Narrativa italiana Romanzi Qualcosa c'inventeremo
 

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Letteratura italiana

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Gli adulti la chiamano «la situazione»: la professoressa Mavaldi, zio Eugenio e zia Marge, persino quello spostato dello zio Gil. La situazione è che Mirko e Tommaso Turriani, orfani da pochi mesi, affidati dal tribunale allo zio che abita a Pavia, non hanno nessuna intenzione di lasciare la loro casa di Milano. Il prezzo più alto per restare da soli sono certi di averlo già pagato, e adesso sanno che rigare dritto è l'unico modo per andare avanti. Dunque prendono ottimi voti, mangiano le verdure e vanno a letto presto. Solo che la vita non sempre è d'accordo con noi su quello che ci spetta. E quando Mirko decide di mentire per andare a Madrid a vedere la finale di Champions, non può immaginare di aver dato il via a una valanga a orologeria che rischierà di travolgere tutti.



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Qualcosa c'inventeremo 2015-04-11 19:22:03 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    11 Aprile, 2015
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Qualcosa c'inventeremo di Giorgio Scianna

Un interessante romanzo di formazione che parla di una “situazione” per fortuna inusuale: due fratelli di undici e diciassette anni rimangono, a causa di un incidente, orfani di entrambi i genitori e devono cavarsela da soli con le cose della vita. Veglia su di loro, da lontano, il fratello della madre (che però è più preoccupato dalla situazione scolastica e finanziaria dei nipoti del fatto di restare loro vicino per consolarli). I due ragazzi devono cavarsela con la programmazione della vita quotidiana, ma anche con problemi che per essere risolti richiederebbero esperienza, maturità e consapevolezza (caratteristiche che i due, a causa della loro giovane età, ancora non possiedono). Mi sono piaciuti la loro voglia di farcela (di riuscire a scuola, nello sport e nell’organizzazione pratica della loro esistenza) nonostante tutto, in un mondo in cui molti adolescenti sono privi dei valori fondamentali della vita e il loro spirito di fratellanza. Mi è venuto da sorridere nel leggere del senso di onnipotenza di Mirko, il fratello diciassettenne, che pretende di risolvere senza l’aiuto di un adulto la difficile situazione in cui si è cacciato (per un errore dovuto alla sua giovane età, senza la presenza di un genitore che lo possa aiutare a risolverlo). Senso di onnipotenza che a quell’età abbiamo avuto tutti, ma che gli adulti che avevamo intorno ci hanno insegnato a controllare (Mirko, purtroppo, non ha genitori a potergli fare da esempio, deve cavarsela da solo). Il continuo muoversi e darsi da fare dei due fratelli credo sia il loro modo di riempire il vuoto che la morte dei genitori ha provocato, il loro tentativo di non lasciarsi sopraffare dal dolore. Per i due ragazzi la perdita subita è stato il rito di passaggio improvviso verso il mondo adulto, senza filtri, né progressività.
La scrittura è asciutta, pulita, quasi asettica e lascia a noi l’onere di commuoverci per questi due “figli” che non riescono a farsi investire dal dolore, per poi poterlo superare. Bel romanzo, che consiglierei agli adulti, ma anche agli adolescenti, per aiutarli a riflettere.

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