Seta
Letteratura italiana
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Lieve come seta
Seta, leggera e impalpabile, delicata come le poetiche parole di questo racconto. Come un velo di chiffon questa storia, semplice ma non per questo vuota, essenziale ma estremamente ricca di senso e valore. Baricco tesse la sua trama di seta pregiata, avvolge l’amore in un tessuto prezioso e ci consegna una storia estremamente piacevole e intensa. Un amore che sta al suo posto, talmente alto e puro da essere in grado di mettersi da parte, senza sparire, amplificandosi ed espandendosi oltre la vita stessa.
Racconta di vite, di viaggi, alla ricerca di qualcosa che in realtà è già presente, evidente e talmente vicino da non essere preso in considerazione pienamente, come se un sottile velo di organza impedisse una visione limpida delle cose.
Questo racconto apre gli occhi sulle nostre vite, elimina anche quel leggero velo, vite spesso travagliate alla ricerca di esperienze impossibili, di amori difficili, di scintille di fuoco che sono solo assopite sotto la cenere di cui ricopriamo il nostro cuore.
Eccezionale l’immagine che emerge dell’amore, un sentimento che non deve conoscere egoismo, un’emozione che deve mirare alla felicità dell’altra persona ancor prima che della nostra, godere nel vedere la gioia nel cuore dell’altro.
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Profumo d’Oriente
Quando leggo un libro di cui mi sono appassionata, alla conclusione, trascorro un periodo di “vedovanza”, di disinteresse alla lettura, più o meno lungo. Forse per assaporare il libro appena finito o forse per paura di essere delusa di un confronto, avendo ancora chiaro il sapore del precedente. La mia ultima vedovanza è durata qualche mese e ho riaperto le danze delle mie letture con Seta. Per me è stato il primo Romanzo di Barrico ma da tempo volevo conoscere questo autore.
Beh, che dire, mi è piaciuto tantissimo!
Ho amato questo stile sintetico, delicato, apparentemente asettico ma che ti trasporta nei sentimenti del protagonista fino a farti impersonare i suoi sogni, i suoi desideri e le sue paure.
Ho vissuto la crescita morale del protagonista, non ambizioso, che godeva della poca felicità e fortuna della vita (anche questa non sudata ma capitata giusto per caso). Sembra che Herné non abbia scelto nulla del suo vissuto ma che gli sia stato quasi tutto imposto. Descrive la moglie con tenerezza, non passione ma amore. E nel trascorrere della vita gli capita, così senza lottare ne fare resistenza, la possibilità di raggiungere mondo lontani per il bene della comunità economica della sua zona: il Giappone.
È travolgente la descrizione di questa cultura e popolazione molto differente dalla Francia di fine 1800.
Si assapora la tradizione di un Giappone di una volta.
La storia d’amore (platonica) in sè non è nulla di innovativo. La fine con la scoperta di un animo della moglie (post mortem) superiore a quanto l’avesse mai giudicata in vita anche questo non ha nulla di innovativo.
La consapevolezza che il vero amore sia stato quello vissuto piuttosto che quello sognato anche questa strada è stata già percorsa da altro romanzi sentimentali.
Quello per cui, quindi, reputo molto valido questo libro non è la trama in sé, ma lo stile in cui è trattato il Romanzo e il meraviglioso profumo delle atmosfere di oriente del secolo XIX.
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La leggerezza sensuale dei silenzi
Impalpabile, leggero, prezioso quanto il tessuto della seta che nasce da piccole uova insignificanti. La seta richiede il rispetto dei tempi e la cura delle larve, la raccolta delle foglie di gelso ed un importante lavoro successivo.
Primo libro che leggo di Baricco. Molte le emozioni che suscitano le parole o, forse, le parole non dette e non scritte.
Hervé Joncour, mercante di bachi da seta della Lavilledieu, prende una decisione. Ad incitarlo il suo mentore che una decina di anni prima lo avviò a questo mestiere, Baldabiou. Uomo, quest'ultimo, silenzioso, al quale bastano parole secche e sguardi diretti per dettare legge nel settore della bachicoltura che traina l'economia del paese.
Le uova di bachi da seta sono malati, muoiono ma non ovunque è arrivata la malattia che le colpisce. Giappone, ecco la soluzione. Siamo nella seconda metà dell'800 ed il paese del Sol Levante è appena aperto alle rotte mercantili. Nessuno sa come la situazione laggiù. Si decide che ad andare sarà proprio Hervé Joncour. Saluta la moglie Hélène e si avvia in autunno per tornare con il bottino per la domenica di Pasqua. Così per alcuni anni il viaggio, lungo, estenuante e rischioso si ripete.
Il nostro protagonista è un uomo benestante, tranquillo, che guarda la vita scorrere ma il Giappone in quei quattro viaggi lo attrae. Una ragazza dagli occhi occidentali con lo sguardo basso, che lo guarda. A tratti emerge l'impalpabile emozione della sensualità e della malinconia. La vita scorre per il giovane uomo fino ad una lettera scritta in giapponese.
La vita lieve con la moglie, pochi sentimenti e poca introspezione eppure dalle frasi descrittive l'autore ci guida. Ci ritroviamo nella seta attorno alle dita, sentiamo la morbidezza del tessuto. Sentiamo la tristezza e l'amore, il rammarico e la nostalgia. Poi tutto cambia. La storia ci riporta alla realtà ma anche ai sogni.
Cosa cerchiamo nella parte più nascosta della nostra anima? Quante sensazioni non dette, quante parole taciute, quanto amore profondo può nascondere una lacrima o un silenzio? Lo sentiamo dalle parole di una donna, scritte nero su bianco, lo scopriamo con la leggerezza che una donna può portare attorno e dentro sé.
Libro sottile, libro penetrante e sensuale. Lettura che dona sensazioni interiori inspiegabili, ancor prima di emozioni, queste ultime scorrono, le sensazioni restano.
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Ipnotico e sensuale
Due soli aggettivi: ipnotico e sensuale.
Ti lascia addosso una sensazione impalpabile come il leggerissimo tessuto di cui tratta, delicato e raffinatissimo.
È come se, anziché leggere questa storia, io l'avessi solo percepita, come un'esperienza sensoriale, un viaggio alla fine del mondo, dove "l'inspiegabile spettacolo, lieve, della vita" può essere osservato sulla superficie dell'acqua di un lago.
È la storia di un uomo che ha l'atteggiamento di chi non ha il coraggio di vivere davvero la propria vita, ma solo guardarla da lontano.
È la storia di un amore, anzi...di due: uno conosciuto, silenzioso e tenace nel tempo, ed uno sconosciuto, inarrivabile, sfiorato e mai vissuto.
Si può morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai?
Non c'è altro da aggiungere, il resto bisogna "viverlo" leggendo...
Non sono una grande conoscitrice di Baricco, precedentemente avevo letto solo "Oceano mare" che, dopo un iniziale spaesamento, mi aveva molto affascinata, coinvolta, incantata.
Qui ho ritrovato le stesse sensazioni rarefatte, la stessa prosa asciutta, ma anche poetica...che spesso si ripete, si avvolge su se stessa, quasi come un mantra.
Percepisco in lui la capacità di usare le parole come un musicista fa con le note...
Un racconto emozionale e suggestivo che, proprio come la musica, non si può descrivere, ma solo sentire (e non con le orecchie).
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Leggero come la seta, delicato come l'amore
Il romanzo si svolge tra l’immaginaria cittadina francese di Lavilledieu e il Giappone, nella seconda metà del 1800.
Mentre Lincoln combatte una guerra di cui non vedrà la fine e Flaubert scrive una delle sue opere più importanti, il trentenne francese Hervé Joncour, eludendo la carriera militare che suo padre pensava per lui, trae profitti comprando bachi da seta da rivendere al miglior offerente. In breve tempo, egli diviene ricco e tutta l’economia della sua città si reggerà sulla bachicoltura. Purtroppo, un’epidemia colpisce i bachi da seta di tutti i paesi europei e africani. Hervè e il saggio Baldabiou concordano di cercare delle uova sane in Giappone, paese isolato dal resto del mondo dal punto di vista commerciale e che ancora vive in una sorta di tardivo Medioevo. Attraversando Europa e Asia, Hervè giunge in Giappone, dove è accolto al palazzo reale di Hara Kei, un uomo enigmatico che è sempre in compagnia di una ragazzina dalle fattezze occidentali. Tra i due nasce un'intensa attrazione, costituita solo da una triste danza di sguardi. Dopo aver fatto incetta di uova di bachi, Hervè fa ritorno a casa, dove l'aspetta la moglie Hélène. I bachi giapponesi sono sani, e l’economia di Lavilledieu è salva. Ma Hervè non riesce a dimenticare quella ragazza, che gli ha consegnato, furtivamente, un biglietto. “È uno strano dolore... morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai”, dirà a un certo punto. Cercando qualcuno in grado di tradurre il messaggio, Hervè conosce Madame Blanche, un’elegante signora di origini giapponesi che gestisce una casa di appuntamenti.
L’anno successivo, Hervé riparte per il Giappone motivato dagli interessi commerciali e dalla voglia di rivedere l’enigmatica ragazza: ci riesce, ma lei è sempre trincerata in un lontano sguardo pieno di desiderio. Intuendo che essa sia legata ad Hara Kei in qualche modo, Hervè conclude gli affari e riparte. Nei successivi anni, Hervè compirà altri viaggi, animati dalla speranza di incrociare lo sguardo profondo della ragazza. La moglie Hélène ha capito tutto e dirà che: “Se lui vuole andare laggiù, io posso solo dargli una ragione in più per tornare”.
1864: Hervè trova il Giappone distrutto dalla guerra civile. Riesce a trovare la carovana di Hara Kei, sfuggito dalla guerra, ma non rivede la ragazzina. Anzi, Hara Kei, che ormai è al corrente dell’attrazione tra i due, gli intima veemente di non far più ritorno in quel luogo. Così, Hervé rientra in Francia senza i bachi; l’intera economia di Lavilledieu precipita. Poco dopo, Hervè riceve una lettera interamente composta da ideogrammi giapponesi: è facile, per lui, dedurre che il mittente sia proprio la misteriosa ragazza, così ritorna da Madame Blanche per la traduzione. Nell’intensa lettera, la ragazza gli confessa l'amore che non ha mai potuto esprimergli ma … (non è spoiler) solo alcuni anni dopo, egli scoprirà una sconcertante verità su di lei, sperimentando nuove prospettive di vita.
Storia scorrevole, breve come tutti i testi di Baricco, in cui si alternano pagine di stile più aulico e fascinoso ad altre di minor intensità, restando però, nel complesso, sopra la media. E’ la storia di un amore, di una passione platonica vissuta, alternando nel racconto, punti di vista maschili e femminili e che lascia nel lettore una piacevole sensazione di delicata leggerezza.
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Amore essenza di vita
“Hervé Joncour aveva 32 anni.
Comprava e vendeva.
Bachi da seta.”
Con queste poche parole potrebbe descriversi quella che è l’anima della storia che Baricco ci pone davanti in questo libro. Seta, in queste quattro lettere sta la leggerezza, la sfuggevolezza e l’inconsistenza dell’esistenza umana, della vita e dei sentimenti di Hervé.
Siamo nell’Ottocento, in un paesino della Francia, Lavilledieu, e la vita di Hervé e della moglie Hèléne prosegue con ritmi costanti dettati dal ciclo di vita dei bachi da seta. Il protagonista d’altronde era “uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla”. Nel suo stesso nome, Hervé, che vuol dire forte e degno, si dipana l’ossimoro dell’esistenza di un uomo che non ha mai scelto nulla da solo. Né la carriera militare imposta dal padre, né la svolta come commerciante in bachi da seta, e i viaggi “fino alla fine del mondo”, in cui viene spinto dal suo amico fraterno Baldabiou.
Hervé si reca in Giappone per salvare l’economia di un paese messa in pericolo dall’epidemia di pebrina che rendeva inservibili le uova degli allevamenti europei e africani.
Dopo questo viaggio, e l’incontro con una ragazzina, la sua vita cambia inesorabilmente. Forse per la prima volta nella vita è lui in prima persona a decidere per se stesso, a voler rischiare tutto, a decidere di “viverla” questa vita, e non osservarla scorrere semplicemente. Baricco ci fa cogliere questo mutamento nella descrizione dei suoi viaggi, che si svolgono con itinerari e tempi sempre uguali, se non fosse per il significato che assume ogni volta il lago Bajkal: il Mare, l’Ultimo, il Demonio e il Santo. Sfumature che passano inosservate fino alla fine della storia, quando stanco e disilluso “nelle giornate di vento, scendeva al lago e passava ore a guardarlo, giacchè, disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”.
Vittima di un amore irreale, platonico, fatto di soli sguardi muti, si ritrova ad amare più di quanto abbia mai fatto, lui stesso confiderà a Baldabiou che “ E’ uno strano dolore morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai”. Scoprirà di avere avuto tutto ciò che contava e non averlo compreso fino a che non lo ha perso, perdendo la ragazzina occidentale e la devota moglie.
“Riempiva fogli e fogli di disegni strani, sembravano macchine. Una sera Hèléne gli chiese:
– Cosa sono?
– E’ una voliera.
– Una voliera?
– Si
– E a cosa serve?
(…) – Tu la riempi di uccelli, più che puoi, poi un giorno che ti succede qualcosa di felice la spalanchi, e li guardi volar via.”
E’ così che ancora una volta Baricco ci accompagna guidandoci per mano in un mondo interiore, quasi onirico, svelandoci la semplicità dell’esistenza umana che tutto racchiude nella parola AMORE.
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Seta di nome e di fatto.
Premetto che adoro Alessandro Baricco, i suoi libri sono sempre una piacevolissima scoperta: per lo stile essenzialmente semplice ma che nasconde una serie di sfumature, dettagli che è difficile spiegare a parole. In particolar modo, questo libro è inclassificabile nel senso che l'autore non mette in risalto la storia, il racconto in sè per sè ,quanto secondo il mio modesto parere, il modo in cui le cose accadano. Si pensi al fatto che viene messo in chiaro quasi subito che non si tratta di un racconto ne di un romanzo ma di una storia, di qualcosa che è accaduto (o che verosimilmente potrebbe accadere) e che ci viene trasmesso con delle descrizioni sensazionali e con una delicatezza, un riguardo, una scelta di parole tale che il lettore ha la sensazione di star facendo un sogno di quelli che mentre ci sono poi sfuggono; oserei dire effimero.
Lo consiglio calorosamente! soprattutto a quella categoria di lettori a cui accade che se un libro prende poi lo si legge d'un fiato (tipo me) poichè secondo me è un libro che in generale si fa leggere ma che se letto con quella passione, quell'ardore che alcuni riescono a provare quando leggono un libro che merita dà maggiore "appagamento", se così si può dire, una volta finito.
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Impercettibile come la seta.
Come tutti i racconti di Baricco, Seta è un racconto breve ma nello stesso tempo intenso ed enigmatico. Comprendere Baricco non è semplice, bisogna immedesimarsi nei suoi racconti e nei suoi personaggi. Solo così si è in grado di comprendere le sue storie. Siamo nell’Ottocento, periodo Romantico e come tale i protagonisti hanno anch’essi dei nomi romantici: Hervé ed Hélène. E’ ambientato in un paese romantico e tranquillo della Francia, Lavilledieu. Il protagonista, vive una vita semplice in questo paesino, vendendo e comprando bachi da seta. La sua vita continua nella normalità fin quando non deve recarsi in Giappone, per motivi economici, per salvare le filande ed i produttori di seta del paese. Così incomincia ad intraprendere lunghi viaggi, lontano dal suo paese, verso un luogo ignoto ed incerto. Non saprà cosa e chi troverà.
“E dove sarebbe, di preciso, questo Giappone? “
“Sempre dritto di là.”
“Fino alla fine del mondo.”
In quei tempi, il Giappone, luogo irreale e leggendario, non era un paese molto conosciuto, ed era molto difficile da raggiungere, era “ dall’altra parte del mondo”. Per Hervé il Giappone gli cambierà la vita. E’ proprio lì che il destino gli farà incontrare una ragazza, che gli sconvolgerà la sua esistenza. E proprio quando torna al suo paesino, che gli abitanti si rendono conto della sua diversità, c’e’ qualcosa in lui che è diverso, ma non sanno cosa, perche lui non è solito a raccontare i suoi viaggi.
Un giorno, racconta la sua verità, Baricco ce li descrive con delle frasi abbastanza toccanti, che racchiudono i suoi sentimenti più importanti.
“Non ho mai sentito nemmeno la sua voce.” (…)“E’ uno strano dolore.” “Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.”
Fu un amore platonico, un amore mai realizzato, un amore malinconico ma in realtà inesistente, un amore costituito da sguardi, ma che forse valgono più di mille parole… Dopo aver ricevuto un messaggio in codice proprio da questa ragazzina, che gli dice di ritornare; solo allora che lui, decide di tornare in Giappone. È andato alla ricerca di una donna sconosciuta, ma che gli affascina come la seta. E quando si rivedono, Baricco descrive questo amore platonico con due semplici frasi, descrive questi scambi di sguardi, in maniera intensa.
“ Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi. Era una specie di triste danza, segreta e impotente.”
Chi di noi , come Hervé, non e’ stato rapito da uno sguardo che ci ha fatto fantasticare nei pensieri??!
Ciò che è fondamentale nelle sue storie è il destino che circonda i personaggi, misto tra un velo di mistero e normalità. L‘uomo si può riconoscere in questa storia, il suo essere felice, avere una famiglia, ma nello stesso tempo desiderare di più, qualcosa di proibito che gli affascina. È forse proprio quando una persona ha tutto che decide di scappare, senza però comprendere quanto veramente vale ciò che si ha abbandonato. Si abbandona cercando qualcosa di meglio, senza sapere che quello che troverai potrebbe risultare solo privo di certezze, frivolo, insignificante ed indefinito. Il destino dell’uomo è desiderare il proibito, amare l’impossibile, andare alla ricerca di qualcosa ignota, misteriosa ma affascinante. Alla fine il protagonista farà una scoperta , che ci lascerà senza parole, comprenderà che in realtà non doveva andare tanto lontano per conoscere l’amore vero. Forse il protagonista doveva avere un “periodo di smarrimento” per comprendere che il vero amore era Hélèn. Hervé Joncour, capirà che è inutile seguire un amore vano, indefinito o meglio impercettibile come la seta, che ti sfugge via dalle mani, bensì capire chi è il suo amore vero, ma troppo tardi. E infine osservando il lago, egli vedeva l’inspiegabile spettacolo,lieve, che era la sua vita, e la seta rimane solo un ricordo lontano.
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Seta
Leggere un libro di Baricco non è facile…non voglio asserire che i libri di Baricco non sono per tutti, ma non tutti sono fatti per leggere un grande scrittore come Baricco…
Baricco richiede la totale immersione nelle sue pagine che io definisco completa poesia…chiede di perderti in una nuova prospettiva, dove persino i nomi dei protagonisti talmente che sono eccentrici possono risultare ostici…Ma Baricco non è ostico, anzi è esattamente ciò che io definirei “Seta”, così puro, delicato, intenso…proprio com’è la seta…
Questo è il titolo di questo libro meraviglioso (che io definisco il libro più bello che abbia mai letto insieme al “Piccolo Principe”) dove il nostro protagonista Hervé Joncour è un negoziante francese di banchi di seta, costretto a recarsi in Giappone per comprarne le uova. Inizia così ad intraprendere lunghi viaggi, lontano dalla sua famiglia, da un figlio ed una moglie che ama e da cui è riamato, dal suo più caro amico, dal suo paese, lontano dalle sue certezze. Durante questi viaggi il destino lo porterà a conoscere una ragazza orientale, la cui conoscenza e frequentazione è del tutto platonica, eppure l’intensa danza di sguardi subliminali a cui si prestano, non passa inosservata.
L’uomo è fatto così, quanto più ha tutto più desidera altro, e così si scappa sempre da ciò che si ha senza comprenderne a fondo quanto vale…Il nostro protagonista viaggia per lavoro, ma mi chiedo se fosse stato necessario o se una parte di sé non desiderasse l’ignoto…Ed è lì lontano da tutto e da tutti che il nostro protagonista incontra una persona che gli porterà nuove sensazioni: uno sguardo e nell’immaginario c’è tutto un mondo, che seppur privo di certezze, lo desideriamo ardentemente. Rincorriamo tutta la vita la sicurezza dell’amore della nostra metà, ma quando arriva non ci basta, vogliamo il sogno, l’irraggiungibile, il proibito…Forse c’è del romantico nel sognare un amore bloccato sul nascere, eppur vivo come non mai? Il pensiero umano è più forte dell’azione ed il sogno di un bacio e di una carezza sono più desiderabili del bacio stesso. Ergo che un abbraccio sincero di una donna che ti ama non basta più; ecco che il cuore e la mente sono altrove e non si può fare niente. E’ il destino dell’uomo amare l’impossibile?
Queste sono semplicemente le mie riflessioni, la storia ci racconta di un bravo uomo che nei suoi lunghi viaggi, intraprende un viaggio dentro di sé, dove l’incontro platonico con un’altra donna lo porterà ad uscire dai suoi confini e dalle sue certezze ed a fare una grandiosa e amara scoperta che mi ha lasciato e lascerà tutti col fiato sospeso. A volte non occorre andare troppo lontano per trovare un amore ardente e passionale, la vera forza dell’amore sta nel quotidiano, nell’amarsi con i “nonostante” nell’amarsi con il vero e crudo sapore amaro della realtà e non perdersi in qualcosa di indefinito. Tuttavia a volte ci dobbiamo smarrire per ritrovare la strada di casa…
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BREVE E...INTENSO?
Baricco non è il tipo d’autore che affascina per la trama, abbastanza semplicistica con un vago senso di dejà vu che in letteratura appesantisce, né per lo stile che mi è parso quasi meccanico in certi punti con una serie di ridondanze a volte inutili. Particolari alcune espressioni buttate lì quasi per caso che elevano lo stile in certi punti, ma per me non abbastanza da legarmi alla lettura. La storia di un uomo che fa un viaggio fino alla fine del mondo, più volte nella vita, abbagliato dal desiderio di una donna che non può avere – o meglio abbagliato dall’illusione di essere desiderato e amato da quella donna – e che scopre quando è troppo tardi che il vero amore era quello della moglie devota e silenziosa, riduce gli uomini in un clichè mediocre e riduttivo che spero non sia valido per tutti.
Nel complesso quindi una lettura discreta se ridotta al libro in sé che trova una vaga redenzione nel colpo di scena finale.
Analizzando la storia a debita distanza, nel mondo personalissimo delle emozioni e delle opinioni, è rilevante - al punto da diventare poco credibile - l’amore di una donna che si porta dentro un segreto di piombo pur di alleggerire il peso dell’uomo che ama, pur sapendo di non poter mai ricevere nemmeno il riflesso di quell’amore in cambio.
Mi sembra importante sottolineare che la donna desiderata, che vive in Giappone, ha i tratti occidentali ma più volte al protagonista viene ripetuto che “in Giappone non ci sono donne occidentali”. Che la donna desiderata sia soltanto una proiezione della moglie fatta dal suo inconscio che appare affascinante e impossibile da raggiungere solo perchè apprezzata da un altro uomo? Il viaggio fino alla fine del mondo rappresenterebbe la ricerca incessante e a volte infruttuosa di ciò che è realmente importante e di cui ci accorgiamo quando è troppo tardi? O forse sto cercando di dare un senso profondo ad una storia che non mi ha coinvolta più di tanto?
Ai posteri l’ardua sentenza.
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