Nessuno può sfrattarci dalle stelle
Letteratura italiana
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Esser parte del disperato splendore della vita
Per augurare “Buon Natale!” negli anni scorsi ho scelto libri a sfondo ecologico o dall’atmosfera disneyana. Quest’anno seleziono “Nessuno può sfrattarci dalle stelle” di Diego Cugia, un’opera che sa di favola e purtuttavia mantiene molti riferimenti alla realtà.
L’ultima notte nel casolare dal quale il creativo Massimo Pietro Cruz (“Il mio romanzo… parla… Di un bambino che incontra se stesso a sessant’anni per scoprire come sarà da grande”) sta per essere sfrattato è solitaria, carica di emozioni (“Il cielo era un ombrello d’oro”) e… sorprendente! Improvvisamente nella casa si materializza un bambino (“Era vestito d’estate in pieno inverno”): è vispo, acuto, curioso. Come il Piccolo Principe pone domande e lancia affermazioni di grande efficacia. E inoltre, al protagonista ricorda tanto qualcuno di sua conoscenza…
“Mi ha risposto con un sussurro: Massimo Pietro. Ma ero io a chiamarmi così!”
Poi la casa si trasforma in una grande festa…
Nessuno può sfrattarci dalle stelle.
Lì siamo al sicuro.
Lì realizziamo i nostri sogni.
Lì incontriamo i nostri amori. Gli affetti familiari. Mamma e papà.
Lì riviviamo la nostra infanzia e non tradiamo il nostro essere più vero.
È uno stimolo a trasferire le stelle dal firmamento alla vita di tutti i giorni.
“Tieni il tuo cuore aperto, sempre, anche se fa male, perché sei parte del disperato splendore della vita.”
Giudizio finale: struggente, visionario, agrodolce al punto che può far male…
Auguri!
Bruno Elpis