Per fortuna c'erano i pinoli
Letteratura italiana
Editore
Margherita De Bac romana, è giornalista del «Corriere della Sera». Scrive di tematiche legate a sanità, medicina e bioetica sul quotidiano e i settimanali «Sette» e «Io Donna». È autrice dei libri inchiesta Siamo solo noi e Noi, quelli delle malattie rare.
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Riflessivo ed appassionante
"Il cibo era la sua prigione. L'amicizia la sua salvezza."
Edito dalla Newton Compton, "Per fortuna c'erano i pinoli" è un romanzo commuovente e molto forte con cui la scrittrice Margherita De Bac fa il suo ingresso nel mondo della narrativa.
L'autrice, giornalista per il Corriere della Sera ha da sempre trattato argomenti di sanità, medicina e bioetica.
Ha conosciuto molte giovani e ha da sempre seguito con particolare attenzione il nodo della sanità italiana.
I suoi fortunati libri precedenti erano soprattutto inchieste, come "Siamo solo noi" e "Noi, quelli delle malattie rare"(editi entrambi da Sperling & Kupfer). Tuttavia anche al centro di questo romanzo è presente quella particolare patologia che sta molto a cuore all'autrice: l'anoressia. Un tema di cui sempre difficile parlare, ma di cui anche molto difficile scrivere. Ciò nonostante non dobbiamo aspettarci nulla di medico nel libro. La scrittrice espone semplicemente il suo punto di vista su questo tema, presentato attraverso gli occhi della fragile Domitilla, protagonista del racconto.
Il romanzo è tratto da una storia vera. La ragazza esiste ed sopravvissuta alla sua personale battaglia contro la malattia dopo essere stata 100 giorni in una clinica specializzata, aiutata nel suo percorso di guarigione. Ce l'ha fatta.
La De Bac con questo piccolo capolavoro d'esordio decide di trattare una storia delicata parlando di sentimenti, amicizia ed amore e di come sia importante nutrirsi di questo cibo per aiutarsi a superare certi problemi. Ha deciso di prendere per mano il lettore e di condurlo in questo complesso mondo di disperazione, bugie, silenzio e sofferenze che l'anoressia.
Domitilla è una fragile ragazza di ventiquattro anni, apparentemente malinconica e sfuggente.
Vive a Roma con la sua famiglia e frequenta molto poco i ragazzi della sua età. Un giorno conosce Lucia, un brillante avvocato quarantenne dai modi gentili ed accoglienti. Proprio per questo dunque Domitilla, la quale sembra aver perso la speranza di provare ancora sentimenti di gioia e felicità, vedendo e riconoscendo in Lucia una figura materna decide di aprirsi a lei e tra le due nascerà una profonda e sincera amicizia spinta dalla curiosità l'una dell'altra. Cominciano a parlare ed a confidarsi proprio come due vecchie amiche.
Domitilla è una ragazza riservata, ma bisognosa di affetto e così man mano che le protagoniste si conoscono e la loro amicizia diventa più forte, Domitilla farà capire a Lucia di avere una storia molto dolorosa nascosta dentro di sè, ma, incapace di raccontargliela, decide di darle il suo vecchio diario nel quale sono racchiusi tutti i suoi pensieri e le sue riflessioni. Lucia legge pagina dopo pagina il racconto dello strazio e dell'incapacità di uscire dal tunnel dell'anoressia della sua amica e ne rimane turbata. Come può aiutarla?
Decide di volerne sapere di più della sua famiglia e della misteriosa Villa Rosa affacciata sul lago di Locarno.
-"Noi aspiriamo a diventare ossa" racconta Domitilla.
E ancora: " Noi non ci guardiamo allo specchio. E se ci guardiamo, non ci vediamo. Il nostro corpo non è niente. Non è vero che deformiamo l'immagine di noi stesse. Tutte cavolate. Il nostro specchio sono gli altri. Noi siamo quello che gli altri vedono."
-"Siamo all'eterna ricerca di conferme: cercavo di compensare il mio senso di inadeguatezza con la perferzione. A scuola dovevo prendere i voti migliori altrimenti erano tragedie."
Tutto quello che viene raccontato da Domitilla è frutto di una materia tragicamente autentica.
La De Bac ha deciso di lasciare la forma diretta e più semplice di racconto (il documento giornalistico) e calarsi nei panni di una ragazza, la cui storia spinge il lettore ad appassionarsi ed a capire fino in fondo la tragicità di una realtà a noi contemporanea.
Un romanzo commuovente, un inno al silenzio dell'anoressia che non può lasciare il lettore indifferente.
Una storia talmente vicina a noi che darà molto materiale su cui riflettere e di cui non ci dimenticheremo facilmente. Il cibo visto come un nemico, l'amicizia e l'amore, sentimenti che possono aiutare a vincere questa battaglia con coraggio e senza vergogna. Siete d'accordo?
Alla prossima recensione!