Nel mito di Ardea
Letteratura italiana
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Un viaggio dentro di sè e dentro l'amore
Ho letto con molto interesse il libro, anche se il mio giudizio è sicuramente inficiato dall'eccessivo lasso di tempo dedicato alla sua completa lettura e dalla conseguente dispersività.
La prima parte è decisamente "dura", molto introspettiva, sicuramente autobiografica e comunque piuttosto lontana dai miei gusti e dalle mie abituali e scarse frequentazioni letterarie. In ogni caso lo stile narrativo, nella sua crudezza, è decisamente efficace e rende appieno il senso di straniamento, la conflittualità e la conseguente disumanizzazione che mai come oggi il rapporto con il lavoro può assumere.
La seconda parte, anticipata e resa possibile, come in un gioco di dissolvenze incrociate, dagli incontri misteriosi del protagonista Teo, è molto più scorrevole e godibile ed è un bellissimo viaggio alla ricerca delo proprio io e delle motivazioni più profonde dell'amore inteso come dedizione, come dono gratuito di sè, prima ancora che di una corrispondenza di sensi e di sentimenti.
Un libro decisamente fuori dagli schemi, che mi ha obbligato a riflettere e a confrontarmi con la mia esperienza personale e quotidiana e che quindi consiglierei a chiunque.
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Le due metà
Il libro sa di oggi e di ieri, spaccato a metà, in una prima parte in cui si affaccia un uomo del nostro tempo che si fa subito voler bene, con pregi e difetti, con un broncio e un rancore smussato piacevolmente dall'ironia. Non si può non provare un'immediata empatia per quello che vive. E' una fotografia dei nostri giorni, di quello che ogni giorno vediamo nel mondo del lavoro, dove il "fumo" è diventato più importante dell'"arrosto"... dove un uomo che non si accontenta di lasciarsi vivere ma che vuole sentirsi scorrere dentro la vita, quella coerente con la propria anima, non può che non scontrarsi... sembra di vederlo Teo, solo coi suoi pensieri in mezzo ad una scenografia fatta di luci fredde e di neon, con l'odore del cattivo caffè del distributore automatico e attorno visi grigi e chini su carta e pixel. Sembra chiedersi se a questo mondo non ci sia sempre più gente e sempre meno persone, scandisce il tempo in mezzo al gelo dell'isolarsi col ticchettìo della propria inadeguatezza. Poi, come in un film in bianco e nero dove improvvisamente compare un dettaglio colorato l'eco delle sue paure, domande, sembra arrivare a destinazione... si volta pagina, si entra pian piano nella seconda parte... e quel grosso punto interrogativo piazzato proprio sopra il capo confuso e spaesato di Teo inizia a dare dei segnali di vita.
Si entra nel viaggio attorno a se' stesso, al ricongiungimento con l'essere puro e virgineo che c'è dentro di noi dalla nascita e che non si fa corrompere dall'esperienza e dal vissuto quotidiano. E' la parte di noi, quella semplice, quella che combacia perfettamente coi nostri desideri e non col surrogato di quello che la vita moderna ci dice di voler possedere. Spesso ci dimentichiamo delle cose realmente importanti, le diamo per scontate e abbiamo bisogno di allontanarci un po', di vedere tutto sotto una diversa prospettiva per guardare alla nostra vita con occhi sempre nuovi.
Teo è Ulisse, per ritrovarsi deve partire e poi tornare. Il finale è il cerchio che si chiude, è un dare un senso a ciò che sembrava inspiegabile. Ma i finali, soprattutto se concentrici, non hanno conclusione certa. Ulisse ripartirà ancora dopo aver amato la sua Penelope, perchè Ardea, per come l'ho concepita io, è la nostra vera essenza, la risposta a tutti i perchè che in pochi attimi si coglie al buio. Ma è anche inafferrabile, basta accendere la luce per farsela sfuggire dalle dita e dover riniziare la ricerca.
Lo stile è scorrevole e le immagini di una Milano antica e affascinante sono molto suggestive. Unica nota critica è nella prima metà, forse è troppo lunga, rischia di rovinare il livello di armonia del libro. Complimenti all'autore, il gusto di vaniglia e di cioccolato si percepisce tutto...
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Intenso dialogo con il se'!
Partirei dal presupposto di aver letto il libro in un giorno, tutto d'un fiato...!!! questo dà ampiamente idea di quanto la scrittura sia scorrevole, a tratti molto contemporanea (soprattutto nelle esclamazioni di Teo), a tratti un pò antica (quando incontra Ardea), con una profondità di altri tempi che purtroppo non sempre appartiene ai dialoghi di oggi, con gli altri e noi stessi..
La sensazione di fondo è di "invidia", invidia per un personaggio che, in un momento di difficile gestione (vedi situazione lavorativa) riesce a raggiungere un contatto profondo con se stesso...un contatto talmente intenso che non può non dare vita a delle figure vere e proprie, che parlano ed agiscono: l'angelo, Ardea...Forme diverse, secondo me, prese dall'animo di Teo per aprirgli gli occhi sulla sua vita, su chi vuole essere e come! Finalmente Teo si sgancia dal suo ego e...diventa LIBERO, libero di essere!
Credo sia un messaggio assolutamente importante in un momento in cui la società ti porta a "seguire" più che a "essere"...una bella prova di determinazione e anche coraggio direi!
Unico quesito che mi pongo è se il messaggio sia talmente profondo che solo persone sensibili alla questione ne possono apprezzare a pieno la forza e capirne la morale.
Forse avrei speso qualche pagina in piu' alla fine del libro per renderlo più evidente e maggiormente accessibile ad un più vasto pubblico.
BRAVO IVAN, come dicono alcuni...WHERE THERE'S A WILL, THERE'S A WAY! e tu hai trovato la tua!