Narrativa italiana Romanzi Ogni spazio felice
 

Ogni spazio felice Ogni spazio felice

Ogni spazio felice

Letteratura italiana

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Ada e Amedeo sono sposati da oltre vent'anni, hanno avuto una vita piena e due fgli, Sonia e Alex. Ma il meccanismo di questa famiglia si è inceppato e Ada non è riuscita ad assorbire l'impatto di un colpo che l'ha distrutta. Era una professoressa stimata, una moglie attenta, una madre premurosa, ora, invece, si rifugia nell'alcol. Amedeo la ama ancora, ma non riesce a infrangere la barriera di dolore che si è issata tra loro. Hanno chiuso fuori il mondo, gli amici, la vita. Solo Sonia riesce a regalare ai genitori ancora qualche momento di normalità. Questo fragile equilibrio è però destinato a subire un nuovo assalto dalla sorte: Sonia è incinta, ed è stata abbandonata dal padre del bambino. A questo punto il corpo già debole di Ada cede. Ma proprio quando tutto sembra perduto si affaccia un'occasione di riscatto. Ada trova la forza di reagire, forse come non le succedeva da tempo, e questa volta vuole combattere per salvare la sua famiglia.



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Ogni spazio felice 2019-02-21 08:58:17 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    21 Febbraio, 2019
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Il diritto agli spazi felici...



"Ogni spazio felice è figlio o discende da separazione."
(Rilke)

Questo è un libro sull'amore, ma soprattutto un libro sulla resistenza dell'amore.

Amedeo si ritaglia degli spazi felici solo quando si separa da se stesso, dalla sua vita, dalla sua realtà fallimentare, ed inizia a immaginare storie, vite alternative alla sua, atti di eroismo, amori dolcissimi e travolgenti...
Sono dei piccoli spazi tra abisso e luce, tra felicità e disperazione.
Possono durare 5, 10, 15 minuti al massimo...poi rientra in se stesso, torna ad essere un sessantaquattrenne in pensione, sposato da 20 anni con Ada, alcolizzata, padre adottivo di Sonia, incinta e abbandonata dal futuro padre, e di Alex, morto a 13 anni.
Sarà proprio la morte di Alex a sfaldare l'unità familiare, come spesso accade il dolore divide invece di unire, o come in questo caso...isola. 
Dal quel momento ogni componente della famiglia si spezzerà, si ripiegherà su se stesso e cercherà di elaborare il lutto chiuso nella propria stanza di dolore.
Ma mentre Amedeo (con i suoi rimpianti) e Sonia (con i suoi amori sempre sbagliati) provano a rialzarsi, Ada non ce la fa...
Preferisce abbruttirsi, annientarsi, per non sentire più nulla. 
Sempre chiusa in casa, in vestaglia, sempre con la bottiglia in mano e una parola cattiva per tutti.
La sua condizione si alterna tra...sbronza, non ancora sbronza, già sbronza, poco sbronza, molto sbronza.
Amedeo, col passare degli anni, si è accontentato di guardare la moglie distruggersi, frantumarsi a poco a poco...assolvendo solo al compito di raccoglierla da terra.
Ogni volta. 
E ancora. E ancora.

Chi è Alberto Schiavone? Non lo so, non lo conoscevo, ma mi è piaciuto.
Mi è piaciuto il suo modo di raccontare una storia drammatica senza essere drammatico, mi è piaciuto il suo tocco delicato, ma profondo.
Malinconico e realista.
Mai banale, senza essere sensazionalistico.
Intimo, ma non invadente.

Mi piace l'idea della fuga mentale, il diritto agli "spazi felici", anche piccoli, brevi, ma necessari per vivere un altrove temporaneo dove sentirci liberi da ogni condizionamento, pressione, responsabilità e senso di colpa.
Un rifugio per l'anima.
A volte è necessario uscire da se stessi, per potersi ritrovare.

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Ogni spazio felice 2017-03-31 13:23:55 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    31 Marzo, 2017
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L'immersione nella felicità in Alberto Schiavone.

Alberto Schiavone torna in libreria con un libro profondo e complesso, di grande attualità, dal titolo Ogni spazio felice. Che cosa è “lo spazio felice” per il nostro autore? Ogni spazio felice è “figlio o discende da separazione (Rilke)”, poiché “il presente è sempre vuoto, privo di pensieri come un giardino d’estate”. Certamente i due protagonisti di questa vicenda scendono negli inferi, negli abissi più bui della disperazione. Il libro narra la storia di Ada e Amedeo, una coppia come tante, “normale”, con due figli Alex e Sonia, lui un vigile urbano, lei professoressa, colta ed amante dei libri. Ma l’equilibrio, ad un certo punto si spezza, e diventa “alcol per lei, rimpianti per lui.”. La morte, tragica e anche “stupida” per uno scherzo atroce e beffardo, del loro figlio è un indefinito, affrontato senza urla, né strepiti, ma con una indifferenza che conduce ad uno stato parossistico tra i due. La loro esistenza è “cadenzata da queste onde di mani che si cercano e poi si lasciano. Da assenze e sorprese. Baratri in cui cadere”. E poi: “Sono spettatori storditi. Poi delusi. Arrabbiati. Quindi impotenti.” Paradossalmente sono uniti nello stesso modo nella sventura. Lei si abbruttisce nell’alcol, diventa una donna sciatta e suscita ribrezzo, con quelle vestaglie sfilacciate che fanno intravedere un corpo sfatto, privo di qualunque attrattiva, con il suo incedere scalza, tale per cui non “la pungono nemmeno più le zanzare”. Rifiuta in toto la realtà, e allora non resta che l’abbruttimento, in una eterna, mai raggiunta, assenza di dolore e di emozioni. Ma “la disperazione, come la felicità, ha bisogno di complici”. E allora ecco Amedeo, ometto, da lei chiamato con disprezzo “baffetto”. Anche lui si ubriaca, ma di storie. Se le inventa, le sviluppa, con uno svolgimento armonico, felice, tranquillo, rassicurante. Si crea un proprio mondo parallelo, che non è, ma è per lui solo, uno “spazio autonomo” lontano dagli abissi, che lo rende impermeabile e forte. “Amedeo ha smesso di avere vergogna. Anche delle sue fughe. Dei suoi rimpianti. Della malinconia che lo aggredisce quando si desta dalle sue brevi fantasie.” Ma “un grande amore non perdona” e allora due saranno gli eventi risorgenti: la scoperta dello stato interessante della figlia, e la conseguente fuga del suo fidanzato marocchino, e l’entrata in coma di Ada. Di qui l’insegnamento che non sono i rimpianti a condizionare la vita, non le sofferenze né i rimproveri ma la curiosità, il desiderio di scoperta di che cosa sia ancora la vita, di quale siano ancora le novità e le esperienze da fare. Allora non resta che affacciarsi oltre la soglia del dirupo, guardare e farsi trascinare con leggerezza, come una foglia la vento, verso un piccolo cambiamento di rotta, verso un’altra dimensione. E’ una storia, scritto con un linguaggio sempre lineare, a tratti malinconico, aspra, apatica e ricca di sensi di colpa, che si scioglie soltanto nell’acme del plot narrativo. All’interno di un contesto affascinante dato da una Milano “addormentata”, che dilata la sua settimana in una routine paralizzante, sempre uguale, tacita complice dei vizi e delle differenze, indifferente all’emarginazione e al diverso. E’ uno spaccato intimistico e sofferto della nostra società attuale, frutto della depressione e della solitudine dei nostri tempi.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto in precedenza Elda Lanza, La bambina che non sapeva piangere.
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