Nel muro
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
La baita maledetta
Il protagonista di questo romanzo decide di omettere il suo nome, per quanto riguarda il resto invece, è molto quello che racconta di se, forse anche troppo.
Maledetto è il giorno in cui decide di ristrutturare la vecchia baita che si trova spersa nel bosco, ad attenderlo, nascoste nel muro, ci sono tre mummie, sicuramente di donne, con strani segni addosso scritti in una lingua incomprensibile. Quelle mummie diventeranno la sua ragione di vita e la sua ossessione, saranno le “sue donne”.
Nato in una famiglia maledetta, per tutta la vita il suo pallino fisso sarà l’odio nei confronti delle donne. Un odio che nasce e cresce fin da piccolo, circondato anche da familiari e amici misogini. Per il genere femminile non ci sono mai belle parole, solo pensieri orribili e atteggiamenti non proprio delicati, ma dove lui non riuscirà ad arrivare, ci penseranno gli altri a completare l’opera.
L’incontro con le tre mummie diventa un lungo viaggio, ricco di digressioni in cui il protagonista spesso perde il filo del discorso per immergersi in altri pensieri e altri dettagli che spesso stancano il lettore o che nel mio caso non reputo così fondamentali. Spesso diventa ripetitivo, in alcuni casi monotono con ripetizioni su ripetizioni, che in un romanzo di 280 pagine, tolgono molto alla trama. Una trama che mi chiedo ancora perché scriverla.
In quella natura incontaminata sono molte le cose che accadono, alcune non sappiamo se “fantasiose” oppure “influenzate” dall’uso continuo da parte del protagonista di alcol e belladonna.
Nella prefazione si parlava di un libro commovente, appassionante e intenso. Personalmente ho trovato questo libro pieno di odio nei confronti delle donne e del genere femminile in generale. Un libro che mi ha lasciato molto disgusto e un’immagine delle persone non buono. Tutto il bello che riguarda la natura, nel mio caso è passato in secondo piano anche perché leggere cose così orribili, fatte alle donne, mi ha tolto tutta la fantasia per il resto.
Buona lettura.
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Opinioni inserite: 2
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Perchè scriverlo?
Nel muro è l'ultimo libro di Mauro Corona che ho letto.
Dopo diverse pubblicazioni abbastanza brevi (Una lacrima color turchese, favola in bianco e nero ecc...), è evidente un tentativo di ritorno a un libro che ispiri veramente il lettore e lo convinca a comprarlo (cosa che non consiglio di fare per quanto riguarda tutti quelli più recenti. Se proprio c'è una grandissima curiosità di leggerli, la cosa migliore è prenderli in prestito in biblioteca ed eventualmente spendere i soldi per i primi se non li si possiede).
Nel muro, quindi, è un romanzo. Un romanzo da cui mi aspettavo molto perchè, a leggerne la descrizione, sembrava veramente una rinascita artistica di Corona, un ritorno ai suoi capolavori (L'ombra del bastone, Storia di Neve, Il canto delle manere).
Leggendo altre opinioni sparse per il web ho notato come venga criticata molto la misoginia. In effetti è vero, ma anche i libri migliori di Corona trattano temi di questo tipo, perciò, a mio parere, se si decide di approcciarsi a questo scrittore bisogna essere pienamente consapevoli del fatto che i suoi romanzi migliori in certi punti sono molto crudi (anche se qui ha veramente esagerato).
Ho fatto veramente fatica ad arrivare alla fine di questo libro. Oltre alle continue ripetizioni, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. La trama in fin dei conti non presenta uno sviluppo interessante, anzi in certi punti sembra proprio (ed è brutto da dire) che Corona stesse raschiando il fondo del barile. O forse, lo sta già facendo continuando a scrivere. Purtroppo è molto evidente che le idee non c'erano, e mi piacerebbe molto trovare qualcosa di positivo in questo libro, ma non ci riesco proprio. Non so se questo sia dovuto al fatto che doveva scrivere questo romanzo per contratto (che tristezza!) oppure ad una vena creativa ormai esaurita da tempo e irrecuperabile.
Insomma, il libro è noioso, pesante, purtroppo senza senso.
Si fatica veramente ad arrivare alla fine, e ringrazio il cielo che l'ho preso in biblioteca.
Adesso però mi chiedo una cosa: se Corona dovesse scrivere ancora (molto probabile), varrà la pena anche solo prendere in biblioteca i suoi libri?
Ormai non ha più senso che continui, se avesse chiuso la sua carriera con Il canto delle manere sarebbe stato molto meglio.
Delusione totale.
Indicazioni utili
Delirante
Sin da quando era bambino il fascino per quella baita sperduta nel bosco è stato un qualcosa di irresistibile per il protagonista innominato di quest’ultimo romanzo a firma Mauro Corona. Certo però, mai si sarebbe aspettato, nel ristrutturarla, di rinvenire i corpi mummificati e martoriati da segni in una lingua sconosciuta e incomprensibile, di tre donne. Eppure, è questo ciò che accade, è questo ciò che rinviene, questo eroe che mai si smaschera e si professa con le sue generalità ma che nonostante ciò mette a nudo il suo passato e il suo essere in un continuo di digressioni sulle sue esperienze di vissuto e di retaggi mentali, di auto-discorsi e pensieri. Un passato fatto di odio e rabbia. Odio e rabbia riversati su colei che viene definita una troia di madre (cito testualmente) e un bastardo di padre (vedi pag. 20). Un passato a cui si somma un presente fatto di altrettanto astio verso il genere umano in sé perché “da quando l’uomo è comparso sulla terra il male attraversa il cielo di tutti come una nuvola sporca di terra. Terra marcia e cimitero. Una vescica gonfia e lurida pronta a esplodere e liberare la sua pioggia di escrementi putrefatti dall’odore insopportabile. Tanfo di morte” (p. 35) ed ancora del genere femminile che viene definito come approfittatore, furbo e forte perché capace di sfruttare l’altro sesso e di rigirarselo a proprio piacimento. Dalla riscoperta delle tre morte nel muro, a questo odio radicato e profondo si aggiunge una necessaria ricerca: questi tre corpi diventano ossessione e unico scopo della sua esistenza. Lui le ha ritrovate pertanto sono una sua proprietà.
Uno scenario, quello delineato a cui si aggiungono elementi della natura che trasportano il protagonista tra illusione, sogno, delirio e realtà nonché prolissaggini e digressioni senza ragion d’essere, fuori tema e spesso inutili perché eccessive che hanno quale risultato quello di fuorviare la lettura e portare il lettore a chiedersi che cosa l’autore voglia dire, dove voglia andare a parare. Il risultato di ciò è un elaborato dispensatore di odio gratuito e senza motivo, caotico, confusionario, disordinato nella sua delineazione e composizione e sotto molteplici aspetti illogico.