Pura vita
Letteratura italiana
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Se stessi a ruota libera
Questa è la storia di un viaggio di un padre e di una figlia, che si trasforma in un lungo dialogo a due, a ruota libera. Libero, spontaneo, pieno di idee, di difficoltà, di silenzi, di arrabbiature. Fra di loro c’è un filo imperfetto ma inscindibile. E questa è anche la storia del viaggio di una vita insieme, e devo dire che mai come con un padre o una madre è bello fare questo viaggio. Ciò che colpisce prima di tutto, leggendo, è senza dubbio il modo di scrivere. Bello, elegante, pieno, intenso, così come ho sempre trovato lo stile di questo autore nei suoi primi libri. Ciò che colpisce della trama è la facilità istintiva con cui padre e figlia riescono sempre a parlare, così come anche il loro lasciarsi un po’ andare, nel senso di assorbire sensazioni dal mondo, con la sicurezza di avere a fianco una persona a cui si vuole bene. Molto particolare anche la copertina del libro, decisamente naif, ed il particolare dei risvolti di copertina scritti a mano. Anche questa è libertà. E forse la libertà di poter essere se stessi è il messaggio più profondo di questo bel viaggio insieme, in cui è stato splendido essere anche solo spettatori.
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Un viaggio dentro di noi stessi
Con questo titolo Andrea De Carlo ci porta in viaggio, un viaggio in luoghi non ben definiti, un viaggio dentro noi stessi.
La trama di questo romanzo si basa, come è facile immaginare, su un viaggio compiuto da un ormai uomo insieme ad una ragazzina. Questo viaggio non ha come obbiettivo quello di farci visitare nuovi luoghi, farci conoscere le storie delle località visitate, no. Il viaggio è un susseguirsi di spunti per riflessioni sul senso della vita, e queste discussioni tra queste due persone di età parecchio differente sono alquanto intriganti. Lei spesso in cerca di risposte, lui colui che ha l'esperienza apparente per poterle indicare la soluzione ai propri quesiti; ma spesso le parti sono invertite. Lei nella sua giovinezza e "semplicità" di pensiero va ad analizzare al meglio situazioni della vita di lui, legate per esempio al rapporto travagliato con M. che prende parte al romanzo grazie allo scambio di e-mail e di chiamate con Giovanni (G. il protagonista). Proprio da queste discussioni con M. nascono molti spunti di riflessione, compresi quelli in cui si vanno a criticare comportamenti di Giovanni, che pur avendo unaa grande esperienza alle spalle, non riesce a cambiare; probabilmente perchè non vuole effettivamente cambiare.
Insomma con quest'opera a mio avviso De Carlo gioca a carte scoperte sulle sue idee, riguardanti determinati argomenti legati al senso della vita, posto su vari aspetti. Il tutto spazia su un numero molto elevato di argomenti, dal rapporto tra donne e uomini, meccanismi di sopravvivenza, la noia...e molto altro.
I personaggi, sono stupendi a mio avviso, come solito di De Carlo ci vengono presentati ed ci viene trasmesso, anche implicitamente, moltissimo sul loro carattere e su ciò che li riguarda...lasciando però anche una piccola parte non ben definita che rende tutto più interessante, dando quella sensazione di incompiuto ma allo stesso tempo di chiaro.
Il tutto è piacevole da leggere per chi apprezza lo stile di De Carlo (che ovviamente può piacere come no) e lo consiglio vivamente a tutti coloro che sanno di poter apprezzare un libro del genere, in cui la trama è solo un sottofondo per la grande opera generata da tutto il resto. Insomma questo libro serve per tratte diversi spunti di riflessione e va preso dal giusto punto di vista. Per chi avesse voglia di avvicinarsi per la prima volta a De Carlo, forse è meglio iniziare con libri come Due di Due, per poi passare in caso a titoli del genere.
"Da dove viene la noia?"
"Non viene. È lì. Nella mancanza di scopo e nella mancanza di senso e nell'incapacità di andare oltre. Siamo convinti che si infili a tradimento negli spazi vuoti, e che basti darsi da fare per mandarla via. Invece è il contrario, la noia è al centro dello spazio, e noi per non vederla la copriamo con schermi e paraventi mobili di attività concatenate."
"E cosa dovremmo fare, invece?"
"Dovremmo sapere che la noia è lì. E che ci può spingere a fare le cose più insensate, o a cercare di capire il senso delle cose. Se uno si sottrae sistematicamente alla noia, per quanto corra non va da nessuna parte."
"Perché?"
"Perché tutto nasce dalla noia. Le percezioni e le constatazioni e
le elaborazioni, le idee di ogni tipo."
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"Pura vita" di Andrea De Carlo - invito alla lettu
Una copertina naif, disegni infantili di frutta, dolci, alimenti e bevande su fondo azzurro. Rispecchia lo stile in alcuni punti apparentemente puerile di De Carlo. E riproduce, per certi versi, i tratti psicologici e dialogici del protagonista: Giovanni, storiografo un po’ fuori dagli schemi, come molti degli eroi che l’autore ha creato nei suoi romanzi.
E’ la storia di un viaggio vacanza verso la Camargue, che Giovanni affronta con una giovane compagna, la cui identità viene svelata a romanzo inoltrato. Il viaggio, incredibile a dirsi, non è occasione per descrivere gli affascinanti luoghi che costituiscono la meta dell’assortito binomio. I riferimenti geografici sono appena accennati: i paesi e le loro mura, canneti e stagni, un paesaggio avvolto nella nebbia, una campagna acquitrinosa percorsa a cavallo ... Perché l’interesse principale è la conversazione tra i due viaggiatori, che discutono di tutto, in un confronto generazionale ove a volte l’adulto è un bambino e l’adolescente la vera adulta.
I colloqui si articolano su molte questioni essenziali: qualità e difetti, impulsi ecologici e struggente desiderio di una vita più autentica, uomini e donne, meccanismi di sopravvivenza e selezione naturale, atteggiamenti e sostanza degli individui (oggi sono “ottanta per cento di sostanza e venti per cento di atteggiamenti”), noia e traguardi come motori dell’agire umano. Argomenti sempre interessanti, sviluppati senza cliché e con l’originalità di De Carlo. Pura vita, come recita il titolo.
Nel viaggio si insinua, relegata a telefonate e mail, la probabile inquieta eutanasia di un rapporto amoroso. Quello tra Giovanni – “l’agguantatore fulmineo di momenti”, che mal sopporta tutte le fini: dei rapporti, dei libri, dei viaggi - e la sua donna. Una sorta di “nec tecum nec sine te vivere possum”, tra due poli: quello evanescente di Giovanni, (sospeso “nell’eccitazione fibrillante del momento. Senza mai un progetto o almeno un’intenzione di costruire qualcosa di continuativo …”) e quello più concreto della sua donna (M.).
Nel frattempo prosegue il confronto con la giovane compagna di viaggio. Ma poi viene il tempo di tornare e un litigio scoppia con la stessa forza della pioggia che si abbatte sul “quasi fuoristrada”. L’alterco è causa di un’appendice imprevista di avventura e di altre sorprese: atmosferiche, vitali e relazionali.
Mi piace concludere difendendo gli slanci di Giovanni e aderendo idealmente alla sua filosofia. Facendo mia una sua frase:
“Non puoi volere una zebra e non accettare le sue strisce!”