Quando la notte
Letteratura italiana
Editore
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Sentimenti veri
Romanzo interessante e spiazzante, sotto molti punti di vista; a cominciare dalla tecnica narrativa che si basa sul far parlare solo i pensieri e i ricordi dei due protagonisti, spesso sovrapponendoli. Questo permette di entrare completamente nelle loro sensazioni e nei loro sentimenti che l'autrice ha saputo rendere in modo perfettamente integrato alla realtà. Le tematiche trattate sono tante e tutte ben precise, nonostante non ci sia un Io narrante che intervenga a spiegarle. L'inadeguatezza di una madre che sfocia in stanchezza e irritabilità. Il rapporto formale tra gli esseri umani contrapposto a quello autentico, carnale e senza bisogno di mentire che si instaura tra anime affini. La devastazione che i bambini subiscono dopo l'abbandono della madre, figura essenziale nell'evoluzione del rapporto con l'altro sesso. Le scelte di vita e il rapporto con la natura. Ci si affeziona ai due 'umani' protagonisti tanto da desiderare un lieto fine e palpitare per il loro incontro finale che sembra non arrivare mai. Si legge senza smettere.
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Manfred & Marina
Manfred e Marina, due solitudini a confronto. Lui è un uomo arrabbiato, che non parla, che trattiene quello che sente, che ti è ostile, che non ti dà soddisfazione, che ti risponde male, che si ritrae ad ogni contatto o sintomo d’affetto. Lei è una donna timorosa, impaurita, che si sente inadeguata, incapace di crescere un figlio, una donna soggiogata dai giudizi altrui. Si incontrano in un mese di luglio di un anno indecifrato, e tutto accade in una notte. Lui sa qual è la verità che si cela tra le mura della casa che le ha affittato, lei non vuol cedere ad un ricatto psicologico. Lui è l’unico che alla fine riesce ad estrapolarle quella promessa, “non lo lasciare”, seppur sia stato il primo ad essere stato abbandonato.
In una manciata di appena 203 pagine Cristina Comencini, con la sua scrittura criptica e visionaria che non dice mai nulla più del dovuto e che alterna sapientemente presente e passato, affronta uno dei temi più duri, quello dell’animo umano con tutte le sue contraddizioni ed oscurità. E’ un percorso di dolore, un cammino che porta a galla emozioni soffocate, taciute. Sentimenti tutti legati all’abbandono, alla voglia di amare e di essere amati, alla consapevolezza che ormai è troppo tardi per cambiare le cose, perché forse semplicemente, ci vuole troppo coraggio a rinunciare all’orgoglio e al rimettere in discussione una vita che è già compiuta..
Entrambe i protagonisti hanno accumulato mali su mali, ne sono satolli, ne sono bloccati, soffocati, oppressi, il dolore non sembra avere valvola d’uscita se non, per lei il tacere, e per lui, lasciarsi andare ad una imprevista ed incontrollabile rabbia.
Sono due cuori induriti, incompresi da chi li circonda, dai principali affetti (famiglia d’origine, famiglia acquisita, figli) nonché dalla società, due anime perdute destinate, sin dal primo incontro, ad entrare in simbiosi. Ed è qui che quell’apparenza di durezza viene meno rivelando la vera identità di due persone che sono fragili, spaventate, ed è qui che le catene della prigione in cui sono sempre stati rinchiusi si aprono liberandoli. Inevitabile conseguenza, la voglia di riscatto, la voglia di lasciarsi andare ad una travolgente e proibita passione, la voglia di rivalsa per una vita che li ha privati di tutto condannandoli al silenzio, all’incomunicabilità..
Il tutto è avvalorato da un linguaggio concreto, duro e crudo che nulla risparmia al lettore. Non vi è spazio per la dolcezza, per atteggiamenti edulcorati; la lotta psicologica ed il continuo rincorrersi dei protagonisti occupa interamente la scena. Un racconto dal tono aspro, narrato altresì in prima persona e per forza di cose tangibile con mano.
Un elaborato diretto, che arriva con tutta la sua inclemenza, che genuinamente descrive la condizione di due vuoti a rendere, di due solitudini, di due sofferenze, di due baratri.
Due anni e tredici giorni. Ancora inseguirsi, ancora aspettarsi, ancora fondersi, perdersi.
«Penso di essere strana, l’amore degli uomini non mi interessa più di tutto, ma un uomo a cui dirlo non l’ho mai trovato, neppure una donna. Allora che amore è se non puoi dirlo a nessuno? Mandred, posso essere una buona madre, lo dice anche Bianca, ma voglio dividere con te questa cosa che mi schiaccia, l’amore e l’odio per il bambino che ho fatto.» p. 126
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La notte del cuore
Con questo romanzo la Comencini affronta un viaggio negli abissi più oscuri dell'animo umano.
Queste pagine raccolgono il dolore, quello più nascosto, quello che dilania il cuore e la mente; da queste pagine si alza un grido, dapprima soffocato eppoi esplosivo, che racconta di sofferenza, di abbandoni, di voglia di amare e essere amati per come si è veramente, di inadeguatezza nel ricoprire i ruoli che la vita impone.
Mali profondi che i protagonisti hanno accumulato e stratificato, intrappolandoli dentro se stessi, fino a muoversi con fatica e disagio nelle pieghe della quotidianità.
Forte ed emozionante l'incontro descritto dall'autrice tra due anime perdute, due cuori induriti come pietra, due esseri incompresi dalla famiglia e dalla società, destinati però ad entrare in simbiosi; sono due personaggi apparentemente duri e gelidi come ghiaccio, le cui esistenze si intrecciano, riuscendo a scardinare quelle porte che per anni li hanno resi prigionieri.
Si percepisce la necessità bruciante di abbandonarsi ad un desiderio irrefrenabile di riscatto e di rivalsa, di ritrovare passione, stima e volontà.
E' una storia lacerante, che non lascia scampo al lettore, ma lo travolge come un fiume in piena; i toni sono forti e crudi, nessuno spazio ad atteggiamenti ipocriti ed edulcorati, esternazioni schiette e senza filtri dominano il racconto. Un racconto la cui forza è acuita dall'utilizzo della prima persona, che coglie in maniera viva e trasuda tutta la rabbia ed il dolore dei protagonisti.
Lo stile di scrittura della Comencini contribuisce a rendere il romanzo ancora più aspro e tagliente; la narrazione di questa autrice è veloce, spigolosa, secca, pungente, gelida, ma capace di delineare uno stato d'animo con una sola parola.
E' una lettura che raggiunge livelli altissimi di intensità, sfociando in un'analisi dell'io più profondo, contenitore questo in grado di accogliere tutte le verità.
Ottima la capacità dell'autrice di cogliere le infinite sfumature del disagio e della sofferenza, le cadute nel baratro e al contempo gli spiragli di luce che illuminano il buio della notte del cuore.
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Aprirsi con uno sconosciuto
Una casa di montagna. Il padrone di casa, burbero e solitario. L'ospite, una mamma che sta imparando a fare la mamma. Il passato condiziona la vita di lui. Il presente condiziona la vita di lei. E proprio loro, estranei, forse proprio perchè estranei, senza neanche tanto parlarsi, riescono ad entrare l'uno nei segreti dell'altra. E in questa sorta di nudità del profondo si sentono vicini e riescono, a modo loro, ad aprirsi all'altro. E' una storia strana, dove lo stile fa da padrone, con tanti frasi brevi, per immagini, con frequenti cambi di punti di vista, anche nello stesso capitolo, anche nella stessa pagina. E proprio questo forse è il modo che ti permette di più di entrare dentro di loro.
Cercami, dove come e quando vuoi…
Non e’ facile parlare di questo libro. E’ uno di quei romanzi che ti legano alle sue parole, ti trascinano tra i personaggi costringendoti a sfregare il corpo a terra, sull’asfalto. Senti la pelle che brucia , sei disorientato, vorresti degli abiti piu’ spessi, un guscio a proteggerti.
Poi quando hai capito, quando hai condiviso, quando sei sufficientemente dentro la storia vieni liberato, medicate le tue escoriazioni.
Cristina Comencini, terribilmente vera, realistica ed appassionante, brividi che nascono sui polsi e raggiungono le caviglie, elettricita’ generata dalla carta e insinuata nel corpo umano.
Lei non solo scrive, cuce. Cuce nodi di angoscia e passione, l’ago tra le asole di ogni A e ogni O e ogni D e ogni P, e cosi’ via. Nodi, difficile scioglierli, difficile sciogliersi.
Un paesino di montagna, tra vette e boschi, una madre e il suo bimbo.
Tre fratelli, ormai uomini, abbandonati dalla mamma da piccini.
Ci sono malattie che non si vedono, ma uccidono l’anima giorno dopo giorno.
Un bimbo di dieci anni lava le manine al fratellino di tre, quando il piccolo gli chiede dove e’ la mamma lui gli risponde “ se me lo chiedi ancora ti picchio forte “. Il piccino non chiede piu’ma il fratello maggiore non e’ cattivo, solo non trova le parole per spiegare, nemmeno a se stesso.
Una passione profonda , un uomo e una donna e un silenzioso, drammatico segreto.
Quindici anni sono tanti, ma se il fuoco arde il tempo non avra’ mai la forza dell’acqua.
Un romanzo intenso ed appassionante, bellissimo.
Buona lettura.
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Delicato
Quando la notte, edito nel 2009 da Feltrinelli e da cui è stato tratto l'omonimo film presente alla mostra del cinema di Venezia (film che ha diviso critica e pubblico), racconta una storia delicata e dai tratti torbidi.
Marina, una donna che cerca di nascondere la sua fragilità dietro una maldestra e impacciata sicurezza, si reca per un mese in montagna, sulle Dolomiti, con il figlio piccolo. L'aria di montagna dovrebbe far bene al bambino, tranquillizzare il suo animo irrequieto, stimolargli l'appetito, renderlo felice. Anche per Marina potrebbe essere l'occasione per distrarsi, trascorrere piacevoli giornate con il figlio, fare passeggiate e dimostrare a tutti, a Mario (il marito), a sua madre e alle sue sorelle che ce la può fare, che lei ha l'istinto materno di cui le hanno parlato fin da quando portava in grembo il suo bambino.
Marina ha preso in affitto un appartamento sopra quello di Manfred, un uomo burbero e scontroso, tradito e lasciato dalla moglie che gli ha portato via anche i figli. Circondato dal gelo delle Dolomiti, il cuore di Manfred è diventato una pietra. Un cuore già ferito, già schiacciato dal peso della madre che, molti anni prima, se n'era andata. Manfred si chiude nel suo mondo, scaricando sul prossimo l'odio che prova verso la vita. O forse verso se stesso.
Marina e Manfred si incontrano di rado e durante quei fugaci incontri si annusano, si guardano con sospettano, cercano di capire cosa passa nella mente l'una dell'altro. Per Marina, Manfred è uno zotico, maleducato e per giunta incapace di intrattenere rapporti. Venuta a sapere che la moglie lo ha lasciato, Marina non ci pensa su troppo a dare ragione a quella donna. Manfred invece giudica la ragazza, venuta dalla città, incapace di accudire il bambino, nota il suo nervosismo di fronte ai pianti eccessivi ed estenuanti del figlio, la sua goffaggine nel prendersi cura di lui e sospetta uno strano rapporto tra madre e figlio.
Una sera Marina perde il controllo e il bambino si fa male. Un incidente, un "banale incidente" che potrebbe trasformarsi in tragedia se Manfred non fosse stato in casa, se non avesse sentito le urla e i pianti provenire dall'appartamento di Marina. Soccorre entrambi, madre e figlio, li porta al Pronto Soccorso.
Sarà da quel momento che lui capirà il segreto di Marina, cosa si cela dietro quella maschera di sicurezza. Si cercheranno, i silenzi faranno spazio alle confidenze, ai pianti e si sveleranno. Anche Marina inizierà a capire qual è il motivo per cui Manfred è stato lasciato dalla moglie. Ma un mese è poco, l'estate volge al termine e Marina torna in città, da Mario e dai suoi problemi.
Marina non si dà per vinta, tornerà anni dopo, cercherà Manfred. Andrà fino in fondo alla loro storia, a quel desiderio misto alla paura che entrambi provarono tanti anni prima.
La scrittura della Comencini è fluida, simbolica, emozionante, ricca di flashback che ne esaltano l'intreccio narrativo, dando così un valore aggiunto al romanzo. Quando la notte affronta temi delicati, quali la maternità e il difficile rapporto tra madre e figlio specie se si ha un passato poco sereno e definito come quello di Marina, se i fantasmi ti girano attorno, se le pressioni psicologiche e morali della famiglia ti soffocano. E poi la paura e il desiderio, che contraddistinguono i rapporti tra uomo e donna, di amarsi, lasciarsi per poi ritrovarsi, i segreti che si celano nella vita di ognuno di noi, quei segreti con i quali prima o poi si devono fare i conti.
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Quando la notte di Cristina Comencini
Due protagonisti assoluti, Marina, giovane madre del piccolo Marco, sposata con Mario e Manfred separato da Luna. Due vite complicate e chiuse s’incontrano e si aprono l’uno all’altra per un’attrazione misteriosa ed un’affinità intrinseca che si mostra in apparente ritrosia e avversione. L’autrice al di là dei dialoghi stringati ed essenziali, fa parlare le menti di Marina e Manfred in una sorta di inconsapevole telepatia che li fa comunicare a distanza; si leggono reciprocamente i pensieri misti a diffidenza e fastidio, l’uno conosce quello che solo lui/lei sa del proprio intimo agire e sentire. La montagna, il freddo, i paesaggi aspri e silenziosi come i caratteri dei suoi abitanti fanno da sfondo alla vicenda, lontane dai rumori frenetici delle città, sembra che le sofferenze si attutiscono o si esacerbano in ruvidezza e singolarità dei comportamenti. Manfred appare come il tipico montanaro “strano” chiuso nel suo bozzolo di vita scandita dalle azioni quotidiane in cui la scontrosità e le parole smozzicate e rade ne caratterizzano l’indole, esasperata dall’infanzia spezzata per aver vissuto due abbandoni femminili. Il rancore verso il genere femminile ne limita le prospettive esistenziali donandogli una corazza che difficilmente si lascia scalfire, ma quando arriva Marina una crepa scalfisce le sue difese così ostinatamente costruite. Marina vive una maternità sofferta ed inconfessabile, cerca di controllare la sua mente moltiplicando le attenzioni verso il figlioletto e contrastando un’oscura e insopprimibile inadeguatezza di madre che la colpevolizza e la tormenta. Le fragilità e le contraddizioni di due animi si rivelano a ciascuno e in un tempo infinitesimale a fronte di un’intera esistenza, quel desiderio estremo che provano l’uno per l’altro, trasporta Marina a cercarlo dopo anni, a rivedersi e ad avvicinarsi. Questo romanzo dallo stile asciutto e dalla prosa colloquiale, parla di sentimenti senza scadere nel sentimentalismo, certo non è tra i romanzi migliori dell’autrice, laddove il tunnel interiore dei personaggi era percorso in profondità e capace di rifrangere nel lettore coinvolgimento emotivo (vedi La bestia nel cuore), tuttavia si lascia leggere senza annoiare, diremmo, a mio modesto parere, senza infamia né lode.
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Quando la Notte
Ho appena finito il libro. Nel complesso mi è piaciuto, ma trovo che a volte la narrazione sia troppo veloce (si sofferma molto poco su ogni spaccato di vita passata o presente che approfondisce) e che i dialoghi e il flusso della coscienza dei protagonisti a volte siano mischiati un po' troppo confusamente. Ho sentito echi di altri libri mentre lo leggevo. Tuttavia la storia ha un intreccio davvero appassionante e, i temi trattati, si intersecano in modo tale da non risultare mai banali. Penso che potrebbe essere trasposto in un bel film se si valorizzassero gli aspetti più introspettivi dei protagonisti. Comunque toccante e quindi assolutamente da leggere in quanto tale.