder deflagrare ogni punto di riferimento, specie se (come vuole il proverbio) più eventi destabilizzanti si verificano contemporaneamente, nel caso del protagonista lo sfacelo della sua famiglia. Colpisce profondamente vedere come un elevato status sociale possa finire per essere una gabbia mortale: al di fuori di essa non si concepisce nemmeno che si possa sopravvivere.
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