Non vi lascerò orfani
Letteratura italiana
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Il dolore di perdere i genitori
La morte è mancanza di chi non c’è più e vota, con tutti i suoi ricordi e l’amore che chi se ne va ci ha dato, buono o cattivo che sia stato. Questo libro, autobiografico, racconta la storia di una famiglia come tante ed entra soprattutto nell’intimità del rapporto tra una figlia reattiva ed una madre dall’indole impulsiva ed irrazionale. L’ho letto in un periodo in cui, seppure senza motivi particolari, mi sto comunque lentamente preparando ad un dolore che sarà naturale ed immenso e questo libro mi ha fatto un gran bene al cuore. Per aiutarmi a riconciliarmi, a non soffrire per i litigi con mia madre, che, così frequenti, mi hanno temprato e mi hanno insegnato a combattere. E’ un libro che mi aiuterà ad uscire dalla schiavitù del suo brutto carattere, apprezzando tutte le sue grandi doti, perché, un giorno, sentirà un grandissimo senso fisico di mancanza, perché perdere un genitore dopo i 40 anni sarà un dolore che non passerà più, perché con nessuno mi sentirò più me stessa come con loro. E’ un libro che mi ha aiutato ad essere più conciliante, a perdonare, a capire, perché l’ansia ossessiva è anche la malattia della mia mamma, ma è anche la sua difesa, perché la vita l’ha spinta a chiudersi in una gabbia d’ansia e di pessimismo in cui io sono una delle poche luci, forse l’unica. E non devo spegnerle anche quella luce. L’amore di un genitore è immenso, il giorno in cui non ci sarà più, capirò quanto mi mancherà, anche se oggi ci sono momenti in cui è faticoso da sopportare. Mi sono sentita vicinissima a Daria, personaggio pubblico che non ho mai amato molto e che ho cominciato a vedere sotto un’altra luce da quando ho cominciato a conoscerla come scrittrice. In queste pagine l’ho vista come donna, come madre, come sorella ma soprattutto come figlia e mi ha insegnato a sgusciare via dai dolori attuali che sono piccoli, dimenticando qualche piccola parte di me per essere più figlia, perché quello che non avrò dato in questi anni che restano mi peserà molto di più di qualsiasi cosa potrò aver perso nel dare tutta quella luce per cui i miei genitori ora vivono e che mi scalderà sempre, anche quando non ci saranno più. Devo costruirmi dolci ricordi di loro, perché sono quelli che non mi abbandoneranno mai anche quando avrò ancora bisogno di loro e loro non ci saranno più.
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Il rapporto madre figlia che non muore mai
Libro piacevole da leggere, alcune avvenimenti sono un po' noiosi da leggere, altri molto interessanti e curiosi.
Alcuni aneddoti sulle vicende famigliari della Bignardi fanno capire che la famiglia che si ritrova è molto simpatica e piena di fantasia.
Tra le righe di questo libro si capisce che la presenza tra lei e la madre, che ormai non c'è più, è ancora molto forte.
Si vede che il romanzo è tutto dedicato a lei proprio per far capire alla gente che legge questo libro di non meravigliarsi se sono ancora legate e influenzate nelle scelte della propria vita da parte della propria madre, ma di conservare nel cuore tutti i piccoli ricordi che hanno di loro.
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Non vi lascerò orfani: sei stato nominato...
Se si volesse dare una risposta plausibile al perché il mondo dei lettori (di libri) sia in continua discesa, tra i motivi fondamentali vi è sicuramente lo sbaraglio letterario verso il quale personaggi mezzo-famosi si lanciano nel tentativo di raggiungere la catarsi del lettore. Sfortunatamente, pero, l'impresa è ardua e molto spesso l'unico risultato che questi sedicenti letterati riescono a produrre e delusione, noia, fastidio. Nel caso della Bignardi, comprai il libro per "dare una chance" alla ragazza del Grande Fratello, pensando che tutti i più grandi autori e geni sono venuti fuori dal nulla... non è stato così, Non vi lascerò orfani si è rivelato come l'insulso tentativo di una ragazzetta di voler sfondare in un mondo non alla sua portata, il cui libro non vale la carta e l'inchiostro utilizzati per pubblicarlo.
Sarebbe interessante conoscere l'obiettivo della narrazione: tutto viene raccontato con completa staticità, come quando due amiche, sedute tra i banchi di scuola, si scambiano una confidenza segreta e ci girino intorno per ore ed ore senza mai arrivare ad un possibile epilogo.
Non è di mia abitudine lasciare i libri a metà e nemmeno in questo caso lo feci, anche se mi pento di averlo comprato.
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vero e spontaneo
Ho trovato questo libro vero e spontaneo. Rappresenta in pieno un momento della vita. La perdita della propria madre fa scaturire una serie di reazioni, di dubbi e sofferenze. I tentativi di trovare una risposta a quel distacco ci trovano sempre impreparati. Il dolore è lì, forte e intenso ma la forza per ripartire la si ritrova proprio nel ricordare il calore che la famiglia ha saputo trasmettere in quelle giornate passate e vissute allora senza rendercene conto in un continuo sommarsi di momenti che diventeranno dopo i nostri punti fermi. Saranno questi ricordi ad appagarci ancora. Mi ci sono ritrovata in pieno avendo avuto anch'io la fortuna di avere alle spalle una famiglia vera, schietta, diretta e ironica in grado di vivere e di far vivere. Grazie Daria!
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noia, inutilità, pessima capacità di narrazione
Nella mia vita non ho mai lasciato un libro a metà; ho sempre ritenuto importante dare a qualsiasi libro, in quanto intimo pensiero di qualsiasi autore, tutte le opportunità per sorprendermi, insegnarmi qualcosa ed emozionarmi.
Questo libro invece non riesco a finirlo, nonostante l'impostazione delle pagine e dei caratteri faciliti molto la lettura.
Lo trovo noiosissimo. Strutturalmente privo di qualsiasi coerenza.
Ho cercato di sforzarmi per arrivare alla conclusione di questo elogio della famiglia Bignardi- Bianchi; eppure mi risulta impossibile, ogni volta che apro questo libro mi sembra di rubare tempo alla mia vita o anche sempliemente a qualche lettura molto più interessante.
Inoltre trovo che l'autrice sia esasperatamente ripetitiva.
Daria, abbiamo capito che i tuoi genitori erano bellissimi, nobilissimi, ecc. Non serve ripeterlo in ogni capitolo.
Almeno si fosse sforzata di seguire un minimo di coerenza cronologica. Invece no, zero assoluto.
Ha ripetuto talmente tante volte i nomi dei fidanzati di sua madre che mi è risultato quasi nauseante.
Cara Daria, scusa la franchezza, non credo che a molta gente interessi una così approfondita celebrazione della tua famiglia. Con tutto il rispetto, forse sei più brava a scrivere articoli su "Donna" o "Vanity Fair".
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Un po' deluso ...
Mi dispiace bocciare Daria Bignardi ma devo ammettere che come scrittrice perde tutto il suo smalto. L'ho preso solo perchè ho sempre guardato "Interviste barbariche" e ritengo l'autrice una delle poche donne che si salvano in TV (visti i tempi che corrono ...)
Eppure il libro non mi entusiasma, lo definirei piatto.
Devo dire però che l'ho consigliato a mia madre in quanto l'ho letto a seguito della scomparsa di mia nonna: non sarà eccezionale ma è sicuramente scritto con il cuore, per questo le pagine emanano calore e sincerità, facendo rivivere qualche bel momento passato in famiglia.
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- sì
- no
delusa
Molte persone spesso, sia da bambini che da adulti, posseggono un diario o quaderno dove poter annotare momenti salienti della propria esistenza, del viver quotidiano.
Raccontano della propria famiglia, di eventi piacevoli e non, momenti esistenziali che possono capitare a qualsiasi essere umano.
Narrare le vicissitudini del bisnonno, trisavolo, ecc può interessare e magari appassionare un familiare, un caro amico, ma credo che ad un estraneo possa relativamente risultare gradito.
Né tantomeno, se fossi un editore, pubblicherei un “libro” del genere, né se fossi un cosciente lettore, spenderei soldi per il suddetto oggetto.
Dunque, ciò che maggiormente mi sconcerta e mi rende dubbiosa, è: come può una casa editrice decidere di pubblicare un’oscenità del genere definendo “romanzo” ciò che non è?
Perché ingannare un lettore, fargli spendere soldi per qualcosa che alla fine davvero né interessa né coinvolge?
Magari solo perché il nome della scrittrice è tra i vip dello spettacolo: Daria Bignardi, solo per questo Le è stato concesso questo privilegio. In Italia è anche vero che c’è libertà di pensiero, stampa, ma non vi è libertà di prendere in giro le persone definendo il proprio albero genealogico Libro, camuffando il tutto con un titolo che facilmente trae in inganno: Non vi lascerò orfani.
Non c’è morale, non c’è concretezza, uno scritto prolisso e noioso da leggere.
Il racconto di una giovane ragazza che affronta con dolore estremo la morte del padre, mentre razionalizza di più quella della madre, morta anziana mentre Lei è una donna sposata con figli.
Ciò che rende macabro questo racconto, è il momento in cui la scrittrice pensa a redigere già il suo testamento per consigliare ai figli ancora piccoli, di non separarsi ala sua morte nel caso dovesse succedere a breve. Ora chiunque si potrebbe chiedere: quale il beneficio o piacere trarrò nel leggere tutto questo?
Potrebbe esser interpretato come il narrare di generazioni passate, presenti e future, un mettere a confronto i diversi stili di vita, ma Daria Bignardi si è troppo dilungata circa gli affari di famiglia e della sua genealogia.
Un punto a favore potrebbe esser quello di inserire qua e là frasi tipiche del dialetto romagnolo, permettendo così al lettore di accrescere la propria cultura dialettale e di sorridere un po’ nel cercare di comprendere.
Grazie Daria.
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il mondo comune
Libro da leggere, con attenzione e trasporto perchè parla delicatamente di ciascuno di noi, non solo di Daria e della sua famiglia. Ci parla del mondo familiare 'il mondo comune' che ci ha accompagnato, comunque, nel tempo e nello spazio, e ci ha aiutato a riconoscerci. Ci ha permesso di chiamarci e chiamare ogni cosa per nome, oltre i nomi del dizionario...
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Memoir
“ Mi sono sempre piaciuti i cimiteri ma da quando è morta la mamma ancora di più. Al Cimitero Monumentale di Milano, fresca di lutto, mi hanno colpito due lapidi. Una diceva “ Non vi lascerò orfani” dal Vangelo di Giovanni, l’altra diceva “ Sublime nel dolore”. Era un po’ come mi sentivo io, da quando era morta la mamma”. Sono le parole usate dall’autrice per presentare questo libro, il primo da lei scritto, che partendo dalla morte dell’adorata madre, attraverso l’esperienza dell’amarezza del dolore, racconta di questo rapporto simbiotico e conflittuale, senza nulla nascondere, in un crescendo di onestà e di sincera e intima analisi dei propri sentimenti. Partendo da questa morte, da questo strappo che tutti subiamo quando viene a mancare la persona che ci ha messo al mondo, la prima con cui ci relazioniamo al di fuori di noi, l’autrice, al seguito di un flusso di ricordi che come un’ondata di piena si riversano nella sua mente e nel suo cuore, riesce a tracciare un grande affresco di vita, non solo della madre, una donna straordinaria e piena di pregi e di difetti come la maggior parte delle nostre madri, ma di un’intera famiglia, addirittura di un’epoca. Lo sfondo delle sue memorie è la città di Ferrara con le sue campagne verdi, le sue nebbie, i paesetti limitrofi e tutta una serie di personaggi imperdibili, figure che tutti noi abbiamo incontrato nella nostra vita, almeno una volta. E la sua storia, anche se è una storia privata, intimamente legata alla sua famiglia e ai suoi parenti più stretti, evoca in chi legge un confronto con il proprio passato, con la propria infanzia, con chi abbiamo tanto amato e abbiamo inesorabilmente perduto. Questa madre ansiosa e spesso ossessiva, sempre indaffarata in mille faccende domestiche che porta però a termine in modo egregio quasi senza guardare, come il suo famoso arrosto; questa madre che con insistenza anche ai figli adulti chiede una telefonata ad ogni spostamento per placare le sue angosce e le sue visioni pessimistiche, è posta nella centralità di un nucleo familiare e lo influenza, perché ogni vita incide tutte le altre vite a lei legate, a lei vicine. Nel racconto di una morte è quindi racchiuso il contenuto di un’intera esistenza perché la morte non è altro che una vita che ci abbandona lasciando dentro di noi un vuoto infinito che però possiamo colmare con un grande carico di ricordi e di amore. L’amore che ci è stato dato, giusto o sbagliato che sia stato, è un importante dono da ricevere, da far proprio, da offrire perché la sofferenza generata dalla sua assenza provoca una solitudine interiore che raramente può essere superata. E le parole di questo amore, racchiuse nel lessico familiare proprio del vissuto di ognuno, ricostruendo la memoria del nostro passato e consentendo il recupero delle nostre radici, ci concedono di riflettere e di capire le vere priorità e il vero disegno dell’esistenza. Daria Bignardi nel regalarci questa intima memoria, piena di nostalgia, commozione ed ironia, di ricordi dolci e agri, di felicità antiche e di dolori sublimati, ci consente di capire come ogni famiglia abbia la potenzialità di racchiudere in sé le radici di una grande ed emozionante storia.