Semina il vento
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 10
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Odio e pregiudizio
Una bella storia d'amore, come tante, che sfocia in tragedia. In poche parole la sintesi del romanzo che, comunque, approfondisce e sviscera la grave problematica insita nei pregiudizi; tra i vari tipi di pregiudizio, uno, in particolare, quello religioso, è considerato il più subdolo; inizia con un fastidio sempre più accentuato e sfocia, qualora non controllato razionalmente, nell'odio implacabile foriero di drammatici accadimenti che portano distruzioni inutili.
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L'ODIO PUO' DISTRUGGERE OGNI COSA
Con un linguaggio e uno stile lento e pacato l`autore riesce a descrivere gli eventi con un pathos sempre crescente. Narrazione basata sul susseguirsi di fatti che condurranno piano piano ad un epilogo drammatico. E`evidente l`abilita dell`autore di lasciare il lettore nello sconcerto e senza fiato di fronte al precipitare della situazione. Con questo romanzo lo scrittore evidenzia come l`amore non sia invincibile e di fronte a sentimenti di odio, rabbia e intolleranza altrui possa trasformarsi in tragedia e soccombere. Finale amaro e crudele capace di lasciare il lettore sgomento.
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LA PAURA DELLA DIVERSITA'
Shirin e Giacomo vivono in Francia, si incontrano ed è amore.
Giacomo Musso è italiano originario di un paesino di poche anime del Nord Italia, Shirin è di origine Iraniana.
Tutto sembra andare per il meglio per la giovane coppia, che decide di trasferirsi nel paese di origine di Giacomo, nella casa di famiglia. I lavori di ripristino e rinnovamento dei locali, il nuovo lavoro di maestro elementare di Giacomo, con una classe mista di bambini dalla prima alla quarta, la gestione della statistica delle vendite per la filiale italiana della ditta per cui lavora Shirin, riempiono di fatto le giornate dei due giovani sposi. L’ingresso di Shirin nel Coro tradizionale di canzoni dialettali dove ha sempre cantato Giacomo, assume per la giovane un significato immenso. La donna si sente totalmente ed incondizionatamente accettata dalla comunità locale, e vive serena ed entusiasta nel nuovo paese.
“Troppo bello per essere vero” direte voi, ahimè sì! La favola deve avere per forza anche i personaggi “cattivi”, che si chiamino “uomo nero” o “strega”, non importa; sta di fatto che l’allontanamento di Shirin dal coro, in seguito a espressa richiesta del Sindaco leghista di un paese vicino, che accetta l’intervento del gruppo solo se viene rispettata questa clausola, è la scintilla che fa divampare il fuoco dell’intolleranza e dell’odio reciproco.
Di colpo la giovane capisce che la sua non è mai stata effettiva e completa integrazione, ma semplice accettazione di una situazione in nome delle origini e conoscenze del marito.
Non svelo altri particolari della trama, se non il fatto che la storia viene narrata attraverso una specie di “memoriale” che il marito Giacomo scrive dal carcere, sulla base di diverse fotografie che parlano della storia con Shirin. La donna è morta.
La trama ti avviluppa nelle sue spire, la scrittura è fluida e ricca, i personaggi sono posti in essere con un solo scopo: parlare di razzismo, di odio,di mancanza di dialogo tra le varie etnie.
La riflessione è d’obbligo a questo punto.
Non sono d’accordo con l’idea dell’autore: “l’ateismo è la sola religione di pace”.
Come condivido invece ciò che pensa in altri momenti: “L’odio non si controlla;l’odio rompe gli argini e dilaga, si alimenta di se stesso e travolge tutto.Chi semina il vento (da qui il titolo del libro), raccoglie tempesta.”
La soluzione non rientra nella globalizzazione intesa come spoglio delle proprie tradizioni di popolo, per un omologazione impossibile ed ingiusta. La soluzione rientra in una sola, preziosa, meravigliosa parola, che anche nel nostro piccolo spesso disattendiamo. Il rispetto.
Rispetto delle tradizioni e credenze, rispetto delle regole che ogni luogo determina per un vivere civile e tolleranza reciproca che alla fine può portare solo ad una grande cosa: l’arricchimento della nostra anima.
Spesso l’uomo preferisce rimanere “povero”, ed arroccato su convinzioni che basano il loro esistere sul nulla.
Bravo l'autore infine a trattare una problematica così attuale e così dilagante. Anche personalmente mi sono ritrovata "sbeffeggiata" come Giacomo, credendo che l'Iran da sempre avesse una cultura retrograda, quando in realtà così non è....
Ringrazio tantissimo Gracy che gentilmente mi ha prestato il libro.
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un amore sconfitto dall'ignoranza
Un romanzo davvero ben scritto, profondo e commovente, porta alla luce tematiche delicate e sottovalutate, come la sofferenza prodotta negli immigrati dal razzismo nascosto, non ammesso ma presente in modo ipocrita nella mentalità della sempre piû provinciale Italia, trincerata dietro i valori di una volta.
Cita nel finale a sorpresa espressamente un romanzo che ho amato molto e che consiglio, l'Attentatrice, di YAsmina Khandra
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Le difficoltà di integrazione in Italia
Una storia d'amore che si snoda in Francia, terra dove l'integrazione razziale è già "avanti", tra un italiano e una francese molto disinvolta, di origine iraniana.
Nel momento in cui la coppia si stabilisce nel paese montano in Piemonte dove lui è nato e vissuto, cominciano i problemi perchè la gente del posto non è orientata all'integrazione.
Questo metterà in seria difficoltà la coppia, ma soprattutto la ragazza che, mortificata sul piano razziale, intrprenderà un percorso involutivo che la porterà a posizioni fondamentaliste prima a lei sconosciute. Molto interessante, finale amaro.
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"Il seme dell'odio germoglia nei posti più
insospettabili, all'ombra di quello che sembra buon senso e invece è solo grettezza e stupidità."Perché questo romanzo narra di odio, di ignoranza e di grettezza.
Ambientato a cavallo fra la multietnica Parigi (ma sarà veramente così?) e i monti piemontesi, dove la comunità si nasconde dietro il desiderio di riportare la "tradizione" nella sua vita quotidiana, per evitare in realtà di mischiarsi con le nuove "genti" che si sono stabilite nella sua terra.
Narra il dramma di Giacomo, maestro elementare che abbandona un lavoro appagante a Parigi per acconsentire a rientrare nel paese delle sue origini, vinto dal desiderio della moglie di "appartenere" ad una terra, lei è di origine pakistana, ma non è mai stata nella sua terra, da cui i genitori sono fuggiti alla cacciata dello Scià, e dalle chiacchiere dei compaesani, abili nel nascondere i loro veri sentimenti. Le cose non andranno come l'ingenuo Giacomo si aspetta e tutto il suo mondo crollerà miseramente davanti alla crudeltà del razzismo dei piccoli, dall'ignoranza delle masse, ma anche del fanatismo religioso.
Giacomo, la vittima dell'intera storia, che fino in fondo si sente colpevole per ciò che non ha fatto.
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"La storia si ripete sempre due volte:
La prima volta come tragedia, la seconda come farsa"...
...è una citazione di Marx che l'autore ricorda assieme a tante altre di Pavese per ricordare che il seme dell'odio, dell'intolleranza, del fanatismo del potere e delle religioni è troppo radicato in ogni angolo di mondo.
Chi è che semina il vento? Le vittime o i carnefici? Una cosa è sicura che la tempesta quando incombe non salva nessuno. Giacomo Musso ama come Romeo e come Otello, di un amore viscerale, poetico, il suo bisogno di amare Shirin è autentico e sempre in cerca di rinnovamento. Shirin invece si riscopre cittadina di un mondo che la farà sentire "viva" solo grazie alla ricerca delle sue radici e a poco a poco si ritroverà a seminare vento.
"Il sesso è solo una distrazione: la ricerca del piacere impedisce di pensare all'assoluto".
Una triste storia d'amore in cerca della perfezione.
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Tra montagne e Parigi...
È uno strano Perissinotto questo, per chi come me conosceva il suo lato da giallista e per chi non lo ha mai neanche letto.
A partire dal tipo di narrazione che l’autore utilizza.
Giacomo Musso, maestro elementare, ci racconta, anzi si racconta, in un memoriale difensivo scritto dal braccio 6 di un carcere di massima sicurezza.
Sua moglie è morta e lui è in galera, così il suo avvocato gli chiede di scrivere una memoria difensiva che diventa la storia della sua vita con Shirin.
Shirin è sua moglie, iraniana di origine ma francese in tutto e per tutto, che diventa la vera protagonista di tutto il romanzo.
C’è l’amore, la difficoltà nel lavoro dei giovani italiani che li costringe ad andare all’estero, la multiculturalità di Parigi, il passato della Persia, gli estremisti di casa nostra che non sono solo gli islamici, la vita di un paesino di montagna e altro ancora nel racconto di chi sembra colpevole ma forse non lo è.
Molto intenso e “di pancia” prende il lettore fin dall’inizio e non lo molla fino alla fine inaspettata e forse crudele.
Introduce nella mente e nel cuore dei pensieri e delle emozioni che cerchiamo sempre di evitare. Forse per non soffrire troppo o forse per non pensare al futuro che lasceremo ai nostri figli.
È quindi la storia di un amore multietnico che stigmatizza la “tradizione” quando questa diventa solo banalità e paura dell’altro, anche se giunge talvolta a conclusioni che non condivido, come l’ateismo come forma di immunizzazione alla follia umana.
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Semina il vento, e raccoglierai tempesta.
La narrazione e' lenta, composta.
Anche negli impeti dei fatti trapela sempre unaa certa tranquillita' nella scrittura.
Del resto questo e' un manoscritto di un uomo in carcere , che scrive al suo avvocato la sua versione dei fatti.
Un uomo che non ha piu' nulla da perdere perche' l'odio gli ha gia' fatto perdere tutto.
La delicatezza di un amore profondo, il razzismo, l'ignoranza, l'isolamento, il rancore, la rabbia, l'umiliazione, l'impotenza l'apatia , l'estremismo, l'odio , la violenza, la morte.
C'e' tanto in questo libro.
E' terribilmente forte e terribilmente delicato.
Se Romeo e Giulietta vivessero oggi, quale odio li ucciderebbe ?
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Una storia delicata e lacerante
E' una storia delicata , emozionante, di grande civiltà e sensibilità, che diventa storia lacerante. Amore ed odio, niente altro, a fiorire ed appassire, dalla vita alla morte.
In fondo è banale, ordinario, ma anche sublime, purtroppo per poco.
Un sogno su come potrebbe essere.
Un lampo di luce sulle coscienze addormentate.
Una risata infantile a rischiarare la bellezza delle menti libere.
Un lungo maledetto blaterare a rimarcare la stupida e folle realtà.