Resistere non serve a niente
Letteratura italiana
Editore
Walter Siti, originario di Modena, vive a Roma. Ha insegnato nelle università di Pisa, Cosenza e L’Aquila. È il curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini. Tra i suoi libri ricordiamo La magnifica merce (2004), Troppi paradisi (2006) e Il contagio (2008), di cui Il canto del diavolo è la naturale prosecuzione.
Recensione della Redazione QLibri
"Questi se credono de spostà 'e montagne"
La letteratura italiana batte un colpo: “Ci sono”. Dapprima si palesa con un rumore confuso e poco convinto. Poi questo segnale sembra stabilizzarsi in un grido sordo che fa esplodere il nostro tempo, quello che viviamo e che non siamo sicuri di voler vedere realmente. Ma non c’è scelta, resistere non serve a niente. Si prosegue. E Siti ci scaraventa senza troppi riguardi nel circo crudo e triviale che è il nostro piccolo paese, questa nostra provincia di mondo collegata all’insieme dei micro e dei macro universi che sono gli ingranaggi del vivere odierno.
Sono due gli strumenti con cui Walter Siti tenta di narrare una contemporaneità complessa e internazionalizzata all’estremo. Un narratore onnisciente particolarmente renitente all’esserlo fino in fondo e un broker dell’alta finanza che opera all’interno di una sfumatura, porzione di un gradiente politico/economico in cui legalità e illegalità hanno imparato a confondersi abilmente travalicando un confine troppo logoro e ormai inservibile. Siti, in prima persona racconta di questo personaggio, Tommaso. Racconta della nascita di un rapporto di amicizia che inizia a legarli, a dispetto di punti di vista e stili di vita in diametrale differenza. Racconta di un evolversi di questo rapporto fino al giungere di un accordo che legherà inevitabilmente lui e il suo futuro personaggio. E quando l’autore si trova davanti alla generosità disinteressata di Tommaso Aricò, che con un microscopico pezzetto del proprio patrimonio compra l’appartamento romano di Siti per scongiurare uno sfratto, si rende necessaria la stipula di un patto. L’atto espiatorio con cui Walter Siti si sdebita non è altro se non questo libro, la storia di Tommaso che il medesimo chiede per sé, per vederla e sentirla raccontata.
Da questo momento in poi, con solo qualche breve intermezzo che ci fa ritornare ad un tempo presente, seguiamo l’avvicendarsi di Tommaso Aricò. Non quello che conosce lo scrittore, il trentacinquenne alto e dal fisico malfatto che usa un vocabolario di tecnicismi economici e che dispone di un reddito milionario. Ma un bambino con gravissimi problemi di obesità, che trascina la propria mole adiposa e i propri sentimenti soffocati per le strade di Rebibbia. L’infanzia complicata di Tommaso, “’sto regazzino che nun magna, s’abboffa”, è una piccola odissea personale dove l’unica Itaca da raggiungere non è un luogo fisico, è un’astrazione fondamentale: la coscienza delle proprie possibilità. E Tommaso non impiega meno tempo di Ulisse nel trovarla. Perché nel frattempo, ad ostacolare un percorso già complicato in partenza, si aggiungono le vicissitudini di un padre, assassino per costrizione, più colpevole di ignoranza che di omicidio, che viene condannato a quindici anni di carcere e che lo lascerà alla propria odiosa esistenza in compagnia della madre. Una madre, Irene, giovane, forte, concreta, rassegnata a combattere con le unghie pur di garantire un piccolo pezzetto di speranza a quel figlio che si ingozza di budino Elah pur di non sentire quanto sia amaro il tempo che ha di fronte. Ed è proprio Irene, con la sua commovente “saggezza popolare” e la sua romanesca ragion d’essere, che capisce le potenzialità di Tommaso, particolarmente versato nella matematica, e lo aiuta a cambiare la propria vita. "Ja'a faremo, ranocchié". E infatti, in pochi anni, da ragazzino grasso e annoiato, Tommaso diventa un liceale che vede nella matematica e nello studio un avvenire meno brutto, che vede nel proprio corpo magro e sgraziato, dopo un’operazione di bypass gastrico, un nuovo inizio.
Questo inizio lo porta ad una cariera sorprendentemente veloce, prima in banca poi in società di brokeraggio. E’ il migliore nel proprio campo, diventa evoluzionista, trapezista spericolato delle speculazioni finanziarie. Mette a frutto il proprio istinto innato per gli affari fino ad accumulare un capitale spropositato. Vive nel lusso, frequenta la crème, si può permettere ogni cosa, tranne quello che vuole veramente. Un piccolo soffio di amore. Poterlo appena sfiorare con un dito, poter provare anche per un solo secondo un’intesa, un sentimento condiviso che dia un senso e un fine a una montagna di denaro virtuale.
Tommaso Aricò, come una matrioska di soli due pezzi, è uguale alla sua vita. Entrambi sono entità mascherate. Tommaso ha nascosto il proprio lato fragile dietro il proprio grasso, dietro i pasticcini, dietro la matematica, dietro il lusso. La vita di Tommaso si è nascosta dietro la sua adorazione per Gabriella, modella mantenuta che ama vendere se stessa, il proprio pallore a la propria chioma fulva, dietro una slavina linguistica di lobbyng, money laundering, offshore, volatility smile, fixed leg, buy-back, stock option. Dietro un sentimento troppo genuino, troppo poco farraginoso e d’alto bordo, con Edith.
Un calderone di crudezze, ineluttabili verità contemporanee e dolci remember popolani si intrecciano in questa matassa narrativa. La vita di Tommaso è la grande metafora dei nostri tempi, che viene raccontata da Walter Siti con una piacevole, caustica brillantezza di linguaggio. Uno stile dissacrante e veloce che riesce perfettamente nell’intento di evidenziare i dislivelli sociali e le pacchiane amenità di entrambi. Ma più di tutto quanto, riesce a mettere in mostra un’elite schifosamente oligarchica che impera con cattivo gusto sulle spalle del popolino. Di noi che ancora adottiamo la pratica di contare i soldi che abbiamo in tasca, che tentiamo di non comprare i sentimenti con gli assegni e che tentiamo di dare un senso al nostro agire, tenendo sempre a mente che, anche senza yacht a Porto Cervo, e forse grazie a questa mancanza, un sorriso di serenità riusciremo sempre a concedercelo.
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Favola inutile, squallida e ributtante
Ho acquistato questo libro oltre un anno fa, subito dopo la sua vittoria al Premio Strega. Ad attrarmi non fu il premio in sé, ma il tema (la zona grigia tra criminalità e finanza) e alcuni giudizi più che positivi da parte di firme autorevoli (Massimo Gramellini: “l’autopsia a cuore aperto di un cadavere, il capitalismo finanziario degli ultimi decenni”; Goffredo Fofi: “un romanzo d’eccezione per la forza dei suoi confronti, la vivacità dei suoi squarci”).
Ho lasciato trascorrere un anno, non mi sono volutamente informato sull’autore, che non conoscevo, e un giorno di quest’estate mi sono deciso ad iniziare a leggere. Non so quale oscura forza o quale insana piega della mia personalità mi ha tenuto agganciato fino all’ultima pagina. Certamente hanno contato anche l’energia della scrittura (almeno questo devo riconoscerlo) e la mia tigna nel voler a tutti costi scoprire dove andava a parare questa “favola inversa”. Cercavo forse il guizzo finale capace di riabilitare fiumi di inchiostro tossico e inconcludente.
Purtroppo, in oltre trecento pagine non ho trovato nulla di interessante né di originale sul tema che il libro ha la pretesa di analizzare e scandagliare. Ho trovato invece una visione del mondo cupa e funerea, elucubrazioni intellettualistiche noiosette e ripetitive inframmezzate a qualche sbirciatina al mondo del jet set televisivo, modaiolo e della finanza da fotoromanzo a sostegno del cinismo tipico di chi vuole distinguersi dalla massa delle persone normali, quelle “che fanno venire sonno solo a guardarle”, tecnicismi finanziari sparsi come il prezzemolo per ogni dove, propinati con l’entusiasmo ingenuo e la totale assenza di credibilità del neofita e, a dare più pepe al pastone, abbondanti cucchiaiate di misoginia e di pornografia che danno colore e nerbo a personaggi altrimenti vuoti ed inconsistenti. Dovendo esplorare una zona grigia, tutti gli uomini sono marci e amorali, va da sé, ma c’è un particolare e insistito accanimento verso le donne: non ce n’è una che non sia puttana, tutte si concedono, si vendono, si fanno sodomizzare con una velocità che probabilmente nemmeno nei filmetti pornografici è così fulminea, persino la madre del protagonista, persino la dodicenne figlia di un imprenditore con l’acqua alla gola, che viene venduta in modo criminale e infame dal padre, ma poi Siti infierisce anche su di lei facendola stare al gioco in cambio di una vittoria in una gara di roller, perché anche l’infanzia, dopo le donne, la famiglia e la normalità deve essere schifo e ribrezzo.
Tutto questo non mi convince, non è nient’altro che una lugubre favola che vorrebbe farci credere che il male del mondo trae origine da un pugno di malvagi corruttori e da una moltitudine di corrotti o corruttibili. Tesi molto assolutoria e consolatoria, io penso che la realtà sia un filino più complessa e che il male non provenga solo dai malvagi, ma spesso proprio da chi è convinto di fare del bene o almeno da chi agisce per una valida ragion di stato, o per un puro ideale da anima candida, o per un sano interesse imprenditoriale, o per il futuro dei propri figli, magari a scapito del presente dei figli di qualcun altro. Per non parlare dell’immensa quantità di male che proviene semplicemente dagli errori, dalle omissioni, dalla sciatteria, dalla negligenza, dall’ignoranza, dalla superficialità, dall’indifferenza, dal conformismo, dall’appiattimento, dall’elogio della disponibilità che viene spacciata per meritocrazia, dalla paura, soprattutto dalla paura.
Della mafia dei colletti bianchi, delle incursioni della criminalità organizzata nel mondo della finanza e del business ci hanno già parlato magistrati, giornalisti, scrittori. Certamente c’è ancora tantissimo da scoprire e da capire, ma non mi pare proprio che Siti aggiunga nulla di nuovo, anzi ci offre una rappresentazione stereotipata e poco credibile, infarcita di situazioni fastidiose e sgradevoli descritte con linguaggio greve, solo parzialmente alleggerito dalla cultura dell’autore.
Resta il fatto che si tratta di un romanzo, non di un saggio sociologico, né di una inchiesta giornalistica. Il personaggio di Tommaso, l’ex bambino obeso, figlio di un soldato della malavita, che forgia il proprio carattere attraverso la solitudine, l’emarginazione e una spiccata attitudine per la matematica, all’inizio si lascia seguire nonostante non faccia alcuno sforzo per rendersi simpatico. Lo accompagniamo con curiosità fino alla fine dell’università e all’inizio della sua fulminea carriera, poi ci rincresce molto vederlo perdersi nella banalità dei rendez-vous con modelle e attricette varie e in improbabili speculazioni da videogame, giocate tra sceicchi arabi, bombaroli slavi e faccendieri sudamericani con l’unico risultato di dover frequentare controvoglia qualche manciata di VIP della politica, dello spettacolo, della moda e della finanza.
Walter Siti è letterato, critico e scrittore molto apprezzato, io invece sono uomo di poca cultura e dai gusti semplici e dunque può darsi che io questo libro non l’abbia capito. Ho sempre questo sospetto quando un’opera tanto celebrata è così lontana dal mio gusto e dalla mia sensibilità, anche perché in genere io sono un lettore piuttosto “ecumenico”. Sarà dunque un mio limite personale, ma io continuo a pensare che non basta l’omosessualità esibita e sbandierata e la fama di studioso di Pasolini per eguagliare l’incisività, la lungimiranza e l’anticonformismo dell’autore di Scritti Corsari. Soprattutto non basta il paravento dell’erudizione e della cultura personale per trasformare una furba accozzaglia di luoghi comuni, banalità e volgarità in un capolavoro. Però evidentemente basta per vincere il premio Strega
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Resistere non serve a niente
Una incredibile sorpresa questo romanzo di Walter Siti che non può lasciare indifferenti, soprattutto, ma non solo, per la propria forza evocativa e comunicativa.
Anche se il contenuto è interessante, non comune e molto crudo è il registro ad essere originale e accattivante.
Ci sono due false partenze, con una veste tipografica diversa, che incuriosiscono ed esercitano una forza magnetica sul lettore che non può staccare gli occhi dal libro e non può uscire dalla libreria senza possedere quel volume.
Le pagine scorrono veloci, così come le immagini evocate, i colori plumbei della borgata romana e le luci sfavillanti della ribalta, il tintinnare di flute, il brusio di party, la frenesia dei grafici, dei rialzi e dei ribassi in borsa e così in un vortice che attanaglia che ci trascina in un baratro di cui abbiamo l'intuizione, ma che non ne immaginiamo la profondità.
Siti si sforza di raccontare una zona grigia che divide il bianco dal nero, in cui si decidono i colori che popolano la realtà che viviamo, una centrale da cui di dipanano i fili che comandano il mondo, ognuno dei quali si crede fondamentale, ma nessuno lo è.
Il lessico è crudo, le immagini disturbanti, così come impenetrabile è il protagonista: Tommaso un giocoliere della finanza di umili origini, un ragazzo che ce l'ha fatta grazie alla propria intelligenza, ai proprio sforzi, approda nel paradiso dei ricchi rimanendo comunque ancorato alle proprie origini... o forse no, non è questo il romanzo che commissiona, o meglio dovrebbe esserlo, ma via via che lo scrittore da lui assoldato per scriverlo, in una sorta di meta-scrittura in cui un complicato gioco di specchi tramuta la realtà in finzione e viceversa, ricostruisce il puzzle della sua vita, il quadro si fa più complicato, la personalità più sfaccettata, i desideri e i bisogni sempre più incomprensibili; ma questa non è la storia di Tommaso o meglio lo è nella misura in cui egli vive la realtà che gli sta intorno e che attraverso lui conosciamo e impariamo a comprendere.
Un senso di fastidio, di disperazione ci avvolge nel leggere quelle pagine, nel rendersi conto di quanto sia reale quel mondo e seppur così lontano dal nostro quotidiano, quanto condizioni ogni nostra azione per renderci schiavi di un padrone invisibile, servi inconsapevoli di colonne colorate negli schermi di un computer.
Un romanzo non solo bello, ma anche importante per capire, con il filtro della finzione, anche se poi la sensazione alla fine è quella che non ci sia molto di fantasioso in tutta la vicenda, il mondo che ci circonda, il sovvertimento dei valori e allo stesso tempo il bisogno di ridefinirli per poterli vivere: così ci troviamo di fronte ai broker che speculano sulle stragi senza provare rimorso perché spersonalizzano le persone che colpiscono o le escort che vendono il proprio corpo, ma si sentono pure perché non vendono l'anima, che concepiscono una prestazione sessuale come un colloquio di lavoro brillante, ancora il mafioso di nuovo corso che non si sporca le mani di sangue, ma allo stesso modo stritola gli avversari a suon di speculazioni finanziare che non si sente così diverso da un chirurgo che opera a prezzi folli sfruttando la paura della morte: così si assolvono così portano avanti una vita che non necessita della approvazione della coscienza; mentre si leggono queste cose, oltre a sentirsi minuscoli come formiche, pedine al servizio di altri, non ci si può non interrogare su ciò che facciamo ogni giorno, in tante piccole cose, di come nel nostro piccolo ci comportiamo e chiedersi, privi della mano consolatrice dell'autore, che rimane sempre super partes, nella posizione di colui che racconta ma non giudica, cosa faremmo se all'improvviso ci trovassimo in quel mondo, quanto la nostra moralità sarebbe forte e quanto non si farebbe seppellire da gioielli e ricchezza prima e dal potere che quella ricchezza compra poi.
Questo romanzo agisce a tantissimi livelli, pone un'infinità di dubbi, si entra nelle pagine sicuri di noi stessi e se ne esce un po' meno forti, un po' più dubbiosi, ma di sicuro arricchiti di un'opera che lascia il segno nella letteratura contemporanea.
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RABBIA E NAUSEA
Basta. Non ce la faccio più.
A tre quarti del libro ho preso la decisione (forse sono stato suggestionato dal titolo stesso): non ha senso resistere e incaponirmi in questa lettura.
Mi provoca troppo disgusto e disagio.
Non è una questione di stile di scrittura (che pure non mi ha colpito positivamente) ma di contenuti.
Le immagini che scorrono davanti sono pornografiche e decadenti ma, soprattutto, gli uomini e le donne a cui lo scrittore ci avvicina sono amorali senza speranza. Anche di più. Sono distrutturi di qualunque pudore o scrupolo e pare che domino il mondo.
E poi viene paura che nella realtà sia davvero così, che il mondo sia manipolato da un elite auto-proclamatasi dominatrice che manovra il resto dell'umanità, sulla quale specula economicamente e imbroglia sentimentalmente.
Non voglio (è una scelta fatta intenzionalmente) pensare che il mondo sia questa fogna.
Questo romanzo mi dà rabbia, al punto che fatico anche a scrivere lucidamente queste righe.
Continuare nella lettura non serve a niente.
Anzi, abbandonare questo libro è forse anche un dispetto che faccio allo scrittore che ritengo colpevole di aver scritto questa brutta storia e se anch'io ho colpa per aver letto molte delle sue pagine spero di (auto) assolevermi, almeno in parte, ribellandomi all'asfissiante cinismo di chi descrive senza filtri la parte più diprezzabile dell'animo umano.
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Irrisolto
Non mi è piaciuto per come è scritto, per i termini finanziari che usa e che per un non addetto ai lavori risultano spesso davvero poco comprensibili, per le estreme contraddizioni caratteriali del protagonista che mi sembra un po' troppo ossessionato dal sesso inteso solo come sopraffazione fisica e/o morale. Le stesse cose le sta scrivendo Saviano già da alcuni anni ma con una veridicità/credibilità maggiore, qui sembra quasi che l'autore getti il sasso ma poi nasconda la mano dietro la finzione narrativa del romanzo. Insomma non mi ha appassionato nè convinto!
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Il potere logora tutti
Faticoso e irritante, toccante ed emozionante, folgorante e disturbante… un romanzo fatto di opposte sollecitazioni, che sembra chiedere di non essere amato; che racconta l'attuale decadenza umana, politica, economica, culturale, a causa dell'ossessione per il denaro. Possedere per ostentare e per possedere ancora di più; il sesso è una moneta di scambio che acquisisce valore in base alla notorietà, alle fattezze e al prestigio del partner.
Tommaso Aricò è il trentacinquenne protagonista, un genio della speculazione finanziaria che, anche grazie al sostegno della criminalità organizzata, si è arricchito gestendo hedge fund al motto di "niente è illegale se non ti beccano". Ex obeso e di povere origini, attraversa questo mondo come un parvenu. In una crisi di solitudine e di identità («Dimmelo tu chi sono») si rivolge allo scrittore Walter Siti, di cui ha letto un articolo su scimmie, denaro e prostituzione, per raccontarsi e proporgli di trasformare in romanzo la sua vita di nefandezze.
Molto emozionante la prima parte con l'infanzia povera di Tommaso, la sua diversità, la sua passione per la matematica e la sua voglia di riscatto («L’unica cosa che gli importa è mettere più cielo possibile tra il sole del futuro e le proprie radici avvelenate»), il rapporto con la mamma Irene («ja’a faremo, ranocchié»), l'amicizia con Nando e con la ragazza dell'ospedale. Mentre un intero capitolo dedicato al "teorico" mafioso e all'intreccio finanza e criminalità è in una forma di saggio asciutta e quasi indigesta.
Una lettura non sempre facile: cambi improvvisi di scena e di personaggio, alternanza tra narrazione empatica e saggistica cruda, tra reale e verosimile, lunghi dialoghi senza attribuzione, gergo finanziario, frequenti divagazioni tra parentesi… è richiesta una bella dose di concentrazione per non scivolare fuori dalla pagina e perdere il filo.
Tuttavia c'è un'energia potente dentro questo romanzo, che ci mostra un mondo che possiamo sovrapporre a ciò che ci viene raccontato tutti i giorni su politica, finanza, show business, criminalità. Un mondo logorato dal suo stesso potere ma che inconsciamente ci affascina («Nessuno vuole davvero rinunciare al potere salvifico del consumo, le vittime sono invidiose dei carnefici ed è facile ingannarle con l’elemosina di un simulacro anche miserabile.»), perciò, forse, resistergli non serve a niente.
La frase che non voglio scordare: «Non si fidi, avere non risolve niente… l’importante è ammirare e comprendere.»
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Una liberazione possibile
Danaro, prostituzione, mafia e libertà...un viaggio attraverso un mondo parallelo, dove i valori di riferimento, oramai, al di là di ogni ragionevole ipocrisia, restano affidati alla gestione del "potere", il controllo che ciascuno riesce ad avere sull'altro, attraverso il danaro, il proprio corpo, il terrore, la finanza, l'omicidio. La storia umana si ripete. Ma forse - questo il sottile dubbio che Siti insinua nel lettore fin dalle prime battute del libro, con il riferimento ad un interessante esperimento etologico ed una ardita distinzione tra prostituzione reale e prostituzione percepita - si stratta di un codice genetico. E si sa, dove tutto è predeterminato, dove tutto è geneticamente trasmissibile, gli spazi per la ribellione, per il cambiamento, per il progresso, sono pochi. Ecco perchè "resistere" non serve a niente...sostiene Siti. Ma la storia la scienza hanno insegnato che anche il mutamento genetico è possibile....intrinsecamente, attraverso una evoluzione o adattamento, o estrinsecamente, con un intervento qualificato e radicale...Nella storia di Tommaso, ex obeso, reclutato dalla mafia, che vende la sua intelligenza, e intende comprare l'amore, si intravede il seme del cambiamento...Nella smania di Gabriella e oltre l'ipocrisia di Edith - la prima a ricevere un autentico atto di amore senza rendersene conto - Tommaso affonda la propria incapacità esistenziale, compiendo un percorso, che affrancandolo dal potere del danaro, lo indurrà a riflettere sui valori importanti. Gabriella, una donna splendida, oltre le debolezze indotte dalla condizione genetica di chi vive nel XXI secolo, saprà restargli vicino, sciogliendo in quelle lacrime inaspettate, un contratto per il quale il corrispettivo da pagare, infine, si è rivelato troppo alto. Mi piace pensare che è forse proprio lei quell'Angelo, come nel dipinto La liberazione di Pietro di Raffaello in Vaticano commentato dall'autore - che riuscirà a guidare fuori dal toropore della notte e dal buio del carcere quell'uomo debole, rendendogli la forza di andare oltre l'amaro tradimento di un Dio che tutto sommato, se gli ha lasciato ancora la libertà di amare, non si è "appeso invano"
Meritato e coraggioso Premio Strega del 2013.
http://it.wikipedia.org/wiki/Liberazione_di_san_Pietro
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Premio Strega 2013
Dalla lettura dell'ultimo lavoro di Siti, comprendiamo presto il messaggio duro affidato dall'autore al suo racconto.
Ad accoglierci tra queste pagine una rappresentazione cruda e impietosa dei meccanismi sottesi all'economia moderna, vista come una selva buia piena di insidie, la personificazione del male del mondo. Da ciò prende vita un groviglio di nefandezze e di immoralità, un dilagare di malvagità spalmata su tutti i livelli sociali.
E' da riconoscere all'autore un notevole lavoro di preparazione sotteso alla ricostruzione tecnica e dettagliata delle manovre operate nel campo economico; tuttavia il confine tra destare interesse nel lettore e provocare tedio e caduta di concentrazione è sottile.
Le parti del romanzo intrise di tecnicismi e rocambolesche incursioni e speculazioni finanziarie si rivelano davvero troppo elaborate, snaturando l'impianto narrativo per avvicinarlo ad uno saggistico.
I personaggi che popolano il romanzo sono delineati con vigore psicologicamente e socialmente, contribuendo a consolidare l'idea pessimistica dell'autore; uomini arrivisti, sordi agli affetti, frustrati e vuoti, divisi tra denaro e sesso.
L'onda di fango che fotografa Siti sembra inarrestabile e implacabile, tanto che resisterle non serve a niente.
Alla fine della lettura, si matura l'impressione di una costruzione eccessivamente catastrofica e sensazionalista, che può essere stimolo per riflettere sull'epoca in cui viviamo e sui valori della società attuale, tuttavia appare ridondante nelle situazione fotografate, queste ultime abbastanza stereotipate.
Il congedo dal romanzo è carico di amarezza, di desolazione, di annientamento, un viaggio in un mondo glaciale dove non riesce a filtrare neppure un debole raggio di sole.
Ci auguriamo che resistere ad un mondo simile possa servire e che gli uomini continuino a farlo.
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Resistere non serve a niente...il sangue dei vecch
Tommaso Aricò è il figlio disgustosamente obeso di un malavitoso e quando quest'ultimo finisce in galera cessano per lui anche i privilegi, ma la madre con la saggezza e la rassegnazione del popolo gli dice : 'a ranocchiè ce la caveremo. Il ranocchietto di mamma Irene si darà da fare , perché stupido non è . Nel 2001 viene assunto come trade d'assalto nella sede romana di una grossa banca, guadagna 10mila euro al mese e il 3% sugli stock stipendio giustificato perché tratta derivati, strumenti rischiosi, ma Tommaso è l'aspetto rude della banca d'affari, non è pagato per essere gentile con i clienti, lui dribbla la Borsa e non è costretto ad accordarsi con qualunque trend . Il ranocchietto fin da bambino aveva dimostrato talento per la matematica neanche fosse stato Nash, per lui il lavoro in banca si dimostrerà un parco di divertimenti. Il problema non è il denaro sporco ma quello "caldo", i soldi senza patria, il lato oscuro della globalizzazione per cui un operatore può decidere quale operazione finanziaria elaborare a seconda della legislazione vigente in un determinato paese, quell'armamentario sempre più complesso di private banking, off sheet, SIV, shell company, dove i burocrati della tributaria non sanno che pesci pigliare. Tommaso è uno squalo ma non dei più pericolosi attraverso la sua descrizione Siti ci apre le porte ad un mondo quello dell'alta finanza che non ha più niente di umano e la colpa, mi sembra di capire fra le righe del libro non è solo di questo mondo senza scrupoli, ma di noi tutti che lasciamo ogni giorno che ci spappolino il cervello con i "derivati" sociali, culturali, economici che ci offrono dalla mattina alla sera. La globalizzazione è marcia perché per esempio oggi il mercato vende telefonini in Burundi, per che in quelle popolazioni che avrebbero bisogno solo di pane ha diffuso l'idea del bisogno dell'aggeggio telefonino come più importante e prezioso di un pezzo di pane e fra l'altro , il pane si poteva fare in casa , in economia e indipendenza, un telefonino lo devi comprare da altri , devi farlo funzionare grazie ad altri ancora : d'un tratto quel Mondo di cui ci eravamo liberati secoli fa, fatto di uomini schiavi del potere arrogante di altri uomini, in modo più subdolo è rientrato dalla finestra ,o no? Un libro diverso degli altri in circolazione , fa male come un pugno in faccia , i segni che ti lascia dentro sono insegnamenti utili. Lo consiglio a tutti quelli che nella lettura non vedono un divertissement ma un momento di acuta riflessione.
di Luigi De Rosa
La frase : La mia fascinazione per il male è oscura anche a me stesso; quanto al fascino che su di me ha sempre esercitato il denaro, ricordo un'immagine che ho letto chissà dove nell'opera di Bruce Chatwin. I figli bruno-dorati dei beduini nomadi del deserto non piangono mai e sono tra i bimbi più contenti al mondo; le donne beduine possiedono gioielli molto elaborati e quando si spostano portano tutta la loro fortuna intorno al collo. viaggiando tengono i neonati legati al seno da una fascia di cuoio e i piccoli si addormentano cullati dall'ondeggiare del cammello: quando si svegliano vedono il mondo come un fondale mobile, mitizzato e impreziosito dal dondolante e rossastro fulgore dell'oro materno.
da Resistere non serve a niente di Walter Siti;Rizzoli; 2013 - Nota al testo.
La curiosità: Walter Siti è il curatore per Meridiani della Mondadori dell'opera omnia di Pier Paolo Pasolini.Ha partecipato come "preside" al cast della trasmissione TV di Italia 1 : La scimmia.
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La sindrome della strega
“Resistere non serve a niente”, premio Strega 2013 a Walter Siti.
Il titolo è già un monito, nonostante il quale io ho resistito fino alla fine.
La storia è presto liquidata: un mago della nuova finanza, Tommaso, incarica uno scrittore (Walter) di narrare la sua storia. In cambio “Tommaso si dichiara disposto a comprare dai proprietari il mio appartamento e ad affittarmelo alle stesse condizioni di ora”.
Con un passato di obeso (“lo vedevano così grosso a otto-nove anni…) che gli ha lasciato cicatrici indelebili, proveniente da una famiglia che consta di un padre galeotto e di una madre culturalmente modesta (“è ormai straniero a quel padre di cui di colpo ricorda l’odore - un misto di alcol e debolezza -, straniero a quella donnetta che non sa far altro che recriminare, straniero al proprio stesso involucro di lardo”), ha spiccate doti per le scienze matematiche e statistiche (teoria dei giochi, calcoli di probabilità) e ben presto si afferma e si arricchisce inserendosi nei complessi giochi della finanza spregiudicata e collusa (“… Tommaso è estasiato dal pirotecnico gioco di prestigio, far apparire soldi dal nulla semplicemente postando dei numeri; siamo davvero i nuovi alchimisti, i soli che si orientano nel pianeta in bollitura. Tutto in diretta, un videogame giocato sulla realtà”). La redazione della biografia di Tommaso è l’occasione per smascherare e criticare i meccanismi dell’economia fittizia e involuta delle scatole cinesi, dei giochi di specchi e delle macchinose costruzioni create appositamente per trasformare il nulla in una truffa.
L’obiettivo è nobile, il lavoro svolto – immagino – poderoso.
E allora perché ho la sensazione che qualcosa non funzioni?
Il romanzo non è un romanzo e non è un saggio, ma un ibrido.
Pagine e pagine di situazioni grevi, feste con presunti VIP che non interessano a nessuno, affermazioni che ci respingono (“Comprare insieme oggetti di lusso crea tra un uomo e una donna un legame forte quanto il sesso”) e incontri sessuali che non scandalizzano più nessuno (“Con threesome si intende una forma di sesso di gruppo cui partecipano tre persone in qualunque tipo di combinatoria”) pesano sul lettore come un macigno. Le descrizioni tecniche dei meccanismi finanziari e malavitosi sono di difficile comprensione e troppo, troppo incalzanti e soffocanti.
Walter Siti è apprezzato da tutti, oltre che come scrittore, in qualità di critico e curatore delle opere complete di Pasolini. Se in questo romanzo voleva suscitare la repulsione del lettore, c’è riuscito. Almeno con me.
Bruno Elpis
P.S.: "La sindrome della strega" è il mio racconto in "La paura fa 90"
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- no
Alta finanza e...tanta umanità
Romanzo con trama fantasiosa, si perché alla fine è un do ut des, uno scrittore in difficoltà creativa viene ospitato da un broker finanziario che dalle stelle è quasi finito...nella polvere. Lo scambio sta nel "meritarsi" l'accoglienza, da parte dello scrittore, scrivendo una storia sul broker che riscatti la figura del promotore finanziario soprattutto a livello etico; infatti il succo del romanzo è proprio basato sui complessi intrecci tra finanza e malaffare.
Siti si districa benissimo nei meandri e soprattutto tra i termini economici più complessi, il personaggio principale Tommaso viene raccontato sin dall'infanzia(di borgataro romano) fino ai clamorosi successi in ambito monetario, con digressioni particolareggiate sull'obesità giovanile di Tommaso e sulla sua passione x la matematica; elementi determinanti x capire il protagonista di questo romanzo a livello comportamentale.
Un libro apparentemente intricato, ma molto particolare e piacevole
anche se il Siti che ho letto in altre occasioni a mio avviso era più veritiero e diretto, ma è solo un'opinione personale
Singolare comunque