Santa degli impossibili
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Solitudine.
Mancano soltanto quattro giorni al compimento del quarantesimo compleanno di Mila, ed è tempo di bilanci. La sua vita è radicalmente cambiata dal giorno in cui, a soli 23 anni, ha conosciuto Paolo ed ha con lui costruito la sua famiglia dando alla luce tre figli di cui due gemelli ed una primogenita vivace fanciulla di nome Maddi, eppure quel senso di insoddisfazione, di non-fermezza, di inquietudine continua a perseguitarla, l’attende ad ogni angolo, non sa spiegarsi bene nemmeno lei il perché. E’ uno spirito libero Mila. Non può essere imprigionata nei rigidi schemi che la vita impone. E’ una donna dall’animo fantasioso ed emancipato, una di quelle persone che amano le piccole cose, che si stupiscono delle ovvietà dei e per i molti, che restano affascinate dal lento cadere della pioggia, che non si vergognano di parlare con un gattino se ritengono che quello abbia qualcosa da dire o da esprimere ne tanto meno si preoccupano di donare parte del loro tempo al felino desideroso di coccole o affetto, che non hanno remore a nascondersi nei loro silenzi anche se questo significa lasciare il mondo fuori. Paolo però non riesce a capirla. Forse non è semplicemente in grado di leggere tra le righe, di comprendere quel sempre più frequente chiudersi in se stessa, attimi che si sono sommati (e di poi sostituiti) ai rancori ed alle incomprensioni dettate dalla vita coniugale, o semplicemente la sua tempra pratica gli impedisce di guardare con gli occhi della mente ai bisogni di quella donna insoddisfatta e senza sosta, perennemente alla ricerca, perennemente irrequieta, semplicemente infelice. Infine nelle ultime quindici pagine, il miracolo inatteso. Un cambio di prospettiva che vuol lasciare a chi legge il semplice ma non scontato messaggio del non buttarsi via, di non sprecare quei giorni sulla terra. E quelle note provenienti dal sax, quel profumo dell’erba tagliata, quel cinguettio degli uccellini del parco, quel bacio appassionato dei giovani innamorati incuranti del tutto e del tutti accarezzano Mila così come il lettore invitandolo a guardarsi intorno, a non vedere sempre il “bicchiere mezzo vuoto”, il brutto delle giornate che inesorabilmente passano perché la vita è tutta intorno a te e ti aspetta pronta ad accogliere il tuo cammino anche se non sai dove andare, anche se non sai quale sia la tua meta, anche se non puoi e non devi fare altro che camminare, volerti bene e andare avanti.
Una storia delicata e breve costruita con grazia e leggerezza su semplici assunti (silenzi, carenze, ombre del passato, l’inadeguatezza e l’infelicità, il non sentirsi mai adeguati). Quante donne oggi giorno cercano di essere moglie e madre, casalinga e lavoratrice e segretamente auspicano a qualcosa per sé sentendosi immediatamente in “colpa” per essersi lasciate andare ai propri sogni, alle proprie aspirazioni, ai propri desideri. E nella intima lotta tra conformità e riscatto la figura femminile vuol far sempre meglio per raggiungere una completezza che presuppone il rischio di perdere ciò che ella stessa è. Con il suo stile impeccabile Daria Bignardi riesce a far sentire chi legge compreso e di conseguenza meno solo.
Forse non il più bel romanzo dell'autrice ma sicuramente degno di nota.
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Opinioni inserite: 3
Mila come Santa Rita
Un breve romanzo questo, ma che mi ha colpito per la voglia dell'autrice di trasmettere, a mio avviso, due necessità, e cioé: la voglia di trascendenza e la tenacia di voler a tutti i costi raggiungere i propri obiettivi. Il titolo del libro si rifà alla figura di santa Rita, che proprio così era chiamata, e la protagonista del testo è Mila che per il suo vissuto somiglia molto a Rita. Mila è una donna che vive a Milano, ha un buon lavoro, una normale famiglia, ma sotto cova un'infelicità latente che la sconquassa e la porta a stravolgere tutto. Il romanzo prosegue con le descrizioni di Mila, soprattutto comportamentali e l'attaccamento di quest'ultima verso i deboli e gli infelici, il destino porterà Mila ad essere ricoverata in una clinica dove inconterà AnnaMaria un'insegnante che la riavvicinerà alla fede perduta. Molto particolare, concludo estrapolando un passaggio che mi ha colpito dove si parla di Milano:
"Ho sempre pensato che a Milano sto bene, che è un posto da combattenti, da apolidi, una legione straniera. Che non saprei dove altro vivere. Ho fatto tutto qui: università, figli, matrimonio, lavoro. Milano mi somiglia. Parla poco, non ha tempo, sembra che non si affezioni a nessuno, ma non è così. Milano è come me, va di fretta e cerca di fare tutto meglio che può, nonostante se stessa."
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Una spina in fronte, una nel cuore
La “Santa degli impossibili”, per Daria Bignardi, è santa Rita (“Voleva così tanto essere partecipe della passione di Cristo che un giorno ricevette in fronte una spina della sua corona: si vede ancora oggi sulla mummia. Un altro miracolo”).
A lei perviene, dopo un itinerario piuttosto sofferto, Mila. Giornalista milanese, coniugata a Paolo, che ha conosciuto grazie a un gatto ( “Monaldo… Paolo e io ci siamo conosciuti grazie a lui”) quando operava come supplente in un ricovero per animali, madre di Maddi, che interviene nella narrazione per fornire il punto di vista dei figli, e di due gemelli, Mila avrebbe tutti i prerequisiti per essere felice… Ma la felicità non si costruisce a tavolino, non la si può programmare o ottenere con la vita familiare, né la si conquista con qualche impegno sociale, tipo volontariato nel carcere di san Vittore (“Quando sto coi bambini, o con gli animali. O coi detenuti. Ma anche al bar”). In Mila talvolta affiorano impulsi autodistruttivi e un disagio strutturale (“A me piace vivere… La cosa che mi viene… è come un mancamento, un’ebbrezza”).
Il ricovero in ospedale dopo un incidente misterioso e la conoscenza di Annamaria aprono uno squarcio di spiritualità e di sorpresa trascendente (“Sfoglio il libro che mi ha mandato Annamaria, una raccolta di disegni di Dino Buzzati sui miracoli di Santa Rita. S’intitola I miracoli di Val Morel”). Chissamai che sia la via giusta da praticare, per approssimarsi a quella felicità che troppo spesso ci sembra irraggiungibile.
La storia è breve, complessivamente triste, ma lascia intravedere qualche spiraglio. La razionalità espositiva della Bignardi, che conosciamo come intervistatrice televisiva talvolta brusca nei cambiamenti di registro, fa da patina al tumulto dello stress sociale e dell’insoddisfazione interiore, in un esperimento essenziale nella forma, interessante nel risultato.
Bruno Elpis
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un piccolo concentrato di inquietudini, emozioni
Ed ecco che "L'amore del mondo", il tuo libricino pubblicato nel 2011 dal Corriere della Sera, prende forma e sistema tutti i tasselli... la protagonista trova un nome, Mila, una vacanza un po' atipica a Ventotene, la prima col marito Paolo, segna il vero inizio di una vita insieme non priva di complicazioni... il prologo, in cui si parla della "Santa degli Impossibili", con la splendida frase ripresa anche in quarta di copertina, si aggancia con la raccolta di disegni di Buzzati (vedi copertina del libro) e col "miracolo non richiesto" che sta per accadere, e il miracolo sono le ultime nove pagine del libro... meravigliose, da leggere tutte d'un fiato perchè sembra davvero di essere al parco insieme alla protagonista ad ascoltare un sax, sembra di sentire il profumo dell'erba tagliata e il cinguettio degli uccelli e sembra di respirare il bacio magico di due ragazzi abbracciati.
Questo libro, che riprende in parte il panico, i tormenti e il cambiamento post-ricovero di Eugenia nel Karma Pesante e ricorda anche le difficoltà di coppia nell'Acustica Perfetta e le inquietudini di Sara, non compresa dal marito Arno e con la voglia di fuggire da tutto, è un dolce monito a chi ha la tentazione di buttarsi via... perchè la vita ti aspetta, la senti pulsare sulla panchina di un giardinetto come in un bar rumoroso e disordinato... e se anche non si sa dove andare, sempre meglio volersi bene, camminare e vivere.
Grazie Daria, sei come sempre bravissima, nella tua scrittura adoro anche le virgole:-)