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Letteratura italiana

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Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro. I Sartori, quattro generazioni, dal 1917 al 2012, dal Friuli rurale alla Milano contemporanea, dalle guerre mondiali alla ricostruzione alla globalizzazione, dal lavoro nei campi alle scrivanie delle multinazionali. Romanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, forse il primo di uno scrittore sotto i quarant’anni, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un’eredità che sembra andata in malora. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? La risposta è nella voce di un secolo nuovo, e nello sguardo di chi si accinge a viverlo.



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Prima di noi 2022-07-27 12:36:07 marialetiziadorsi
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marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    27 Luglio, 2022
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Un bell'affresco di storia italiana

E’ una bella saga familiare, come oggi vengono denominati libri di questo genere.
La storia parte dal capostipite, Maurizio Sartori, che sul fronte della seconda guerra mondiale, per umanissima paura scappa e là dove si rifugia troverà la donna della sua vita che sposerà dando inizio alla storia.
Le generazioni si susseguono, i personaggi si moltiplicano (due figli, quattro nipoti e ancora avanti) ciascuno con la propria storia ed il proprio carattere, spesso tra di loro opposti. La vicenda è strettamente intrecciata alla storia del nostro paese ed alle sue vicende politiche dal periodo del fascismo ai giorni nostri. La storia non fa da sfondo ma è parte importantissima del racconto e delle vicende dei personaggi insieme al loro stesso sentire. Un tutt’uno insomma che risulta piacevole, interessante e in qualche modo necessario.

Lo stile è impeccabile, la prosa scorre fluida ed elegante. Forse per scelta l’autore non inserisce sé stesso e le proprie riflessioni. Sono le vite dei personaggi a parlare. A dispetto della mole (quasi 900 pagine), non si avverte la fatica e si legge volentieri. Il racconto non mette al lettore la fretta di scorrere le pagine per sapere cosa succederà nelle pagine successive: è una storia di vite umane e va seguita con il ritmo della stessa vita.
I caratteri sono tutti ben disegnati, ciascuno con le proprie caratteristiche e la propria unicità, al punto che persino ad un tentativo di paragone (Renzo al figlio Libero che viene paragonato al nonno) quest’ultimo dentro di sé si ribella sentendosi se stesso, diverso ed unico.

Ho trovato interessante ripercorrere i pensieri ed il sentire in anni in fondo vicini ma che avvertiamo irrimediabilmente lontani (gli anarchici, le lotte operaie, la nascita dei sindacati, i radicali).

Qualche considerazione da lettrice.
Se in un libro si cerca l’effetto “wow” non è la scelta giusta. Questa è una storia da gustare mano a mano che avviene, senza colpi di scena, bella anche per questo.

Eppure, nonostante la facile leggibilità, il bello stile, la storia interessante e tutto il resto, ho perennemente avuto la sensazione che al romanzo mancasse qualcosa. Mi sono più volte chiesta se alla fine mi avrebbe lasciato qualcosa per farsi ricordare o se non saremmo andati oltre una bella storia ben raccontata. La questione è che non si riesce ad entrare in vera empatia con i personaggi, quasi che il lettore venisse relegato a spettatore senza alcun coinvolgimento emotivo. Mi è spesso venuto da pensare che al romanzo mancasse “il sale”, in realtà manca il nostro essere “dentro la storia”, che scorre agile ma sostanzialmente fredda. Questa per me l’unica pecca del romanzo che per il resto mi sento assolutamente di consigliare come un grande affresco di storia italiana.

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Prima di noi 2021-03-26 10:13:49 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    26 Marzo, 2021
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La nostra storia

«Non poteva meritarsi o governare quella felicità, né recarne un’altra in dono. Era come la guerra, in fondo. La stessa cosa. Per fare bene la guerra occorrevano coraggio e devozione, ci voleva un cuore puro; lui invece sapeva soltanto fuggire.»

Siamo nel 1917 quando Maurizio Sartori, consapevole che quella guerra non gli avrebbe portato altro che morte certa, diserta. Una massa di uomini che avanza lungo la strada, un ferito al suo fianco, cannoni abbandonati nella luce grigia come scheletri ormai privati di ogni carne. È questo lo scenario che ha innanzi. Ha sorriso Sartori in quei mesi, ha sorriso per non perdere la ragione, ha fatto quel che gli è stato detto di fare, ha rischiato più volte di essere colpito da granate, pallottole e sganassoni, la fuga quale unica alternativa è quel che gli resta. Il freddo, il gelo. Un soldato che viene dal Piave di origine veneta; è questo e niente altro. Una fattoria, una giovane donna che scoprirà chiamarsi Nadia Tassan, una ragazza, andata al pozzo con il suo scialle e il corpo bellissimo, che qui incontra il suo biondino. Un uomo, un padre che decide, nonostante non si fidi, di accogliere quel girovago che ha capito essere un fuggiasco ma che comunque è un uomo e ha due braccia e può aiutarlo a gestire i campi e la casa di campagna ora che i suoi figli maschi sono tutti al fronte e soltanto le femmine, adatte al lavoro casalingo, abitano le sue mura. L’attrazione tra i giovani è tanta, non si resistono. Maurizio non è un uomo coraggioso, scappa ancora una volta, poi ritorna. Ritorna e inizia la loro vita quale famiglia: Nadia, Maurizio e i loro tre figli Gabriele, Renzo e Domenico che cresceranno in quegli anni della guerra e che a loro volta porteranno a compimento la dinastia della famiglia Sartori sino a quelli che sono i nostri anni più prossimi.

«Le persone non cambiano», gli aveva detto una volta Gabriele, forse citando uno dei suoi libri: «diventano solo ciò che erano destinate a essere.»

Un lavoro ambizioso è quello compiuto da Giorgio Fontana che, in quelle che sono 882 pagine, ricostruisce pagine di nostra storia, del nostro passato più prossimo e più remoto. Fontana ci racconta con grande precisione le vicende della famiglia Sartori a partire da quel 1917 di quella Prima guerra mondiale e da questa prima contestualizzazione ci accompagna a quelli che furono i giorni del Secondo conflitto, a quelli che furono gli anni della sua cessazione, della ripresa economica, del boom, della lotta sindacale, della lotta di classe, della ricerca di un lavoro dignitoso, del terrorismo rosso e nero, delle crisi politiche ed economiche, a quel 2012 che con la visita della bisnipote alla tomba proprio di Maurizio chiude quel cerchio tratteggiato con meticolosità.

«Ora anche Renzo poteva capirlo. I migliori erano morti per dare agli altri – ai padroni, ai vigliacchi, ai vivi, a lui – il diritto di continuare a esistere e lordare la terra.»

Ed è per mezzo delle loro voci e delle loro lotte e avventure che ricostruiamo il volto del nostro Paese per mezzo della voce di protagonisti che scaldano il cuore ed entrano nella mente del lettore senza difficoltà suscitando il lui immancabile empatia. È infatti mixando dato storico con realtà individuale e sconvolgimenti della famiglia che siamo trascinati dentro agli avvenimenti, che li percepiamo con mano. Non è dunque solo una rievocazione e memoria fine a se stessa quanto un vero e proprio percorso compiuto passo passo da ciascun protagonista/lettore.

«Ma io sono la prima ad ammettere che ci hanno sconfitto. E tuttavia le rivoluzioni si fanno, e si perdono, proprio così. […] L’innocenza è un dono che si paga caro. Ma nemmeno voi siete innocenti.»

Il ritmo narrativo non è costante. Accelera, rallenta, conduce tra gli avvenimenti ma anche tra i luoghi spostandosi anche dal Friuli verso il milanese alla ricerca di quella tanto ambita possibilità di riscatto, semplicemente trattiene. Alcune parti dell’opera possono essere più interessanti rispetto ad altre a seconda del grado di piacevolezza personale e individuale di ciascun periodo trattato ma l’attenzione resta sempre alta così come immancabile è la curiosità di conoscere delle sorti della famiglia e anche del mistero che ruota attorno a quelle figure che sono diventati nostri amici.
Un lavoro ambizioso quello di Fontana che non delude le aspettative e che non mancherà di solleticare i palati più esigenti.

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Prima di noi 2020-10-08 17:13:29 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    08 Ottobre, 2020
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La nostra vita

Se è vero che è l’uomo, con le sue azioni quotidiane, con le sue piccole o grandi decisioni, con la sua partecipazione attiva alla vita politica e sociale del proprio paese o il suo volontario o obbligato disimpegno, a scrivere pagine di Storia, è pur vero che proprio da quella Storia che ha contribuito a creare, egli è condizionato per tutto il corso della sua esistenza.
È quanto appare in tutta la sua evidenza nel bellissimo romanzo di Giorgio Fontana, che ripercorre un secolo di eventi dalla prima guerra mondiale fino ai giorni nostri, attraverso le vicende di una famiglia nel susseguirsi di più generazioni.
È un romanzo che colpisce per il realismo con cui descrive i sentimenti, gli stati d’animo di ogni personaggio, senza alcun intento di creare miti. Non a caso il capostipite della famiglia Sartori, Maurizio, si presenta come un fuggiasco, diciamo pure un disertore, nel momento della massima confusione della guerra del 15-18. Vile di fronte al pericolo reale della guerra, coraggioso nell’ammettere la propria viltà, si troverà di nuovo a dovere affrontare le proprie responsabilità nel momento in cui dovrà riconoscere una paternità frutto d’amore ma non programmata.
Povertà, disoccupazione, lavoro precario e mal pagato, abbandono della terra natia, sono le piaghe che si accompagnano alle due scellerate guerre che si sono succedute. C’è chi muore in Africa, chi sceglie una vita da intellettuale, chi sarà ribelle e disadattato per tutta la vita. Sullo sfondo fascismo e antifascismo, la ripresa del dopoguerra, la nascita dei movimenti operai, gli ideali anarchici e la loro deriva, il terrorismo, le lotte radicali per il rispetto dei diritti umani. Ogni personaggio è più o meno direttamente coinvolto in questi eventi che, almeno in parte ne condizionano la vita.
Ciò che domina le pagine del libro è sempre comunque l’amore, anche quando sembra essere finito e con esso il dolore, un dolore che muta con il cambiare dei tempi.
“I loro nonni, e in una certa misura i loro padri, avevano dovuto sopportare il dolore fisico, fame e freddo e povertà, o una qualche privazione; e ora questo dolore era terminato, a loro spettava un destino di ferite interiori. Oh, certo erano cose da poco. Nessuna guerra che meritasse di finire tra le pagine di un libro: solo una costante paura del futuro…..”
Una costante paura del futuro. È l’angoscia del nostro tempo. Eppure la saga dei Sartori che nasce apparentemente dal “buio della viltà” ci insegna che da qualche parte c’è sempre una luce, se si è capaci di provare pietà.

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Prima di noi 2020-06-17 14:45:45 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    17 Giugno, 2020
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Di generazione in generazione

Un lavoro ambizioso questo romanzo di Giorgio Fontana che nel solco di una tradizione forse più europea o sudamericana piuttosto che italiana, scrive un libro imponente e importante. Non tanto per la quantità di pagine (quasi 900) bensì per l’ottimo risultato nel raccontare la saga familiare dei Sartori nell’arco temporale di quasi cent’anni di storia italiana. Quattro generazioni che si susseguono, partendo da Maurizio Sartori, che decide di disertare nel 1917 in pieno conflitto mondiale, ed arrivando fin quasi ai nostri giorni, nel 2012, quando la bisnipote si reca sulla sua tomba come si chiudesse un ideale cerchio. In mezzo a tutto questo emerge il destino della famiglia Sartori che “aveva costruito una nave partendo dal poco legno disponibile: di generazione in generazione era uscita dal fango e dall’oscurità, alzando alberi, tessendo vele, rinforzando lo scafo”. Il paragone con la nave che viene costruita e rinforzata per resistere al mare periglioso è ben azzeccato. I Sartori infatti lottano, cercano il loro posto al sole, hanno sogni di autorealizzazione che variano a seconda dei momenti storici ed alla personalità che li contraddistingue. Tutti quanti risultano però in qualche modo accomunati da un profondo senso di inquietudine che si manifesta col desiderio di una fuga perenne: per paura, per protesta, o semplicemente per dare un senso alla propria esistenza alla ricerca di un riscatto sociale. In particolare è la seconda generazione della famiglia quella che pone le basi per il grande cambiamento. Sono i fratelli Renzo e Gabriele sopravvissuti alla tragedia della seconda guerra mondiale ad abbandonare la terra natia, il Friuli rurale, diventando così protagonisti di quel fenomeno migratorio che spinge masse di italiani verso la Lombardia e l’hinterland milanese in cerca di fortuna. Sullo sfondo di un’Italia tumultuosa, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, attraversata da rigurgiti di violenza anarchica e fascista, da rivendicazioni sindacali, dalla lotta di classe o dal semplice desiderio di un posto di lavoro dignitoso,

Fontana tratteggia le sorti dei Sartori travolti dai grandi eventi della storia e dai piccoli eventi famigliari ma comunque mai domi (“Il mondo era più forte di tutti loro, o forse loro erano così testardi e stupidi da non sapere come viverci in pace. Eppure non si arrendevano. Nemmeno di fronte alla sventura, alla malattia, alla solitudine: l’indomito spirito dei Sartori”). Scorrendo le pagine della “saga familiare” diventa difficile non provare empatia e solidarietà nelle vicissitudini dei Sartori individuando come comune denominatore intergenerazionale quella “sofferenza” che pare conservarsi e diffondersi tra i discendenti e le epoche storiche, seppure in modalità differenti (“La sofferenza si conservava proprio come l’energia. I loro nonni, e in una certa misura i loro padri, avevano dovuto sopportare il dolore fisico, fame e freddo e povertà o comunque una qualche privazione; e ora che questo dolore era terminato, a loro spettava un destino di ferite interiori….Nessuna guerra che meritasse di finire tra le pagine di un libro: solo una costante paura del futuro, e forse un altrettanto grande timore nel voltarsi, per rimanere pietrificati”).

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Prima di noi 2020-03-23 14:07:14 Barbara
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Opinione inserita da Barbara    23 Marzo, 2020

Il 900 italiano in quasi 900 pagine

È un libro che sa tenerci compagnia, questo di Giorgio Fontana. Lo scorrere fluido delle vicende della famiglia friulana dei Sartori, si sviluppa in circa 900 pagine, un numero casualmente coerente col periodo storico che fa da sfondo. Ma non deve spaventare il suo peso specifico, perché le pagine scorreranno amabilmente tra le dita del lettore che in breve tempo sarà coinvolto nella vita dei vari personaggi. L' autore non pretende di affrontare i grandi temi politici, tuttavia riesce, con stile semplice e raffinato a trascinare l' attenzione verso le esperienze quotidiane, verso la genuinità dei rapporti e degli ideali personali, che inevitabilmente si ritroveranno travolti e influenzati dal contesto socio-culturale.
Il racconto inizia con Maurizio Sartori, capostipite della famiglia, che sarà protagonista della grande guerra da cui se ne affrancherà come disertore dopo la ritirata di Caporetto, una scelta che lo segnerà per il resto della sua vita. Si ritroverà marito di Nadia e padre di tre ragazzi che a loro volta prenderanno parte al secondo conflitto mondiale, ricoprendo tre ruoli diversi e offrendoci dunque, una panoramica dello spirito di quegli anni.
Da qui inizia il racconto dei fratelli Sartori, le loro vicende familiari e personali in una Italia che deve ricostruirsi, dei i rapporti, che nonostante le difficili vicissitudini, resteranno forti, perché il valore dell' unione familiare sarà sempre trasmesso e farà da filo conduttore anche nelle esperienze dei loro figli, e dei loro nipoti.
Ebbene i figli di Maurizio e Nadia e le tre generazioni successive ci accompagneranno fino ai giorni nostri in questo arcobaleno di esperienze che si snodano Prima di noi.

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