Sette uomini d'oro
Letteratura italiana
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Tre ex ragazzi e "il colpo del secolo"
Tre amici, un paesino nell'entroterra ligure, un bar e tanti sogni. Questi sono gli ingredienti de “7 uomini d’oro”.
Giggi (scritto proprio così per un errore dell’impiegato all'anagrafe), Cinghialone (per una passata disavventura con uno di quei suini) e Aurelio Fierro (come il cantante, ma da tutti conosciuto come Meninbelino per il suo intercalare), sono ragazzi che vivono a Castagnabuona in provincia di Genova e sognano di fare il colpo della loro vita come i personaggi del film che dà il titolo al libro, quello con Rossana Podestà e Philippe Leroy, che i ragazzi hanno visto decine di volte. Ma con la maturità i sogni si appannano e svaniscono nella grigia realtà quotidiana, tra matrimoni mal riusciti, lavori frustranti e malpagati, ed i rovesci a cui la vita ci sottopone, sinché …
… Sinché qualcosa scatta: Cinghialone vuole riscattare la sua ragazza, una prostituta ecuadoriana racchia e schiavizzata da un boss della malavita. Pensa che il modo migliore di farlo sia con i soldi rubati allo stesso capobanda. L’occasione si presente durante il viaggio del Capo a Marsiglia per un importante incontro al vertice della malavita. Non tutto andrà secondo quanto programmato, anzi. Ma forse l’esito sarà anche migliore di quanto loro stessi abbiano mai osato sognare.
Il romanzo di Licalzi corre via rapido e lieve come una favola. I personaggi, veramente naïf, sono simpatici ed accattivanti per la loro intrinseca ingenuità. La storia, per quanto abbastanza fantasiosa ed improbabile, corre rapida come un treno, anzi, come uno di quei tramvetti che collegavano le periferie di un tempo. Lo stile usato è leggero e garbato.
In generale, quindi, si può dire che il cocktail è riuscito gradevole al palato. L’altro lato della medaglia, però, ci mostra una storia abbastanza esile e sin troppo lineare. Gli stessi contrattempi si succedono uno dopo l’altro e vengono risolti in sequenza, come per gli ostacoli di un videogioco, senza lasciare strascichi. La narrazione è scorrevole, ma forse sin troppo disimpegnata. I personaggi sono stati tratteggiati con rapidi colpi di una matita con la punta eccessivamente tenera, che ha lasciato un tratto troppo delicato e sfumato. Insomma ne è risultata una storia lieve come un sogno ad occhi aperti che ci lascia col sorriso sulle labbra, ma che scordiamo molto in fretta.
“7 uomini d’oro”, però, ha un merito ineffabile: sinché ne scorriamo le pagine ci dà l’illusione che i sogni si possano realizzare per davvero. Anche solo per questo vale la lettura, poiché ci dona qualche ora di piacevole spensieratezza.
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In genere è consigliabile a chi vuol trascorrere qualche ora (poche, il libro è molto breve) in assoluta serenità, staccando la spina e sorridendo di beatitudine "virtuale".
Per chi ama sognare ad occhi aperti
Un racconto leggero leggero che va giù come un bicchiere di acqua fresca in un pomeriggio d'Agosto.
Chiariamo : non siamo davanti ad un capolavoro, neanche ad un libro indimenticabile e probabilmente nemmeno al miglior libro di Licalzi...e allora ?
E allora questa è la storia che tanti di noi hanno fantasticato tra l'adolescenza e la gioventù : l'amore, il coraggio tirato fuori quando serve, un "colpo" che ti riempie di soldi e ti fa "svoltare" verso un futuro privo di preoccupazioni, lasciandosi alle spalle i problemi della vita quotidiana e portandosi appresso solo gli amici VERI, quelli che condividono il tuo stesso sogno.
Il tutto vissuto da adulti che ancora sembrano guardare il mondo con gli occhi di un ragazzino, come se i soldi potessero fare la felicità , come se la storia che ci racconta Licalzi fosse vera o plausibile. Non lo è , è addirittura inverosimile nell'accanirsi di circostanze sfortunate e poi fortunate, il finale poi fa quasi sorridere...ma è il finale di un sogno da ragazzo...che è rimasto sepolto nel cuore di quel ragazzo ora diventato uomo.
E una volta tanto fa bene un libro per sognare ad occhi aperti , proprio perchè sai che la vita spesso è molto diversa.
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Carino!
A me il racconto è piaciuto eccome. L'ho trovato divertente e scanzonato. Confesso però che si tratta del primo libro di Licalzi che leggo quindi vista l'altra recensione immagino che le sue precedenti fatiche siano ancora migliori. Mi riprometto di verificarlo quanto prima. Questo piccolo romanzo è ambientato nella Valle Scrivia in un piccolo paese ed ha come protagonisti tre amici che si trovano quasi casualmente a concretizzare insieme il sogno della loro infanzia, quello di realizzare il colpo perfetto derubando un esponente della malavita genovese. Il racconto è ricco di aneddoti e dialoghi veramente simpatici. Consigliato.
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Che delusione!
Ho letto praticamente tutto quello che Licalzi ha scritto e questa sua ultima "fatica" mi ha enormemente deluso. Un racconto senza né anima né corpo. I protagonisti costruiti come delle macchiette da "soliti ignoti" con l'intento di scrivere una sceneggiatura e non una storia. Lo sconsiglio a chi abbia una buona opinione di Licalzi per quanto aveva fino ad ora scritto.