Profumo d'incenso
Letteratura italiana
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Profumo d'incenso
Una “figata” sarebbe il termine ideale, di adolescenziale reminiscenza, per definire il romanzo d’esordio di Valentina Bellettini, oppure in maniera meno colorita e aggressiva ma più consona ad un commento letterario, posso dire che è un piccolo capolavoro di inventiva e fantasia. In entrambe le definizioni, comunque, la sostanza è la medesima e non può che essere così perché questo libro è davvero una lettura inattesa, piacevole e originalissima. Dopo aver scorso nella prefazione, la dichiarazione d’intenti, onesta e sincera, dell’autrice in cui afferma: “Il messaggio che vorrei trasmettere (ambizioso, lo ammetto) è rivolto a bambini e adulti, un po’ come insegnano i film della Walt Disney o, restando nell’ambiente dell’editoria, Le Cronache di Narnia, Il Piccolo Principe, il nostrano Pinocchio per citarne alcuni; vorrei che i ragazzi s’immedesimassero con la protagonista ed i suoi problemi quotidiani con famiglia, scuola, amicizie, mentre negli adulti vorrei suscitare il ricordo della gioventù e magari ci sarà chi capirà meglio i figli, le ansie degli studenti, i problemi di socializzazione tra giovani coetanei e per finire sarà tutti insieme, nei sogni di Marta e nelle avventure d’Iside, che si volerà con la fantasia” mi sono avvicinata un po’ perplessa alle pagine del libro ma dopo i primi capitoli ho sciolto ogni riserva e la fervida immaginazione con cui la Bellettini le ha ricamate, mi ha conquistata. La trama è molto semplice: Marta, la tredicenne protagonista principale, è alle prese con l’esame di terza media e affronta tutti quegli scombussolamenti emozionali, psicologici e ormonali che la sua età e la responsabilità con il primo grande impegno della sua giovane esistenza, comportano. La ragazzina, quasi al termine dell’anno scolastico, proprio in concomitanza con la vacanza in Egitto compiuta dalla sorella maggiore, alla quale è molto legata affettivamente, si trova a vivere una doppia esistenza: quella reale che la vede studentessa e figlia di una normale famiglia del nostro tempo e quella onirica in cui diventa la grande e potente dea Iside.
Con uno stile semplice ed incisivo, personalizzato oserei dire, in modo scorrevole e chiaro nonostante l’altalenare della vicenda tra sogno e realtà, l’autrice ci trasporta nel paesaggio profumato, tiepido e colorato della rossa terra del Nilo di quattromila anni fa e poi negli scenari meno idilliaci, ma ricchi di sobbollimenti vitali, del mondo degli adolescenti di oggi.
Con leggerezza di penna a cui, per contro, corrisponde una profondità di contenuti Velentina Bellettini tocca abilmente tutti gli innumerevoli spunti di riflessione e di dibattito che la crescita di un adolescente, la sua lotta interiore per conquistare la maturità generano nella sua innocenza, nel suo inconscio, nel suo io più remoto. Ecco quindi che ad uno ad uno vengono tratteggiati gli innumerevoli problemi, veri o fittizi, di incomprensione generazionale creati dal contrasto delle differenti mentalità dei genitori e dei figli, il difficile rapportarsi tra coetanei, l’ottusità e l’inadeguatezza delle istituzioni, la sfida con la ragione per l’inesauribile voglia di conoscenza, il rifugio nella fede o all’opposto il rifiuto della religione, la contestazione del sentire comune, l’insofferenza verso le regole sociali ritenute anacronistiche ed obsolete ma, soprattutto, l’insicurezza verso la faticosa ricerca del giusto equilibrio tra razionalità e istinto, tra sogno e realtà.
Mi hanno molto colpito i paragrafi sulla maternità, quando Iside partorisce Horus, il suo primogenito. Ho condiviso appieno il modo naturale in cui l’autrice presenta l’evento più importante della vita di una donna, ne accenna le sofferenze e la gioia con pacatezza, non sovraccarica i periodi di eccessive e superflue descrizioni, non ostenta clamori roboanti o termini medici incomprensibili, ma mostra l’evento per quello che è: il momento più alto di un gesto d’amore. Il forte legame che unisce Iside ed Osiride, numi supremi del pantheon egizio, è lo stessa sentimento che sboccia tra un uomo e una donna, semplici mortali. Medesimo ne è il risultato concreto, condivisibile la morale. L’amore è un sentimento talmente forte che nella sua potenza riesce a superare la morte perché in grado di generare una nuova vita e, pertanto, capace di innalzare tutti gli uomini a livello di divinità.
Il concetto di guerra, di solidarietà umana, di rispetto per la vita, l’accettazione dolorosa della morte sono gli altri temi importanti che si sviluppano parallelamente allo scorrere della trama del romanzo.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è indovinata come il loro ingresso ritmato e scandito sulla scena da determinate condizioni psicologiche, da particolari stati emotivi. Figure mitiche e esseri reali si succedono, si scambiano, si alternano nei capitoli per rendere ancora più tangibile ed efficace la storia narrata, per far memorizzare, quanto più “visivamente” possibile, al lettore, le problematiche affrontate.
L’impressione che “Profumo d’incenso” mi ha lasciato, a fine lettura, è molto positiva e posso dire che, a mio avviso, l’autrice, senz’altro, è riuscita nell’intento che si era prefissa, quello di far giungere chiaro e forte il suo messaggio e a riportarmi indietro nel tempo, proprio in quel dimenticato e ingarbugliato periodo dell’adolescenza. A ricordarmi quando le ansie per il futuro e le insicurezze del presente impegnavano le mie giornate e magari scomparivano davanti ad una coppa traboccante di gelato. Si, senza ombra di dubbio, insieme a Marta, ho compiuto un bel viaggio nel tempo e non solo a livello mentale ma anche fisico.
Prendendo a spunto la prefazione di Valentina Bellettini in cui si rivolge ai bambini e agli adulti, farò anch’io allo stesso modo per invitare sia i primi, ma soprattutto, questi ultimi a leggere “Profumo d’incenso” per ritrovare tutti i sentimenti e le emozioni che troppe volte l’esperienza ha celato nelle rughe della nostra fronte e a rivivere, sfogliandone le pagine, i sogni che la maturità ci ha così, ingenerosamente, sottratti.