Non dirmi che hai paura
Letteratura italiana
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Il coraggio di una donna
Non avevo minimamente idea della storia che avrei vissuto leggendo questo libro e di come la percezione della mia vita sarebbe cambiata.
Una volta conosciuta la storia di Samia, essa farà per sempre parte della propria vita.
Credo molto nel destino e sono convinta che questo libro mi abbia trovato.
La protagonista della storia, Samia Yusuf Omar è una ragazza con una gigantesca voglia di vivere e di correre.
Un sogno che nasce in lei fin da quando era una bambina.
Una promessa che regala al padre e che non perderà mai di vista per tutta la sua vita.
Una storia commovente che all’inizio mi ha ricordato “Il cacciatore di aquiloni”.
Capace di sbatterti in faccia una straziante quanto attuale realtà di cui purtroppo si parla pochissimo.
L’impatto è forte ma essenziale.
Dopo aver letto questo libro non si può rimanere gli stessi.
Una lettura necessaria se non ci si vuole nascondere dietro muri di razzismo e ignoranza ma avere piuttosto maggiore consapevolezza di quello che accade a due passi da noi.
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A chi vuole conoscere la storia di una ragazza forte e coraggiosa
Un libro formativo e commovente
Libro consigliatomi caldamente da un amico che mi avvisa che non è per i deboli di cuore e io reitero il cosngilio, sì qui ci sono emozioni forti.
Non dirmi che hai paura, libro pluri premiato e da cui è anche stato tratto un film, narra della storia di una ragazza somala con un particolare sogno: quello di partecipare e vincere le olimpiadi nella sua specialità che è la corsa. La storia è vera, quello che c'è scritto nel libro è reale e come spesso accade la realtà supera la nostra immaginazione.
Storia ambientata nella Somalia di inizio anni 2000, all'inizio dell'ennesima e più recente guerra civile che infesta quella povera nazione, con l'avvento questa volta degli intergralisti islamici di Al-Shabab. Nonostante i divieti Samia e il suo amico Alì cercano di seguire i loro sogni e la loro libertà di essere bambini, purtroppo le vicisituddini della vita e della Storia li porteranno su strade profondamente diverse.
Cuore pulsante di questo libro è la protagonista Samia, e centro narrativo è il Viaggio che la protagonista intraprenderà per inseguire il suo sogno. Quel viaggio tristemente noto nelle cronache quotidiane italiane degli ultimi anni, con migliaia di profughi che cercano salvezza e vita migliore e che spesso invece trovano ben altro.
Lo stile di scrittura è fluido, la storia scorre via inseguendo le vicissitudine di Samia e si finisce inevitabilemnte a far eil tifo per lei e sperare che vada tutto bene.
Nel libro forse a volte si ammicca troppo al lettore e al suscitare in lui sentimenti di compassione ma tutto sommato è un ottimo libro che proporrei sempre come lettura nelle scuole medie inferiori e superiori.
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Cascassero nella tua testa mille chili......
Un libro FORTE, forte come la storia vera che racconta. Giuseppe Catozzella scrive in prima persona, come se fosse la stessa Samia Yusuf Omar a parlare.
Si tratta di una ragazza che già da piccolissima scopre la passione e il talento per la corsa, con una determinazione e una disciplina per gli allenamenti, notevoli per la sua età; con un senso della famiglia e dell'amicizia profondo e radicato.
Già dall'età di otto anni lei sa che parteciperà alle Olimpiadi di Pechino.
Solo che.....potrebbe essere la bella storia di un qualsiasi atleta di talento, invece....è una storia SPECIALE.
Perché Samia è una ragazza di Mogadiscio, nata e cresciuta in mezzo alla guerra, tra i clan della guerra e Al-Shabaab, ai piedi, non le scarpine della marca del momento. ma le scarpe tramandate di fratello in fratello con le suole bucate e sottilissime, al campo sportivo è possibile andare solo di nascosto, come scenografia i palazzi distrutti e crivellati dai proiettili delle armi.
Eppure Samia è felice, con la sua grande passione, l'amore per la sua famiglia, per il suo amico "abowe" (fratello) Alì, il primo che a dieci anni crederà in lei e sarà il suo primo allenatore.
Una storia commovente, ma raccontata con semplicità e dolcezza, senza autocompiacimento o eccesso di melassa. Un testimonianza che urge conoscere, per i temi attualissimi che tocca, per aiutarci a riflettere.
Si, perché Samia è arrivata davvero a Pechino grazie al suo talento, era la donna più veloce della Somalia, nonostante non avesse un vero allenatore e a volte neanche il cibo sufficiente al sostentamento (!).
E' arrivata a correre con il burqua, una donna non dovrebbe mai essere costretta ad annullare la propria persona in pubblico, per trovare un allenatore ha dovuto affrontare il viaggio per arrivare in Europa.
E allora leggere questo libro è necessario per provare a capire meglio il dolore, la realtà tragica che un uomo non dovrebbe mai vivere su questa terra.
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CORSA È VITA
*attenzione spoiler*
G. Catozzella romanza in questo libro la storia vera di Samia, una bambina somala con un grande sogno: correre e vincere le olimpiadi.
Vive a Mogadiscio, gli anni sono quelli della presa al potere degli integralisti islamici che poco a poco limitano e impongono divieti alla normale quotidianità.
Samia ha una famiglia unita, forte, dai valori umani, profondamente radicati: la piccola cresce credendo in se stessa, ponendosi obiettivi sempre più importanti all’interno della corsa.
“Non devi mai dire che hai paura, piccola Samia. Mai. Altrimenti le cose di cui hai paura si credono grandi e pensano di poterti vincere”
Con queste parole Samia cresce e incontrando grandi, complessi ostacoli che la vita le pone dinanzi, che riesce a fronteggiare senza mai dimenticarsi di chi è: la lontananza della sorella, la morte del padre, la delusione del migliore amico, la fatica di vivere in un ambiente così castrante come quello integralista.
…Finché il Viaggio la inghiotterà nelle sue onde, rendendola parte del mare che da piccola tanto ha sognato di poter toccare e dalle cui onde desiderava di essere accarezzata e cullata.
Samia è simbolo di tutti quei sogni interrotti, lasciati a mezz’aria, colorati dall’impegno e dalle storie tessute per poter giungere alla meta finale, ma destinate ad altro. In questo caso, grazie all’autore, la storia di Samia è diventata parte della vita di molti lettori, il cui amaro in bocca potrà trasformarsi in maggiore rispetto nei confronti del bisogno di VITA che spinge moltissime persone ad intraprendere il Viaggio.
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Vivi, Samia, vivi come se tutto fosse un miracolo
«Sai, aabe, certe cose si sanno. Io lo so da quando ancora non parlavo bene che un giorno sarò una campionessa. È da quando ho due anni che lo so.»
Lo ha sempre saputo, Samia. Correre e diventare una campionessa come Mohamed Farah è il suo destino. Un destino scritto e che ha già iniziato a solcare ma la cui realizzazione diventa sempre più difficile, per non dire irrealizzabile. Perché Samia è somala, vive in una piccola realtà del luogo fatta da povertà e dalla guerra. Un conflitto di cui a lei e ad Alì, il suo amico del cuore, la sua anima gemella, il suo allenatore, non è mai importato nulla perché per quanto questa potesse imperare non poteva toglierli l’uno all’altra. Hanno appena dieci anni all’inizio di questa storia vera ma il loro cuore batte e pulsa per quel futuro che non ha contorni definiti in una realtà che non esita a privarli di tutto, che non esita a spezzare i loro sogni. Tuttavia, è proprio questa belligeranza perpetrata che ha risvegliato la giovane protagonista donandole quella motivazione, quel qualcosa per cui lottare.
«Ecco, la guerra, per esempio, mi ha portato via il mare. Però, in compenso, mi ha fatto venire voglia di correre. Perché grande come il mare è la mia voglia di andare. La corsa è il mio mare.»
Poi, in un solo giorno è accaduto quello che mai dovrebbe succedere da nessuna parte.
«Un giorno, un giorno come qualunque altro, senza niente all’orizzonte, né cataclismi né rivoluzioni. In un giorno tutto è cambiato.»
Da un giorno all’altro è stato vietato di ascoltare la musica.
Da un giorno all’altro sono stati chiusi i cinema perché alimentavano i sogni.
Da un giorno all’altro gli uomini sono stati obbligati a indossare pantaloni lunghi, non potevano più farsi vedere per strada con quelli corti. E dovevano anche rasarsi i capelli a zero, oppure portarli lunghi, in stile afro, con le barbe lunghe perché le mezze misure non erano più contemplate.
Da un giorno all’altro le donne non potevano fare più niente, rischiavano anche a camminare per strada. Provarci senza burqa rappresentava un azzardo caro quanto una vita.
Da un giorno all’altro le tradizioni del paese sono cambiate.
Da un giorno all’altro la punizione più grande di tutte: tenere spenti i pochi lampioni che di sera illuminavano alcune piazze del centro e quale viuzza, rendendo quei luoghi delle vere e proprie biblioteche a cielo aperto dove le ore potevano trascorrere leggendo un romanzo, leggendo un quotidiano vecchio, leggendo una lettera o un biglietto d’amore.
In un solo giorno Al-Shabaab era riuscita a radere al suolo la speranza di un popolo intero.
«Tutto ciò che fino a quel giorno era stato difficile da realizzare ma possibile, era diventato impossibile. Il sogno, la speranza e la libertà erano stati cancellati con un’unica mossa.»
Che fare? Come affrontare questa nuova condizione? Rinunciare ai propri desideri? Provare a continuare ad inseguirli anche se ciò significa mettere in pericolo i nostri cari? Samia e sua sorella Hodan decidono di non arrendersi e di provare a continuare a combattere. La separazione da Ali, la prima vera vittoria a Gibuti, la menomazione e la morte di uno dei punti di riferimento della vita di ogni persona, le Olimpiadi di Pechino del 2008, il ritorno in una Somalia sempre più piegata dalle armi, dalla violenza, dalle privazioni, dall’odio. Il “viaggio”. Perché dopo l’ennesimo colpo basso di quel paese che gli ha portato via tutto attraverso la voce di colui che sempre l’ha spinta a dare il massimo, è giunta l’ora di lasciare quella terra, di andarsene.
«”Arriva presto” mi ha detto ieri sera Mannaar. “Zia Samia…” ha fatto una pausa, “…non far venire i mostri… Non dirmi che hai paura”. […] “No, piccola Mannaar, non ho paura. Mai”, ho risposto.»
Un’odissea durata oltre sedici mesi, un’odissea che ha visto i migranti attraversare stati, attraversare il Sahara, passare da un carceriere all’altro, giungere il Libia per attendere nuovamente delle proprie sorti in funzione e in volontà del trafficante di turno, un’odissea il cui epilogo amaro non può che invitare alla riflessione.
«C’è nei nostri corpi, un fremito che è un misto di prudenza e di speranza. Nessuno parla, perché parlare sarebbe nominare l’una o l’altra. E nominare le cose fa esistere, quindi per questa notte è meglio di no. È meglio che la prudenza resti chiusa dentro ognuno di noi, e che la speranza cresca, magari piano, durante il viaggio. Solo allora, soltanto alla fine, potremo gioire, e lo faremo tutti insieme. Piangeremo e rideremo insieme, e sarà bellissimo.»
Perdona Samia, perdona questa follia degli uomini.
«Corri, Samia, corri come se non dovessi arrivare in nessun posto… Vivi, Samia, vivi come se tutto fosse un miracolo…»
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Una piccola guerriera che corre per la libertà
Non voglio che sia un caso se proprio oggi scrivo la recensione dello splendido e tristissimo libro di Giuseppe Catozzella, “Non dirmi che hai paura”.
Questo romanzo, narrato in prima persona dall'autore, racconta la storia vera di Samia Ysuf Omar.
Samia vive a Mogadiscio, in Somalia ed ha per sorella la guerra, perché lei e la guerra sono nate insieme. Trascorre un'infanzia difficile ma alla fine ancora felice, perché ricca di amore e speranza. Samia comprende prestissimo di avere un dono, sa correre velocissima. Vuole realizzare il suo sogno di diventare un'atleta e correre per la libertà: la libertà dalla guerra, dall'oppressione e dalla prevaricazione in cui è costretta a vivere. Samia non ha mai odorato il profumo dell'aria senza la presenza della polvere da sparo. Non può andare sulla spiaggia: potrebbe essere uccisa solo perché si trova lì. La situazione peggiora di anno in anno, alla guerra si aggiunge la presa del potere da parte di un gruppo di estremisti islamici, Al-Shabaab. Da un giorno all'altro viene vietato di ascoltare la musica, vengono chiusi tutti i cinema, vengono spenti i pochi lampioni sotto ai quali le persone si radunavano a leggere, la sera. Gli uomini sono obbligati ad indossare pantaloni lunghi, rasarsi i capelli a zero oppure portarli lunghi, come le barbe. Le donne però hanno una sorte ancora peggiore, sono costrette a portare il burqa, non possono più fare niente, anche camminare per strada può essere fatale.
Eppure Samia non vuole assolutamente lasciare il suo Paese, non vuole affrontare il Viaggio.
“Il Viaggio è una cosa che tutti noi abbiamo in testa fin da quando siamo nati. Ognuno ha amici e parenti che l'hanno fatto, oppure che a loro volta conoscono qualcuno che l'ha fatto. E' come una creatura mitologica che può portare alla salvezza o alla morte con la stessa facilità. Nessuno sa quanto può durare. Se si è fortunati due mesi. Se si è sfortunati anche un anno, o due.
E fin da quando siamo bambini il Viaggio è uno degli argomenti preferiti di conversazione. Tutti hanno racconti di parenti giunti a destinazione in Italia, Germania, Svezia o Inghilterra. Colonne di tir con uomini cotti dal sole e morti dentro il forno del Sahara. Trafficanti di esseri umani e terribili prigioni libiche. E poi i numeri dei viaggiatori che muoiono nel tratto più difficile, la traversata del Mediterraneo, dalla Libia all'Italia. Chi dice decine di migliaia, chi dice centinaia di migliaia. Fin da quando siamo nati siamo abituati a questi racconti, a questi numeri senza fondamento. Perché chi arriva, quando chiama a casa dice sempre la stessa cosa: non riesco a descrivere cosa è stato il Viaggio. E' stato terribile, questo di certo, ma non so dirlo a parole. Ecco perché è sempre avvolto dal più assoluto mistero. Un mistero per alcuni necessario per arrivare alla salvezza.”
Samia vuole correre per il suo Paese, la Somalia, vuole portare i colori della sua terra alle Olimpiadi di Pechino 2008. Ed infatti ci riuscirà. Perché Samia ha il dono di saper correre velocissima e parteciperà veramente alle Olimpiadi. Eppure tutto continua ad andare di male in peggio in Somalia, tanto da spingere la nostra protagonista ad intraprendere qualcosa che non avrebbe mai voluto, che era lontanissimo dai suoi progetti e dalle sue aspirazioni.
Consiglio questo libro, basato su una storia vera, a tutte le persone che quando ascoltano o leggono notizie di attualità su barconi e clandestini, non si rendono conto che stanno parlando di esseri umani, con una loro storia, famiglia, amici, affetti, sogni da realizzare. Persone, non concetti astratti da colpevolizzare o su cui speculare. Uomini, donne e bambini che sicuramente avrebbero preferito non intraprendere mai questo Viaggio, ma probabilmente vi sono stati costretti malgrado tutto. Un'opera di narrativa che Catozzella ha scritto grazie alla testimonianza della sorella di Samia, Hodan, che ci ha permesso di entrare nella casa, nella vita, nei pensieri e nel cuore di questa piccola guerriera che correva per la libertà.
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...sorridi, Samia!
Samia corre, corre, corre, alza la polvere bianca delle strade, si lascia spingere dal vento...
È la piccola guerriera di Mogadiscio...con le sue gambe magrissime, le scarpe bucate, consumate da almeno altri tre piedi prima di lei, corre per sentirsi viva, vera, libera in una terra che libera non è.
Quelle piccole gambe, quelle scarpe rotte saranno il simbolo della liberazione di tutte le donne somale.
La guerra le ha portato via il mare, ma non la voglia di andare...
Poi un giorno tutto precipita...gli integralisti prendono sempre piu potere, niente più musica, niente più cinema, niente più niente che possa alimentare i sogni.
Niente più colori negli hijab...solo nero, il nero del burqua che lascia vedere solo il nero degli occhi.
Niente più luce.
Lampioni spenti di sera per spegnere anche tutte le speranze di un popolo già in ginocchio.
Basta anche "correre"...ma non per Samia.
Lei non si ferma, anche a costo della vita.
Samia non ha paura, sa che non può averne...altrimenti tutte le cose che spaventano "si credono grandi e pensano di poterti vincere".
Arrivano le prime vittorie, le prime gare importanti...arriva Pechino e le sue Olimpiadi!
Ultima...ma anche prima.
Prima ragazza somala che sfida tutto e tutti, che corre senza avere un allenatore, senza avere muscoli adeguati, senza avere cibo a sufficienza...solo un sogno, un sogno più grande di lei, un sogno che ha il dolce sapore della libertà.
Ma l'unica vera libertà passa attraverso il "Viaggio", creatura mitologica che può portare salvezza o morte.
E il viaggio la trasforma, la distorce, la sfilaccia...le toglie tutto: la ragione, la dignità, l'aria per respirare, ma soprattutto per sognare.
Però ritrova il suo mare...
Ed ora Samia, che si fa?...tu corri, corri, corri sempre...
"E sorridi! Quando arrivi al traguardo sorridi Samia!"
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Un libro a forte impatto emotivo
Una storia ad alto impatto emotivo, commovente e rivelatrice.
E' una storia vera quella raccontata in questo libro. Una storia vera con le sue croci e le sue glorie, una storia che ci spinge ad apprezzare tutto ciò di cui noi non ci rendiamo neanche conto. La nostra libertà che spesso diamo per scontata è un privilegio che molti non possono neanche immaginare, molti come Samia.
Samia Yusuf Omar era una giovane guerriera che ha fatto della corsa un credo, è stato questo a spingerla a lottare nonostante stare lontana dalla sua patria non fosse la sua prima scelta.
Una storia che lascia trasparire una tenacia a cui non si può rimanere indifferenti, una tenacia che ha spinto la giovane Samia a farsi carico di fardelli più grandi di lei, l'ha resa una donna ancor prima di essere bambina.
Viviamo in un periodo in cui, sfortunatamente, l'odio va per la maggiore verso tutti gli immigrati sbarcati sulle nostre coste e non solo. Non è lecito fare di tutta l'erba un fascio ma è doveroso chiedersi il perchè di questi sbarchi, cosa si nasconde dietro a ciò che nessuno dice, dietro alle storie di chi ha compiuto traversate di mesi/anni per arrivare qui e cercare un posto migliore.
Siamo ignoranti per quanto riguarda i vari aspetti della vita nelle zone di guerra, vari gruppi terroristici stanno minando alla libertà di milioni di persone e noi, dai nostri comodi divani, spesso non ci informiamo neanche, non ci interessa in quanto non siamo noi quelli in costante pericolo di vita.
Una ''full immersion'' nella vita di Samia con uno sguardo alla sua famiglia e all'importanza che essa ha sempre avuto per lei. Una storia vera narrata con una bravura lodevole, un misto tra semplicità lessicale senza essere semplicistico e una serietà nei temi che ci ha permesso di conoscere una storia che ha quasi dell'incredibile tanto da affezionarsi ad una ragazza che ha fatto tanto e che avrebbe potuto fare molto di più se solo la sua vita fosse durata di più.
"... Vivi, Samia, vivi come se tutto fosse un miracolo..."
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Il viaggio
Si capisce subito dall’incipit che siamo di fronte ad una storia triste. E’ una storia che inizia con un forte legame, anzi…più di uno. C’è un legame fra due ragazzini che stringono il patto di sentirsi fratello e sorella per sempre; c’è il legame fra il popolo somalo e la propria terra, con tutto l’attaccamento ed il dolore nel momento in cui si fa la scelta di lasciarla; c’è il legame fra una ragazzina e la propria famiglia, che le permette di portarsi dentro tanti insegnamenti, tante frasi, come quella che dà il titolo al libro, che ognuno di noi si porta dentro per sempre nella vita, c’è il legame fra se stessi ed i propri sogni, che è forse la cosa che mi ha più colpito nella protagonista. Una piccola guerriera che corre per la libertà. La parte più emozionante è il racconto del “viaggio” e delle due tappe e provi emozioni dentro perché la storia ti ha raccontato di Samia, te l’ha fatta conoscere, fino a rivelarti alla fine anche il suo vero volto. E se fra queste pagine è vero che avverti negli occhi la polvere fine bianca di Mogadiscio, è anche vero che il racconto del viaggio ti spalanca gli occhi sulla follia degli uomini.
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La Somalia e Samia
Un libro che arriva dritto al cuore, una storia struggente e intensissima. La protagonista del romanzo è Samia, ragazzina somala con la corsa nel sangue, e l'autore è molto bravo a descrivere tutti i passaggi della crescita sia fisica che soprattutto atletica e morale della piccola atleta. S'intrecciano alla perfezione e sono scorrevolissime e molto interessanti le digressioni a riguardo sia del vissuto e della quotidianità di Samia, che delle vicissitudini e delle problematiche di guerra concernenti la Somalia di questi ultimi anni, con tutti i riferimenti e gli spunti relativi al prendere piede dei fondamentalisti in quella terra. Si resta di stucco nel leggere della determinazione di questa piccola ragazza, in un luogo dove l'odore di polvere da sparo impregna l'aria o dove avvengon uccisioni al mercato o per strada come se niente fosse, e nonostante questo Samia, in principio col suo amico del cuore Alì e dopo da sola, è ostinata nel perseguire il suo sogno: la partecipazione alle Olimpiadi. In una terra così martoriata però chi più chi meno coltiva una speranza, che è quella di andare in Europa, e Samia sin da bambina trascorre i suoi fine serata nel cortile della sua umile casa ascoltando i genitori o i vicini di casa che parlano di una cosa mitologica, da discuterne con rispetto e devozione, un qualcosa che fa venire i brividi solo a pensarla e che molti che l'han fatto e che son riusciti a portarlo a termine, non dimenticheranno x tutta la vita : Il Viaggio!!!(cioè l'attraversamento dell'Etiopia, del Sudan, il Sahara, la Libia e ..l'Italia) L'ultima parte del libro, emozionantissima parla proprio di questo, con Samia che dopo mille tentennamenti decide di intraprendere.
Qualche estrapolata, la prima riguarda l'impossibilità x Samia di poter andare al mare in Somalia perché luogo troppo esposto ai cecchini:
..."""a volte facevamo di tutto per non guardare in quella direzione. C'erano giorni però in cui era troppo doloroso, erano i giorni di sole forte e di cielo blu in cui soffiava forte il vento fresco che arrivava dal largo. Era doloroso soprattutto per Hodan(la sorella) , che da piccola faceva il bagno e giocava sulla sabbia, e si ricordava com'era bello"""...
e poi "il viaggio"
..."""stipati in un cassone appena partiti da Addis Abbeba, nessuno aveva il coraggio di lamentarsi, era più un sommesso brusìo,, poi la nenia si era fatta più rumorosa, finché non era sfociata nel vomito. Dato che non potevamo muovere le braccia, il vomito finiva addosso a quelli che stavano intorno. ..Avevo sempre in mente il vento, che Alì mi diceva di cavalcare. Distese di verde irrorate di vento e gialle farfalle. Questo avevo nella testa. Di questo erano pieni i miei occhi. Questo mi costringevo a immaginare, per non pensare"""...
Struggente e commovente, un libro che non dimenticherò mai
(Ps : è la storia vera di Samia Yusuf Omar)