Narrativa italiana Romanzi Non aspettare la notte
 

Non aspettare la notte Non aspettare la notte

Non aspettare la notte

Letteratura italiana

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Giugno 1994. Roma sta per affrontare un’altra estate quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico. Lì potrà continuare a nascondersi. Perché a soli vent’anni Angelica è segnata dalla vita. Dopo l’incidente d’auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti è coperta da cicatrici. Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello. Ma nessuno può nascondersi per sempre. A scoprirla sarà Tommaso. Anche se non la può vedere bene, perché per Tommaso sono sempre più i giorni neri dei momenti di luce. Ma non importa, perché Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupera la vista. Tommaso se ne innamora. E con la sua allegria la coinvolge. Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte li travolge.



Recensione della Redazione QLibri

 
Non aspettare la notte 2016-09-01 09:58:44 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    01 Settembre, 2016
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Tommaso & Angelica

Roma. Sono passati già sette anni dall’incidente, eppure per Angelica è come se il tempo si fosse congelato. I tredici anni coincidono con quella che è la fine della sua vita da adolescente, da persona “normale”. Quel maggio del 1987 segna infatti la conclusione di quella che sarebbe altresì stata l’esistenza semplice di una studentessa modello, seria e dedita al dovere, nonché di una giovanissima e bellissima futura donna. Ma si sa, non vi è niente di più imprevedibile della vita stessa, e la ferita che la ventenne protagonista si porta dietro non è solo quella determinata dalle cicatrici che le hanno interamente deturpato la parte anteriore del corpo, risparmiandole al contrario la posteriore, ma sono quelle della psiche, dell’animo, perché Angelica è stata tradita da colei che l’ha generata, da colei che più al mondo avrebbe dovuto prendersi cura di una così giovane libellula, sua madre.
E’ il 1994, a seguito del primo anno di Legge giunto al termine, la famiglia della protagonista, composta dal padre Enrico Gottardo, avvocato, e Marinella, la domestica assunta a fronte della dipartita della coniuge, decidono di trascorrere le vacanze presso la residenza estiva sita in Borgo Gallico. Il paesino è quanto di più inaspettato vi sia per la romana, è un luogo spartano, con il minimo essenziale, un luogo da cui non si aspetta alcunché e che non ha interesse a conoscere. Eppure due figure subentrano nella sua quotidianità portando scompiglio ed obbligandola a reagire, ad affrontare la paura del suo aspetto: Tommaso Petrini, a sua volta ventenne affetto però da una forma aggressiva di retinopatia degenerativa e Giulia, quarantaduenne, sola e apparentemente strana. E mentre quest’ultima riesce a diventare la prima vera amica di Angelica, Tommaso le entra dentro, le ruba il cuore così come lei lo razzia a lui. Per la prima volta ella non ha paura della sua esteriorità, sa che l’uomo che ha accanto la ama per quello che è, la ritiene essere la persona più bella in assoluto perché grazie alle ombre che sempre più frequentemente gli impediscono di prendere cognizione di ciò che lo circonda, sa osservare col cuore, andando oltre le apparenze. Ma è proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto che incomprensioni e durezze della vita si abbattono sui due giovani, tutta una serie di circostanze che di fatto li portano ad allontanarsi, a compiere scelte sbagliate, ma anche a crescere..
Non vi svelo altro sulla trama di “Non aspettare la notte”, nuovo intenso romanzo di Valentina D’Urbano, mi limito semplicemente a dirvi che questo è uno di quei testi che si attaccano sulla pelle sin dalle prime pagine. E’ uno di quei libri che sin dalle prime battute è capace di lasciare il lettore col fiato sospeso, di catturarlo ed affascinarlo sempre più, uno di quegli elaborati che lasciano il segno.
Stilisticamente questo è caratterizzato da un linguaggio fluente, che si adatta ai personaggi che si intercalano nella narrazione, e dunque assumendo sfumature più giovanili quando gli interpreti delle vicende sono i ventenni e più adulte e autoritarie quando subentra la figura del padre, o ancora più dolci e “mammesche” quando al contrario viene data voce a Giulia o a Marinella. Unica pecca che ho riscontrato è la – a tratti – eccessiva fiabescosità. Giustamente l’argomento trattato non è dei più semplici quindi l’autrice ha cercato di “mitigarlo” rendendo più idilliache alcune situazioni. Comprensibile. Nel complesso, un testo che merita di essere conosciuto, che sa farsi apprezzare, uno scritto che è in grado di rievocare l’atmosfera più leggera e meno frenetica di quelli che sono stati gli anni novanta.

«La tua pelle…. È rovinata, è vero. Non ti mentirò, non ti dirò che i tuoi segni non si notano. Perché sei una ragazza intelligente e lo sai pure tu che è la prima cosa che uno guarda, quando ti vede. Ma, Angelica, c’è altro nella vita. C’è molto altro. E tu sei bella da morire. [..] Tu non sei le tue cicatrici» p. 98

«Non c’è nient’altro adesso, niente che non sia il suo respiro tra le labbra, le sue mani che la stringono, rimettono insieme i pezzi. Una disperazione che con lui si trasforma, diventa meno acuminata, un abisso che ora perde i denti e la forza, non la morde più. Il dolore si scioglie diventa rapido, diventa sollievo. [..] Si aggrappano l’uno all’altra. Si baciano come due che stanno per perdersi. E invece si sono appena trovati.» p. 183

«[..] Si lascia cadere. Non avrà più paura di lasciarsi cadere. C’è un lungo salto che dura una vita.» p. 377

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Non aspettare la notte 2021-11-26 12:09:26 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    26 Novembre, 2021
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Tu non sei le tue cicatrici

Angelica è giovanissima e da sette anni vive nascondendosi dagli altri dopo un tragico incidente in cui la madre ha perso al vita e lei è rimasta sfigurata e coperta di cicatrici.
Tommaso ha la stessa età, è bellissimo ma ha una malattia degenerativa agli occhi che gli causano giorni bui in cui vede solo ombre e che un giorno non molto lontano lo renderà cieco. Per aiutarsi il ragazzo scatta delle istantanee con una Polaroid per guardare le foto con calma nei giorni in cui la vista torna a funzionare, tra queste ci sono le foto scattate ad Angelica, in queste foto le cicatrici non ci sono, ci sarà solo la bellezza luminosa della ragazza, almeno per Tommaso.
I ragazzi si incontrano casualmente nei pressi della villa del nonno di Angelica e dopo qualche scaramuccia iniziale dovuta alla diffedenza verso tutti di Angelica a confronto con una
sincera ed aperta confidenza da parte di Tommaso , che vede la ragazza per quello che è davvero, oltre le cicatrici , Angelica e Tommaso diventano inseparabili.
Il rapporto prende fuoco rapidamente ma altrettanto rapidamente la distanza imposta dal ritorno di Angelica a Roma, unita a qualche errore di gioventù mal tollerato dalle
reciproche insicurezze accade che i due ragazzi si separino evadano ognuno per la propria strada. Angelica si avventura in una relazione senza amore e senza senso, Tommaso vede precipitare la propria malattia.
Tutto finito male ?
No perchè c'è sempre una speranza e grazie all'impegno dei personaggi secondari (Giulia un'amica della coppia e Tania la sorella di Tommaso) forse le loro strade possono nuovamente diventare una sola.
Quando in un romanzo ci sono disagi, amori e sofferenze di solito si fa centro colpendo nel profondo il lettore. Non è questo il caso almeno per me, forse i due protagonisti sono troppo testardi e sciocchi nelle loro reciproche terribili ripicche . In fondo Angelica sotto le cicatrici è una specie di miss universo mancata oltre che ricca e dopo Tommaso trova il ricco figlio di papà che se ne innamora e la fa sentire importante o almeno così sembra e lei insiste cocciutamente nella propria scelta pur consapevole dell'errore. Tommaso è tipo un dio greco, anche lui intestardito a non fare un passo indietro, insomma forse non sono abbastanza "sfortunati" e troppo "rigidi" nelle scelte sbagliate o forse il taglio rosa sovrasta troppo quello drammatico, ma alla fine i personaggi che più rimangono nel cuore al lettore non sono i due protagonisti ma i comprimari: la volitiva ma giudiziosa Giulia, una che dalle disgrazie e dagli errori della propria vita ha saputo trarre insegnamento e Tania, l'esuberante e impulsiva ma leale sorella Tommaso.
Che dire, scritto bene , si legge in modo scorrevole ma a tratti sembra più un fumettone rosa che il racconto di due drammi di notevole intensità.

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Non aspettare la notte 2019-02-03 10:53:59 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    03 Febbraio, 2019
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Scivolare dolcemente fra le parole

Valentina D’Urbano sa scrivere. E anche molto bene. Un lessico impeccabile e fluido, che sa rendere il libro estremamente piacevole, non annoia e regala piccole perle metaforiche davvero toccanti e indimenticabili.
La narrazione scorre fluida, il desiderio di sapere come prosegue la storia capitolo dopo capitolo è insaziabile.
Chi si aspetta di trovarsi di fronte ad un semplice romanzo rosa, si ricreda: è una candida delicata storia di formazione, che non risparmia dolori e soffrenze molto grandi con cui bisogna convivere tutta la vita o che difficilmente si rimarginano.
L’unico difetto che gli riconosco? I due protagonisti, che all’inizio ho trovato abbastanza insopportabili, molto piatti e banali, niente di diverso rispetto a migliaia di personaggi simili presenti in altrettanti romanzi del genere.
Entrambi però si prendono il riscatto verso il finale, dove essi sono artefici di svolte molto belle e/o inaspettate.
Mi hanno conquistata fin da subito e fino all’ultimo, invece, i personaggi secondari, a mio parere molto più caratterizzati e significativi rispetto ai due protagonisti pur nei loro ruoli secondari.
I miei più sinceri complimenti all’autrice, di cui leggerò al più presto e molto volentieri qualcos’altro.

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Valentina D’Urbano sa scrivere. E anche molto bene. Un lessico impeccabile e fluido, che sa rendere il libro estremamente piacevole, non annoia e regala piccole perle metaforiche davvero toccanti e indimenticabili.
La narrazione scorre fluida, il desiderio di sapere come prosegue la storia capitolo dopo capitolo è insaziabile.
Chi si aspetta di trovarsi di fronte ad un semplice romanzo rosa, si ricreda: è una candida delicata storia di formazione, che non risparmia dolori e soffrenze molto grandi con cui bisogna convivere tutta la vita o che difficilmente si rimarginano.
L’unico difetto che gli riconosco? I due protagonisti, che all’inizio ho trovato abbastanza insopportabili, molto piatti e banali, niente di diverso rispetto a migliaia di personaggi simili presenti in altrettanti romanzi del genere.
Entrambi però si prendono il riscatto verso il finale, dove essi sono artefici di svolte molto belle e/o inaspettate.
Mi hanno conquistata fin da subito e fino all’ultimo, invece, i personaggi secondari, a mio parere molto più caratterizzati e significativi rispetto ai due protagonisti pur nei loro ruoli secondari.
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Non aspettare la notte 2018-11-01 20:20:42 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    01 Novembre, 2018
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Baciare tutte le cicatrici

Sembra un libro per adolescenti, ma ha contenuti estremamente profondi, al di là della storia. Racconta la vita di due ragazzi, lei vittima delle conseguenze fisiche e psicologiche di un incidente, lui vittima di una malattia agli occhi. Sono due adolescenti feriti, che entrano in sintonia e si salvano la vita l’un l’altro. Ogni oggetto, ogni persona che incontri nella vita racconta qualcosa. Lo fa con il proprio corpo, con quello che si trascina dietro. Angelica, con tutte le sue cicatrici, è meravigliosa. Tommaso, con i suoi occhi matti che non vedono, vede in lei cose che nessun’altro è capace di vedere. Con le sue fotografie comincia a creare magie. Prova un amore che va oltre, oltre tutto. Perché non ci si innamora delle cose perfette, senza segni. Le cose perfette sono di tutti. Ci si innamora delle zone d’ombra, delle crepe, perché senti che quelle ti appartengono. Ci si innamora di chi è riuscito a sopravvivere e, con quell’amore, lo si aiuta a fare un lungo salto che dura una vita, facendogli dimenticare la paura di lasciarsi cadere.

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Non aspettare la notte 2016-11-30 14:47:08 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    30 Novembre, 2016
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Più per lettrici che per lettori

Dopo aver letto “Il rumore dei tuoi passi”, la diffidenza nei confronti di questa scrittrice era ai massimi livelli. La sapevo capace di raccontare storie tremende che più che scaldare il cuore, lo straziavano proprio. Quando mi è stato consigliato di leggere questo libro, pur scettica, non mi sono voluta tirare indietro e ho voluto dare una seconda possibilità a questa autrice.

Angelica è una ragazza di vent’anni con il corpo ed il viso completamente pieno di cicatrice (l’unica parte sana è la schiena), ma la parte più lesa di lei è all’interno di se, perché la persona che l’ha messa al mondo, sette anni prima, ha tentato di portarla con se nell’aldilà. Non ci è riuscita, ma quello che ha lasciato è una ragazza priva di amor proprio e sfiduciata verso il mondo. Chi poteva toccare quell’anima tormentata? Semplice, uno spirito libero che per ironia della sorte ha un problema di vista che lo porterà, un domani, a diventare cieco. Lui è Tommaso.

La D’Urbano scegli tematiche sempre molto forti, questa volta però mi ha toccato il cuore, coinvolgendomi e lasciandomi sperare (con lei il lieto fine non è così scontato). Angelica è un’anima fragile che piano piano si riaffaccia alla vita, non senza però ricadere più volte nel baratro. Il suo sviluppo da crisalide a farfalla non sarà così semplice e immediato.

Non è l’unica a cui verrà data un'altra possibilità, molti sono i personaggi secondari che si faranno strada all’interno della storia, che alla fine così secondari non saranno. Prima fra tutti Giulia.

“Non aspettare la notte” è un romanzo profondo, intenso e crea dipendenza. Una storia che forse vedrei meglio per un pubblico femminile. Non è un romanzo rosa, ma l’autrice ha quel modo di scrivere che sembra proprio indirizzato al gentil sesso. Le sue tematiche toccano corde molto sensibili, non lasciatevi influenzare dalla copertina, date una possibilità a questa storia, se la merita.

Non posso però non menzionare i vari errori grammaticali trovati durante la lettura e soprattutto avrei apprezzato qualche “sforbiciata” qua e la.

Vi lascio con questa frase:

“Non si può sostituire qualcosa di unico, non si può riempire un abisso che non vuole essere riempito, che sfugge, continua a spostarsi. Ci si può accontentare, ma certe cose ti mancheranno per sempre”.

Buona lettura!

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