Questa non è una canzone d'amore
Letteratura italiana
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Questo non è un giallo
In una Milano molto noir, Carlo Monterossi, il produttore dello spettacolo televisivo di maggior successo del momento ha deciso di non occuparsi più del programma. E' preso da una crisi di coscienza relativa al fare audience spettacolarizzando le miserie e le tragedie umane della
gente comune, in pratica schifato dall'aver visto una sua buona idea trasformata in TV spazzatura .
In questo periodo di riflessione si ritrova inspiegabilmente ad essere il bersaglio di un killer piuttosto maldestro mentre in città si sviluppano vicende parallele fatte di omicidi , nostalgici nazisti e una coppia di zingari che deve vendicare un'assalto ad un campo rom costato la vita tra gli altri ad un bambino.
Monterossi decide di mettersi ad investigare per conto proprio anche perchè le abilità dei corpi investigativi descritte da Robecchi ci fanno chiedere come sia possibile che nel nostro paese venga risolto un qualsivoglia caso di criminalità: degli inetti di dimensioni epocali, come se non bastesse permalosi e rancorosi.
In tutti i romanzi polizieschi italiani di successo degli ultimi decenni c'è la macchietta del poliziotto scemo (Catarella con Camilleri e D'Intino con Manzini tanto per citarne due) ma fanno da contraltare ad un investigatore con i contro.... Montalbano, Schiavone e via dicendo, qui no: abbiamo una massa di incapaci che prima della metà del libro spariscono di scena e sinceramente ogni tanto il lettore si chiede dove siano finiti senza avere più risposta e senza sentirne la mancanza tra l'altro.
Diciamo che Robecchi si è ispirato a personaggi del cinema e della letteratura, così troviamo la "Liesbeth Salander della bassa Padana", la coppia di killer colti e spiritosissimi che se li avesse chiamati Jules e Vincent faceva prima (Pulp Fiction) per non parlare di una conduttrice televisiva che tanto ricorda una o più signore al timone di programmi da TV spazzatura.
Per finire abbiamo tutta una serie di luoghi comuni e spiritosaggini che alla lunga appesantiscono la lettura e in certe situazioni mi sembravo davvero inverosimili e più che un giallo o un noir ne fanno una satira di costume con delitti.
Letto senza troppe aspettative, magari in spiaggia, è decisamente godibile, del giallo ha ben poco.
Non mi ha entusiasmato, ma leggerò anche il successivo perchè anche Manzini al primo colpo mi aveva suscitato parecchie perplessità per andare poi in crescendo .
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Noir al ritmo di Bob Dylan
Giallo, noir, thriller: è un po' tutto questo shakerato, il libro di Robecchi, che rappresenta la genesi del personaggio Carlo Monterossi. Autore televisivo di successo, creatore del programma televisivo cult "Crazy Love" (cinico esempio di tv spazzatura, la cosiddetta "tv del dolore"), condotto dalla star Flora de Pisis, evidentissimo clone di una Barbara d'Urso dei nostri giorni.
Il Monterossi si trova, suo malgrado, coinvolto per sbaglio, per sfortuna o per destino, in una vicenda di vendette personali che si incrociano con loschi affari di un esaltato criminale neo nazista un po' pasticcione, ricercato per motivi diversi da due sicari professionisti e da due zingari. Sullo sfondo la Milano delle periferie, dei campi rom, che si alterna alla Milano borghese e apparentemente sicura dove vive lo stesso Monterossi.
Robecchi riesce a confezionare una storia abbastanza avvincente nella quale non mancano scene forti, un po' pulp, alla maniera di Tarantino (gli interrogatori condotti da zingari e sicari per ottenere certe informazioni) e con chiari riferimenti alla realtà dei nostri tempi. Ulteriori ingredienti degni di nota sono:
- una certa dose di sarcasmo ed umorismo che non guasta mai ("non è che Cristiano Ronaldo va a giocare nella Ternana...", oppure "Il PM è alto, magro, sui 40 con la barba appena accentuata. Pantaloni di velluto,gilet di velluto,mezzo toscano di velluto,occhiali di velluto,ventiquattrore di velluto e Clark beige ai piedi. Se i magistrati vogliono smettere di farsi dare dei comunisti sarà meglio che comincino a vestirsi in modo diverso").
- le parole dei testi delle canzoni di Bob Dylan - di cui Monterossi è grandissimo fan ed intenditore- che ritornano ciclicamente nella narrazione per sottolineare alcuni passaggi rilevanti.
Forse alcuni aspetti potevano essere trattai diversamente: ad esempio la Polizia, che ad un certo punto scompare e non ritorna più nella narrazione, oppure il finale della storia, la resa dei conti in cui si trovano riuniti tutti i personaggi principali benché di un certo effetto è un po' esagerato, irreale, o ancora il fatto che killer esperti, abili e professionisti si facciano fregare così facilmente come viene raccontato. Tuttavia si tratta di aspetti marginali a mio avviso che non inficiano la gradevolezza complessiva del romanzo.