Narrativa italiana Romanzi Quattro sberle benedette
 

Quattro sberle benedette Quattro sberle benedette

Quattro sberle benedette

Letteratura italiana

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In quel fine ottobre del 1929, sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente, a Bellano non succede nulla di che. Ma se potessero, tra le contrade volerebbero sberle, eccome. Le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo, aumentando il tormento invece di sciogliere l’enigma, perché uno predice una cosa e l’altro l’esatto contrario. Se le sventolerebbero a vicenda, e di santa ragione, il brigadiere Efisio Mannu, sardo, e l’appuntato Misfatti, siciliano, che non si possono sopportare e studiano notte e giorno il modo di rovinarsi la vita l’un l’altro.



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Quattro sberle benedette 2018-08-09 13:13:27 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    09 Agosto, 2018
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Polveri bagnate per Andrea Vitali

In questo romanzo c’è il Maresciallo dei Reali Carabinieri Maccadò, il che dovrebbe essere una garanzia per un’opera di una certa piacevolezza, ma purtroppo non è così. E pensare che Vitali era partito bene, con il nostro maresciallo in attesa del primo figlio di cui desidera conoscere in anticipo il sesso e allora è tutta una serie di segnali che vengono riportati per arrivare allo scopo, tutti ovviamente privi di fondamento scientifico. Maschio sarà e nella circostanza dei giorni immediatamente successivi alla nascita Maccadò prende un periodo di ferie e la sua quasi latitanza, nonostante la presenza del brigadiere Mannu e dell’appuntato Misfatti, che sono sempre state due garanzie, finisce con l’ammosciare la narrazione, che l’autore cerca di ravvivare con una serie di lettere anonime che intendono denigrare, in termini boccaceschi, Don Sisto Secchia, il coadiutore del prevosto. Inoltre, sempre con il fine di dare fiato a un lavoro che comincia a perdere colpi, Vitali fa accentuare i contrasti fra Mannu e Misfatti, ma commette l’errore di incardinare il romanzo sugli stessi e francamente questa inimicizia finisce con il diventare noiosa, affossando del tutto quanto invece si era proposto di far riemergere. In questo modo l’opera si trascina stancamente, fra uno sbadiglio e l’altro, fino alla fine che, come d’obbligo, vede tutti felici e contenti, compreso il lettore che finalmente si è tolto dallo stomaco un mattone. E’ un peccato, ma quando si scrive tanto, con l’intenzione di far volume e non sostanza, queste cose possono accadere.
Si può leggere Quattro sberle benedette, ma è veramente una gran fatica.


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Quattro sberle benedette 2016-06-08 10:38:14 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Giugno, 2016
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Il peccato profuma di violette

Siamo nel 1929 nella Bellano di Andrea Vitali. i protagonisti principali di questo volume sono i carabinieri del locale comando. Le loro vicende personali fanno da contorno ad una indagine misteriosa e tenuta segreta al pubblico. il filo conduttore che lega i militari sono gli arrivi. Arriva il morbillo a visitare Viavattene, una cugina della moglie con tanto di ossa del padre si insedia nella camera degli ospiti di Misfatti e il primo figlio emette i primi vagiti soto il tetto di Maccadò.
In mezzo a tutte queste traversie tra capo e collo dei carabinieri arrivano anche delle lettere anonime contenute in leziose buste rosa. Scritte da mano incerta, ma ideate da una mente brillante questi versi mettono in agitazione sia l'arma che il clero. Il mistero sarà risolto e il suo esito si rivelerà tanto inaspettato qanto innocente.
Ancora una volta il Vitali ha mostrato la sua abilità costruendo una storia in sostanza sul nulla. I suoi personaggi sono come sempre molto vicini ad essere delle machiette, ma simpatici e divertenti. Gli aneddoti raccontati sono semplici, ma capaci di tenerci compagnia per qualche ora. Il linguaggio è spesso piuttosto colorito e a tratti anche volgare, ma talmente leggero da non essere fastidioso, tanto da sembrare l'unico adatto al contesto.

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Quattro sberle benedette 2014-10-27 20:35:24 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    27 Ottobre, 2014
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Schiaffi e preti

Le “Quattro sberle benedette” (“suggellando la sua volontà con quattro sonori sganassoni”) di Andrea Vitali sono destinate – nel romanzo – a suscitare scalpore nella comunità bellanese. Corre l’anno ’29, quello della famosa crisi che ahimé apparenta quei tempi ai nostri, siamo in piena epoca fascista (“Voleva pagare a tutti i costi la tassa del celibato?”) e nel paesino sul lago di Como si celebrano le festività dei santi, dei morti e della Vittoria.
La storia ha per fulcro la locale stazione dei carabinieri: il maresciallo Maccadò è appena diventato papà di un bel bambino, ma è afflitto dallo spettro di un trasferimento-tormentone. Nella funzione di comandante lo sostituisce il brigadiere sardo Mannu, che deve far fronte alla rivalità dell’appuntato Misfatti e alla misteriosa serie di lettere anonime che sembrano riferite a Don Secchia (“il colorito da bicarbonato che aveva in faccia”), il coadiutore parrocchiale:
“Dalla casa di Cristo
senza essere visto
egli sfugge di sera
come fosse in galera”

Tra caserma, sacristia e canonica, il romanzo propone il consueto assortimento di personaggi del popolo, che interpretano scenette da teatrino e situazioni paradossali che si dipartono dalla vicenda principale: sembra che l’insignificante pretino (“Che era già brutto, e paceamen, un sacerdote mica per forza doveva essere bello. Ma era anche triste come un bel niente a cena”) frequenti la casa chiusa (chiusa si fa per dire, se anche un prete la può frequentare!) di Lecco, dalla quale dilaga un’epidemia di morbillo (“La faccenda delle signorine morbillose trasferite in fretta e furia dalla maison lecchese al rifugio dell’Arizona…”)…

Come sempre, il linguaggio di Vitali è infarcito di espressioni popolari (“un gesto dell’ombrello ampio e deciso”), neologismi (savasandir) e lemmi dialettali: così il becchino è il “soteramort”, il garzone è “il bocia”, graffiarsi diviene “sgarbellarsi” e “menare il torrone”… be’ sappiamo tutti cosa significa…
Divertente!

Bruno Elpis

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Quattro sberle benedette 2014-09-21 16:53:56 Tanu
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Tanu Opinione inserita da Tanu    21 Settembre, 2014
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divertente e scorrevole

Adoro lo stile di Vitali e confesso che questo libro l'ho letto con trepidazione, avendo una copia autografata dall'autore che ho incontrato quasi per caso ad Asiago dove appunto presentava la sua ultima opera questo agosto. Premesso che (era la seconda volta che lo incontravo) è una persona davvero gradevole e disponibile coi suoi lettori, dopo la presentazione ero davvero curioso di approfondire i vari temi trattati. Protagonisti del libro i soliti carabinieri Bellanesi nella loro varia umanità, la curia e .... la casa chiusa di Lecco dove gran parte dei maschi bellanesi sfogano le loro voglie la domenica dietro la copertura della squadra di bocce. Doppi sensi, malintesi e personaggi secondari divertentissimi sono il consueto corollario di un Vitali tornato in buona forma dopo un periodo di appannamento anche se come detto alla presentazione, questo libro era nel cassetto da diversi anni.

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Quattro sberle benedette 2014-07-06 15:24:52 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    06 Luglio, 2014
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I Carabiieri indagano su misteriose lettere anonim

Alcune lettere anonime giungono ai regi carabinieri di Bellano (siamo nel 1929); di solito tale tipo di missiva viene cestinata, ma i messaggi pervenuti sono assai singolari, per di più redatti in versi curiosi e sgangherati. I carabinieri nicchiano e cominciano ad indagare: inizia così una serie di vicende spassose che coinvolgono la canonica di Bellano, con il prevosto ed il suo strano e misterioso coadiutore, e la casa di tolleranza del luogo, temporaneamente chiusa per un contagioso morbillo che ha costretto la maitresse ad allontanare le ragazze in servizio. Per farla breve, il personaggio preso di mira dalle lettere anonime ed accusato di indegne frequentazioni dimostrerà alla fine la sua piena innocenza, avendo agito solo per carità cristiana. E tutto finirà nel migliore dei modi, riportando il paese al suo consueto tran tran, fatto di ripicche, piccole malignità, invidie, gelosie, il tutto sotto la supervisione bonaria della parrocchia e dei carabinieri. Un discorso a parte meritano appunto i carabinieri, le cui indagini ed i cui rapporti interpersonali costituiscono l’ossatura del nuovo romanzo di Andrea Vitali. Il maresciallo Maccadò, neopapà calabrese, il brigadiere Mannu, sardo “mangia pecore”, il siciliano Misfatti, invidioso “mangia carrube” e il giovane inesperto appuntato Viavattène costituiscono un originalissimo quartetto le cui mosse e le cui rivalità sono descritte in modo mirabile e coinvolgente. La scrittura di Vitali, di romanzo in romanzo, si fa sempre più popolare e diretta; se scrivesse in dialetto, l’Autore diventerebbe in breve un temibilissimo concorrente per il grande Andrea Camilleri.

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Quattro sberle benedette 2014-06-08 19:10:03 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    08 Giugno, 2014
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L’anonimo scrivente e i carabinieri

Ci si diverte mentre la storia viene raccontata, quando si ha tra le mani un romanzo di Andrea Vitali. I personaggi, il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò, il brigadiere sardo Efisio Mannu e l’appuntato siciliano Misfatti, sono invenzioni letterarie che non si dimenticano. Così come non si dimentica la Bellano immaginaria e realissima allo stesso tempo, dove tutto accade come in una perfetta commedia umana che il lettore non deve fare altro che gustare, divertendosi dall’inizio alla fine.
QUATTRO SBERLE BENEDETTE è il simpatico titolo del romanzo che risulta accattivante già con la copertina, ma che appassiona dalla prima all’ultima pagina, per l’ironia della storia, per i personaggi ben caratterizzati, per lo stile originale che non trascura suspense e colpi di scena.
Le sberle, cui si fa riferimento nel titolo, sono quelle che ogni personaggio vorrebbe poter dare agli altri. Ognuno ha qualcosa da ridire, qualcosa da scontare, qualche “sassolino che andrebbe tolto dalla scarpa. Ed è così che le sberle, meno reali e più metaforiche, dovrebbero volare di mano in viso e riecheggiare dei con il loro suono caratterizzante, dettato dall’impeto.
Invece le sberle che giungono in caserma sono più metaforiche e subdole. Sono cartacee. Sono scritte in versi. Sono riferite a ignari soggetti, ma ad un unico destinatario. Ma soprattutto sono anonime. Sono esternazioni di quel qualcosa che andrebbe detto a volto scoperto, ma che, per un motivo o per un altro, non si trova il coraggio di confessare.
Un romanzo che parla alla gente della gente e per scavare nei meandri della mente umana parte parlando ironicamente della superficiale quotidianità.
Consigliato.

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Quattro sberle benedette 2014-05-31 06:45:18 eugenia
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Opinione inserita da eugenia    31 Mag, 2014

noiosissimo e scritto male. stucchevole

Raramente un libro mi ha annoiata così. La storia non decolla, al punto che non sembra neanche che ci sia una storia. Lo stile è terribile, stucchevoli tutte quelle frasi in dialetto che rendono veramente ostica la lettura. Già l'italiano non è una lingua parlata molto nel mondo, se poi ci mettono il dialetto! tra l'altro non è nemmeno uno dei dialetti più conosciuti o simpatici. Infine i personaggi sono macchiette con pensieri anche fastidiosi, come quello che tutti i maschi vanno "al casino". Irritante, uno dei pochi libri che non sono riuscita a finire. peccato per i soldi.

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