Nessuna carezza
Letteratura italiana
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La crisi e la crudeltà in Alberto Schiavone.
Alberto Schiavone, dopo aver affrontato con ironica leggerezza il tema della crisi nel precedente La libreria dell’armadillo, scrittore originario di Torino, riprende il tema, sviscerandone gli aspetti più cupi e desolanti, nel contesto di una società individualista e disgregata che si avvia verso un inevitabile fallimento. Questo è il succo di Nessuna carezza di Alberto schiavone, edito da Baldini e Castoldi.
La storia corre su più piani paralleli: da una parte Mauro e Veronica, dall’altro Viktor e Dana. E intorno una pletora di personaggi minori. Mauro e Veronica sono un’ordinaria coppia di trentenni. Lei, barista a tempo indeterminato, laureata; lui, magazziniere in un grande magazzino all’ingrosso, ma a tempo determinato. Lei è incinta, e gli chiede il passaggio al tanto agognato tempo indeterminato, garanzia di certezza e di benessere, al punto da affermare:
“io un figlio con un padre disoccupato non ce lo voglio! E con un padre assassino, invece? Già meglio!!”.
E’ disposta a tutto pur di ottenere il suo obiettivo, anche a pagare un prezzo che va a ledere la propria dignità e quella altrui.
E poi c’è Viktor, un omone grande e grosso, collega di Mauro- ma a tempo indeterminato- segretamente innamorato della segretaria dell’ingrosso, Dana. Un tipo strano, infatti:
“Non conosce nessuno, ma ha due telefoni!”.
Il romanzo corre su due binari: Mauro e Veronica che cercano, attraverso un piano delittuoso ed assai improbabile, di risolvere il problema del lavoro precario e Viktor che prova a dichiarare il suo amore per Dana, che però a sua volta ha un’altra vita, nascosta ed insospettabile.
Sono personaggi ordinari di una società frantumata in tante individualità, ognuna con le proprie delusioni, i propri fallimenti, le proprie banalità. E così via, di miseria in miseria, in un quadro dove non c’è differenza tra i ricchi e poveri: l’aridità e la morte della coscienza sociale colpiscono tutti senza distinzione, in un mondo, “dove non c’è spazio per nessuna carezza!”.
E’ una fotografia chiara e precisa di un’Italia al collasso civile ed economico. Un’immagine drammatica di una generazione a cui sono stati negati sogni e futuro, che non ha né la capacità né la forza per riprenderli. Un quadro di uno squallore desolante.