Per questo mi chiamo Giovanni
Letteratura italiana
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UN MOSTRO DI NOME MAFIA.
Il 23 maggio 1992 muore Giovanni Falcone.
Quello stesso giorno, mentre Palermo è in lutto, un uomo sta per vivere una delle gioie più grandi:sta per diventare padre.
Il "gran botto" lo colpisce a tal punto che decide di dare a suo figlio il nome di Giovanni, ma soprattutto riesce a trovare il coraggio di passare dallo stato di "dormiente" a uomo attivo e inizia a ribellarsi a quel mostro senza nome che è la mafia...un male oscuro che è formato da uomini che sono peggio delle bestie, perchè uccidono per i soldi e per fame di potere.
Il papà decide di raccontare a suo figlio, quando sta per compiere 10 anni, la storia di Giovanni Falcone e di spiegargli che cos' è la mafia.
Lo fa nel modo più efficace possibile. Lo porta a visitare i luoghi dove sin da piccolo ha vissuto il magistrato sino al luogo dell'attentato. Per rendere più comprensibile e concreto il tutto , il papà usa dei segnali, degli oggetti simbolo: come dimenticare per esempio l'aspirina che si scioglie nell'acqua, per ricordare la morte del ragazzo fatto sciogliere nell'acido...una cosa allucinante...
E' così che il piccolo Giovanni inizia a comprendere, non solo la storia, ma anche certi fatti che si svolgono a scuola nella sua e presente quotidianità...purtroppo.
E si meraviglia del fatto che molti si siano assogettati ad un tale mostro...ma il papà gli svela anche una grande e triste verità: a forza di accettare l'ingiustizia, non si vedrà più l'ingiustizia; la moltitudine delle persone avevano paura per se stessi e per i loro familiari e mai avrebbero avuto il coraggio di opporsi...oppure erano spinti dal bisogno, perchè l'organizzazione mafiosa garantisce un lavoro...
E' proprio per questo che trovo vincente l'idea di raccontare ai ragazzi, nelle scuole, la storia di Giovanni Falcone e di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per tentare di riportare il paese alla legge...non quella dei prepotenti , ma quella giusta per tutti...Ma il racconto perchè sia veramente efficace deve essere fatto proprio come in questo libro, cioè facendo capire con immagini e oggetti i concetti presentati...solo così hai la sicurezza di entrare nelle menti e nei cuori dei ragazzi...
Ai ragazzi...si, perchè la mentalità adulta in gran parte è più restia a cambiare...
Ci vuole un rinnovamento che parte dalla base, dai piccoli, che sono gli uomini del futuro...e tutto ciò deve assolutamente avvenire con costanza, per prassi , senza mai abbassare la guardia, perchè il mostro è sempre lì, che sembra sopito, e invece attende il momento giusto per attaccare, magari alle spalle...quando meno te l'aspetti...e nel frattempo si alimenta e gode dei sentimenti più negativi umani, quali l'invidia e la maldicenza.
Mi permetto di rispondere al signor Luigi Garlando, l'autore di questo bellissimo libro. Ad un certo punto dice che una classe per funzionare bene deve essere di una sola maestra...io vorrei rispondere dicendo che oggi in una classe entrano più maestre e che tutto può regolarmente funzionare...a patto che tra di loro ci sia stima e rispetto...e mettano al centro dei loro interessi solo ed esclusivamente il bene dei ragazzi...prima di tutto.
Ho terminato la lettura con un senso di amarezza...immaginado quante persone avrebbero voluto ribellarsi...ma per paura, soprattutto per i propri cari non sono riuscite a farlo e le capisco...e mi sono commossa nel provare questo sentimento...questo fenomeno che tanto mi fa pensare alla sindrome di Stoccolma...
Ma coloro che hanno sacrificato prima la vita, vivendo da topi nascosti, e poi rimanendo uccisi nei vari attentati, è giusto che da lassù vedano che le loro gesta sono diventate per tutti una speranza per una vita migliore...e che nel loro forte ricordo, si riesca tutti a trovare il giusto coraggio che deve rinnovarsi ogni giorno.
Solo alla fine del racconto il piccolo Giovanni scopre perchè Bum, il suo pupazzo preferito ha le zampette bruciate...
Buona vita...ops, lettura a tutti!
Pia
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Per questo mi chiamo Giovanni
A Palermo, nella classe di Giovanni accadono strane cose, bambini che cadono dalle scale, o soldi della paghetta che non bastano mai a completare gli album di figurine. Giovanni e gli altri compagni hanno paura di denunciare Tonio, un bambino più grande con una famiglia e fratelli pericolosi, per queste vessazioni. Il giorno del suo decimo compleanno Giovanni riceve un bel regalo dal papà: niente scuola, tutto il giorno in gita per Palermo per spiegargli perché per lui, è stato scelto il nome di Giovanni. Tappa dopo tappa, il papà narra al figlio la vita di Giovanni Falcone e la sua lotta contro la mafia, la sua vittoria fino al sacrificio della vita e Giovanni si renderà conto che la mafia non è una cosa che si sente solo sui telegiornali, la mafia è anche Tonio, le sue prepotenze e il silenzio di paura e complicità dei compagni di classe e ora potrà iniziare a combatterla.
Un libro per ragazzi che sicuramente fa bene anche agli adulti. La storia, semplificata, ma molto incisiva, della mafia, delle vittime, di quelli che con il silenzio e la paura, praticamente ne sono complici e di chi la combatte. L'autore, passo dopo passo, fa emergere gradualmente, ma inesorabilmente tutta la montagna di crimine, falsità, codardia e disonore che è la mafia. Il papà è un personaggio con una forte capacità di dare orgoglio, speranza e coraggio al figlio, che a dieci anni ancora non può far emergere queste capacità da solo. Vorrei essere anche io padre così. Una storia istruttiva, che dà forza, voglia di combattere e ribellarsi, ma che è anche commovente.
“Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”
Giovanni Falcone