Narrativa italiana Romanzi Passavamo sulla terra leggeri
 

Passavamo sulla terra leggeri Passavamo sulla terra leggeri

Passavamo sulla terra leggeri

Letteratura italiana

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Un bambino predestinato è il testimone del tempo, il depositario della storia così come altri prima e dopo di lui. Il racconto che gli viene narrato è lo stesso che avvince il lettore. Per la prima volta, laddove gli storici sono rimasti muti, è la straordinaria prosa poetica di Atzeni a descrivere le vicende dei cantori delle stelle, il popolo sardo, dal primo affannoso sbarco nell’Isola fino all’occupazione piemontese.



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Passavamo sulla terra leggeri 2017-12-19 18:28:54 siti
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siti Opinione inserita da siti    19 Dicembre, 2017
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CUSTODI DEL TEMPO

Il naufragio dei sacerdoti danzatori e il loro approdo a Magomadas aprono l’epopea del popolo sardo. Ne veniamo a conoscenza con atto scritto- il romanzo- che narra il tramandarsi , attraverso l’oralità, della storia dei Sardi. La custodiscono e la tramandano appunto i custodi del tempo e noi assistiamo all’ennesimo passaggio di testimone. Antonio Setzu nella sua casa a Morgongiori racconta a un bimbo di otto anni (Atzeni piccolo) una storia millenaria, lui fra trent’anni dovrà a sua volta tramandarla. Lo fa diventando il nostro narratore.
È l’ultimo romanzo dell’autore, terminato appena sei giorni prima di morire prematuramente il 6 settembre del 1995, inghiottito dai flutti traditori dell’isola di San Pietro. E pensare che il piccolo, investito del ruolo di custode del tempo nel romanzo, si preoccupa di un’eventuale morte prematura che potrebbe sottrarlo alla sua nuova responsabilità …
“Passavamo sulla terra leggeri come acqua …”
Contadini, pastori, re, oracoli, obbedienza, morte, rituali, danza. Mare, coste, terre pianeggianti, montagne, paludi , villaggi sparsi, sperduti, in lotta fra loro. Il monte Tiscali e la sua dolina, estremo rifugio. I bronzetti, le domus de janas, i nuraghi, tutto come per magia prende forma e consistenza, siamo dentro la storia, alle sue origini, millenni di isolamento e di felicità. Poche le azioni possibili, danzare, cantare, coltivare, mungere, intagliare, uccidere e morire. Le età della vita scandite: minores e maiores, i riti , le orge, le faide. “Chiamavamo noi stessi s’ard, che nell’antica lingua significa danzatori delle stelle”. Il mare porta nemici: fenici e con essi la prima città Karale. E con i dominatori le nuove lingue e con essi nuovi incontri e scontri. Romani, etruschi, liguri e punici. Su tutti i Romani: “mille anni di guerra” e la loro religione e Lucifero… La storia prosegue fino all’epoca giudicale in un susseguirsi di numerosi eventi e personaggi, vi si riconosce l’ordito originario, la trama è molto più fantasiosa, ricca, ci si perde a momenti. Rimane uno splendido affresco la cui peculiarità è l’estrema sintesi, quella che solo il linguaggio poetico è capace di donare.
Bellissima ricostruzione storica al sapor di epopea con il valore aggiunto della nitida prefazione della compianta e stimata Prof.ssa Giovanna Cerina.

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