Nati due volte
Letteratura italiana
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Un romanzo epigrammatico
Un romanzo atipico, fatto di flash piuttosto brevi, di corti frammenti narrativi intessuti spesso di parole e frasi epigrammatiche, di sentenze ironiche e sarcastiche, di frasi non sempre e non subito di facile comprensione. Certamente si capisce subito che l’argomento è il rapporto tra un padre professore di scuola superiore, nonché marito distratto (anche da un’infedeltà appena accennata, non narrata), e un figlio disabile (spastico). Mentre nasce, il padre-narratore è a scuola: evita di interrompere la lezione (e si dà – a posteriori - dell’idiota: “Vuoi dimostrare agli altri, anzi a te, come sei calmo.. Siamo così calmi quando affrontiamo i rischi degli altri”), mentre la moglie sta soffrendo per un parto particolarmente difficile, grazie anche all’imprevidenza di un ginecologo che pensa si debba a tutti i costi evitare il cesareo, la nascita innaturale. Il sarcasmo nei confronti dei medici è uno dei leit-motiv di questo libro, che non risparmia battute feroci a nessuno. Un obiettivo polemico sono anche gli insegnanti, in particolare coloro che si dichiarano all’avanguardia, dalla parte degli alunni, e non rispettano la disabilità negli alunni e l’incapacità dei colleghi di gestire la classe.
La narrazione del rapporto padre-moglie-figlio disabile procede a scatti, interrotta da numerose digressioni e riflessioni: la nascita di un figlio disabile comporta il dover affrontare la vergogna dei parenti, le fatiche di una educazione fisiatrica (farlo nascere una seconda volta), l’ostilità gelosa del fratello maggiore, la diffidenza degli insegnanti, il ricatto di un direttore didattico poeta, il conflitto tra genitori e l’ansia di non farcela, la rigidità delle regole scolastiche, le sentenze tardive dello specialista, le difficoltà di una maturazione sessuale, le prese in giro dei bulli, ma anche la generosità disinteressata dei volontari che si adoperano per aiutare figli e genitori.
E, quasi alla fine del libro, il figlio si congeda da noi con una battuta, rivolta al padre: “Ma anche tu diventerai così?” (come il vecchio nonno smemorato). “Il problema è cosa mi aspetta.” Del resto, il paragrafo era iniziato così: “Le riunioni familiari hanno un aspetto lugubre di cui tutti sono festosamente presaghi”. Un saggio dello stile epigrammatico di quest’opera.
Un’opera che rivela da un lato scarsa fiducia nell’uomo e dall’altro una grande fiducia nelle capacità di riscatto anche dalle situazioni apparentemente più negative.
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Un brivido letterario
Stavo inserendo la scheda di questo romanzo quando una scritta mi ha annunciato della sua esistenza e, a bocca aperta, ho notato l'assenza di recensioni al riguardo.
Descrivere un romanzo del genere non è facile, perchè credo che nessun racconto mi abbia messo i brividi tanto quanto quest'opera. L'ho riletta più volte, due, forse tre, e generalmente non rimarco le opere già terminate. Lo rileggerei di nuovo, perchè Nati due volte mi mette ancora i brividi. Ci è riuscito, a suo modo, anche quando ero ancora un ragazzino delle medie e in classe venivo a contatto con la realtà dei ragazzi disabili.
Non starò qui a parlare della trama dell'opera perchè, sebbene vi sia un filo conduttore di angoscia, ogni capitolo sembra sè stante, con uno stile semplice e scorrevole, senza preteste: il libro ha uno scopo, e lo mette subito in scena. Non troveremo le invettive esplicite e crude che caratterizzano, forse troppo spesso, la modernità letteraria dei romanzi impegnati, ma un sottile filo d'amore, di speranza, talvolta nevrotica, talvolta incantevole, che accompagna per la mano un significato profondo, come Frigerio fa con il figlio Paolo.
Le vesti del romanzo sono a volte caotiche, anacronistiche, confondono il lettore senza mai allontanarlo dalla strada maestro, lo aiutano a crescere.
Nati due volte è un capolavoro letterario che suona gli strumenti a suo modo. E li suona bene.
Dal punto di vista puramente letterario ho apprezzato il lavoro di Pontiggia per la sua abilità incredibile di affrontare un tema ricorrente in un modo che nessuno aveva mai fatto, con oscurità e delicatezza, con un lessico comune ed un obiettivo nel cuore. Inutile a dirsi, poi, questo viaggio turbolento scorrerà veloce nella mente del lettore abbracciandolo ed asciugandogli le lacrime.
Coloro che avranno incontrato e conosciuto persone disabili, potranno apprezzare al meglio il valore di quest'opera, esattamente come quello intrinseco dell'universo che li caratterizza. Tutti gli altri potranno riscoprire una meravigliosa antologia dell'umanità, del necessario e del superfluo, della forza interiore, della diversità vista come un bene, della speranza, del filantropismo, del vero modo di aiutare e di essere aiutati.
Questo libro non è il solito grido d'aiuto. Non è un'invettiva alla società. Non vuole spingere nessuno a fare niente di particolare. Non vuole sensibilizzare i vostri animi.
E' un libro umile e sincero che racconta una storia umile e sincera. E' un libro disabile che parla dei disabili.
E' un capolavoro che grida sottovoce.