Quel maledetto Vronskj
Letteratura italiana
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Una pennellata di ordinaria serenità
Oggi vi parlo di un libro che ho letto tempo fa e di cui mi sono dimenticata di raccontarvi.
Carino, scorrevole, non mellifluo e in grado di dipingere la realtà con una pennellata di serenità.
Perché la vita non è tutta rosa e fiori e lo sappiamo, ma d’altronde il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto, e qui il Piersanti è in grado pur difronte a una realtà difficile, di descrivere il bicchiere mezzo pieno.
Come a dire: questa è la vita, apprezziamone tutti gli aspetti, dalla nascita alla morte, ai fiori, alle cene, il cui silenzio tra marito e moglie è sinonimo di complicità e affiatamento e non di distacco.
Si legge rapidamente, scritto molto bene, l’autore non lo conoscevo ma può annoverare una nuova fan tra la sua schiera.
Accenno alla trama: Giovanni e Giulia vivono a Milano, sono persone normali, ma nella ordinarietà hanno avuto la fortuna di incontrarsi, creando così una simbiosi che gli permette di migliorarsi giorno dopo giorno e costruire il loro piccolo mondo fatto di banale serenità.
Così come i dopo cena sul divano, in cui Giulia legge sulla poltrona e Giovanni si addormenta dopo pochissimo.
Così come la cura del giardino di Giulia e l’attività di topografo di Giovanni.
Ci sono Amici, pochi ma veri, quelli che se non rispondi al telefono dopo un po’ vengono a controllare che a casa sia tutto ok.
Questo idillio viene interrotto però e così Giovanni si troverà a dover affrontare una nuova sfida e una nuova realtà.
Ragazzi, quando ho iniziato a leggere questo libro sono andata subito a leggere la sua bio perché mi è sorto un super dubbio: ma questo Claudio Piersanti mi conosce?
Perché mi sono ritrovata in moltissimi aspetti.
Quindi le cose sono due: o sono una persona di una banalità disarmante oppure questo scrittore è proprio bravo a tracciare le personalità dei personaggi e a dipingere il loro mondo, permettendone l’immedesimazione.
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La fuga e la ricerca
Giulia e Giovanni, una coppia di coniugi del mondo di oggi; una vita di routine divisa tra casa e lavoro, scandita da abitudini consolidate, gesti intimi e familiari che donano sicurezza, racchiudendo le anime in un guscio protetto da eventuali influenze esterne.
Una vita di gioie e dolori, ma affrontati sempre nell'unione affettiva e spirituale.
Eppure in un attimo, quella stessa vita che ti ha dato tanto, può toglierti tutto.
La persona che ti stava a fianco diventa un libro in bianco che non riesci più a decifrare.
La coppia indissolubile è svanita, al suo posto un uomo solo ed una donna in fuga.
Vana la ricerca del colpevole, del terzo incomodo reo della distruzione del nido coniugale; un maledetto Vronskij, seduttore senza scrupoli, si fa largo nei pensieri disperati e ossessivi di un marito abbandonato.
Una storia che prende corpo dal comune sentire e dalla quotidianità tipica della società contemporanea per poi attraversare un nutrito tratto narrativo in un limbo difficile da contestualizzare come realistico, per poi sfociare in un quadro più concreto.
Un percorso narrativo con picchi in altezza e in discesa, lasciano il lettore piuttosto basito, a tratti disorientato nel cercare di comprendere quale messaggio sia sotteso oppure se sia più proficuo affidarsi alla fantasia dell'autore e attendere l'epilogo per poter valutare l'intera vicenda.
Quando tutti i tasselli si uniranno, la visione d'insieme è importante ed interessante apparirà il punto di vista dell'autore. Un modus inconsueto per raccontare le interferenze che possono minare i legami, le insidie generate dal dolore fisico e spirituale, il lento sprofondare nel gorgo buio della disperazione, la voglia di cedere e lasciarsi cullare da un anestetico sonno.
Merito dell'autore quello di aver toccato temi delicati senza attingere in maniera banale allo strumento del sentimentalismo; al contrario un approccio a tratti quasi surreale accompagna una storia dove la parola dolore, la parola amore incondizionato e la parola speranza, si incarnano nei volti e nei gesti di un uomo ed una donna legati da un vincolo che va oltre quello matrimoniale.
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Un maledetto Wronskij mancato
Occasione mancata per un'idea che, dalla descrizione del romanzo, "Quel maledetto Wronskij", appariva interessante. Per scrivere un romanzo ci vuole talento, non basta una scrittura scorrevole e priva di errori grammaticali (per dirla come il protagonista del libro, che detesta gli errori grammaticali - "un'asino" ... per dire!)
Il romanzo è a tratti lento, a tratti frettoloso, privo di pathos, spesso molto banale. L'ho terminato solo perché ho sperato di trovare qualcosa almeno alla fine. In verità, non l'avrei nemmeno commentato perché, si sa, non tutti i libri sono capolavori e non tutti i lettori hanno gli stessi gusti o strumenti culturali. Il mercato è ampio ed è giusto che proponga un po' tutto. Mi lascia, però, fortemente perplessa la candidatura al premio Strega. Se il livello è questo ...