Severina
Letteratura italiana
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Un tragico passo verso la fratellanza
"Nessuna vocazione è vera se esige il sacrifizio della ragione, nessun voto di obbedienza vale se è contro la coscienza". Come può Severina, giovane suora testimone oculare di un atroce fatto di sangue commesso dalla polizia, dichiarare il falso ed attenersi alla versione di comodo impostale dai suoi superiori per venire incontro alle esigenze della questura? Nella nostra eroina gli ideali della giustizia e della verità sono troppo forti per sottostare a questa subdola imposizione e la ragazza non potrà fare altro che ascoltare il suo cuore e la sua coscienza e raccontare la verità. Da questo momento in poi la sua vita non sarà più la stessa, perfino il suo animo subirà un impensabile stravolgimento. Severina perderà la fede, abbandonerà l'abito e rientrerà nel mondo laico piena di speranza e buoni propositi, accorgendosi però troppo presto che anche fuori dalle mura del convento il suo atto di coraggio e di correttezza continuerà a perseguitarla, punto di non ritorno di una funesta parabola discendente che non potrà che terminare in tragedia. Lasciato incompleto dall'autore e pubblicato postumo grazie al lavoro di revisione e completamento della moglie, questo libro ha tutte le caratteristiche peculiari della produzione letteraria di Silone: la vana lotta dei poveri, dei deboli, degli oppressi per riscattare la propria condizione; l'arroganza, la perfidia, l'indifferenza con cui i poteri forti procedono sulla propria strada senza curarsi di chi vanno a calpestare; l'ineluttabilità di un destino che finisce sempre per far soccombere i primi e far avanzare i secondi. Attraverso i pensieri e le parole di Severina e di Don Gabriele, altro personaggio chiave dell'opera, si manifesta la grande capacità del compianto scrittore abruzzese di raccontare i turbamenti che stravolgono l'animo umano e si accendono interessanti questioni filosofiche che riguardano la vita, la politica e la religione. Molto bello, a tal proposito, l'avvincente dialogo del quarto capitolo. Ma al di là dei contenuti, il libro spicca anche per lo stile pregevole, per la trama interessante e per il coinvolgimento emotivo che riesce a generare nel lettore. Severina è un romanzo contro le ipocrisie della religione, contro la violenta tracotanza dei poteri forti, contro le ignobili connivenze tra Stato e Chiesa, contro l'omertà, la menzogna, gli stupidi preconcetti. È un romanzo a favore della verità, della speranza, dell'uguaglianza sociale e materiale di tutti gli uomini. Severina è, infine, una storia senza tempo e senza spazio perché, per le tematiche affrontate, si adatta a qualsiasi epoca, a qualunque paese, ad ogni tipo di società e di credo religioso. "Al convento le suore si chiamavano 'sorella'. Non biasimava certo quell'usanza innocente, però la vera fratellanza era da ricercare altrove, fra la gente umiliata dalla vita, incatenata alla sua sorte, incapace di risolverla: schiavi legati da catene invisibili che solo mani fraterne potrebbero forse sciogliere. Ma come farlo? Come poteva fare lei, incapace per ora di dominare perfino il proprio destino? Si rallegrava di partecipare al corteo di protesta: era un gesto semplice ma forse sarebbe già stato un passo verso quella fratellanza".
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Spes ultima Dea
Il 22 agosto 1978 Ignazio Silone, malato da lungo tempo, morì in una clinica di Ginevra. Si chiuse così all’estero l’esistenza di uno che può essere considerato uno dei maggiori narratori italiani, autore di numerose opere di eccellente, se non addirittura notevole qualità. La sua passione per la scrittura non venne meno anche durante la sua malattia, tanto che quando si spense lasciò un romanzo incompiuto, La speranza di suor Severina, più conosciuto con l’abbreviazione di Severina. Il lavoro non era completo, nel senso che c’erano solo gli abbozzi degli ultimi due capitoli, mentre altri erano da rivedere e solo pochi potevano essere considerati definitivi o quasi. Stupì, quindi, quando nel 1981 il romanzo uscì per i tipi della Mondadori; a provvedere al completamento e a quanto necessario per rendere definitiva l’opera fu la moglie Darina, nella convinzione che del marito dovesse rimanere anche questo ricordo; tuttavia, troppo era ciò che non poteva definirsi completato e al di là del fatto che forse l’autore avrebbe magari provveduto a una profonda revisione, ne uscì un’opera che di Ignazio Silone conserva più lo spirito e l’ispirazione che la sua struttura, il che detto più in breve significa che è avvertibile l’intervento di un terzo nella stesura. Ho detto più sopra che pur tuttavia permane l’impronta dell’autore, soprattutto quel motivo ricorrente che si è andato accentuando negli anni e che potrei definire il messaggio di un riscatto dell’uomo che può avvenire solo grazie alla carità e alla speranza, e questo nonostante il pessimismo che contraddistingueva Silone, uomo non esattamente inquadrabile né dal punto di vista politico, nè da quello religioso; infatti un ideale di natura politica era presente in lui, una visione socialista del tutto personale, così come non gli mancava la fede, sebbene non si identificasse in una Chiesa cattolica dogmatica, ferma, incapace di mettere in pratica la dottrina del Cristo fra i suoi fedeli, soprattutto quelli più emarginati. Non sto lì a parlare della trama di questo romanzo, peraltro gradevole, mi limito solo a sottolineare che ancora una volta viene proposto l’invito alla Chiesa di non essere lontana dal mondo, ma di scendere in esso, perchè è inutile parlare di quanto ci ha lasciato Gesù Cristo, se poi non viene messo in pratica; l’eguaglianza non deve essere una vuota parola, la carità non deve essere una gentile concessione, la speranza, negli uomini e in Dio, deve essere la linea guida di un intero operato e così la redenzione e la salvezza non hanno senso se non in una visione collettiva, anziché individuale, come appunto farà suor Severina.
Non aggiungo altro, ma vi invito a leggere questo libro.