Sempre più vicino
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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“La vita non assomiglia affatto agli scacchi”
“La vita non assomiglia affatto agli scacchi [......] . La vita è come il poker o la briscola: il giocatore può essere un campione, può essere un brocco, ma vincere o perdere dipende anzitutto dalle carte che hai in mano.” Questa è solo una delle molte significative riflessioni in cui si imbatte il lettore dell’ultimo romanzo di Raul Montanari, “Sempre più vicino”. Si, perché qui siamo di fronte a un’opera che, al di là della trama piacevolissima e ben costruita, al di là di una prosa impeccabile e una vena umoristica non trascurabile, apre un dibattito ampio, tanto ampio quanto doloroso.
Protagonista del racconto è Valerio, un giovane laureato in procinto di conseguire una seconda laurea, desideroso di costruirsi una vita autonoma e economicamente indipendente, anche per segnare le distanze da un padre grossolano ed egoista che lo aveva allevato senza particolari tenerezze dopo l’abbandono di una madre egocentrica e superficiale. Valerio non è il solo giovane intorno al quale si dipana la storia: accanto a lui troviamo Simon, l’amico storico, l’amico di sempre, aspirante scrittore, ed Elena e Viola. Ognuno di loro rappresenta, in modo diversificato, la difficoltà di essere giovani nel mondo contemporaneo. Ed è infatti questo il punto centrale del romanzo. Siamo di fronte a una generazione a cui è stata tolta la speranza di un futuro, a cui è negato coltivare un sogno. Ciò perché l’eredità ricevuta dai più vecchi non ha saputo fornire le basi per un avvenire stabile e economicamente sicuro. E qui si imporrebbero considerazioni di carattere politico, sociale e culturale di non poco interesse. Lo scetticismo del personaggio Valerio nei confronti degli studi che si accinge a completare è, per esempio, sicuramente indice di quella sfiducia ormai diffusa tra i giovani nell’utilità dell’istruzione, con grave danno per la società nel suo insieme.
È con grande abilità che Montanari costruisce intorno a questo tema centrale una storia dai risvolti noir, che avvince e diverte, che consente al lettore di “vedere” al di là della lettura. E infine, nella migliore tradizione del romanzo picaresco, perché in definitiva la storia di Valerio altro non è che la storia di una crescita e, in quanto tale, una crescita dolorosa, ogni capitolo è preceduto da un sommario degli eventi che seguiranno. Proprio come, uno tra tanti, nel Tom Jones di Henry Fielding,
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“Sto nella mia isola e intorno c'è l'oceano”
A trent’anni Alessandro Magno aveva conquistato il mondo, Michelangelo aveva scolpito il David e i nostri nonni, più semplicemente, avevano costruito una professione, una casa, una famiglia. Erano diventati adulti. Per la generazione di ragazzi nati negli anni Ottanta, protagonista di questo bellissimo romanzo di Raul Montanari, invece, avere trent’anni significa precarietà, dubbio, insicurezza. Le lancette dell’orologio girano implacabili, eppure la vita, ancora, un senso non sembra proprio averlo.
Valerio sbarca il lunario con lavoretti saltuari presso l’azienda del padre e affittando temporaneamente la sua casa, facendosi poi ospitare nella mansarda dell’amico di tutta una vita, Simon. Entrambi non hanno un lavoro vero, non hanno una storia d’amore seria e, in fondo, nemmeno una famiglia ma genitori divorziati, assenti e concentrati su sè stessi, simbolo di quella generazione che si è ribellata alle istituzioni e ai valori tradizionali, per inseguire l’affermazione individuale.
Al successo dei padri fa però eco il disorientamento dei figli. Giovani sospesi in una vita che non sa più immaginare un futuro e credere in un sogno. Intrappolati in giornate che hanno l’odore stantio dell’“accontentarsi”. Insicuri dei propri mezzi e con la smania adolescenziale di stare nella mischia, per dimenticare la paura e la solitudine.
E’ per questo che Valerio si aggrappa a Simon, all’amicizia. Insieme si fanno forza per attraversare la vita. Ma la loro quotidianità è destinata a complicarsi perché nell’appartamento di Valerio, ereditato da uno zio morto in circostanze sospette, si nasconde un mistero. E le loro vite finiranno così per intrecciarsi con quelle della misteriosa e affascinante Viola e del brillante investigatore Ric Velardi, tanto strambo quanto saggio.
La scrittura di Raul Montanari è espressiva, brillante, sicura. Il meccanismo narrativo è solidissimo, un susseguirsi di eventi misteriosi e avvincenti che incuriosiscono e sorprendono. Il registro è movimentato, capace di miscelare la drammaticità di un percorso di crescita, le sfumature misteriose di un noir e l’umorismo con cui viene raccontata la società di oggi. Senza tralasciare l’intimità e la profondità di alcune pagine che racchiudono tutta l’amarezza, le paure, le fragilità di una generazione intera.
Questo libro e quest’autore sono stati per me davvero una fortunata scoperta. Non capita spesso di farsi trasportare dalla bellezza e dalla piacevolezza di una lettura per poi scoprire, all’ultima pagina, sulla propria pelle, la sensazione di avere fatto un viaggio dentro di sé. E quando capita, è sempre un momento speciale. Per questo non posso che consigliare questa lettura. Alla mia generazione, ma non solo.