Narrativa italiana Romanzi Se mi tornassi questa sera accanto
 

Se mi tornassi questa sera accanto Se mi tornassi questa sera accanto

Se mi tornassi questa sera accanto

Letteratura italiana

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I lettori di "Cade la terra" ritroveranno le atmosfere che avevano amato, la scrittura forte e poetica, all’interno di una vicenda distesa, al tempo stessa realistica e fantastica. "Se mi tornassi questa sera accanto", memorabile incipit della poesia “A mio padre” di Alfonso Gatto, è il secondo libro di Carmen Pellegrino che racconta il delicato rapporto tra padre e figlia. Un romanzo sulla distanza, a volte abissale, che può esserci tra gli essere umani, specie se si sono amati. Giosuè Pindari - uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico - scrive lettere alla figlia Lulù, che se ne è andata e non dà più notizie di sé, e le affida alla corrente del fiume, arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo il fiume, con le sue piene improvvise, sa sempre come arrivare a destinazione. In quella distanza vive Lulù che d’un tratto, dalle sponde di un altro fiume - dopo l’incontro con Andreone, l’uomo “leggero” che aspetta la piena - è come se rispondesse alle lettere paterne, seguendo la corrente.



Recensione della Redazione QLibri

 
Se mi tornassi questa sera accanto 2017-03-13 06:46:08 siti
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siti Opinione inserita da siti    13 Marzo, 2017
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Fiume terra, fiume cielo

Romanzo bipartito con netta preponderanza attribuita alla prima parte”Di qua dalle mura” e un ruolo catartico e risolutivo alla seconda “Di là dalle mura”. Un unico elemento di congiunzione : il fiume, dapprima associato alla terra, poi al cielo. Il fiume: elemento naturale teso allo scorrere, al non ritorno, destinato ad una foce, giunto da una sorgente. Anche Lulù , giovane laureata in agraria, fortemente ancorata alla sua terra, nutrita dalla speranza che essa possa essere salvifica, ha un luogo aspro nel quale è nata, giunge dolorosamente a percorrere il letto della sua vita, partendo torrente irrequieto, irrisolto, e scavandola, la terra, per trovare la sua foce.
Questa è la storia di Lulù, ripercorsa con l’alternarsi della narrazione e delle lettere che Giosuè, il padre, le scrive, da quando lei è partita e lo ha abbandonato, là sull’appennino, perso nel suo sogno utopico di poter fondare una città ideale, avvilito e profondamente deluso dalla corruzione politica e dall’agonia del partito socialista. Lui, solo, ha plasmato la sua Lulù, ha scelto per lei imponendole studi in agraria dopo averla allevata in solitudine all’amore per la terra, ancestrale, atavico. Nora, la moglie, non può, depressa dapprima poi persa nel buio della mente: non è mai stata moglie, non è mai stata mamma. A suo modo, oltre le lacerazioni inferte alla figlia per gli abbracci mancati, per le stranezze comportamentali, per il suo grande abbandono in presenza, anche lei ha trasferito qualcosa alla ragazza.
“Se mi tornassi questa sera accanto” riprende un verso di Alfonso Gatto, tutto lo scritto in realtà è puntellato di citazioni, abilmente mimetizzato in un pensiero creativo che da esse ha tratto origine, si tratta per lo più di versi e una nota finale dell’autrice riporta alle fonti. La scrittura è di certo interessante e il contenuto originale, la Pellegrino è una storica dedita all’”abbandonologia”, scienza poetica alla quale la stessa aveva già dedicato il suo romanzo d’esordio “Cade la terra”. Potrei dire che la sua scrittura esercita il fascino dei luoghi abbandonati a cui manca però quell’afflato vitale che si può cercare di costruire ma che non arriva diretto al cuore. Bella storia, interessante triade di personaggi, aridità emotiva.

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Se mi tornassi questa sera accanto 2017-08-04 04:50:47 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    04 Agosto, 2017
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Quanto di sé era disposta a sacrificare

Se mi tornassi questa sera accanto di Carmen Pellegrino è la storia di una famiglia ove il patriarca, Giosuè Pindari, con forte personalità e sottofondo ideologico, cerca di sorreggere le sorti in una terra amica e ostile al tempo stesso. La madre Nora è afflitta da un disagio psichico (“Che avesse trovato nella forma di una scrittura segreta l’ennesimo rifugio, e in questa esprimesse la sua vicinanza a un certo tipo di dolore”), la figlia Lulù (“Farò la pensatrice. Avrò un’officina tutta mia dove aggiusterò i pensieri rotti”) si sente schiacciare dalle scelte del padre e dalla patologia della madre (“Mutacismo”). Fugge lontano e la narrazione assume i toni ora dell’epistolario tra padre e figlia (“Al fiume, infatti, affiderò le lettere, ciascuna in una bottiglia”), ora del diario (“Hanno scritto declino irreversibile”).

Nella Parte prima (Di qua dalle mura) domina il Fiumeterra. Giosuè ha vissuto il crollo dell’ideologia socialista, la Grande Delusione. Nora frequenta i funerali di sconosciuti e nasconde il suo dramma scrivendo con l’inchiostro simpatico e con la scrittura speculare. Lulù intanto subisce: il taglio degli adorati capelli, s’iscrive ad agraria per assecondare il desiderio del padre, vive il primo amore (“C’era dell’affetto anche per lei nel mondo ed era gratuito, oltraggioso, persino scandaloso, ma era per lei”) tra colpa e inesperienza (“Dopo essersi tolto dal suo corpo, nel quale era entrato e subito, per certe frettolosità dell’amore, ne era uscito”). Poi si chiede: “Quanto di sé era disposta a sacrificare per non sconvolgere i finti equilibri di famiglia o – più sinceramente – per non sconvolgere se stessa?”

Nella parte seconda (Di là dalle mura) domina il fiume-cielo.
“Lulù scrutava la casa mobile che era divenuta il suo approdo.”
In questa seconda fase la vita oscilla tra libertà e riflusso (“Mio padre sognava di fondare una città sulla riva di un fiume… Quel fiume lo chiamavamo fiumeterra. Aveva pensato a tutto: case per i contadini che avessero scelto di abitare nell’Ignoto Ideale… aveva scritto anche una costituzione…”), tra difficoltà e utopia (“14. Nella nostra Città si biasima l’ubriachezza ma si fa divieto esplicito di sobrietà… 16. Durante le festività è consentito sparare agli orologi”).

Ciascuno dei personaggi di questo romanzo (il padre che vede crollare i suoi sogni, la madre che si chiude nel disagio, la figlia che subisce e poi scappa) mi ha suscitato un sentimento di malinconia profonda e variegata.

Giudizio finale: abbandonico, post-utopistico, fluviale.

Bruno Elpis

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