Pozzoromolo Pozzoromolo

Pozzoromolo

Letteratura italiana

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Gioia è l'amore dalle unghie laccate, i capelli biondi, l'ombretto verde, mentre la notte proietta luci bugiarde sulla parete. È rinchiusa in un manicomio criminale, ha la mente labile di una bambina, immobilizzata in un letto aspetta i farmaci che le sottraggono i ricordi. Ombre vengono a ghermirla: il braccio che esce dalla parete portando la brace di una sigaretta accesa, il volto immobile di un bambino dalla cui bocca esce un rivolo d'acqua. Tutto brucia, tutto annega in quegli sprazzi di vita. Lei non ricorda che crimine ha commesso, non sa perché è lì, i frammenti di memoria si contraddicono a vicenda. C'era una masseria piena di sole con foglie di tabacco stese a essiccare, c'era una madre bella e degli aghi piantati nella carne in un'atroce punizione, c'era un padre che non c'era, c'era la strada e i clienti che compravano il suo corpo, c'era un amore crudele. La verità che strappa alla notte è la carne che la fa sentire donna quando invece è nata maschio, che la fa pazza e che le ha macchiato le mani di un sangue che non ricorda di chi sia. Gioia è l'agnello che lava i peccati degli altri. È la ferita e la colpa, vittima predestinata di carnefici imperdonabili. Gioia ha amato le mani che la picchiavano, la stupravano, la scartavano. Carrino racconta la malattia mentale e l'ambiguità sessuale come se attingesse al ventre in cui riposa l'infanzia collettiva dell'umanità, dimenticando le regole della prosa e della poesia e scegliendo di fare arte.



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Pozzoromolo 2021-05-13 13:15:05 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    13 Mag, 2021
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C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...



ATTENZIONE: recensione un po' strana, forse non si capirà molto, forse troppo. Ma quello che vorrei fosse chiaro è che Carrino è geniale, traboccante.
Lui va oltre la narrazione, oltre la scrittura.
È approdato nel luogo delle menti devastate ed è riuscito a parlarci da lì.
Leggerlo è stato un viaggio non facile, per nulla piacevole, eppure meraviglioso!
Io ve lo racconto così:

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
un manicomio criminale e Gioia, una donna o un uomo non importa, che non sa perché si trovi lì (da 25 anni), le sue mani sono sporche di sangue, ma non ricorda di chi, né come, né perché.
La sua mente è come una mente bambina, offuscata da ricordi confusi, che la fanno piccola, indifesa, calpestata e buttata via...

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
una mamma con un ago e la sua mano di bambino bucata come un portaspilli.
No mamma, ti prego non farlo, e invece sì, dieci volte, altrimenti non impari la lezione!
Un criceto, una girella al cioccolato, una vasca da bagno piena d'acqua, moscacieca, un fratellino bendato... ma tu sei troppo piccolo per stare da solo e badare a lui.
La mamma esce sempre, ma non si può dire.
Altrimenti gli spilli. La mano come portaspilli. Dieci volte.
E poi i gradini di una casa con la serranda chiusa, e tu che aspetti e aspetti una mamma che non torna.
Ma quanto la ami!

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
un papà che non c'era mai, che non ti voleva. Anche lui.
Mani sporche, saldatrice, calci pugni botte...
Eppure l'hai amato, fosse anche solo per uno sguardo.

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
una masseria col pergolato, i nonni, il lavoro in campagna, un telone, un'auto rotta e zio Giggino che gli prometteva tante cose, in cambio di.
In cambio di.

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
la strada, il fuoco, le macchine con i clienti e poi c'eri tu, Mario.
Mario magnaccia, Mario crudele, Mario violento che la usava e non l'amava.
E il suo braccio che ogni notte usciva dal muro con la sigaretta accesa.

C'era c'era una volta, ora mi ricordo che c'era...
Gioia che ha amato tutti, ha amato le mani che l'hanno picchiata, stuprata, umiliata, rinnegata, che hanno ucciso la sua innocenza e il suo pudore.
Pure quelle che l'hanno legata al letto e intontita coi farmaci.
Un amore intenso, a senso unico.
Gioia che si è calata nel Pozzoromolo, e ha dovuto pagare con la follia la strada per risalire.
Lei che voleva soltanto un po' d'amore.

E adesso c'e questo libro coraggioso, bellissimo e dolorosissimo, straripante, fatto di parole sincopate, caustiche, reiterate, deformate e disordinate, parole vomitate che sembrano susseguirsi a caso, con una grammatica che non conta più, che ha lasciato il passo all'ossessione, alla poesia di pancia, di una pancia pazza, e alle canzoni che si impastano al delirio.

Ma ora che ho finito di leggerti, Gioia, adesso che il tuo dolore è diventato anche un po' il mio, adesso che ho assistito a tutte le tue notti affollate dai fantasmi, adesso che ho la testa piena dei tuoi "C'era c'era una volta...", io mi sento sfinita, sfibrata, stanca.
Ho bisogno di dormire, di farmi piccola nel letto, e di sognare sogni belli.

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Pozzoromolo 2010-10-04 18:15:25 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    04 Ottobre, 2010
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Pozzoromolo

Un un romanzo poetico e struggente che si legge col cuore in gola.
Una lettura trascinante per un tema delicato, affrontato con vera maestrìa dalla voce di un malato di mente che intercala la realtà con la dispercezione, con i ricordi random di quello che è stata la sua vita ed il presente riconducibile ad un esistenza fatta di sofferenze senza nessuno spiraglio di felicità, che non ha conosciuto amore.

Febbraio

Nello stagno che siamo
ci amiamo come
fossili ragni che belli
pervadono il futuro
scuro nonostante l'ambra
A. Rossetti.

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