Scusi, bagnino, l'ombrellone non funziona
Letteratura italiana
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“Scusi, bagnino, l’ombrellone non funziona!” di M
Come si legge sulla quarta di copertina, Marco Buticchi ha “abbandonato la professione di trader petrolifero, appendendo giacca e cravatta al trespolo da bagnino ...”
In questa posizione privilegiata, l’autore dà fondo al suo spirito salace e ci regala un mordace, impietoso affresco dei vizi italiani in “Scusi, bagnino, l’ombrellone non funziona!”.
L’operetta (una pantomima?) si snoda in tre atti (“Un’estate al mare”, “Tipi da spiaggia”, “L’estate sta finendo”) e il tono della narrazione ricalca quello dei titoli: tra le avventure di due coppie di villeggianti (Il Giorgio e Il Piero, alle prese con un gommone sul quale danno sfogo ai loro istinti marinari, e le rispettive consorti, La Maria e La Pia, che invece si lanciano alla conquista della spiaggia), trova spazio una gustosa caratterizzazione delle tipologie umane: la “donnacanotto” (quella completamente rifatta!), il parvenuto, la sciura, er cazzaro vero, calciatori e naviganti, il PR (“uno che conosce tutti, saluta tutti, bacia tutti, uomini e donne indistintamente”). Oltre a “cafonauti” e VIP (“Ogni spiaggia ha un VIP e, se non ce l’ha, se lo inventa”).
Tra donne in equilibrio su “tacchi da diciotto centimetri con zeppa anteriore, posteriore e laterale” e uomini che “si sistemano gli ingranaggi”, tra cellulari dotati di suonerie che intonano “Grazie Roma, che ce fai ridere e sognare ancora …”, Buticchi colpisce e affonda, con spirito implacabile e con precisione chirurgica, il caravanserraglio delle maschere che affollano i litorali nostrani, affondando il coltello della satira nelle peggiori manifestazioni dell’animo umano: la maleducazione che induce ad abbandonare i rifiuti nel mare, la vanità che – al pari del sonno della ragione – genera mostri (ndr: la donnacanotto fronteggia l’esplosione delle sue tumide parti anatomiche rivolgendosi a un imbalsamatore/impagliatore d’uccelli, in assenza di chirurghi estetici disponibili!), l’emulazione che produce comportamenti caricaturali e grotteschi, il voyeurismo, il pettegolezzo, l’attitudine ad abbandonarsi ai luoghi comuni, l’ingenuità e l’ansia di divertirsi a tutti i costi magari tra le grinfie di commercianti avidi e famelici …
In questo clima, è naturale che il finale sia un fuoco d’artificio: i villeggianti – già protesi verso la tappa successiva delle loro ridicole esibizioni, ossia l’ostentazione dell’abbronzatura al rientro a casa (“La Maria e La Pia avevano comprato, assieme alle creme, due specchi solari in tutto simili a quelli ustori con cui si dice Archimede salvò la città di Siracusa durante la seconda guerra punica") – sfilano nel corso di una festa che “aveva assunto l’aspetto di un girone dantesco. Nella bolgia più totale …” ove il rischio è quello di finire … flambé!
Lo stile è divertente, le figure più ricorrenti sono forme iperboliche innalzate all’ennesima potenza, analogie e allegorie esasperate tipo: “… continuava a guardarla come Tyson guardò Holyfield prima di staccargli l’orecchio con un morso”; “… provvidenziale come un acquazzone estivo”; “con fare degno del marchese De Sade sul punto di appagare la più efferata delle sue inclinazioni …”
Dopo aver chiuso l’ultima pagina, si raggiunge una nuova consapevolezza: conseguita la quale, chi ci torna più in spiaggia? È un ottimo alibi per evitare i famigerati carnai a cielo aperto. O per starsene tranquilli sul terrazzo, magari in compagnia di un buon libro, guardando il mare e sognando (che l’Italia e i suoi abitanti non siano così ridicoli!), come piace fare a …
… Bruno Elpis
Sul mio sito potete leggere l'intervista a questo straordinario autore:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/336-intervista-a-marco-buticchi-autore-de-qla-voce-del-destinoq-romanzo-finalista-al-premio-salgari-e-al-premio-bancarella-2012