Narrativa italiana Romanzi Ritratto di donna
 

Ritratto di donna Ritratto di donna

Ritratto di donna

Letteratura italiana

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Due donne unite dal legame più intimo e complesso: quello tra madre e figlia. La figlia, ormai adulta e madre a sua volta, scrittrice affermata ma dalla vita personale irrisolta, cerca di ricostruire i frammenti del discorso amoroso che la lega alla madre anziana e alla Sardegna, la terra che ha lasciato anni prima e in cui ora è tornata. Come pezzi di conchiglie sparsi sul bagnasciuga i ricordi le pungono la pelle e le parlano di una remota bellezza, ma non riescono a unirsi in una forma dotata di senso. Com’è successo – quando, e perché? – che la madre sia diventata qualcuno da cui difendersi e scappare? Eppure, nella distanza, tutto sembrava più nitido: il dolore, i silenzi, le incomprensioni. Più semplice attribuire ruoli e responsabilità. Ma le prospettive cambiano, man mano che si modifica la nostra esistenza. E quando la prospettiva del racconto si trasferisce alla madre, che nella seconda parte del romanzo diventa l’io narrante, ecco che il quadro si arricchisce di elementi: nuovi colori, profumi, forme. Finché l’incastro dei punti di vista e le rispettive rivelazioni sfociano in una visione dall’alto, che fotografa la nascita di un nuovo e inaspettato legame.



Recensione della Redazione QLibri

 
Ritratto di donna 2022-05-05 14:00:17 siti
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siti Opinione inserita da siti    05 Mag, 2022
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Distanti e vicine

Seconda opera per Cristian Mannu che, dopo dopo i successi raggiunti con l’opera prima “Maria di Isili”, attraversato un periodo di crisi, almeno questo pare evincersi dai lunghi ringraziamenti che chiudono il romanzo, ritorna con un delicato scambio di voci femminili che in prospettiva diversa cantano la distanza generazionale, l'incomunicabilità che la accompagna e la derivata sofferenza che ne consegue.

Una mamma, ormai anziana e nonna, decisa finalmente a riallacciare i rapporti con al figlia e desiderosa altresì di conoscere la nipotina, è in procinto di partire per la Francia; viene però bloccata da un malore che si trasforma in inappellabile agonia e che vedrà al suo capezzale proprio la figlia che torna da Parigi.

Le voci, madre e figlia, si alternano in due parti ben distinte e titolate come movimenti musicali dai sottotitoli richiamanti invece le arti figurative: il ritratto di donna del titolo principe si compone dunque di “chiaroscuri e colori”, di “cornici e luci” e in ultimo di “riflessi”. Al di là della tripartizione, funzionale a rappresentare in momenti distinti un dialogo che ormai è impossibile da realizzarsi, e a suggellare l’epilogo lasciato ad una voce narrante esterna; il vero cuore pulsante dell’opera sembra essere la rappresentazione degli stati d’animo delle due donne, gli accadimenti sono infatti pochi e essenziali, così potenti da poter però far deviare due esistenze a loro volta poste in tale traiettoria dal vissuto primario della nonna, la cui figura aleggia sulle vite di entrambe.

I modi di essere di tre donne dunque che, a partire da una stortura di fondo, tutta genetica e vissuto familiare, proiettano nelle loro esistenze di figlie e di madri gli errori che le hanno trasformate da vittime a nuove carnefici. La figlia condanna la madre senza conoscerne l’intimo vissuto, madre che a sua volta già si era distanziata dalla propria.
La fuga, l’evitamento, le distanze, l’esclusione sembrano essere le uniche armi per poter imbastire una nuova individualità, essa però sarà triste e monca perché deprivata del necessario elemento identitario rappresentato dalla famiglia di origine.

L’ introspezione ha poi una cornice che richiama la terra di origine dello scrittore, la Sardegna, nell’ambientazione tra l’Ogliastra e la città di Cagliari, evocativa di suoni, colori, sapori che, per chi scrive, hanno il sapore della familiarità e risultano piacevoli ma oggettivamente non hanno alcuna valenza stilistica e narrativa. La scrittura è semplice, emozionale, nulla più. Può risultare gradevole ma non si imprime.

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Ritratto di donna 2022-07-18 11:51:41 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    18 Luglio, 2022
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Ritratto di una madre

Ritratto di donna è un romanzo in tre movimenti. Il primo è una fuga, della figlia dalla madre, la donna del ritratto. Il secondo e il terzo movimento hanno un andamento opposto di riavvicinamento. La parola movimento anziché capitolo suggerisce una commistione con la musica. In effetti, da un punto di vista stilistico c’è una ricerca linguistica che ho riscontrato anche in Maria di Isili, anche se condotta con modalità diverse. In Maria di Isili Cristian ricorreva alle sonorità del dialetto con un testo in cui la musicalità della lingua non pregiudicava la comprensione. Qui niente dialetto. Ma il modo cadenzato di procedere nella narrazione la avvicina alla melodia musicale e alla poesia. Il primo movimento ha come narratore un io che si rivolge a un tu. E possiamo immaginare che sia la madre a parlare. La figlia non la conosce, ha un rifiuto per la madre che pregiudica la comprensione e la conoscenza, dato che nei rapporti umani si può comprendere solo chi si ama. La scrittura è lenta, ricorda il movimento delle onde. Pian piano il lettore arriva a comprendere un mondo femminile fatto di abnegazione e sacrifici, di luci tenute accese con il proprio sangue. Nel ricordo la figura di chi ha cercato nella vita la propria felicità personale si smorza. Alcuni personaggi che sono stati presenti con il loro sorriso amorevole e disinteressato senza un tornaconto (Luigi, la signora Maria) diventano angeli che tengono in piedi con il loro modo di essere questo mondo pieno di ferite che nessun altro medica e vede. Il romanzo è di grande sensibilità. Ci siamo talmente scordati che esistono persone buone e libri buoni che trovarne uno è un toccasana per lo spirito.

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