Nè con te nè senza di te
Letteratura italiana
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Ragionevoli logaritmi
Il prologo di Né con te né senza di te di Paola Calvetti è promettente: s’ispira al François Truffaut de La signora della porta accanto. Due amanti vengono infatti ritrovati morti e si tratta di una caso di omicidio-suicidio (“Morire dopo aver fatto l’amore con chi ami: il sogno di noi romantici”).
Il romanzo ripercorre la relazione tra la scrittrice Vera e l’avvocato Nicola da due visuali alternate nella successione dei capitoli: quella della stessa Vera, quella dell’amico Francesco, architetto che viene interrogato dagli inquirenti per tentare di ricostruire la dinamica del delitto.
Promettente nelle intenzioni, oltre che nel titolo-traduzione del “Nec tecum, nec sine te vivere possum” di Ovidio, il testo inciampa in una ricostruzione delle possibili cause che disorienta, o forse semplicemente annoia il lettore. Vera non suscita compassione (“Credo che la sua ansia di vivere quell’amore fosse pari alla paura che il sogno svanisse”), la storia non riesce a trasmettere il senso della tragedia (“Sul tetto, lampeggianti da luna park gettano coriandoli”), la ricostruzione è lambiccata (“Si può temere un amore di carta?”) a fronte di una dinamica forse elementare come ipotizzato dalla mamma di Nicola (la suocera! “… Quella donna era gelosa. Lui si era stancato della relazione, lo ha ammazzato per la più scontata delle ragioni”).
Buona parte della ricostruzione viene affidata al romanzo che Vera sta scrivendo e che narra di una bambina dall’infanzia difficile, che ama rifugiarsi sotto il tavolo di casa e lì – grazie all’immaginazione - incontra Arlecchino, Giulietta e Manon Lescaut.
Lo stile è talvolta irritante (“La tua faccia è peggio di quella di Bette Davis prima di passare al trucco”), talaltra pretenzioso (“Le ciglia di Nicola sono ragionevoli logaritmi”) ai limiti del lecito (“Il nulla, penso, ha più densità di una goccia di sperma”).
Giudizio finale: non pervenuto.
Bruno Elpis
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Con o Senza Te
Vera e Nicola, un amore lungo sette anni, vengono ritrovati cadaveri nella loro casa di Milano. Lei, cinquantaquattro anni, giornalista e scrittrice di successo, lui, quarantuno, con davanti una promettente e facoltosa carriera di avvocato . Sulle modalità della loro morte non vi è alcun dubbio: Vera, dopo averci fatto l’amore, ha prima sparato un colpo alla tempia del fidanzato e poi si è puntata l’arma al cuore e si è uccisa a sua volta.
Parte così questo noir dalle tinte confuse e dai toni infinitamente tristi; parte con un assassino già svelato e prosegue con i racconti alternati della stessa Vera e di Francesco, amico fortemente legato alla coppia.
L’intento sarebbe quello di illuminare il lettore sui perché dell’efferato gesto, ricostruendo, da due punti vista differenti, la sfortunata relazione conclusasi nel peggiore dei modi.
Ma i risultati sono pessimi.
Le voci narranti sono identiche: Vera e Francesco parlano e pensano nello stesso pomposo modo, perdendosi in ghirigori eleganti e mortalmente noiosi sulla complessa personalità, rispettivamente, di se stessa e della donna che è stata in grado di uccidere ed uccidersi.
I deliri di Vera, in particolare, non conducono in nessun dove, tanto che alla fine, una volta chiuso il libro, una paio di fondamentali domande sul perché questa abbia effettivamente svalvolato continui a fartele.
In compenso, verso la conclusione, ci si può beare dell’autentica simulazione dei verbali stilati dagli organi competenti sul ritrovamento dei corpi dei due amanti, con tanto di numeri di protocolli, intestazioni, nomi a vanvera e spiegazione tecnica sullo stato dei cadaveri ad un tot dall’ora del decesso: una vera goduria!
Paola Calvetti ci offre così l’autopsia di un amore, scavando non solo nell’abisso dei sentimenti ma anche e soprattutto nella pazienza e nella determinazione del lettore a seguirla, rimandando coraggiosamente, ad ogni pagina, il lancio del libro dalla finestra.
Chiunque voglia avvicinarsi a questa autrice, che io reputo comunque grandiosa avendo letto le sue precedenti opere, è forse il caso che si indirizzi sui suoi primi romanzi; “L’amore segreto”, ad esempio, che io stessa ogni tanto riprendo solo per la gioia di riscoprirne le emozioni e la toccante e talentuosa profondità di una scrittrice che spero prima o poi si decida a tornare.
Per questa volta spero non me ne si voglia, ma Con o Senza Paola sarebbe stato lo stesso.
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