Paolo il caldo
Letteratura italiana
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L'artista allo specchio
È un libro sincero in cui l’acutezza di Brancati non si cela dietro intenti parodistici, ma penetra nella condizione del “masculo” per sprofondare nell’idiozia del suo chiodo fisso. L’impianto filosofico (un determinismo dell’appagamento, rubizzo e iperteso) è affidato all’epopea baronale dei Castorini, la cui voracità erotizza e fotte, anche a tavola. Paolo emerge, sbilenco, come una sorta di monumento funebre che reca in mano la torcia fallica della famiglia, e ne segna il declino per una sorta di autocoscienza. Solo suo padre, l’esangue Michele, aveva presentito il tragico epilogo di una genia ingorda, ottenebrata (che, insieme al godimento, reitera l’impossibilità d’essere felice).
C’è un distinguo fra sensualità e lussuria, e il romanzo lo marca attraverso una vicenda barocca di continui inseguimenti fra il disegnio della fantasia sessuale e la sua attuazione. Tutti i moti ascendenti dello spirito sono così disgregati dalla compulsione “bassa”, che precipita nutrendosi delle scorie prodotte. È questo il richiamo al Diavolo, o alla nevrosi, laddove il piacere non corrisponde agli istinti, ma all’abbrutimento; laddove il riscatto è morale, e anelante una specie di mistica geograficamente connotata (il Sud dei santi): un'ebetaggine rovesciata, casta.
Sarebbe stato il capolavoro di Brancati, se non fosse intervenuta la morte, a sigillo. Ma è un romanzo che ha comunque ispirato moltissimo, perché mette davanti allo specchio gli struggimenti di tanti artisti che, né più né meno, hanno amato la Donna, senza poter essere all’altezza del loro amore.
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Quando la sensualità diventa una malattia...
Il sesso può essere una benedizione oppure un'aberrazione che conduce l'uomo...negli inferi dell'abbruttimento personale, fisico, mentale, psicologico...
Se il sesso viene vissuto come un completamento dell'amore, del sentimento...ne è la sublimazione, altrimenti sono guai seri...
Questo romanzo, scritto da Brancati, rappresenta l'esempio lampante del concetto da me espresso.
Il protagonista, Paolo, è un siciliano che in età giovanile sfoga la sua prorompente vitalità sessuale prima in Sicilia, in seguito a Roma, divenendo uno scatenato dongiovanni, spregiudicato...e avido di sempre nuove avventure...
In seguito si sposa: egli crede di risolvere i suoi problemi con il matrimonio che pare almeno all'inizio quietare i suoi impulsi sensuali....
Ma l'ossessione ritorna, portandolo lentamente all'autodistruzione, alla deriva di un disfacimento fisico, psicologico e morale...
Il diavolo in groppa? Si, ma io parlerei piuttosto di una possessione sessuale, in cui...
il "Satanello" ha condotto questo pover'uomo....a non essere più padrone di se stesso...
Se pensiamo a tutte le malattie sessuali di cui l'uomo può essere vittima, si capisce che il concetto di sesso...deve essere comunque una faccenda che va...moderata e controllata...
La ninfomania è una malattia femminile seria e così pure....le malattie veneree che sono la conseguenza di un tragico abuso, per ciò che riguarda il sesso, che al contrario dovrebbe costituire, se ben gestito, una delle gioie più profonde della vita.
Consigliato (anche per le riflessioni profonde che suscita)
Saluti.
Ginseng666
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Il diavolo in groppa
Nella medicina moderna si chiama dipendenza sessuale, una patologia che risucchia ogni capacità di raziocinio. Brancati, oltre mezzo secolo fa, ne ha fatto letteratura in un romanzo che porta il lettore fino alle più alte vette dell'intelletto, con elucubrazioni di sapore proustiano, per farlo bruscamente precipitare nella cloaca dei più bassi istinti.
Ne esce fuori il ritratto di un uomo intelligente e dall'indole sensuale, fatalmente dilaniato da forze contrapposte.
Cresciuto tra pranzi luculliani, canzoni strimpellate alla chitarra per favorire la digestione e avventure galanti, Paolo Castorini, precoce nei suoi primi impulsi erotici sulla scia dei parenti maschi, viene iniziato al sesso dalla domestica Giovanna, «la sputacchiera di famiglia». Solo il padre, malaticcio e disgustato dai sensi, di intelligenza sopraffina e - si vedrà in seguito - profetica, costituisce l'eccezione che conferma la regola.
Le priorità del baronetto catanese sono chiare: «Entrare per la prima volta nell'intimità di una donna: ecco un momento sublime». E di momenti simili Paolo ne conoscerà parecchi, una volta trasferitosi a Roma ed entrato a far parte dei decadenti salotti letterari della Capitale, descritti con dovizia di particolari.
Proprio a lui - si vocifera negli incontri tra intellettuali all'insegna del pettegolezzo piccante - le signore mature dovranno «il colorito della domenica».
Della donna - di qualsiasi donna - Paolo brama «quell'odore di pensieri sconvolti, il sudore della sua anima», fino alla vertigine del bene dell'intelletto.
L'amore e la vita coniugale, «voluttà benefica, ristoratrice dell'intelligenza», sembrano offrirgli un porto di quiete, ma non per molto. Il riserbo e l'orgoglio del siciliano, più forti che mai nei momenti critici, gli impediscono di chiedere esplicitamente aiuto alla moglie quando «il diavolo in groppa» si fa risentire. La scissione tra sesso e sentimento diventerà per lui sempre più netta, trasformando in depravazione il primo e in ideale angelicato il secondo.
Il romanzo, sia pure postumo e mancante degli ultimi due capitoli, ha un finale ben preciso, secondo le ultime disposizioni dello scrittore. L'impressione singolare che se ne ricava è che Brancati, con poche righe vergate in fretta, sia stato costretto ad abbandonare il suo personaggio ad un destino ineluttabile, più forte persino della sua volontà di autore.