Né qui né altrove
Letteratura italiana
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Tra il nostalgico e l'introspettivo
Premetto che è il primo libro di Carofiglio che leggo. All'inizio ci sono una serie di ricordi dell'infanzia, poi l'autore si sofferma sulla descrizione di Bari. Una descrizione minuziosissima delle strade, dei rioni, negozi, locali, cibo, ecc. E' una descrizione toponomastica di Bari. o pensato che forse l'intento dell'autore era quello di redigere anche una guida turistica di Bari, oltre che un racconto sull'amicizia. Stranamente in questo libro non c'è una trama, ma un susseguirsi di ricordi. C'è una atmosfera nostalgica per quello che è stato, e rimpianto per quello che sarebbe potuto succedere. E' un romanzo che si svolge nella notte. I protagonisti sono tre amici, compagni di liceo e di università, che si incontrano dopo 20 anni. Uno di loro, Paolo, residente a Chicago, ritornando a Bari vede le cose diversamente da come le vedeva prima, o per meglio dire, nota cose che prima passavano inosservate. Poi c'è Giampiero, notaio e figlio di notaio che ha sempre vissuto a Bari. Carofiglio, con questo libro, lascia momentaneamente di scrivere thriller e scrive su una rimpatriata di una notte. Un libro tra il nostalgico, l'introspettivo, e l'autobiografico. Simpaticissima è l'autorecensione che Carofiglio fa a se stesso: " scrittura banale ma ruffiana. Scrittore furbo ma sostanzialmente innocuo...."
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Alla fine di una giornata pesante
Il sole estivo spande gli ultimi bagliori scomparendo lentamente dietro l’orizzonte delle colline toscane. Sto tornando a casa. E’ stata una giornata pesante. Ho ricevuto tre telefonate di gente arrabbiata che ha pensato bene di usarmi come valvola di sfogo, nonostante non centrassi nulla. Ho passato il giorno intero a cercare di dissuadere i miei clienti dalla scelta di non comprare. A volte ci sono riuscito, altre no. Ma che fatica! Il crepuscolo e la stanchezza mi fanno cedere alla malinconia. Le mie radici, la mia terra, la mia città, Bari, dalla quale sono ormai lontano da anni. So già che stasera, sul mio comodino prenderà posto un libro, che me la farà respirare: Né qui ne altrove una notte a Bari, di Carofiglio. L’autore ha più o meno la mia stessa età, e ha frequentato i luoghi della mia adolescenza. Quando riprendo in mano quel libro, mi sembra di ripiombare in quegli anni. La fotografia, a volte nitida, altre sfocata della città è sorprendentemente veritiera. Dico sorprendentemente, perché nessuno che non abbia vissuto nella città, avrebbe mai creduto che fosse così bella. Persino il quartiere Libertà, dove ho vissuto per dieci anni, appare nitido, nelle sue meravigliose sfaccettature e contraddizioni. Sullo sfondo della città, si consumano le emozioni dei tre protagonisti. Si, le emozioni, perché il romanzo è un crogiolo di emozioni del passato che si fanno presente, e accompagneranno i personaggi anche nel futuro. Esilaranti ricordi di esperienze adolescenziali, si alternano a nostalgiche considerazioni del tempo della giovinezza, quando tutto è possibile, e ci si sente padroni del mondo. Poi ci pensa la vita a metterti al tuo posto. E non è detto che sia un brutto posto, solo che potrebbe non essere quello che si voleva. Ma soprattutto “Né qui né altrove una notte a Bari” è un romanzo sulle radici. Quelle solide radici che ti hanno intriso della linfa che dà sapore alla tua personalità. Le radici che sono l’odore e il sapore della focaccia, insospettabile protagonista dell’epilogo del romanzo. Quelle radici che si sono allungate e piantate nella propria terra, quando ragazzino, si nutrivano dei tuoi sogni e delle tue speranze di salvare il mondo. Quelle radici che scopri di avere quando la lontananza le scopre nude all’aria, disorientate di non trovare più nutrimento. Scusate, è stata una giornata pesante.
Grazie Carofiglio.
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UNO SCARTO IMPROVVISO DEL TEMPO.
Ammetto che con alcuni autori sono di parte. Ammetto la mia debolezza: amo leggere i loro racconti, le loro storie, amo sentirli narrare.
In questa lunga notte di dicembre 2007, dopo circa vent'anni di silenzi e assenze, tre vecchi amici di studi e non solo, si rincontrano e si raccontano, e si scoprono, forse solo ora veramente.
Nei suoi romanzi Carofiglio tiene sempre a sottolineare le bellezze della sua Bari, con i punti di incontro e svago, ma ci fa anche riflettere su ciò che viene abbandonato all'incuria, come ad esempio il Gran Cinema Margherita, chiuso e fasciato con impalcature, cartelloni e promesse solenni di restauro e pronta riapertura.
Il nostro scrittore, è anche magistrato e politico italiano, nei suoi libri presta sempre particolare attenzione alla realtà che lo circonda e alla prima occasione ce ne rende partecipi e ci da lo spunto per la riflessione. Anche in un romanzo come questo, all’apparenza leggero e divertente, gli spunti di osservazione, dialogo, rabbia, sono davvero tanti.
Il libro è a tratti molto molto divertente, come spesso capita leggendo i suoi romanzi, ti strappa sonore risate, è ugualmente spesso anche molto triste, sarà perché riesci a ritrovare qualcosa di te e della tua infanzia nei suoi ricordi, e allora le sue passeggiate diventano anche le tue, e i suoi sapori, odori, colori, mi fanno ritornare alla mente sapori, odori, colori che pensavo dimenticati per sempre. E anche abitudini che un tempo esistevano, come quelle dei “circoli privati” dove potevano entrare solo i soci o gli ospiti dei soci; una volta arrivati, alla porta immancabilmente chiusa, si bussava e alla domanda “siete soci” le risposte erano sempre le più inverosimili, ma comunque azzeccate, perché alla fine si entrava sempre. Beh a me è tornato in mente questo mio vissuto ed altro ancora.
Lo stile come al solito leggero e scorrevole facilita la lettura del romanzo in un pomeriggio.
“L'odore della focaccia. Davvero l'olfatto è il senso della memoria. Io ho l'impressione che, se sentissi di nuovo quell'odore, potrei ricordarmi cose che sono seppellite nella memoria e che probabilmente sono perdute per sempre.”
Buoni ricordi a tutti.
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Né qui né altrove
Gianrico Carofiglio quanto ami la tua Bari??? Gianrico quanto sei legato al tuo passato? Quanta mlinconia hai dei tempi e dei luoghi vissuti?
Il sottotitolo dell'opera è "una notte a Bari", trattasi di un' odissea notturna dei tre protagonisti, tre vecchi amici che non si incontrano da anni e che all'arrivo dagli Usa di uno di loro decidono di concedersi una cena accompagnata da una notte vissuta tra ricordi lontani, strade piazze e quartieri di una Bari smagliante che funge da cornice ad un'opera che potrebbe essere apprezzata maggiormente da chi quei luoghi li conosce o da chi, leggendo il libro, si lascerà trasportare da un invito a godersi una delle città più belle, affascinanti e misteriose d'Italia.
Durante la lettura ci si lascia travolgere da sporadiche citazioni dialettali, da prelibatezze tipiche della terra pugliese e da quella che pochi conoscono e riconoscono come la baresità, inutile descriverla quest'ultima perchè o la si vive o non la si può capire.
Un racconto che lascia molta malinconia ma che purtroppo lascia un po' di amaro in bocca...chi si aspetta un legal thriller, genere per cui l'autore è famoso, rimarrà deluso. Sicuramente lettura consigliata a chi conosce ed apprezza Carofiglio ed il suo stile narrativo.
Dedico una citazione estratta da pagina 144 del libro: " Chi diceva di non leggere mai un libro che doveva recensire, per non avere pregiudizi?"
Buona lettura a tutti.
Syd
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Rimpatriata
Tre amici si ritrovano nella loro città dopo vent'anni, due non se ne sono mai allontanati, uno è andato invece a fare l'americano, ma si ritrovano, con un'incongrua naturalezza. Sono come tre sconosciuti rimessi vicini l'uno all'altro da uno scarto improvviso del tempo. Il piccolo libro si articola, in un'atmosfera di grande nostalgia, fra tanti gorghi nel fiume della memoria, dove i tre uomini si tuffano, perdendo anche l'equilibrio tra i loro pensieri. Protagonisti, oltre a loro tre, sono il tempo e soprattutto la città di Bari, con la sua trama di strade squadrate e regolari. Molto bello, come sempre nei libri di questo autore, lo stile, semplice, scorrevole, piacevole, ironico, intimo.
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Denso di...atmosfera.
Prima di commentare il romanzo vorrei fare una premessa.
Quando l'ho letto , ero dubbiosa su due fronti. Il primo: se ti abitui a leggere le storie con un personaggio come protagonista, ( vedi Montalbano, Guerrieri...), spesso rimani delusa del romanzo di tutt'altro genere....
Secondo: ero reduce da una delusione del genere, COCENTE,con il romanzo breve di Camilleri, "Un sabato, con gli amici" - secondo me, la peggiore produzione del mio scrittore preferito!
Potete dunque immaginare con quale predisposizione d'animo io l'abbia affrontato.
Mi sono dovuta ricredere, pagina dopo pagina.
Emozionante questa serata fuori programma dei tre amici , ex compagni di scuola...e di ciò che ne scaturisce...
Protagonisti: la voce narrante ( potrebbe essere l'autore ..o qualcuno di molto simile?), l'amico Paolo, docente universitario , ormai cittadino americano, e Gianpiero, ricco notaio, figlio di notaio. La classica persona arrivata, piena di "status symbol".
Da una serata insieme, con cena, parte una serie di "amarcord", su persone, luoghi, momenti....E poi amori, esperienze, incontri..
Intorno ai tre amici , in questa serata quasi fuori dal tempo, c'è Bari. Bari di notte, animata; le vie, i suoni, i rumori....
Una Bari così affascinante, che mi è venuta voglia di conoscerla meglio!
Poi , lentamente, l'atmosfera cambia , si fa più intima, ed emergono confidenze e situazioni dolorose: la vita di Gianpiero, con risvolti che forse non avrebbe voluto esternare...e una miriade di nostalgie, rimpianti, turbamenti.
Sembra che Carofiglio stesso, in questo lungo racconto, scopra cose di sè e della sua città, che forse non aveva ancora messo a fuoco; che questo processo gli sia servito per "guardarsi dentro".
Un racconto di una notte, scritto con lo stile come sempre impeccabile di Carofiglio; una notte e dei pensieri che potrebbero essere di ognuno di noi, in un'altra città, con altre persone, sotto un altro cielo.
Da leggere!
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Amore per la propria città
Bel titolo, come al solito, e bel gesto di amore di Carofiglio verso la sua città, Bari. Per caso si ritrovano alcuni compagni di liceo per una cena e da lì partono ricordi, sensazioni, confessioni. Il libro ha qualche parte un po' lenta, direi volutamente lenta, che tutto sommato non appesantisce.
La considerazione finale è che spesso sono le storie d'amore giovanili a condizionare il corso della nostra vita futura, nel bene o nel male, così come può accadere che i sentimenti di amicizia o di odio dell'adolescenza restano scolpiti dentro di noi per tutta la vita.
Da leggere
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Nè qui nè altrove
Una chiara "speculazione" di un autore che ha avuto successo e che vuol sfruttarne l'onda.
Racconta l'adolescenza di un ragazzo borgese (Carofiglio), che vive in un quartiere borghese (Murat), ed è "costretto" a confrontarsi, a volte fisicamente, con ragazzi meno fortunati di lui, che vivono in una zona periferica a ridosso del murattiano.
Questi, stando al racconto, sfogavano la propria rabbia di emarginati cercando continui scontri con coetanei della ricca borghesia barese come Carofiglio.
Da questo scontro, ovviamente, Carofiglio ne esce vincente, non solo nell'età adulta quando da affermato magitrato incontra uno di loro nei corridoi del tribunale in un "ruolo" chiaramente differente dal suo, ma anche da ragazzo quando coraggiosamente stende a terra uno di loro.
Carofiglio ha perso una buona occasione per sottolineare i disagi di una generazione costretta a vivere ai margini della società, sempre etichettati da rampolli come lui come "cozzali" e delinquenti.
Chi scrive, ovviamente, era dall'altra parte della barricata...
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Per i lettori più attenti...
La notte può essere molto diversa dal giorno, perché di notte possono accadere molte cose, non visibili alla luce del sole, fatti che ci riportano indietro, azioni che ci fanno rivivere il passato, un passato che forse non vorremmo più che ritornasse da noi. E’ proprio questo quello che accade in “Né qui né altrove – Una notte a Bari” romanzo scritto da Gianrico Carofiglio edito da Laterza, 2008. Non ci troviamo nella Bari splendente e luminosa che siamo abituati a conoscere, bensì in una Bari diversa, dove il tempo sembra essersi fermato ai tempi dell’adolescenza di tre ragazzi, ormai uomini che ritornano nel luogo dove sono racchiusi i loro pensieri da bambini. Tensione, Disagio, ma anche affetto e nostalgia sono le emozioni principali in una notte dove l’amicizia è la protagonista indiscussa. Un’amicizia che sembra essere cancellata per sempre dal passare del tempo, ma che in realtà è sempre stata conservata gelosamente e che questa notte vuole tornare alla ribalta a Bari, come un’attrice che dopo una lunga pausa riprende la sua gloriosa carriera acclamata dai fan in delirio. Contraddistinto da un lieve tratto ironico, il romanzo di Carofiglio descrive minuziosamente i luoghi di una Bari riscoperta, rispolvera le sensazioni e fa rinascere qualcosa che non è mai morto. Carofiglio mostra la crescita di tre bambini ormai diventati adulti... Ma cosa vuol dire l’essere adulti? Quando si diventa adulti? Leggendo il romanzo si capisce che non esiste un’età biologica in cui si diventa adulti, ma si capisce che per Carofiglio l’essere adulti non indica solo guidare una macchina sfrontata, ma bensì prendersi cura e amare una figlia autistica. Caratterizzato da una lettura scorrevole, alla fine del romanzo si ci ritrova con un forte senso di nostalgia, una nostalgia che ci riporta alla nostra adolescenza, la stessa nostalgia che diffonde in noi il desiderio di poter rivivere almeno per un’ultima volta i momenti più entusiasmanti della nostra giovinezza. Il romanzo di Gianrico Carofiglio, battezzato con un titolo che ci porta direttamente alla misteriosa notte di Bari, esprime forti emozioni che solo il lettore più attento può cogliere.
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Ad occhi chiusi
Carofiglio? Sì, bravo, sì bravo, dicono da ogni dove. Bene, allora ho comprato il suo ultimo libro. Su Bari. (Poi, per consolarmi, anche due borse.) Lo ammetto: il fatto di aver letto la Duras la sera prima non ha giovato alla valutazione, ma, di certo non basta inanellare sequenze di parole in italiano corretto per suscitare emozioni. Queste, ma è solo una mia opinione, devono innanzitutto turbare colui che si accinge a condividerle con un foglio bianco. Uscivamo dal Maltese o dal Pellicano (quello di via Monte Grappa in particolare) scossi, profondamente scossi. Eravamo più di tre, eravamo in tanti, anche se poi ci sparpagliavamo in sottogruppi per le vie, le case, i vicoli di Bari. Non c'è quiete nella vita di un adolescente, né distacco, né saggezza, anche se può esservi malcelata solitudine. Non eravamo bravi ragazzi, di notte, perché quei locali fumosi ci donavano un'aria scapigliata così intensa da apparire autentica, e la vita diurna costituiva un mero contenitore di argomenti da cui evadere, fuggire. Amare Bari, anche se scorre sangue misto nelle vene, è facile. Lo hanno fatto in tanti, prima di noi. Alcuni, Carofiglio lo ha scordato, sono illustri figli della città e i loro nomi giacciono in bella mostra su lapidi bianche. Altri hanno recentemente dipinto Bari, quella sotterranea, quella che fa paura, ma sa far ghignare, al cinema. Molti si allontanano, per poco, poi tornano. Nel libro c'è tutto, troppo: la cucina, le librerie, il Petruzzelli, Punta Perotti... Grandi assenti: le emozioni di pancia. Non bastano frasi ad effetto, sporadici incontri con le canne (canne, non spinelli o droga, non siamo mica in questura), qualche striminzito ricordo adolescenziale, per apparire solidi ai propri lettori. Se il tema è la consapevolezza, non ci si può fermare all'attenzione. Il titolo, lo ammetto, è bello.