Nina sull'argine
Letteratura italiana
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L'argine
Nina sull’argine è un romanzo bellissimo che riesce ad appassionare il lettore a un problema insolito, la costruzione di un argine in contrada Spina. A seguire i lavori troviamo Caterina, giovane ingegnere, alle prese con il suo primo incarico importante, con la difficoltà di farsi valere in un mondo dove le donne non sono ben viste. Assessori, geometri, colleghi e superiori sono tutti prevenuti sulle sue capacità, in quanto lo studio e il lavoro sono due diversi mondi e finita l’università i brillanti risultati conseguiti da una donna non contano più nulla.
La descrizione del cantiere e dei lavori è affascinante, innestata nel contesto non urbanizzato in modo all'inizio invasivo. Alla fine però l’argine quasi scompare integrandosi pienamente nel paesaggio. In tutte le pagine del romanzo la natura con le sue nebbie, istrici, uccelli, lepri e con i suoi alberi arbusti è sempre presente. In un certo senso la natura è il primo giudice di Caterina e della sua capacità e volontà di difenderla da se stessa e dalla rapacità del mondo. Sono descrizioni malinconiche, perché il cantiere e il paesaggio si armonizzano con l’umore di Nina, in crisi con il compagno, in crisi con il lavoro che ama, tesa nella gestione dei rapporti di lavoro. Nina non si sente perfetta, non si sente di acciaio ma ha un'anima di ghisa, fragile: giovane, puntigliosa, pignola. E' fuori posto in un mondo senza scrupoli con il collega che non esita a mettere in giro voci false sulla sua inesistente gravidanza. Un romanzo davvero molto bello. Non pensavo di appassionarmi tanto alla costruzione di un argine, anche se non è la prima volta che mi faccio prendere dai lavori edili, mi è capitato anche con il cantiere di Onetti e con la costruzione della strada di Eggers.
Un libro finalista allo Strega che si sarebbe senza dubbio meritato.
Ho letto con sorpresa recensioni critiche nei confronti dello stile e del linguaggio tecnico usato dall'autrice. Io non sono assolutamente d'accordo. Il linguaggio e lo stile sono perfetti e rendono il libro molto originale anche dal punto di vista stilistico, cioè meno convenzionale. Unico pelo nell'uovo a volerne proprio trovare uno: l'operaio. Avrei preferito che fosse di carne e ossa.