Narrativa italiana Romanzi Rosso taranta
 

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Letteratura italiana

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La terra del rimorso. Poco meno di cinquant’anni fa – anche se sembrano passati secoli – un’inchiesta antropologica, diventata un celebre libro di etnologia che ha poi segnato una svolta nel modo del nostro paese di guardare al suo inconscio, svelò l’esistenza di un mondo magico, uno dei tanti dell’Italia profonda ma particolarmente impressionante e strutturato: il tarantolismo. Donne morse dalla tarantola che una volta l’anno, in occasione della festa patronale di San Pietro e Paolo, si liberavano in una danza frenetica di giorni, finché la voce del santo non sussurrava al loro orecchio la grazia ricevuta e le scioglieva dal veneficio. Era un rito collettivo, a suo modo pietoso, che una comunità aveva di riassorbire la colpa reintegrandola, di superare, collettivizzandolo, il rimorso. Seguendo le orme della vecchia spedizione antropologica, questo romanzo ritmato su un tempo doppio soggettivo e oggettivo insieme, è un ritorno nella terra del rimorso, il Salento, e nel paese delle tarante, Galatina. Negli stessi giorni e leggendo il resoconto del primo viaggio come «una favola dai toni cupi», come una mappa all’attesa del prodigio. Ed essa svela ancora all’occhio del viaggiatore che annota il suo scivolare sui corpi e sugli oggetti, sui luoghi e sulle ombre che questi proiettano sul passato, se non altro, verità che riguardano lui stesso. E può guidare ancora a immedesimazioni capaci di intuire verità inevitabilmente celate all’inchiesta di allora o impossibili a dirsi. Non c’è più il tarantolismo, ma uno sguardo del tutto nuovo e diverso aiuta nel viaggio di oggi a comprenderlo, anche a riviverlo, forse, dall’interno, perché «l’omosessualità è un certo modo di guardare e di scegliere tra quello che si offre allo sguardo».



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Rosso taranta 2012-11-20 14:27:58 Nadiezda
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    20 Novembre, 2012
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Tarantate… Tarantelle… Taranto…

Mentre facevo il mio solito giro in biblioteca sono rimasta colpita dal titolo di questo libro e ho deciso di prenderlo così, senza sapere bene di cosa trattasse.

Il libro parla del tarantismo, un fenomeno dissociato dal morso di tarantole o altri animali velenosi, ma visto come terapia magica.
Le uniche persone affette da questa particolarità erano quasi sempre donne: vestite di bianco, ricoperte di merletti e pizzi, con fiocchi rossi e che si agitavano come forsennate al ritmo di musica.

L’autore attraverso il suo libro ricostruisce il viaggio fatto da De Martino, il quale nel 1959 fece una lunga indagine sul tarantismo dalla quale ne uscì il libro “La terra del rimorso”.
Angelo Morino stesso, nel 2001 decise di andare nel Salento per fare un confronto con il testo menzionato in precedenza.

La storia, infatti, corre su due binari, uno è il viaggio intrapreso dal protagonista, un professore universitario nell’anno 2001, mentre l’altro tratta l’anno 1959 ed il protagonista è Ernesto De Martino.

Rosso Taranta è un diario di viaggio nel quale l’autore intraprende il viaggio per Galatina nei giorni 28 e 29 giugno per verificare personalmente la veridicità dei fatti descritti da De Martino ed i cambiamenti che nel frattempo ci sono stati.

Si tratta di un libro molto suggestivo anche se non ho amato particolarmente lo stile di scrittura: un susseguirsi di frasi brevi e brevissime.
L’autore però riesce a far percepire attraverso le sue parole: le immagini di queste donne “indemoniate” ed il suono dei tamburelli suonati da grandi e piccini.

Ve lo voglio consigliare, ma prima di intraprendere questa lettura è meglio leggere anche il testo scritto da De Martino per avere un’immagine più ampia e nitida su questo fenomeno.

Buona lettura!

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