Noi la farem vendetta
Letteratura italiana
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I fatti di quel luglio 1960
Paolo Nori – classe 1963 – è uno scrittore, traduttore e blogger, laureato in Lingua e letteratura Russa presso la facoltà di Parma. Ha lavorato in Algeria, Iraq e Francia ed è fondatore e redattore della rivista L’Accalappiacani. Collabora, ancora, con molteplici quotidiani quali Libero, Il manifesto, il Foglio, il Fatto quotidiano. Cura un blog su Il Post.
“Noi la farem vendetta” (edito da Feltrinelli nel 2006) è un esame dettagliato dei fatti occorsi nella Piazza dei Teatri di Reggio Emilia il 7 luglio del 1960 quando durante una manifestazione sindacale cinque persone perdono la vita intanto che la polizia carica e spara. Mediante l’utilizzo di brevi paragrafi, trafiletti in cui si alternano vita personale e quotidiana con la realtà politica del tempo, l’opera si ricostruisce in una serie di frammenti apparentemente tra loro non collegati tanto da sembrare in un primo tempo un collage di elementi dissociati, scomposti, incomprensibili. Solo proseguendo nella lettura riusciamo a ricostruirla questa storia di violenza dello Stato, di educazione dei bambini, di cose che scompaiono, d’amore, di morte, di separazione. Un ruolo determinate è quello detenuto dalla politica e dai suoi esponenti. L’attenzione si focalizza su Tambroni come su altre personalità dell’epoca, sui giochi di potere, su fatti che ad oggi sembrano appartenere ad un lontano passato. Non mancano, invero, riferimenti a La Battaglia (che in questo componimento ha la voce di Irma), alla letteratura russa, a Kierkegaard.
Una pagina della storia italiana raccontata con uno stile narrativo semplice, volutamente poco erudito, discorsivo, quasi cantato, articolato e composto da un mix di brandelli di pensiero che come tali si mescolano e confondono.
Il testo ha un gran contenuto, un obiettivo di tutto rispetto ma non è affatto semplice da leggere. Oltre che alla sua impostazione fatta di brevi periodi confusi e amalgamati tra loro, vi è la difficoltà storica. Questa volta, purtroppo, l’età non mi ha permesso di cogliere quei climi e quegli umori del tempo, la memoria storica mi ha tradita nonostante il mio essermi documentata, l’aver fatto ricerche, l’aver posto domande. Ciò non mi ha permesso di apprezzare completamente lo scritto, cosa di cui mi rammarico molto.
"Una vita. Io oramai è una vita che son sul punto di rassegnarmi".
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