Quasi Grazia Quasi Grazia

Quasi Grazia

Letteratura italiana

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Un perfetto «romanzo in forma di teatro» intorno alla figura di Grazia Deledda, l'unica donna italiana che abbia vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Al centro, tre momenti della sua vita lontani decenni l'uno dall'altro: il giorno in cui Grazia lascia la Sardegna e tutto quello che rappresenta, il giorno in cui vince il premio piú prestigioso al mondo e il giorno in cui un dottore la guarda negli occhi per trovare parole che non facciano troppo male. In mezzo, la vita tutta. Ed è seguendo con calore quella vita che questo libro non smette mai d'interrogarsi (e d'interrogarci) sulla scrittura, l'amore coniugale, il ruolo della donna e il senso del fare artistico. Nuoro, 1900. Grazia non ha neppure trent'anni quando decide di trasferirsi a Roma con il marito. La città eterna sembra chiamarla, o forse sfidarla: contro il parere della famiglia, la giovane Deledda si getta a capofitto nel mondo. Stoccolma, 1926. È il pomeriggio che precede la consegna del Premio Nobel: in una camera del Grand Hôtel, marito e moglie si confrontano con tenerezza, entrambi stupefatti, su come sia possibile che la vita li abbia condotti. La pièce Quasi Grazia verrà rappresentata a teatro per la regia di Veronica Cruciani, con Michela Murgia nel ruolo di Grazia Deledda.



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Quasi Grazia 2022-02-10 07:50:20 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    10 Febbraio, 2022
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Buona la seconda

Marcello Fois pubblica un'opera divisa in tre atti, questi atti sono alcuni dei momenti più salienti dell'autrice Grazia Deledda.

Il titolo della recensione non è un caso, ho dovuto leggere questo libro per ben due volte. La prima lettura mi era arrivata in maniera parziale, troppi dettagli e richiami al passato dell'autrice mi rendevano un po' spaesata, ma avevo già la consapevolezza di avere un piccolo gioiellino fra le mani. Cosa si fa quando ci si rende conto che la colpa non è dell'autore ma del lettore? Semplice, ci si documenta e da qui la lettura dell'autobiografia romanzata dell'autrice “Cosima” e una buona lettura alla sua biografia in generale.

Dopo aver appreso tutte queste nozioni è riniziata la lettura e questa volta il piacere è stato completo.

Si parte con il primo atto, sono diversi gli attori, ma la scena è presa da Grazia e dalla madre, le due devono salutarsi, la figlia sta per lasciare Nuoro e voltare pagina.

Atto secondo, questa volta il clima è diverso..siamo a Stoccolma e l'autrice sta per ricevere il meritato Nobel.

Atto terzo e anche ultimo ci troviamo dal medico, la fine è vicina.

Marcello Fois rende omaggio ad una grande autrice e lo fa mettendo in mostra le sue debolezze e insicurezza ma anche la sua forza e testardaggine.

Un libro che si legge velocemente e lascia una piacevole sensazione al lettore, mi sono sentita più vicina all'autrice e sembrava proprio di stare a teatro.

Buona lettura!

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Quasi Grazia 2020-02-11 16:45:49 Giulian
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Giulian Opinione inserita da Giulian    11 Febbraio, 2020
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Una Grazia a tutto tondo

Non so se Grazia Deledda si sarebbe riconosciuta in questa rappresentazione della sua persona e della sua vita; la figura che ne balza fuori è comunque vivida, ben definita, circolare. È una Grazia ruggente, determinata, contestatrice, ma nel contempo desiderosa di conferme, autocritica, persino fragile. Insomma appare vera, umana. La pièce è ben congegnata, isolando nei tre atti tre momenti cruciali della vita della scrittrice, i quali inducono in lei riflessioni profonde sul significato della sua esperienza e della sua esistenza stessa. Mi piace da sempre la scrittura di Fois, ricca, affascinante nella sua profondità, in bilico spesso tra prosa e poesia. Fate come me: leggete questo libro d’un fiato, per apprezzarne maggiormente l’ organicità.

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i romanzi di Fois
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Quasi Grazia 2019-12-20 16:32:51 siti
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siti Opinione inserita da siti    20 Dicembre, 2019
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Inutili distinzioni

Testo teatrale perfetto. Tre atti, tre capitoli significativi della vita di Grazia Deledda: la partenza definitiva dalla Sardegna in seguito al matrimonio, il ritiro del premio Nobel, la malattia che la porterà alla morte. Due persone ad accompagnare la sua vita terrena e la presenza nel palcoscenico: il marito e la madre, viva e poi sotto forma di spirito. Grazia, la protagonista assoluta, restituita allo spettatore dall’eccellente maestria di Fois che ha saputo far rivivere l’anima di una donna intelligente, collocandola opportunamente nel suo ristretto universo culturale di riferimento. E, si badi bene, non parlo qui solo delle angherie subite da un perbenismo di facciata nutrito dalla cultura ancestrale della famiglia di riferimento o da parte della piccola Nuoro, quanto, e in misura forse ancora più palese, di quelle riconducibili alla cultura ufficiale, a quella continentale, a quella che da un lato pubblica o legge i suoi lavori per poi scandalizzarsi se la giovane donna sarda ottiene il riconoscimento più ambito dai maschi ben più “importanti”, quali D’annunzio o Pirandello. Sapevo della lettera a Treves vergata dal siciliano che riferiva, in occasione del suo Nobel, di aver appreso che l’ avrebbero conferito a lui prima, se Mussolini non avesse voluto favorire la sarda per far tacere la rivalità fra due mostri sacri, lui e il pescarese appunto, ma mi sfuggiva, benché sapessi del romanzo “Suo marito” e della polemica nei confronti di Palmiro Madesani, marito della Deledda, la consapevolezza dell’artista di essere al centro di una polemica sottile e maschilista ma anche profondamente umana, nei suoi limiti. Pare che Treves avesse risposto a Pirandello riconducendolo alle sue ragioni più intime: la gelosia per una famiglia serena e un rapporto coniugale invidiabile, appunto. E mi sfuggiva soprattutto il pensiero della scrittrice che ancora una volta si trovava indignata ma fortemente consapevole della sua forza innovatrice rispetto ad un mondo che non poteva accettare uno spirito libero e per di più donna.

Nel mio paese, la Deledda è stata assurta a modello per le donne, in un ciclo di iniziative sul tema della parità di genere, e al termine delle iniziative è stato organizzato un convegno per presentare un carteggio intrattenuto dalla scrittrice con un giovane professore di Lettere , Pietro Ganga, avo di alcuni miei compaesani. I contributi dei relatori hanno delineato una personalità forte e coraggiosa, tenace e complessa, sicura e combattuta nell’intimo dissidio generato dall’inevitabile frattura con il mondo che l’aveva generata, partorita, allevata e poi non era riuscita ad accettarla nonostante non facesse altro che narrare quello stesso mondo a cui profondamente era debitrice. Si è ricordato inoltre che nel 2016, anno di pubblicazione del lavoro di Fois, sono apparsi alcuni altri timidi contributi sulla figura ancora poco conosciuta della Deledda, compresa la biografia di Luciano Marrocu, “Deledda. Una vita come un romanzo”, sottolineando come ci sia una timida ripresa dell’interesse verso la scrittrice sarda oltre che un incessante lavoro accademico che si spera di raccordare con il lavoro delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto in Sardegna, al fine di evitare quel terribile oblio, dovuto allo studio della letteratura per movimenti letterari che vede penalizzata una scrittrice non inquadrabile in tal senso. Ironia della sorte: stesso destino che le fu riservato in quanto donna.

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Cosima
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Quasi Grazia 2018-03-22 20:20:58 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    22 Marzo, 2018
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Grazia Deledda

“Quasi Grazia” di Marcello Fois è un testo teatrale scritto per ricordare la grande scrittrice sarda, Grazia Deledda.
L'opera è composta da tre atti che raccontano tre momenti significativi della vita della donna: la scena si apre nel 1900, quando Grazia e suo marito Palmiro si apprestano a lasciare la Sardegna e Nuoro per trasferirsi a Roma. Il dialogo più significativo qui è con la madre, che le rimprovera di essere stata una ragazza “diversa”, più interessata a leggere che a ricamare, dedita completamente alla sua passione, la scrittura. Alla fine i genitori le hanno voluto bene, ma né la sua famiglia, né soprattutto i conterranei l'hanno approvata completamente. E invece Grazia Deledda ha vinto il premio Nobel per la Letteratura, unica donna italiana fino ad oggi.
La seconda scena infatti è ambientata a Stoccolma, il giorno dell'assegnazione della famosa onorificenza, nel 1926. Tra un'intervista rilasciata ad un giovane giornalista e l'apparizione immaginaria della madre, assistiamo al dialogo tra Grazia e Palmiro e al loro rapporto fondato sulla complicità e sulla tenerezza, di cui era molto invidioso Pirandello, che sicuramente non aveva avuto una tale fortuna.
Infine, nell'ultimo atto, assistiamo ad una visita medica del 1935, durante la quale la Deledda riceve la notizia che non avrà ancora molto tempo da vivere, a causa del tumore che la sta consumando. La scena ci restituisce un senso di profonda tristezza ma anche di serenità. In fondo Grazia, guardandosi indietro, non può che ritenersi soddisfatta e fortunata per la vita che ha avuto: per la famiglia che si è creata e per la carriera di scrittrice.
Il testo teatrale è scritto in modo magistrale dal bravo Marcello Fois e si legge tutto d'un fiato. La grande passione di Grazia per i libri e per la scrittura è la stessa di Fois e ciò emerge perfettamente dall'opera. Davvero una bella lettura che ci permette di ricordare e conoscere un po' meglio una scrittrice troppo spesso e del tutto ingiustamente, dimenticata.

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Quasi Grazia 2017-09-18 07:35:27 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    18 Settembre, 2017
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La parabola di una vita

Un testo teatrale, poche scene ben delineate, alcuni personaggi, tre atti per definire e farci capire una vita, la vita di Grazia Deledda. La potenza del dialogo per raccontare è una dote non facile da padroneggiare, ma a Fois riesce bene, anzi benissimo. Una Grazia giovane in procinto di partire dalla sua terra, uno scontro con la madre e indirettamente con il padre, defunto anni prima. Il peso di non essere capita e accettata dai genitori, fermi ad una concezione di inizio novecento che incasellava la donna in schemi ben precisi e non concedeva spazi e possibilità.
La stanza d’albergo e lo studio del medico sono l’apice e l’epilogo di una storia intensa, una parabola comunque triste nonostante il Nobel vinto.
Il rapporto con la famiglia è uno dei temi centrali di questa storia, la passione e l’amore sono gli antidoti che permettono l’incoronazione della Deledda tra i mosti sacri della scrittura mondiale. Non conosco l’opera della scrittrice sarda, ma la sua storia, narrata in forma di dialogo, mi è piaciuta tanto, Fois ha una bella scrittura, in questo testo è efficace e diretto, concreto e soprattutto penetrante. Con semplici dialoghi lo scrittore ci fa vivere il conflitto, il trionfo e il dramma, nell’atto del Nobel ritorna il conflitto con la madre, in un dialogo onirico che turba la scrittrice, la prostra e la conduce in quello studio medico. Uno stanzino che io immagino tutto bianco e asettico, dove l’ultima sentenza mette fine alla gloria e insieme alle sofferenze di una vita sempre a cavallo tra due versanti. La passione per la scrittura e la lettura, l’amore per il marito e i suoi figli da una parte, il versante che le ha dato una ragione di vita, e i travagli di una famiglia, quella di origine, che non l’ha mai fatta sentire pienamente sé stessa. Un conflitto interiore che la Deledda, forse, smorza poco prima di morire, o almeno questo è quello che ci vuol far pensare Fois con i suoi dialoghi belli e intensi. Una bella lettura.

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Quasi Grazia 2017-09-14 05:57:31 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Settembre, 2017
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Su Grazia Deledda

Erano anni che non mi succedeva di leggere un libro di autore italiano contemporaneo così bello. E' capitato ora ; infatti "Quasi Grazia" di M. Fois è quasi un capolavoro ; è un'opera imperdibile per chi ama la Deledda.
Si tratta di un testo teatrale, ma si legge come un romanzo.

E' incentrato su tre momenti particolarmente significativi per la grande scrittrice sarda.
Dapprima siamo a Nuoro, nel 1900, quando la ventinovenne Grazia decide di lasciare definitivamente la Sardegna per trasferirsi col marito a Roma.
Poi a Stoccolma, nel '26, in una lussuosa camera d'albergo, in attesa di partecipare alla cerimonia in cui riceverà il Premio Nobel per la Letteratura.
Infine a Roma, in uno studio medico, dove apprende l'esito radiologico che evidenzia la malattia che l'anno successivo la porterà alla morte.

Oltre alla protagonista, pochi i personaggi essenziali : il premuroso marito e la madre ; questa, in carne ed ossa nella prima scena, poi misteriosa presenza, un fantasma immutato nel tempo, nelle due scene successive.
Grazia campeggia sempre, con il suo carattere forte, ma pure con le sue fragilità ; con le ambizioni letterarie e un sentimento poco espresso verso la Sardegna, che si palesa però essere una dichiarazione d'amore.

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qualcosa della Deledda
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Quasi Grazia 2017-08-02 17:55:18 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    02 Agosto, 2017
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Magnificamente Grazia

Una splendida lettura, l’omaggio da parte di un grande scrittore di oggi a una grandissima autrice di ieri, la cui opera non sembra destinata a tramontare!Marcello Fois, nuorese come Grazia Deledda, ci regala una pièce teatrale incentrata sulla sulla figura della nostra scrittrice Premio Nobel di cui dovremmo (specie qui in Sardegna) essere più fieri.
Tre atti che portano in scena altrettanti momenti, tutti cruciali, della vita della Deledda: la partenza dal paese natio nel 1900, le ore precedenti la consegna del Nobel a Stoccolma nel 1926 e, infine, l’inappellabile sentenza di morte pronunciata presso uno studio radiologico romano quasi dieci anni dopo. Ne emerge un verosimile ritratto della scrittrice e della donna, anche in relazione agli affetti più cari, in particolare il marito e l’anziana madre. Mi hanno profondamente colpita proprio i dialoghi con quest’ultima, dove si riscontra, come spesso accade nei rapporti tra genitori e figli, un intreccio di amore inespresso e forte incomprensione destinato, purtroppo, a rendere soltanto più amara la vita; inevitabilmente, queste pagine finiscono per toccare anche il tema del ruolo femminile, dal momento che, all’epoca della giovane Grazia, per una donna non era impresa facile né dedicarsi alla scrittura né lasciare la casa d’origine, soprattutto in un ambiente come quello isolano di fine Ottocento-inizi Novecento.
Una figura, dunque, forte, coraggiosa e indipendente alla quale la penna abile e attenta di Fois rende il dovuto riconoscimento. Un libro che consiglio a chi ama Fois, così come a chi già conosce l’autrice di “Canne al vento”, “Cosima” e tanti altri romanzi indimenticabili o volesse iniziare ad avvicinarsi all’opera deleddiana.

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... romanzi e novelle della Deledda, per conoscere meglio il personaggio.
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Quasi Grazia 2017-03-06 10:01:56 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    06 Marzo, 2017
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la "grazia" innovatrice

Marcello Fois in questo breve libro ripercorre le tappe fondamentali della vita di una scrittrice del calibro di Grazia Deledda. Sotto forma di piece teatrale, il testo è un piccolo capolavoro di letteratura.
La prima tappa narra la partenza della scrittrice, che abbandona la Sardegna per andare a Roma, con quello che diventerà suo marito, Palmiro. Ci sono temi decisivi: lo scandalo di una donna scrittrice all'interno di una società totalmente arcaica, di una donna che si consuma gli occhi per leggere a lume di candela, l'opposizione dei suoi concittadini che non approvano la sua scelta di vita, la contrarietà della famiglia che la preferirebbe donna come tutte le altre, ma che non esitano a difenderla pubblicamente. "Hai visto come fanno? Così fanno loro! Ti ricattano, ti chiudono in un angolo. Se la gente parla, un motivo c'è, capito? E' questo che si deve dire a una figlia prima di partire, non buon viaggio, non buona fortuna. (...) E se tuo fratello viene picchiato perchè ti ha difeso, è evidente che c'era un motivo per insultarti!".
Il secondo atto è ambientato nell'albergo di Stoccolma nel 1927, dove la scrittrice si è recata per ritirare il Premio Nobel. I giochi ormai sono fatti, è riuscita nella vita, contro tutti coloro che non hanno mai creduto in lei. Ciononostante si sente fragile, insicura e i dubbi la logorano. L'ultimo atto è ambientato nello studio del medico, in attesa dei risultati delle radiografie effettuate. Il responso sarà tragico, ma lei, grande anche nella tragedia, pensa ad organizzare, con perfetto metodo, quello che le resta della vita. Lo scrivente ci parla di tre tappe cruciali verso un viaggio agognato, il "Continente", in cui le figure da comprimari del marito e soprattutto della madre assumono un ruolo di grande fascino. La madre, presenza dapprima reale, poi onirica, poi fantasmatica, è una immagine altamente simbolica. Lei rappresenta il nucleo familiare al completo, la tradizione immutabile, ferma e decisa, che non comprende, non accetta passivamente. Anzi di questa accettazione ne fa una forma di virtù e di superiorità, nutrice a tutti gli effetti, insinuante e persecutoria fino allo stremo. Una madre che di nascosto alla figlia toglie dalla valigia un numero consistente di libri per far posto al costume tradizionale di Nuoro, a ribadire, ancora una volta, la propria autorità e l'importanza della costumanza, derivante da secoli di indefessa e continuata Storia.
Un teatro perfetto, scritto da un narratore esperto quale è Marcello Fois, che parla direttamente al cuore e all'intelletto del lettore. Una scrittura e una lettura "da Premio Nobel" !

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Consiglio di Marcello Fois, Nel tempo di mezzo, Einaudi.
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